Consiglio dei Distretti Notarili Riuniti di Udine e Tolmezzo
Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura Università degli Studi di Udine
Memorie su le antiche case di Udine di Giovanni Battista della Porta: un archivio aperto per la conoscenza della città storica
progetto di ricerca a cura di Anna Frangipane dall’edizione a stampa curata da Vittoria Masutti, 1984-1987
TESTO INTEGRALE
Memorie su le antiche case di Udine: parte II (da 1301 a 1500)
1301
1744 Brazzà. «Ebbero casa poco sopra la chiesa di S. Quirino, prima abitavano una casa che fu compresa nella fabbrica del palazzo Caiselli a S. Cristoforo» (FRANGIPANE, Da chi furono possedute, 175).
1797, dic. 2*«Con istr. 20 febraro 1784, in notte del q. — Giuseppe Romanutti — acquistarono a livello perpetuo — G.B. q. Francesco e Anna Maria iugali Galliotti una casa, posta — in borgo di Gemona —, dalle mani del q. co. Ettore di Brazzà col debito annualmente corrispondere — d 2000 —1. Con altro istr. 8 febr. 1788 in note dello — sig. Camillo Merluzzi — vendettero detti iugali la casa stessa al q. — co. Cristofolo q. co. Manfredo Frangipani — di Castello Tarcento per — d 2000 —. Desiderando li — coo. Detalmo, Francesco e Domenico fratelli q. — co. Antonio di Brazzà di riavere la casa medesima hanno ricercato alli ecc. — Giacomo e Domenico fratelli di Cristofoli eredi di detto q. — Frangipani, li quali — sono divenuti alla stipulazione del presente contratto —. Quindi — Giacomo Cristofoli —, anco a nome del sig. Domenico Cristofoli di lui fratello —, ha venduto — alli — coo. Detalmo, Francesco e Lodovico fratelli di Brazzà — la casa posta in borgo di Gemona —, per d 2000 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 9973, I istr., 42, f. 56r — 58r).
1801 Co. Francesco di Brazzà (Nomenclatura, f. 49v).
1809 È di Angelo Zoratti, agente (Registro delli aloggi, f. 36v).
 *Vi abita l’oste Giacomo Candotti (ibid.).
1812 Albergo alla “Capanna” (Esercenti).
 *Gestione di Giacomo Candotti (ibid.).
1812, dic. 7*«Giacomo Candoti, stante l’aquisto fatto della casa n. 1417 —, domanda — licenza trasportare un pezzo di faciata della stessa casa alla dritta linea dell’altro pezzo di faciata che viene a corrispondere all’arsine aldellà della rogia —» (A.S.U., C.A. I, 179/XIX, con dis.).
1813, febbr. 15*«— Giacomo del fu Giacomo Candotto e — Anna n. Maioli di lui moglie —, locandieri —, s’assumono obbligo — di lasciare in — libertà del sig. Angelo del fu — Domenico Zoratti, nativo di Feletto, domiciliato in Mereto di Capitolo, la casa con adiacenze sita in — borgo di Gemona al c.n. 1301, che viene presentemente condotta a semplice affitto dalli predetti — Candotto, e ciò sotto la pena di danni ed interessi per il giorno — 11 — di maggio dell’anno corrente —» (A.S.U., N., Girolamo Cosattini, 10394, 27).
1813, mar. 4*«— Angelo del def. Zoratto di Feletto, in virtϊ del presente atto ha — concesso ed affitto per cinque — anni — da cominciarsi dal — 12 maggio — alli sigg. Giuseppe del def. — Antonio Levis e — Anna Maria n. Giupponi di lui moglie —, dimoranti in Gradisca, e — Simone del fu Francesco Turriani —, dimorante in Gradisca dell’Isonzo —, una casa situata — nel borgo di Gemona, marcata col n. 1301 —. Resta riservata per — uso di esso — locatore la camera a parte di tram. e lev. verso il borgo in secondo piano» (A.S.U., N., Girolamo Cosattini, 10394, 30).
1814, apr. 27*«— Angelo del def. — Domenico Zoratto di Mereto di Palma — ad affitto semplice concede alli sigg. Giuseppe del fu Primo» Soiaro e Caterina di lui figlia, moglie di Domenico Lodolo, «una casa situata nel borgo di Gemona, marcata col n. 1301 —» (A.S.U., N., Girolamo Cosattini, 10394, 68).
