Con l’approssimarsi del 1983, anno di celebrazione del millenario dal primo riferimento scritto alla presenza di Udine nel sistema insediativo friulano, in diversi contesti culturali cittadini vengono avviate ricerche e operate sintesi critiche delle fonti, i cui risultati arricchiscono il quadro delle conoscenze con una serie di importanti contributi sulla storia, l’economia, l’arte, l’urbanistica, l’architettura, …, grazie anche al supporto fattivo di enti pubblici e soggetti privati.
La pubblicazione del manoscritto delle Memorie su le antiche case di Udine di Giovanni Battista della Porta, a cura di Vittoria Masutti, per i tipi dell’Enciclopedia del Friuli Venezia Giulia e con il contributo della Banca del Friuli, edito in due volumi tra il 1984 e il 1987, è un tassello di rilievo di questo quadro multidisciplinare.
Si tratta di un lavoro di paziente verifica e trascrizione critica di decine di migliaia di estratti di documenti d’archivio, che raccontano della città, dal tardo ‘200 e fino a metà ‘900, attraverso le vicende delle sue case, ordinati, in due volumi manoscritti, conservati presso la Biblioteca Civica ‘Vincenzo Joppi’ di Udine, da Giovanni Battista della Porta (1873 - 1954), studioso dai più interessi e autore di molti importanti studi di storia locale, nell’arco di oltre 50 anni di attività.
Nell’ordinare le fonti, l’autore aveva utilizzato il riferimento univoco alla numerazione assegnata agli edifici interni all’ultima delle cinque cerchie urbane, nel 1801, dal Comando militare francese che occupava allora la città: 2100 numeri neri, disegnati sulle case, che costituivano il primo ordinamento moderno del tessuto edilizio cittadino, percorso lungo gli assi viari, le calli e i vicoli, alla ricerca di alloggi per le truppe.
Il lavoro certosino di Vittoria Masutti riconduce a unitarietà i riferimenti iniziali del primo manoscritto, organizzato nei 2100 paragrafi riferiti alle case e in un centinaio relativo a edifici non numerati (chiese, conventi, porte, …, ed edifici di rilievo non più esistenti al momento della numerazione), unendoli alle aggiunte e alle correzioni del secondo manoscritto e integrandoli con migliaia di originali riferimenti archivistici e bibliografici e una preziosa documentazione iconografica selezionata in archivi pubblici e privati, compresa tra il primo ‘600 e il tardo ‘800 e ricca di quasi 700 disegni. La riproduzione della Mappa della R.a Città di Udine, redatta dall’ingegner Antonio Lavagnolo a metà ‘800, con indicazione della numerazione francese, allegata alla pubblicazione, completa l’opera.
Il lavoro, a tiratura limitata, ma disponibile da subito presso le biblioteche cittadine, permette agli interessati, superati i modi e i tempi della consultazione delle cose preziose, di trovare riscontri puntali alle vicende dei singoli edifici del centro storico, in un collegamento spazio-tempo che anticipa, inconsapevolmente, le potenzialità dei data-base geo-referenziati del millennio a venire.
Il riferimento alle Memorie diventa, indiscutibilmente, negli anni successivi, il passaggio obbligato per chi, studioso, appassionato, professionista, studente, intenda intraprendere una ricerca mirata sugli edifici della città storica.
Anche grazie al supporto di base fornito dalle Memorie, lo studio della città si arricchisce dei contributi importanti degli studiosi degli archivi cittadini, dei giovani ricercatori e laureandi della nuova università friulana e di quelle limitrofe, e degli appassionati, in una miriade di pubblicazioni, molte delle quali conservate dalla Sezione Friulana della Biblioteca Civica, inaugurata nel 2000, iniziativa preziosa e lungimirante nella direzione della tutela dell’identità locale.
Da allora, infatti, sono numerosissime le ricerche che hanno focalizzato l’attenzione su un singolo edificio o su un complesso di edifici contigui, concorrendo al disegno di un mosaico eterogeneo, ancora mai ricondotto a unitarietà, e che hanno trovato nei corrispondenti paragrafi delle Memorie il primo confronto con i documenti noti e la ricca bibliografia di riferimento.
L’indice dei luoghi e dei nomi, redatto con paziente scrupolosità da Vittoria Masutti, a corredo del secondo volume delle Memorie, costituito da oltre 2000 rimandi alle case, permette, inoltre, una lettura trasversale dell’opera, di fatto, però, sfruttata limitatamente, forse perché troppo nascosto, forse perché la netta suddivisione per case e la forza espressiva dei disegni a corredo dell’opera prevalgono, forse perché non sempre è possibile ritrovare tra i rimandi il tema di studio.
