[1406] |
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Una notizia indiretta dell’esistenza di una casa di appartenenza a Mosé Toscano si ricava da un documento relativo a una casa confinante sulla quale grava un livello a favore della confraternita dei Calzolai: «In burgo intrinseco Glemone. D. Bonna q. Leonardi Chazuli de Utino et Augustinus eius maritus, qui fuit de Papia, habitantes apud Portam intrinsecam Glemone, solvunt annuatim eidem fraternitati in festo purifficacionis s. Marie de Candelis super domo eorum habitacionis, murata et tegolis coperta, sita Utini, iuxta Portam intrinsecam burgi Glemone, iuxta Moysem Tuscum, a parte posteriori labitur roya et per ante est via publica, pro anima olim d. Valantusse, relicte olim Venerii della Porta, fraternitati staria duo et fabarum starium unum, prout constat quodam publico instrumento scripto manu Andree notarii Leonis de Utino in millesimo tricentesimo quinquagesimo tercio, indictione sexta, die octava mensis ianuarii —». La nota è cassata. In calce un’altra mano aggiunge: «Venditum d. Iohanni ser Moysi1 de burgo Glemone» (A.S.U., Arch. Confraternita dei Calzolai, 425 Libro rosso, III, f. 42r). |
1430, mar. 20 |
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«In burgo Glemone, in domibus habitationis — d. Iohannis Moysi» (A.S.U., N., Francesco Vari, 5188/5, f. 28v). |
1430, sett. 7 |
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Il dottore di leggi Giovanni di ser Moisè e il fratello Candido a casa loro «in burgo Glemone, in viridario», fanno redigere l’atto di un loro acquisto di alcuni campi (A.S.U., N., Nicolussio, 5154, Vacch. istr. 1425, f. 38v). |
1558, dic. 22 |
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Casa Moises. Inventario dei beni mobili esistenti nell’edificio (A.S.U., Arch. Florio, 134, C. Processo della causa tra Francesco Moises e Susana Belgrada, f. 24v — 29v). |
1576, giu. 7 |
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Casa Moises. «La casa — con tutto il broylo, corte, stalle et area — confina con il nob. — Floriano Antonini, con il Zardin pubblico, con la roia et con gli heredi del q. — Bernardino Madrisio et altri» (A.S.U., Arch. Florio, 134, G. Processus nob. d. Francisci Moyses civis Utinensis cum nob. d. Susanna uxore nob. d. Ascanii de Belgrado in secundis votis et relicta in primis olim alterius nob. d. Francisci Moyses ex altera, occasione ut intus, f. 4r). |
1576, lugl. 11 |
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Asta di beni Moyses. Lodovico Partistagno si aggiudica la casa Moyses offrendo 2050 ducati (A.S.U., Arch. Florio, 134, C. Processo della causa tra Francesco Moises e Susana Belgrada, f. 8v). |
1757, dic. 30 |
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Casa Andreuzzi: «Una casa ad uso dominicale posta in questa città nel borgo di Gemona, dirimpetto alla piazzetta del publico pozzo con due appartamenti, uno de’ quali — ad uso dominicale e l’altro ad uso di stalla, rimessa e cantina con sollari sopra, il tutto copperto di coppi, due tortivi, brollo ed orto, tutto in un corpo; confina a lev. il publico Giardino di questa città, a mezz. orto, brollo e cortivo de’ — coo. Alfonso e nipoti Antonini, a pon. la roia publica ed a tram. parte il sig. Antonio Piccoli Olliverio, parte le sign. Gioseffa e sorelle Zorate, parte l’androna che conduce al borgo d’Isola, distretto parimente del borgo di Gemona, parte il sig. Vincenzo Folini in loco Attimis, parte la — co. Ellena di Strasoldo, erede Attimis, parte m. Leonardo Vit uxorio nomine, parte la nob. — Vittoria Orgnana, parte li sigg. G.B. Merlini e parte l’orto annesso alle case d’abitatione del rev.mo confessore delle rr. madri di S. Chiara —» (A.S.U., N., Gerardo Muzzenini, 9382, Divisioni Andreuzzi, n. 1). |
1801 |
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Co. Bernardino ed Artico Andreuzzi (Nomenclatura, f. 57v). |
1809 |
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La casa appartiene ad Antonio Andreuzzi, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 43v). |
1818, genn. 8 |
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Denuncia del commesso d’ornato Giuseppe Presani alla congregazione municipale sul cattivo stato degli archi di vari edifici, tra i quali quelli della casa n. 1543 (A.S.U., C.A. I, 24/XI, Volti e archi della città da sostituirsi: parte com. n. 84). |
1819, genn. 27 |
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Giuseppe Presani presenta preventivo di spesa per la sostituzione degli archi di cui alla denuncia dell’8 genn. 1818. La deputazione d’ornato il 17 febbraio successivo esprime la propria approvazione (ibid.). |
1844, mar. 20 |