1826, magg. 7*«— Angelo del def. — Domenico Zoratti di Mereto di Palma — in affitto semplice concede — alli — iugali Marzin» Francesco ed Augusta «una di lui casa situata — nel borgo di Gemona al c.n. 1301 nello stato e grado — che verrà rilevato — dal pubbl. per. — Gaetano Periotti —» (A.S.U., N., Girolamo Cosattini, 10394, 240).
1831, magg. 21 Giuseppe e Francesco del fu Angelo Zoratti «vendono al — sig. Giacomo Colugnatti — l’intiera casa n. 1301 — per uso osteria —; il tutto confina a lev. — il borgo —, mezz. chiesa — di S. Quirino, pon. — Cicogna Orlando —, ed alli monti — Amadio — Zandigiacomo —. La — vendita viene fatta — per — L 3500» (A.S.U., N., Giovanni Zancani, 637, 2908).
1842, magg. 19*«— Giacomo q. Antonio Colugnati — vende al rev. — Carlo Filipponi q. Giovanni, parroco di S. Quirino —, la porzione della casa sita in — borgo Gemona al c.n. 1301 —; confina a lev. il — borgo, mezz. e pon. fabbriche ad uso del benefizio parocchiale di S. Quirino e tram. il venditore —. Il prezzo della — vendita viene — ritenuto in austr. L 3800 —» (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/I, 292, alleg. stima del pubbl. per. Benedetto Kiussi e Giovanni Picco). Nell’atto si precisa che la casa era stata venduta dal co. Alessandro di Brazzà ad Angelo del fu Domenico Zoratti in data 21 nov. 1801 con un atto del not. Gerolamo Cosattini.
1842, nov. 20*Carlo Filipponi «determinato avendo — di riformare la casa divenuta in sua proprietà, situata in borgo Gemona, faciente parte del c.n. 1301, si fa pregio di rassegnare — il prospetto guardante la r. strada —» (A.S.U., C.A. I, 342/IV, 7107 Orn. II C, con dis. firmato da Giuseppe Zandigiacomo).
1846, apr. 27°Giacomo Colugnatti vende a Domenico Zampieri la casa 1301 per L 11600 confinante lev. borgo, mezz. Carlo Filipponi, pon. Visentini loco Cicogna, tram. parte eredi Zandigiacomo parte eredi Levis (not. Antonio Cosattini).
1852*È degli eredi di Domenico Zampieri (Competenze, I, f. 35v).
1857, ag. 28*Stima commerciale sintetica, redatta dall’ingegnere municipale, per la casa n. 1301 di proprietà degli eredi Zampieri (A.S.U., C.A. II, 66, 346).
1876*Rivendita di liquori e commestibili diversi di Antonio Cremese (COSMI-AVOGADRO, 99), segnalata anche nel 1883 (AVOGADRO, 108).
   
NOTE1A.S.U., N., Giuseppe Nicolò Romanutti, 2942, II instr., 166, f. 154r — 155r.
1302
1801 Domenico Pilosio (Nomenclatura, f. 49v).
1809 È di Amadio Zandigiacomo, «fenestraro» (Registro delli aloggi, f. 36v).
 *Vi abita l’agente Giacomo Tadeo (ibid.).
1832, genn. 1*Amadio Zandigiacomo, proprietario della n. 1302, «desidera di portare la medesima all’altezza dimostrata in rosso —». La deputazione d’ornato, esprimendo parere favorevole, aggiunge che «vorrebbesi che anche la finestra del piano a terra fosse collocata in asse delle sovrastanti; ma il proprietario — non propose per quella alcun mutamento» (A.S.U., C.A. I, 193/ Ornato, 624 Orn. II C, con dis. firmato dal capomastro Giovanni M. Parioti).
1839, apr. 2°°Pratica edilizia di modifica della facciata (A.S.U., C.A. I, 406/1846/II, 1631 Orn. II C, con diss.).
1842*Proprietà di Giacomo Colugnatti (A.S.U., C.A. I, 342/IV, 7107 Orn. II C, con dis.).
1852*Appartiene ad Amadio Zandigiacomo (Competenze, I, f. 35v).
1303
1801 Giuseppe Levis, tintore (Nomenclatura, f. 49v).
1809 Proprietario Giuseppe Levis, tintore. Affittuali don Domenico Sovrano e don Antonio Facchini. «Quivi è la scuola di molti fanciulli che stanno in pensione» (Registro delli aloggi, f. 36v).
1814*Nell’Elenco dei pistori quali tengono depositi di farine presso di loro, al n. 1303 è segnalato Antonio Levis1 (A.S.U., C.N., 185, 72 Pol.).
