1781, ott. 23 |
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Il march. Francesco Mangilli vende a livello francabile ad Antonio q. G.B. Spangaro, «oriundo di Ampezzo in Cargna, ora dimorante in questa città — le porzioni di case, stallone ed orto con cortivo, poste nel borgo di Gemona —, furono — del sig. Francesco Fornera, che con l’allibramento della subordinazione Fornera, pubblicato sotto il dí 8 lugl. 1780 negli atti del q. — Gasparo Martinelli notaio —, furono assegnate come segue: — la porzione al primo luogo assegnata all’Ufficio della subordinazione stessa — fu acquistata dalli — Mangilli; l’altra — al sig. Benvenuto Benvenuti conduttore degli affitti e livelli di corte per il n.h. Manin, da lui cessa nel dí 30 ag. 1779 alli — march. Mangilli; l’altra assegnata ad essi — marchesi; e finalmente anche l’altra porzione — restò — alle sign. Margherita e Rosa, madre e figlia Mattiussi, da esse poi venduta con istr. 20 ag. p.p. in note di me notaio alli — march. Mangilli. Quali porzione di case, stallone, cortivo ed orto, essendo nell’allibramento — state considerate del valore di d 1038 L 4 s 18, vengono — dalli — Mangilli cesse come sopra a d. Antonio Spangaro con la sola aggiunta di d 6 L 3 s 2 —» (A.S.U., N., Andrea del fu Francesco Brunalleschi, 9966, 94, f. 119r — 120v). |
1801 |
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Leonardo Spangaro (Nomenclatura, f. 52v). |
1805, mar. 17 |
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«— Maria, moglie rel. del q. — G.B. Chiaruttini, tuttrice e curatrice ex legge di Antonio di lei figlio —, ed il sig. Leonardo f. dello stesso q. — G.B. Chiaruttini, eredi Spangaro —, hanno — venduto — al — co. Daniele q. Alfonso Maria kav. Antonini — un orto con impianti —, posto — a pon. della casa d’abitazione delli stessi Chiaruttini, coscritto al n. 1400, che confina a lev. parte detto — co. Antonini, fu Lorio, e parte la — fabbrica dello stallone, a mezz. il — co. Giuseppe Garzolini, a pon. — detto — co. Garzolini, fu Polcenigo, ed a tram. lo stesso — co. Antonini fu Segatti —. Questa — vendita — hanno fatto — pel prezzo — della — stima di L 4568 s 18 non che per altre L 500 di volontario aumento di prezzo —». Nel decreto annesso si precisa che la casa serve «ad uso di locanda» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9980, XLVIII instr., 3617, f. 4708r — 4709v). |
1805, lugl. 28 |
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«— Maria, moglie rel. del q. — G.B. Chiaruttini, tuttrice e curatrice ex legge di Antonio, di lei figlio minore —, ed il sig. Leonardo figlio maggiore dello stesso q. —G.B. Chiaruttini —, hanno — venduto — al — co. Daniele q. — Alfonso M. kav. Antonini — una stanza con solaro sopraposto — situato — nel borgo di Gemona, parte sopra il portico, serviva d’ingresso alle fabbriche a tram. della casa dominicale fu di — Fornera, abitata dalli Tomasomi e Lorio, dal corpo della — casa dominicale fu Fornera, coscritta al n. 1400, che confina a lev. il — borgo di Gemona, a mezz. casa restante a detti Chiaruttini, a pon. parte la casa stessa e parte cortivo fu Lorio ed ora del — co. Antonini ed a tram. il — co. Antonini loco Tomasoni Questa — vendita — hanno fatta — pel prezzo — di d 273 L 3 s 15 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9980, XLVIII istr., 3645 f. 4739r — 4741r). |
1808, magg. 24 |
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«— Giovanni q. — Tomaso Rinoldi — domiciliato al c.n. 14 —, tiene di sua proprietà dal corpo della casa fu Fornero, situata in — borgo di Giemona — al c.n. 1400, una stanza ad uso di cocina e due mezzadi di seguito verso tram., porzion di sottoportico e mezz. d’essa cocina e camera — sopra —, portico, porzion di cortivo, di scale e pergolo in primo appartamento, che tutto confina verso lev. con il borgo —, a mezz. —Giuseppe Lanfretti, pon. cortivo consortivo con — questa ragione ed eredi Spangaro ed a tram. — Daniele Antonini. Le quali fabriche — pervenero nel Rinoldi parte per assegnazione — sopra la facoltà del q. Francesco Fornera — 1 nov. 1780, — rogiti Martinelli, parte acquistate dalle mani delli — Allesandro e Giovanni q. Francesco Lorio — coll’istr. 12 — giugno 1792 —, rogato di mano del sig. Riccardo Paderni — e parte per acquisto fatto verso la — fraterna di S. Rocco e Quirino — 21 genn. 1796 —, not. Antonio Marchi —, Giovanni Rinoldi — cede — al — sig. G.B. q. Antonio Tadio detto Principuti — le antidette proprietà —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10295, 11). |
