Consiglio dei Distretti Notarili Riuniti di Udine e Tolmezzo
Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura Università degli Studi di Udine
Memorie su le antiche case di Udine di Giovanni Battista della Porta: un archivio aperto per la conoscenza della città storica
progetto di ricerca a cura di Anna Frangipane dall’edizione a stampa curata da Vittoria Masutti, 1984-1987
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1643 * Vi abita Evandro Trento. Vedasi n. 34.
1683, apr. 23   Transazione in lite tra Flaminio q. Arcoloniano Arcoloniani ed il nob. Giovanni Giuseppe Onesti per l’eredità della q. sign. Ersilia di Strassoldo vedova in secondi voti del q. Leonardo Brunelleschi, la quale il 30 agosto 1576 aveva fatto una donazione a favore del cognato Arcoloniano, poi ritrattata con testamento del 23 ott. 1677, nominando erede universale Giovanni Giuseppe Onesti. Si decide di dividere l’eredità a metà (A.S.U., N., Marcantonio Tarondi, 7623, Istr. 1673-1683, f. 501r).
1685, febbr. 23   Stima delle case in borgo Aquileia: «case di muro sollerate, coperte di coppi con pezzo di horto, confinano a lev. — borgo, a mezodì nobb. Pietro e nipote Trenti, a pon. androna che conduce alle mura —et tram. strada pubblica corrisponde a torno i Gorghi» (A.S.U., Arch. Onestis, 10/Per la casa di via Aquileia, copia da perizia di Lorenzo Prodolone).
  * La casa ospita anche una bottega (ibid.).
1685, mar. 14   Divisioni fra Flaminio Arcoloniani e Giovanni Giuseppe Onesti. Le case di Udine toccano a Giovanni Giuseppe Onesti (A.S.U., Arch. Onestis, 10/Per la casa di borgo Aquileia, carte redatte da Baldissar d’Arcano).
1689, sett. 10   Preliminare con il quale Giovanni Giuseppe Onesti si obbliga di vendere le case di via Aquileia al sig. Giovanni Porta (A.S.U., Arch. Onestis, 10/Per la casa di borgo Aquileia, copia da Lorenzo Prodolone).
1690, mar. 15 * «Misura e figura del infrascritto sitto, che il sig. Giovanni Porta fa istanza gli sia concesso dall’ill.mi sigg. deputati per rinserarlo nella sua fabrica, come nella suplica da lui presentata». Pianta allegata (A.S.U., C.A., 14, 6).
1690, mar. 29   Istanza di Giovanni Porta causidico ai deputati della città: «Avendo li giorni passati fatto acquisto di diverse casette nel borgo d’Aquileia, nelle quali ho destinato di stabilir la mia habitatione, e desiderando per maggior commodo delle medesime et ornamento della città continuar il muro di dette case, che più s’estendono nella contrada a retta linea verso tramontana et a ponente, così che vada a congiungersi con i portici che s’attrovano sotto parte di dette case, riserando il sito, e li portici stessi, hora aperti, e se bene le vestigie e segni antichi denotano li medesimi apartenenti alle case predette —, supplico — permettermi ch’io possa continuar — il muro sudetto che termini di maggior commodo alle stesse case e d’ abellimento alla contrada». I deputati, «osservato sopra loco — il sito —, cioè alle prime case nel lato destro del borgo d’Aquileia, — fattolo metter in pianta dallo sp. ragionato di commun, — hanno — dechiarato — poter esso — ser Giovanni Porta rinserarli ambidue nella nuova fabrica che ivi dissegna —» (Acta, LXVI, 253r -254v).
1722, magg. 22   La casa di Patrizio Porta era di faccia al palazzo Valvason; si prende in affitto per uso degli inquisitori di terraferma. «L’ha egli rassegnata con li mobili che si ritrova avere descritti nell’inventario —». Per trenta ducati al mese saranno a disposizione «un mezado a pié piano —, la sala e tre stanze in primo solaro con l’uso del sottoportico d’ingresso —» (Acta, LXXV, f. 236r -236v).
    Antonio di Montegnacco l’ebbe in dono dal Comune (B.C.U., ms. Joppi, Genealogia Montegnaco).
    Nel 1785 passò ai Rubeis.
1801   È degli eredi del sig. Tomaso de Rubeis (Nomenclatura, f. 2v).
1809 * Appartiene a Carlo e nipote de Rubeis. Una parte è abitata dall’inquilino Girolamo Spinelli (Registro delli aloggi, f. 2v).