1815, sett. 19*Antonio Levis «ha stabilito far riportare la porta che dà ingresso alla sua casa coscritta col c. n. 1303» e ne presenta progetto (A.S.U., C.N., 180/Ornato, 6620, con dis.).
1852*È degli eredi del fu Antonio Levis (Competenze, I, f. 35v).
1876*Laboratorio del cesellatore, argentiere, ottonaio e lattonaio Daniele De Giorgio2 (COSMI-AVOGADRO, 90, 108).
1883 Osteria “All’Italiana” (AVOGADRO, 152).
 *Gestione di Giuditta Pitana (ibid.).
   
NOTE1Un Antonio Levis, tintore in borgo Gemona, nato il 4 febbr. 1786, è segnalato dal parroco Niccolò Tami nell’elenco dei giovani richiesto dall’autorità competente nel 1806 (A.S.U., C.A., 305, Frammento di censimento dei cittadini maschi tra i 20 e i 25 anni, I ag. 1806).
 2Per il De Giorgio: PICCO, L’arte ornamentale a ferro battuto, 20; PICCO, Ricordi, 118.
1304
1801 Padri Serviti delle Grazie (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Antonio Zandigiacomo (ibid.).
1807, nov. 10*«È pervenuta in — dominio del r. demanio la casa de’ vicini con bottega situata nel borgo di Gemona — n. 1304, di provenienza dell’avvocato convento di S. Maria delle Grazie di Udine —, consistente in due luoghi terreni, uno ad uso di bottega e l’altro ad uso di magazzino, cucina e camera in primo piano, due camere in secondo piano con solaro superiore; viene ora goduta in semplice affitto da Amadio Zandigiacomo per un anno cominciato col giorno 11 nov. 1806. — Antonio q. Bortolomio Bacina — s’obbliga — d’acquistare, la — casa —» (A.S.U., N., Antonio Lorio, 10431).
1808, mar. 21 Il demanio vende la casa n. 1304, già del convento delle Grazie, per L 1449,57, a Bartolomeo Bacina che acquista per Antonio Visentini. «— Viene ora goduta in semplice affitto da Amadio Zandigiacomo —» (A.S.U., N., Antonio Lorio, 10418, Filza, 67).
1809 Antonio Vicentini, pizzicagnolo (Registro delli aloggi, f. 36v).
1813, apr. 14*Antonio del fu Paolo Visentini a titolo di permuta cede a Paolo Zampis «— una casa situata — nel recinto del borgo di Gemona — n. 1304 —; confina a lev. il pubblico borgo di Giemona, a mezz. e pon. — Giuseppe Levis ed a tram. con altra casa — del detto Visentini —. La cessione viene —fatta per — L 6027,60 —. Paolo Zampis — cede all’antidetto Visentini — una casetta situata — nel borgo — dei Cappuccini — n. 1307; confina a lev. e mezz. con casa di — Visentini, a pon. con casetta di — Francesco Fortunato ed a tram. con il pubblico borgo —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10298, 396).
1852*È degli eredi fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1876*Laboratorio del tappezziere e sellaio Giovanni Cimenti (COSMI-AVOGADRO, 115).
1305
1801 Giuseppe Zampis: «abitazione e bottega» (Nomenclatura, f. 49v).
1809*Appartiene al pizzicagnolo Paolo Zampis (Registro delli aloggi, f. 36v).
1809, nov. 28*In seguito ad atto oppignorativo emesso contro Paolo Zampis per un debito di L 39,97, viene messa all’asta, senza esito, la casa (A.S.U., C.N., 80, Asta).
1812, ott. 23 Paolo q. Giuseppe Zampis vende ad Antonio q. Visintini «la casa tutta dominicale — n. 1305. — Il tutto confina a lev. con il — borgo — e con la casa del sig. Giovanni Cargnelutti, a mezz. parte del sig. acquistante ed parte con Giuseppe q. Giacomo Levis, — ed altri possessori delle case interne — et parte con casa rimasta al — venditore col c.n. 1307, fu ad un tempo abbittata dal q. Domenico q. Mattia Brisighello, ed a tram. parte con case di Francesco — Fortunato, parte con la — casetta rimasta al — Zampis —n. 1307, parte con il — borgo — dei Cappuccini e parte con case del sig. Giovanni Cargnelutto —. La — vendita viene fatta per — it. L 15862,05 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10298, 326).
