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Antonini. Il palazzo di questa famiglia in piazza dell’Arcivescovado fu fatto dal co. Prospero nel sec. XVIII (FRANGIPANE, Da chi furono possedute, 174). |
1545, mar. 16 |
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«Actum Utini in vico Divi Bernardini in domibus — nob. d. testatoris» Antonio Antonini del fu — Bernardino da Venzone (B.C.U., ms. 1232, Perg. IX, not. Gabriele Gozzadino). |
1623, apr. 30 |
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«Actum Utini, in contrata S. Bernardini in domibus — d. Antonini». L’Antonini è Alessandro (A.S.U., N., Rocco Carminati, 7114, V instr., f. 26r). |
1689, ag. 3 |
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«Udine, in contrada di S. Bernardino in casa dei nobili sigg. coo. Prospero e fratello Antonini» (A.S.U., N., Antonio Orgnani, 7846, XIX instr., f. 60r). |
1720, giu. 20 |
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Stima del palazzo ad opera del pubbl. per. Andrea Cantiani per conto dei fratelli Antonio e Girolamo del fu Prospero Antonini: «un pallazzo posto in questa città in loco detto appresso il Patriarcato. Confina a lev. horto patriarcale, mezz. l’ecc. sig. G.B. Zanoglio, pon. strada publica et a tram. il palazo patriarcale». La facciata verso la strada misura pd 22 ps 4 3/4. È fornita di «belveder sopra la cornice». Sopra il balcone in mezzo campeggia l’«arma della casa» (A.S.U., N., Sebastiano Colombina, 7929, filza prodotte). |
1759 |
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Vedasi n. 1682. |
1801 |
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Co. Antonio e fratelli Antonini (Nomenclatura, f. 69v). |
1809 |
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«Palazzo imperiale e reale» (Registro delli aloggi, f. 51v). |
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Appartiene ad Ascanio Antonini, che vi abita (ibid.). |
1822, magg. 29 |
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La bar. Margherita Belgrado Antonini «all’interno ala destra o barchessa del proprio palazzo, posto — nel così detto Patriarcato, al c. n. 1859, brama di fare una piccola aggiunta in continuazione della stessa ala verso levante, conservando la forma ed altezza della parte esistente, facendo uguali in grossezza i muri, costruindo infine in continuazione dell’attuale il coperto e com’esso piovente verso levante sul fondo Antonini. In quest’aggiunta si ricaveranno tre piccole stanze, l’una sovraposta all’altra, analoghe a quelle che in continuazione nell’ala medesima esistono. A tal oggetto occorre di rialzare, pel breve tratto compreso da detta aggiunta, il muro Antonini in confine nel nob. sig. Carlo Zanolli. In quel muro non si praticheranno fori di sorta, ma tutti gli occorrenti verranno aperti negli altri muri, come lo è dell’ala presente ed il coperto pioverà — sul fondo Antonini. Nell’unito disegno si vede in pianta lo stato attuale e quello che risulta dalla occorrente aggiunta; ed in alzato: I) lo spaccato della barchessa a contatto del muro Antonini in confine Zanolli e però il prospetto di esso muro con tutto il necessario rialzo quale effettivamente sarà dopo compita la fabbrica, se lo si guardasse dalla parte Antonini; col piovere del coperto verso lev. sul fondo Antonini; senza focolario alcuno per evitare i pericoli d’incendio e senza qualsiasi altro lavoro per non indebolir mai quel muro; II) il prospetto del muro esterno attuale di levante della barchessa avanti a cui trattasi di fare l’aggiunta; III) l’aspetto che presenterà nel cortile Zanolli il muro Antonini, dopo ultimata l’occorrente fabbrica, senza fori di sorta — e col coperto piovente in levante sul fondo Antonini. Non portando però la nuova — fabbrica pregiudizio alle ragioni del solo vicino sig. Zanolli, né contenendo cose che possono essere contrarie alla sicurezza di esso vicino o della ricorrente, egli è perciò di essa domanda; previo ascolto del sig. Carlo Zanolli, di essere ascolto del sig. Carlo Zanolli, di essere autorizzata a poter tosto eseguire la — fabbrica nel modo risultante dall’unito disegno» (A.S.U., C.A. I, 68/X, 2237 Pol. Giud. IX D, con dis.). |
1846, magg. 9 |
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La co. Margherita Antonini Belgrado chiede «di aprire un poco di finestra nel muro di cinta della casa n. 1859 sulla piazza del Vescovato». La deputazione d’ornato, analizzando minutamente il progetto, rileva che «l’aprire una finestra a destra del portone senza le corrispondenti alla sinistra e l’aprirla alla sommità del muro di cinta sono sconvenienze che non si possono tollerare». Conclude che «per soddisfare — il bisogno di luce dello stanzino che si vuol illuminare, basterà derivarla dal coperto, il che si può ottenere con molta facilità ed economia» (A.S.U., C.A. I, 402/II, 3133 Orn. II C, con dis.). |
1846, magg. 26 |
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La co. Margherita Antonini di Belgrado, «dama della croce stellata», riconosce ragionevole l’obiezione, tuttavia ricorda che, avendo «già maturato divisamento di erigere contigua al proprio palazzo un’ala di edificio identica a quella addossata al muro vescovile, il proposto foro non riesce più isolato, ma principio di maggiore e completa riforma. Produce perciò nuovi disegni in cui il nuovo prospetto vi è rappresentato per intiero —». La deputazione d’ornato rileva che «il proposto lavoro non è gran fatto simmetrico, ma essendo euritmico sembra poter tollerarsi. Per l’insistenza di aprire per ora la vagheggiata finestra, la manifestazione di eseguire tutta l’opera rimanente senza determinare il tempo, fa sorgere il dubbio che questa manifestazione servi d’orpello al primo desiderio e che possa rimaner per lungo tempo la finestra isolata e mal collocata. Gioverebbe quindi prescrivere il compimento del lavoro entro il periodo di uno o due anni». La decisione ultima spetta al podestà Caimo Dragoni che si erge a mediatore: «Per dichiarazione dell’instante il lavoro non si eseguisce, ma invece insisterebbesi sull’apertura della finestra della prima domanda. Non potendosi questa accordare, il sig. co. podestà, intervenuto sul luogo coll’ingegnere municipale, ha suggerito e convenuto colla co. proprietaria, che si apra una semplice mezzaluna sul frontale triangolare superiore al cimacio del muro e che questo si munisca di ferrata e filiata a filo muro verso l’esterno» (A.S.U., C.A. I, 402/II, 3524 Orn. II C, con dis.). |
1852 |
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Appartiene alla co. Margherita Belgrado (Competenze, II, f. 12v). |
1874, apr. 4 |
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Notizie su i restauri del palazzo (G., Il restauro del palazzo provinciale, “Giornale di Udine”, 9, LXXXI, 4 apr. 1874). |
1891 |
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Viene acquistato dalla provincia1. |
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NOTE |
1 |
Il ms. della Porta cita in seguito come proprietaria la famiglia Iesse, senza per altro indicare date né fonti. In ogni modo nel 1886 la Illustrazione del Comune di Udine la indica come proprietà della famiglia Tellini. |
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BIBLIOGRAFIA |
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