Le Memorie, grazie al prezioso e quasi completamente inedito corredo iconografico - in gran parte selezionato tra i fascicoli della Deputazione dell’Ornato, organo di indirizzo e controllo degli interventi edilizi, istituito durante la presenza francese in città, depositati presso l’Archivio di Stato dal Comune, e tra quelli dell’Archivio Comunale Antico, conservato parte dall’Archivio di Stato e parte dalla Biblioteca Civica ‘Vincenzo Joppi’ - “regalano”, poi, un nuovo modo di leggere la città, nell’immediatezza del collegamento tra casa, documento e disegno.
I disegni dell’Ornato, in particolare - prospetti, tracciati a inchiostro nero, di cui si chiede l’autorizzazione alla modifica, a inchiostro rosso - diventano il riferimento prezioso di chi cerca, nella pratica professionale di ogni giorno, un punto di partenza per attenti progetti di recupero del costruito storico, allacciando, inconsapevolmente, un legame invisibile con i professionisti della prima metà dell’800, i protagonisti di una riforma complessiva della città che ne ha cancellato l’impronta medievale, in un processo di riorganizzazione ordinata e inesorabile dei fronti e degli interni, con spostamento e apertura di porte e finestre, innalzamento delle fabbriche, rettificazione dei fronti strada.
Accanto, i bei disegni del Comunale Antico, in gran parte di fine ‘700, a firma del Ragionato de Comune Francesco Rota, divisi tra Archivio di Stato e Fondo Manoscritti della Biblioteca Civica, le piante a corredo delle stime dei complessi monastici soppressi a inizio ‘800, e alcuni disegni “speciali”, selezionati in atti notarili, archivi familiari (d’Arcano Grattoni, del Torso, Florio, Lovaria, della Porta, Venerio) e tra le carte dei Civici Musei, permettono di ripensare, oltre i documenti, la storia dello sviluppo urbano.
Dalla fine degli anni ’90, gli strumenti digitali di archiviazione e consultazione di testi e disegni cambiano per molti i modi della ricerca, permettendo di superare i limiti spazio-temporali che gli spostamenti tra i luoghi e gli edifici e lo spoglio degli schedari e dei documenti cartacei avevano rappresentato: un salto di qualità insperabile per chi entra da adulto nell’era digitale.
In questo nuovo contesto, le Memorie mostrano, a chi le utilizza da sempre come riferimento nelle ricerche sulla città storica, la potenzialità di “archivio aperto”, luogo virtuale di collegamento tra il lavoro di Giovanni Battista della Porta, Vittoria Masutti, le centinaia di autori di studi sulla città, i documenti nascosti negli archivi e le persone dagli interessi più disparati, cui la “rete” potrebbe permettere la consultazione diretta del testo, delle fonti, dei riferimenti, da ovunque.
L’immediatezza dell’utilizzo del testo, reso interattivo dalla tecnologia digitale, trova come controparte l’onere materiale della trasposizione nei nuovi formati di archiviazione: l’acquisizione del testo, delle immagini e della mappa e la strutturazione di un sistema di consultazione, basato sull’utilizzo del data-base geo-referenziato latente nel materiale cartaceo. Un onere, superata la fase di strutturazione dello strumento informatico, soprattutto temporale, di cui il lavoro presentato si è fatto carico in più anni di attività e che trova nella disponibilità del Comune di Udine e nell’interesse e supporto del Consiglio Notarile dei Distretti Riuniti di Udine e Tolmezzo e dell’Associazione Notarile Friulana il modo per proporsi alla città, in forma di progetto in itinere.
Base dell’ “archivio aperto”, la cui consultazione intuitiva, a video, non necessita di particolari istruzioni, è la mappa del centro storico disegnata dall’ingegner Antonio Lavagnolo.
Nello scorrerla, i singoli edifici vengono evidenziati entro le delimitazioni palesi o intuibili, in un sotteso rimando ai documenti, che si “disvelano” al momento della loro selezione.
Gli estratti dei documenti raccolti da Giovanni Battista della Porta si presentano, così, casa per casa, come criticamente strutturati da Vittoria Masutti e “segnati”, nel trascrivere date, contenuti e fonti, distinguendo tra materiale presente nei manoscritti (indicato col segno ° nel caso di mancanza di riscontro della fonte in questi citata) e materiale integrato (preceduto dal segno *).
Il lungo uso delle Memorie ha suggerito, negli anni, la rettifica di alcuni refusi tipografici e alcune integrazioni minimali (qui precedute dal segno °°), ritenute nulla più che necessarie alla migliore fruizione del testo originario, la cui eventuale revisione critica potrebbe essere oggetto di futuri progetti di ricerca.
Nel caso in cui nel testo a stampa sia associata un’immagine dell’edificio, questa è indicata dall’evidenza, a diverso colore, rispetto al testo, di un rimando (link) che, una volta selezionato, la rende visibile, con riferimento al fondo d’archivio ove è conservata, alle sue dimensioni e alla tecnica di rappresentazione utilizzata.