1818, mar. 9*«— Il — co. Antonio del fu — co. Mauro G.B. d’Arcano — per sé — e — anco nelle rappresentanze delli defunti — coo. Orazio ed Alfonso — di lui fratelli —, confessa — d’aver — riceputo — dalle mani del sig. Antonio del fu — Paolo Visentin —L 951,75 che a valuta veneta furono L 1860, e questo in affrancazione del capitale di pari summa residua di maggior suma —, come consta dal pubbl. instr. — 12 magg. — 1796 stipulato di mano del fu not. — Antonio Marchi, relativo ad altro instr. 1787, 19 genn., stipulato di mano del fu not. — Pietro Pilosio di Zeraffini —, prezzo della casa e fondi da lui aquistata dalle mani del sig. Paolo Zampis, situata in borgo di Gemona, segnata col c.n. 1305, consta da instr. 23 ott. — 1812, stipulato per i rogiti di me Colomba not. —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10206, 1158).
1819, ag. 18*Antonio Visentini presenta progetto per riformare la facciata della casa a pian terreno. Dalla risposta affermativa della deputazione d’ornato si viene a sapere che una stanza è «affittata ad uso di marangone» (A.S.U., C.A. I, 24/IX, 3687 Orn. II C, con dis.).
1852*È degli eredi fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1306
 *Sulla casa, a partire dal 1404, grava un livello a favore della fabbrica del duomo. Ne abbiamo notizia attraverso le confinazioni operate nel sec. XVII e XVIII, che citano documenti sui quali si fonda il diritto di esazione.
1404*Da un testamento emerge che nell’edificio abita Elena figlia del fu m. Biasutto calzolaio. Si tratta di casa «murata tegulisque cohoperta —; ab una parte possident heredes olim ser Wargenti de Attemps, a secunda parte possident heredes olim Alexii peliparii de Utino, a tertia parte adest via publica» (A.S.U., C.A., 89/20, n. 38).
1413*Vi abita Giovannina moglie di Blasut calzolaio (ibid.).
1420*Giovanni figlio di detta Giovannina. Questa risulta essere figlia del fu Sirone notaio (ibid.).
1440*Uliano figlio di Domenico Del Sent fabbro (ibid.).
1525*«M. Zorze e fradelli fioli del q. m. Michiel q. m. Lucco, favro, lavorano nel battiferro delli Sabbadini, overo Maria sorella delli detti, deono dar a livello — in logo delli eredi del q. ser Nicolò di Candido — sopra una casa che fo di Nicolò favro, all’incontro del molino, abitado per m. Antonio di Ceresedo; confina con una casa di Antonio di Maria favro e con una androna che va in borgo delle Cavalle» (ibid.).
1555*È di proprietà di ser Domenico Peloso, «maestro d’abaco, abita in borgo d’Aquileia» (ibid.).
1643, apr. 16*Confinazioni: «Alla partita degli heredi del q. mess. Domenico Peloso, maestro d’abaco, — in luogo di mess. Antonio di Ceresetto fornaro, sopra una casa fu di m. Michel fabro, posta all’incontro del molino, confina coll’androna per andar dalli — Capuccini; pagava già mess. Luca Paternoster, overo l’ecc.mo — dott. Arrigoni, poi Lorenzo Menon hoste, hora paga mess. Domenico Cisilatto. Dissero i confinatori che la casa — per mezo il molino è di presente possessa per — Ascanio Arrigoni, overo per ser Domenico Cisilatto sudetto, mediante un livello, tenuta hora per Gioseffo Bianchi di Baivars portator di biade; confina a sol levado col borgo, a mezodν con ser Domenico Piovano, a sol a monte coi sigg. Trittonii et ai monti coll’androna dei — padri Capuccini» (A.S.U., C.A., 87/3, p. 57-58).
1743*Confinazione. «La — casa è di ragione et abitata da ser G.B. Facile, detto Malisano, fa l’oste; — confina a lev. la strada del borgo di Gemona, a mezz. ser Antonio Gobbesso fa il manginadore, a sol a monte parimente mediante la stalla, et alle monti coll’androna che va ai — Capuzini —» (B.C.U., ms. F. XXI, f. 26v).
1781, magg. 30 Il co. Girolamo q. Pamfilo Antonini vende ad Antonio q. Valentino Pilosio una casa in borgo Gemona già acquistata dalle mani di Antonio q. Giacomo Tomasoni li 26 luglio 1779 (not. Francesco Cantone). Prezzo d 1011 (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9973, II instrom., 131, f. 160v — 161v ).