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Girolamo de Brandis alla congregazione municipale: «Determinato avendo il riverito sottoscritto di erigere una fabbrica sul proprio fondo unito al c. n. 1543 nel lato riguardante il pubblico giardino, si fa un dovere di rassegnare in dupplo a questa congregazione municipale il prospetto relativo dimostrante a linee nere lo stato attuale di semplice muro di cinta con ingresso per carri, ed a linee rosse la fabbrica che intende innalzare; e ciò all’oggetto gli venga dalla relativa commissione impartito il placet di metodo —». Il disegno prodotto è firmato da Giuseppe Zandigiacomo. La deputazione d’ornato approva «a condizione: I che il proprietario si assoggeti a porre la soglia degli ingressi in conformità al livello che stabilirà l’ingegnere municipale in relazione al piano di generale sistemazione del Giardino; livello che elevasi di non meno di 0,50 dalla soglia attuale; II che si conservi l’attuale portone circolare; oppure, volendo sostituire il proposto, si regoli analogamente il vicino muro di cinta col demolirlo all’altezza di nuovi pilastri; si opina per la ammissione della domanda —» (A.S.U., C.A. I, 390/1845/VI, 1870 Orn. II C, con dis.). |
1844, apr. 16 |
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L’ingegnere municipale A. Lavagnolo alla congregazione municipale: «Il capomastro Fioretti, che dirige la fabbrica licenziata a favore del nob. — Girolamo de Brandis col decreto municipale 2073, 29 marzo, malgrado la condizione impostagli col medesimo, diede principio alla fabbrica stessa e senza alcuna previa intelligenza piantò la soglia della porta d’ingresso ad un piano che molto differisce da quello in relazione alla generale sistemazione del Giardino deve stabilirsi. Partecipo l’emergente per le opportune istantanee misure di provvedimento —» (A.S.U., C.A. I, 390/VI, 2455 Orn. II C). |
1844, apr. 17 |
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Verbale redatto nell’ufficio della sezione di polizia presso la congregazione municipale: «In obbedienza all’ossequiata ordinanza municipale n. 2455 del 16 corr., si invitò a quest’ufficio il capomastro Giovanni Fioretti e, comparso, lo si precettò all’immediata desistenza dell’intrapreso lavoro alla casa n. 1543 di proprietà dei — fratelli Brandis, giusta l’abbilitazione municipale n. 2077 e perché devio risulta il lavoro alle basi della concessione segnatamente della soglia oposta della porta e ciò senza l’intervento dell’ingegnere municipale a cui sono ingiunte le prescrizioni del lavoro. Cominando in pari al Fioretti a doversi attennere scrupolosamente nell’intrapreso lavoro a tutto ciò che gli verà prescritto dal ridetto ingegnere, sotto cominatoria trasgredindo, d’essergli applicate le penali a suo riguardo. Di tutto ciò si estese il presente — verbale, che, letto e chiaramente inteso dal comparente Fioretti, lo firmò per l’integrale esecuzione —» (A.S.U., C.A. I, 390/VI). |
1844, magg. 2 |
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Girolamo de Brandis alla congregazione municipale; «Per le condizioni impostemi col municipale permesso n. 2077 relativo alla mia nuova fabbrica di fronte al Giardino mi è d’uopo innalzare m 0,60 circa il primo interno della casa stessa in confronto della piazza. Ciò porta un dissesto all’accesso e l’impossibilità di ottenerlo con carri quando non si alzasse di conformità la contigua zona della piazza. Per quanto mi sarà possibile provvederò a questo inconveniente, ma prego la spetabile congregazione a voler disporre che accadendo di portare nel Giardino rudere od altre macerie, queste siano disposte in quella zona». Il podestà in merito a ciò dispone che «siano ivi depositati li ruderi onde eguagliare il piano del viale» (A.S.U., C.A. I, 390/VI, 2794 Orn. II C). |
1844, dic. 7 |
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Nota dell’ing. Lavagnolo: «Dal sig. Brandis venne terminata la premessa costruzione in seguito all’assegnamento del piano delle soglie delle porte, conformemente allo stabilito piano di sistemazione generale. Il viale si rialzi disponendovi i ruderi delle fabbriche in costruzione —» (A.S.U., C.A. I, 390/VI, 2455 Orn. II C). |
1876 |
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Recapito dell’ing. Giovanni Clodig (COSMI-AVOGADRO, 97). |
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NOTE |
1 |
Per la famiglia Moisesso vedasi n. 1428. |
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BIBLIOGRAFIA |
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BATTISTELLA, Giovanni da Udine, 528; de BENVENUTI, Iconografia, 58; BERGAMINI-SERENI, Tra case e palazzi, 249-250; DEL PUPPO, Pittori, scultori e orafi, 101; FRANGIPANE, Da chi furono possedute, 175; MAINARDIS, Il palazzo de Brandis; MONTICOLI, Cronaca, 52; S[ACCOMANI], Il ristauro della Loggia, 22. |