1813, sett. 7 * Al comandante della piazza di Udine: «Virginia e Flaminio de Rubeis, domiciliati al n. 35 in borgo di Aquileia di Udine, stati onorati sin dal 1797 dall’avere per ospite nove mesi il generale Friant, — indi dal generale Baragneis d’Hilliers —, per tacer di tanti altri rispettabili ufficiali francesi, che tuttavia carteggiano col cognato e zio rispettivamente sig. Carlo de Rubeis giudice di pace, riponendo in lui fiducia ed avendolo lasciato depositario di gelosi affari e di danaro, sono per la prima volta costretti a non lodare il loro ospite attuale, sig. medico Piccars, ed anzi ad invocare la giustizia del — comandante di piazza, a presidio della loro tranquillità domestica e del giudice gravemente ammalato da vari giorni. Il — medico, dopo alcuni mesi di buona corrispondenza, si è permesso d’insultare il predetto sig. Flaminio, alzando l’ombrella per colpirlo sulla faccia, col pretesto che suo zio non doveva toccar due razioni di fieno per il di lui cavallo, lasciate esposte alla pioggia nel cortile, mentre il zio con le sue mani le aveva ricoverate sotto il portico della casa e col pretesto che non sapeva chi fosse il padrone di casa. Si è permesso inoltre, con viglietto per poche notti li 21 luglio scorso ottenuto dalla commissione agli alloggi, di obbligare il giudice coll’opera incomoda di una stalletta provvisoria a ritirare dalla propria stalla il suo cavallo, dopo aversela fatta preparare a suo uso con cortine alle finestre, lasciate delicatamente a comodo del — medico; si è permesso pure di gettar dalla porta e dalla finestra di una stanza due letti preparati, onde alloggiar il triplicato numero di benemeriti soldati nell’occasione dell’ultimo passaggio dell’armata, pur convertita in fenile di suo arbitrio, senza riguardo né al sopraccarico della famiglia, né ai buoni soldati francesi —. Infine si è permesso di sfogare la propria bile contro un misero agricoltore, Antonio Pegoraro, perché nella stalla del suo cavallo ieri mattina sei corr. settembre aveva salvati dalla pioggia li suoi animali bovini, come il carro, con la piena fiducia della carità de’ suoi padroni, essendo destinati al servigio militare col tradurre sino a Codroipo dei bravi soldati feriti francesi, imputandogli l’usurpo di un pugno di paglia, e vedendo che, incaricato dalla — sign. Virginia, accorsa al tumulto, egli recava senza proferir parola in compenso un braccio d’altra paglia, à osato lanciargli un colpo con la forca di ferro alla spalla, mettendo il colmo all’orrore di tanto abuso dell’ospitalità —. E quel che di peggio si è che — è passato il — medico a provocar il predetto Flaminio dalla finestra sulla pubblica strada, discendendo a sfidarlo alla spada o alla pistola —» (A.S.U., C.A. I, O, Atti di protocollo 1808-1814).
1852 * La casa appartiene ad Amalia Rubeis (Competenze, I, f. lv).
1868, lugl. 26 * Luigi Centazzo, affittuale di Amalia de Rubeis, «onde aprirsi un esercizio di caffé», chiede il permesso per una porta verso la strada dei Gorghi (A.S.U., C.A. I, 878/IV; 7787 Orn. II C).
1876   Caffè “Garibaldi” (COSMI-AVOGADRO, 87).
  * Gestione di Luigi Centazzo (ibid.).
  * Laboratorio del carpentiere Luigi Teia (COSMI-AVOGADRO, 89).
1883 * Nell’edificio è ospitata l’osteria “Al pavone” di Giovanni Angeli (AVOGADRO, 150).
Sec. XIX   È di Perusini.
  °° L’edificio è vincolato dal M.P.I. con D.M. del 11 mar. 1955 ai sensi della L. 1089/1939.
     
BIBLIOGRAFIA   BALLINI, Udine, 51; BATTISTELLA, I sindaci inquisitori, 200; BERGAMINI-SERENI, Tra case e palazzi, 83-84; BRAGATO, Guida, 71; COMELLI, Passeggiate, 35; ERMACORA, Guida, 200; PERUSINI ANTONINI, Un secolo nella memoria; [POJANI], Memorie storiche della parrocchiale di via Aquileia, 46; QUARGNOLO, Vecchi cinema udinesi, 19-22; S[ACCOMANI], Il ristauro, 41; Sospesa l’abusiva demolizione; Udine cento anni, 30, 31; VALENTE, Udine: gli affluenti; 5-7.