1782, sett. 6 Antonio Pilosio vende la stessa casa ai fratelli Francesco e Bernardino Franchi1 (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9973, III instrom., 222, f. 280v — 281r).
1782, nov. 19*«Fatto in Udine in — casa dell’infrascritti fratelli Franchi, nel tinello di detta casa — .Doppo che li q. sigg. Pietro, Bernardino e Francesco fratelli Franchi hanno disposto con donazione 31 ag. 1742 di mano del q. Francesco Tracanelli —, della casa posta nel borgo di Gemona — che fa canton nella contrada de’ rr. pp. Capuzini —, presentemente abitata dalli sigg. Francesco e Bernardino fratelli del q. — Pietro, a favore delle — sorelle Lucia e Marcensia, facendoli il valore della — casa di d 778 L 2 s 4 —, ebbero occasione — Francesco e Bernardino —Franchi di riacquistare — porzione — della casa —» (A.S.U., N., Pietro del Torso, 10151, Plico minute).
1801 Francesco Franchi (Nomenclatura, f. 49v).
1801. mar. 5 Francesco q. Pietro Franchi — vende a Gian Domenico Cargnelutti «una — casa coperta di coppi, con corticella — in borgo Gemona —, confina a lev. con il borgo di Gemona, mezz. e pon. con case di — Giuseppe Zampis ed a tram. con il borgo Cappuccini —» per d 2200 (A.S.U., N., Antonio Marchi, 9866, III instrom., 469, f. 461r — 461v).
1809 Giovanni Domenico Cargnelutti, armaiuolo (Registro delli aloggi, f. 36v).
1822, mar. 21 È di Antonio Visentini2.
 *Il proprietario chiede il permesso per riformare i «rebati» della bottega al pianterreno (A.S.U., C.A. I, 68, 1160 Orn. II C, con dis.).
1852*È degli eredi fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
   
NOTE1Per i Franchi vedasi n. 1419.
 2Circa il Visentini e il suo negozio di coloniali, cfr. PICCO, Cosa era via Gemona.
   
BIBLIOGRAFIA PICCO, Un distinto pittore decoratore.
1307
1779, febbr. 27*Dall’allibramento della facoltà di Giuseppe Como, detto Pistori, «sopra la quale fu admessa la sign. Elisabetta nata Garbon, sua consorte, con decreto — 21 maggio 1778 — atti del q. Giovanni Martino Mangilli —: n. 1: una casa di muri coperta di coppi su corte, situata in questa città nella contrada situatta tra il borgo di Gemona e l’androna dei Capuccini, abitata dalla sudetta, a riserva di due stanze in pian terreno affittate a Vincenzo Mainardis e Pietro Dominissino; confina a lev. li — coo. Antonini q. — Alfonso, mezz. — G.B. Cicogna parte e parte — Odorico e fratelli Simonetti, a pon. li detti Simonetti ed a tram. contrada che tende alli Cappuccini». Segue l’inventario. È citato un poggiolo nel «tempiaro» a levante con «coperto di coppi tollado» e scale (B.C.U., vacch. 74, f. 50v — 58v).
1801 Giuseppe Zampis (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Antonio Velissacco (ibid.).
1812, magg. 31*In seguito ad atto oppignorativo del 29 febbr., nei confronti di Giuseppe Zampis, debitore per L 452,17, processo verbale d’asta della casa (A.S.U., C.N., 81, Processo verb. d’asta con effetto, n. 34).
1832, febbr. 3*La deputazione d’ornato informa la congregazione municipale d’aver invitato Antonio Visentini «alla costruzione della cornice alla di lui casa n. 1307 di cui propone un piccolo alzamento». La deputazione esprime parere favorevole sul progetto (A.S.U., C.A. I, 193, 372 Orn. II C).
1852*È degli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
 *Disegno di riforma della casa insieme con la contigua n. 1308, entrambe di proprietà di Antonio Venturini. È privo di data. Poiché si fa riferimento al Venturini, potrebbe essere anteriore al 1852, anno nel quale tale persona è indicata come defunta (A.S.U., C.A. I, 236/XVI).
1308
1780, dic. 7 «— Francesco Sturto q. Giuseppe, nativo di Cividale, ora abitante in questa città, — vende — alli sigg. Francesco e Bernardino, fratelli q. Pietro Franchi — due casette unite —, situate nel borgo di S. Giustina, sive de’ — Cappuccini —, che — unite confinano a lev. col sig. Giuseppe Zampis, mezz. e pon. con passalizio commune ed a tram. strada — del — borgo —; le quali case pervennero nel venditore una con instr. 1763, 26 magg., nod. — G.B. Stella, e l’altra con instr. primo luglio 1765, rogato dallo sp. — Francesco Brunelleschi, e queste tutte due case per il prezzo — di L 1914 s 10 —» (A.S.U., N., Antonio Marchi, 9866, I instr., 85, f. 133v — 134r).