1809 |
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G.B. Tadeo, macellaio; Leonardo Chiaruttini, oste (Registro delli aloggi, f. 39v). |
1810, febbr. 17 |
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Marzio Antonio Chiaruttini vende a G.B. Tadio «le case tutte e fondi — in — lui pervenute in forza delle — divisioni seguite in confronto del sig. Leonardo G.B. Chiaruttini —, situate — nel borgo di Giemona dal corpo del c.n. 1400, cioè il fabrichato a tram. interno al cortivo, composto prima della mittà della scala maestra, secondo da due stanze terranee in seguito a pon. di detta scala, con due camere sopra in secondo appartamento, la staletta — a pon. ed una porzione di stalone unito a detta staletta, la mittà del cortivo verso tram. unito ai fondi di dette case —». Confina lev. borgo Gemona e parte Taddio loco Rinoldi, mezz. parte Tadio, parte cortivo rimasto a Leonardo Chiaruttini, pon. parte eredi di Giuseppe Garzolini parte Daniele Antonini, a tram. Antonini (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10295, 76, con stima di G.B. Borghi). |
1810, magg. 25 |
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Leonardo q. G.B. Chiaruttini, detto Spangaro, vende a G.B. Tadio «la porzione di fabbriche rimastati —, composta da un grannaro in secondo appartamento, da due camere in primo appartamento con promiscuità di pergolo e di scale, promiscuità di sottoportico d’ingresso e di cortivo e fondi di cortivo —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10295, 92). |
1810, nov. 17 |
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In seguito ad atto oppignorativo del 10 ott., asta senza esito di una stanza al primo piano della casa. Debitore è Leonardo Chiaruttini (A.S.U., C.N., 80, Asta). |
1812 |
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Osteria “Alla fedeltà” (Esercenti). |
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Gestione di G.B. Principutti (ibid.). |
1817, sett. 19 |
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Il cursore municipale presenta diffida di munirsi di licenza di polizia a G.B. Principutti. La consegna avviene all’agente di costui, Giuseppe Giarvasutti (A.S.U., C.A. I, 10). |
1824, ott. 21 |
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È di Giorgio e G.B. Cella (A.S.U., C.A. I , 89/X, 4363, Orn. II C, con dis.). |
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I proprietari presentano progetto per modificare la facciata e ne riscuotono l’approvazione (ibid.). |
1826, ag. 22 |
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I fratelli G.B. e Giorgio Cella chiedono ed ottengono il permesso di riformare il portone d’ingresso (A.S.U., C.A. I, 219/1834/I, 3379 Pol. II, con diss.). |
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Il 4 ag. 1831 il progetto non appare ancora eseguito integralmente, in quanto il disegno presentato includeva erroneamente una parte di fabbricato non di loro proprietà (A.S.U., C.A. I, 219/I, 3379 Orn. II C). Il 4 ag. 1831 per intervento della deputazione d’ornato sorge e s’approva una questione relativa alla cornice (A.S.U., C.A. I, 219/I, 3400 Orn. II C, con dis.). |
1833, apr. 12 |
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Vedasi 1401. |
1852 |
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Appartiene ai fratelli Cella (Competenze, I, f. 37v). |
1876 |
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Osteria “Alla colonna” con stallaggio. Gestione di Leonardo Pascolini (COSMI-AVOGADRO, 107, 114). |
1883 |
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Osteria “Alla colonna” (AVOGADRO, 152). |
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Gestione di Leonardo Pascolini (ibid.). |
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BIBLIOGRAFIA |
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ERMACORA, Vino, 94-95; PICCO, Cosa era Via Gemona, 27. |