La possibilità di acquisire le immagini con scansioni ad alta definizione, grazie alla collaborazione e alla estrema disponibilità dei responsabili e dei proprietari degli archivi e all’interessamento degli Uffici comunali, altrimenti impossibile, dà nuova vita a questi documenti, tagliati e falsati nei colori nel testo a stampa, forse per motivi di spazio e ragioni di uniformità tipografica.
Il ritorno allo scritto di provenienza e l’istintiva ricerca di nuovi rimandi così materializzabili spiegano implicitamente il senso dei termini “archivio aperto” e “progetto in itinere”, sopra utilizzati.
Il riferimento alla segnatura “muta” di migliaia di documenti, disponibili per la consultazione nei luoghi della conservazione, ma non ancora in “rete” per una fruizione immediata, è il limite e l’orizzonte a venire del lavoro: la possibilità di fornire alla città l’accesso libero alla sua storia, integrando, negli anni, i rimandi con progetti mirati che permettano l’acquisizione digitale e l’inserimento di nuovi documenti e di nuovi contributi nell’ “archivio aperto”.
E di nuovi contributi si intende parlare anche qualora il testo risultasse, come non può diversamente essere, integrabile o superato da approfondimenti mirati e spoglio di nuove fonti archivistiche, lasciando spazio a chi intenda collaborare al progetto, avviando un colloquio virtuale, da riallacciare al momento di una successiva revisione di questa prima stesura, attraverso una casella di posta elettronica dedicata cui commenti, riferimenti e note possono essere indirizzati (memorie@uniud.it).
Acquisita dimestichezza con la semplice sequenza della consultazione, la selezione dell’estratto di mappa della scheda permette nuove peregrinazioni tra le case, raggiungibili secondo i modi consueti della “navigazione” delle rappresentazioni cartografiche.
L’ “archivio aperto” integra questo studio puntuale, per edifici, con la possibilità di scorrere le pagine del testo di Vittoria Masutti nella sua completezza.
Il testo integrale, reso interrogabile per parole, consente nuove ricerche e collegamenti autonomi, valorizzandone un potenziale nascosto dalla rigidità della stampa.
Nella sua strutturazione odierna, l’ “archivio aperto” è supportato da una serie di contributi scritti che spiegano il senso del lavoro e ne approfondiscono alcuni aspetti di interesse contestuale.
Introduce gli approfondimenti tematici il contributo generoso della professoressa Vittoria Masutti, i cui più recenti studi sul Trecento udinese, altrettanto pazienti e importanti, permettono di raccontare IL VOLTO TRECENTESCO DELLA CITTÀ con la leggerezza e la serena consuetudine della studiosa amica degli antichi archivi cittadini.
Indirizzato a chi, per la prima volta, si avvicina alla storia delle case della città, il contributo DELL’EDIFICATO STORICO UDINESE, redatto da chi scrive, sintetizza le peculiarità dell’edificato storico, integrando quanto illustrato nel capitolo introduttivo del testo a stampa da Vittoria Masutti con alcuni dei risultati delle tante successive ricerche.
Danno ragione della lunga storia del Notariato udinese gli APPUNTI SUL COLLEGIO NOTARILE, redatti dalla dottoressa Nicole Dao, in un rimando a presenze e modi dell’operare che aiutano la comprensione dei riferimenti archivistici notarili.
La molteplicità e la consistenza delle fonti citate nel manoscritto delle Memorie e nella successiva curatela a stampa sono descritte nel contributo LE CARTE D’ARCHIVIO, dalla dottoressa Lucia Stefanelli, responsabile della Sala studio dell’Archivio, dando evidenza della loro ricchezza documentaria.
Il contributo DELLA PORTA E LA BIBLIOTECA, redatto dalla dottoressa Francesca Tamburlini, responsabile della Sezione Manoscritti della Biblioteca Civica, ripercorre le fasi del lungo rapporto dell’autore con i fondi ivi conservati e apre al lettore le pagine del manoscritto, cui è possibile accedere a video, nel succedersi delle scansioni dei due volumi che la Sezione conserva, sconosciuti a più, prevalentemente scritto, il primo, ricco di immagini d’epoca il secondo.
L’aver consentito, condividendo il progetto, la fruizione libera di tanto materiale documentario non esclude che continuino a sussistere i diritti di proprietà, cui la sezione CONTRIBUTI E DIRITTI fa riferimento.
Concludendo, A SEGUIRE è la sezione a disposizione di chi vorrà contribuire, commentando e integrando l’ “archivio aperto” cittadino, ad un progetto di conoscenza condiviso, a servizio della città, che ha inteso fare delle Memorie il luogo dell’incontro con la storia delle sue case e dei suoi abitanti, seguendo, per un tratto, il percorso dei tanti che, nei secoli, hanno operato perché continuassero a dialogare con chi li avrebbe seguiti.