1801 Francesco Fortunato (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuali Teresa Cerna e Menega Morgante (ibid.).
1809*Appartiene all’avvocato Francesco Fortunato. Vi abitano il sensale Giacomo Valnarino e il filatoiaio G.B. Bertoli (Registro delli aloggi, f. 36v).
1834, dic. 31 Antonio fu Francesco Fortunato vende a Antonio fu Paolo Visentini la casa «al c.n. 1308 divisa in due abitazioni pigionate —; confina a lev. e mezz. — Visintini Antonio —, pon. calle — del Marano e tram. contrada dei Cappuccini. Essa casa si contratta — per — il prezzo di ven. L 60000 —» (A.S.U., N., Francesco. Nussi, 10560, 4309).
[1835]*Disegno del progetto di riforma della casa insieme con la contigua. Vedasi n. 1307.
1852*Il 1308 e il 1308 A appartengono agli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1309
1791, dic. 22 Giacomo Cicogna vende al «botteghiere di merceria» Antonio fu Pietro Caparrino «le — case — poste nel borgo di Gemona — nell’androna di S. Giustina detta nel Marano —, cioè una tenuta ad affitto semplice da Domenico Cancelliere q. Mattia, altra da Maria Colauzza, altra da Francesca Fontana, altra da Catterina D’Odorico, altra dalli rappresentanti del q. Zuane Anzolino, altra da Vicenzo e Rosa iug. Marconi, altra da Maria Vienna in luoco di Pasqua Spiccogna, altra da Alvise Petracco e altra da Andrea Marangone e ciò per — ducati mille —» (A.S.U., N., Antonio Marchi, 9866, II instr., 314, f. 340r — 341r).
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Antonio Spilottini (ibid.).
1809 È di Antonio Caparini, negoziante. «Quivi è una fabbrica di tellerie». Vi abita il tessitore Pietro Vidizoni (Registro delli aloggi, f. 36v).
1813, giu. 11 «Antonio del fu — Pietro Capparini negoziante, vende a Francesco del fu G.B. Planis «una casa — situata — in borgo di Gemona, nell’androna di S. Giustina, detta del Marano, coscritta col c.n. 1309 — stata dallo stesso acquistata dalle mani del fu — G.B. del def. Giacomo Cicogna, come appar istr. 22 — dec. 1791 — per atti del fu — Antonio Marchi —, tenuta ad affitto — una porzione da Pietro Nidissan, altra da Pietro Fior, ambi di Verzegnis, quale confina a lev. — Giuseppe Levis, mezz. — Angelo Zoratto, a pon. orto — del sig. Orlando Cicogna, a tram. parte fondo del sig. Pietro Tillati, parte androna — di S. Giustina. Questa compra e vendita — fanno — per il prezzo — di —L 3070 it. —» (A.S.U., N., Luigi Delfino,10621, 228).
1852*Proprietà degli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1310
1789, genn. 21 «— Antonio q. Andrea Vida — ha — venduto — al sig. Pietro q. Simone Tillati — di Ziracco, ora abitante in — borgo di Gemona —, una casa di muro, coperta di coppi d’un sollaro e granaro sopra con fondi di cortivo aderente di quantità in tutto di ps 45 circa, situata in — borgo dei Cappuccini, la quale confina a lev. parte — G.B. Cicogna e parte andronna consortiva, a mezz. orto di — Cicogna, a pon. parte lo stesso — Cicogna e parte il rev. — Giacomo e fratelli Tami, ed a tram. parte il n.h. Manin, parte — Antonio q. Valentino Pillosio e parte strada pubblica di esso borgo —; qual casa viene in presente condotta a semplice affitto da — Zuanne e fratelli q. Pietro Tadio, detti Principuti, ed è pervenuta nell’antedetto — Vida — in forza d’acquisto fatto dalle mani delle sign. Anna e Margherita sorelle Banelli, commoranti nella serenissima città di Venezia. E questa — vendita — fa il — Vida per il capitale — di d 400 —» (A.S.U., N., Graziano Cantoni, 10212, II instrom., 184, f. 244v — 245v).
1801 Pietro Tilati (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale G.B. Principuti (ibid.).
1809*Appartiene al «manghinatore» Pietro Tilati. Vi abita il tessitore Giovanni Vidissoni (Registro delli aloggi, f. 36v).
1820, giu. 16 «Dietro oppignoramento ottenuto dalla sign. Lucietta del fu G.B. Follini, moglie del sig. Giusto Bigozzi, contro —Pietro q. Simone Tillati sopra le due case poste in — borgo di Gemona nella contrada — dei Capuccini», Pietro Tillati vende a Bortolo q. Franco Prane, con diritto di riscatto, le due case n. 1310, 1314 per L 1586. «Tutto unito confina a lev. eredi del q. Giacomo Candotti e parte G.B. Caparini, mezz. parte — Caparini e parte particolari, pon. parte Orlando Cicogna e parte vari particolari ed a tram. parte eredi Tassis, parte — Clementi e parte borgo — Cappucini —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10601, 2673).
1834, lugl. 5 «— Bartolomeo Prane — vende — al sig. Antonio Visentini — le case —n. 1310, 1314 —; confina a lev. rappresentanti il fu Giacomo Candotti e — G.B. Capparini, mezz. — Caparini ed altri particolari, pon. rappresentanti il fu — Orlando Cicogna ed altri vari particolari e tram. rappresentanti Tassis e Clementi e parte il borgo dei — Cappucini. Il prezzo — resta convenuto — in austr. — L 4000 —» (A.S.U., N., Francesco Nussi, 10560, 4239).
1852*Proprietà degli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1876*Laboratorio del pittore decoratore Giovanni Masutti1 (COSMI-AVOGADRO, 110).
   
NOTE1Notizie di questo pittore in BRAGATO, Guida, 68; PICCO, Del distinto giovane artista decoratore Carlo Bonani, 217; PICCO, L’arte di pittura ornamentale, 69; PICCO, Il caffè Dorta, 362; PICCO, Lavoro artistico in ferro; S[ACCOMANI], II ristauro, 41.
1311
1801 Andrea Turchetti (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Pietro Broili (ibid.).
1809*Proprietario Orazio Turchetti; inquilino Giovanni Midolini, «indigente» (Registro delli aloggi, f. 36v).
1825, magg. 8 Francesca e Lucia Broili. Vedasi n. 1312.
1846, apr. 24 Lucia Broili e Giovanni Marcolini vendono, con patto di recupera, la casa 1311, per L 2605, ad Andrea Turchetti (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/III, 1129).
1852*Appartiene ai fratelli Turchetti (Competenze, I, f. 35v).
1876*Bottega del calzolaio G.B. Buttazzoni (COSMI-AVOGADRO, 88).
1883*Bottega del calzolaio Germano Quargnolo (AVOGADRO, 140).
1312
1801 Andrea Turchetti (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Caterina Leonarduzzi (ibid.).
1809 Caterina Leonarduzzi, industriante (Registro delli aloggi, f. 36v).
1825, magg. 8 È di Bianchi Giovanni falegname (A.S.U., C.A. I, 100/1825/II, 1689 Orn. II C, con dis.).
 *Il proprietario chiede di trasformare una finestra del pianterreno in un «rebatte». Il permesso è concesso (ibid.).
1841, giu. 30 I figli del q. Giovanni Bianchi vendono a Silvestro Bosa per austr. L 2850 la casa 1312. Confina lev. eredi di Giovanni M. Turchetti, mezz. corte, pon. G.B. Candotti, tram. strada (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/I, 150).
1852*Appartiene a Rosa Silvestro (Competenze, I, f. 35v).
1876*Bottega del calzolaio Luigi Germanico e recapito del capomastro Silvestro Rosa (COSMI-AVOGADRO, 88, 89).
1313
1789, apr. 22 «G.B. q. Giacomo Cicogna — ha dato — a livello francabile — una casa — situata nella contrada — di S. Giustina, confina a lev. col rev. — Giovanni M. Turchetti, a mezz. corticella, pon. — Gian Pietro Tilati in loco degl’eredi q. Marco Banello ed a tram. strada pubblica —, acquistata dal — Cicogna dal q. — Giuseppe Tracanelli e dal rev. — Antonio Pasini con instr. 10 maggio 1765 rogato dal q. — Giuseppe Brunelleschi, a — Pietro q. Simone Tilati — e ciò per — d 300 —» (A.S.U., N., Antonio Marchi, 9866, Il instr., 240, f. 278v — 279v).
1789, dic. 6 Pietro Tilati la vende a Giacomo q. Zuane Candotti. «— Qual casa confina da lev. con casa — del rev. Gian Maria Turchetti, mezz. andronetta ad uso d’altra casa di detto Tilati, pon. — Tilati ed a tram. — borgo —. E ciò per — L 1940 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10291, II instr., f. 273r — 274v).
1801 Giacomo Candotto (Nomenclatura, f. 49v).
1809*Appartiena al «filzaro» Giacomo Candotti (Registro delli aloggi, f. 36v).
1809, nov. 28*In seguito ad atto oppignorativo dell’8 ag. nei confronti di Girolamo Candotti, debitore per L 4,27, asta, senza esito, della casa n. 1313 (A.S.U., C.N., 80, Asta).
1821, magg. 10*G.B. Candotti chiede ed ottiene di alzare di un piano («un appartamento») la casa e spostare in asse con le finestre superiori la porta (A.S.U., C.A. I, 53/1821/III, 2097 Orn. II C, con dis.).
1825, magg. 8 G.B. Candotti. Vedasi n. 1312.
1831, nov. 22*G.B. Candotti assegna al figlio don Luigi, per patrimonio ecclesiastico, «una casa con rispettivi fondi — nel borgo dei Cappuccini portante il c. n. 1313 —, composta in piano da stanza ad uso di bottega e da tre solari sopra, copperta di coppi; confina a lev. con casa e corte della sign. Anna n Leonarduni, moglie di Giovanni Bianchi, a mezz. parte corte consortiva ed parte — Vincenzo Planis, a pon. — Bortolo Prana ed a tram. il — borgo ossia contrada — dei Cappuccini —» (A.S.U, N., Osvaldo Colomba, 10313, 2660; alleg. stima del 26 aprile dei periti Marc’Antonio Giorgini e Daniele Lanaro Buiati).
1835, sett. 23*Appartiene a G.B. Candotti. Vedasi n. 1314.
1852*Proprietà di Luigi Candotti (Competenze, I, f. 35v).
1314
1801 Pietro Tilati (Nomenclatura, f. 49v).
1809 Giacomo Candotti, «filzaro» (Registro delli aloggi, f. 36v).
 *Affittuale il tessitore G.B. Cossio (ibid.).
1820, sett. 7 Vedasi n. 1310.
1834, lugl. 5 Vedasi n. 1310.
1835, sett. 23*Antonio Visentini, «divisato avendo — di alzare la casa di propria ragione — al — n. 1314» presenta progetto coll’assenso dei vicini G.B. Candotti a lev. e Sebastiano Candotti a pon. (A.S.U., C.A. I, 236/1835/XVI, 4795 Orn. II C, con dis., firmato dal muratore Giuseppe Baschera).
1852*Proprietà degli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1315
1798, sett. 25 Pietro q. Antonio Pilosio vende a Simone q. Michele Clemencich «una casa — in borgo S. Giustina, confina lev. e mezz. Pietro Tilatti, pon. casa di esso Clemencich, fu Manin, ed a tram. strada —» per d 380 «qual casa — viene presentemente tenuta per l’annuo affitto di L 86 s 16 in affittanza semplice da — Domenico q. Gottardo Fachin —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9979, XXXVIII instr., 2795, f. 3771v — 3772r).
1801 *** Plottar (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Candido Candotto (ibid.).
1809 Simone Clemente, agricoltore (Registro delli aloggi, f. 36v).
 *Vi abita il finestraio Candido Candotti (ibid.).
1834, sett. 12*Candido Candotti, proprietario della casa 1315-1316 presenta progetto di riforma (A.S.U., C.A. I, 219/I, con dis. firmato dal capomastro Pietro Ternoldi).
1835, sett. 23*Proprietà di Sebastiano Candotti. Vedasi n. 1314.
1852*Appartiene a Antonio Candotti (Competenze, I, f. 35v).
1316
1801 *** Plottar (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Pietro Molinaro (ibid.).
1809 Giovanni Pletti, casolino (Registro delli aloggi, f. 36v).
 *Inquilino il domestico Pietro Molinari (ibid.).
1834, sett. 12*La casa è unita alla contigua. Vedasi n. 1315.
1852*Proprietà di Antonio Candotti (Competenze, I, f. 35v).
1855*Appartiene a Giuseppe Candotti. Vedasi n. 1315.
1317
1798*Casa Clemencich, ex Manin. Vedasi n. 1315.
1801 Rev. don Nicolò Tami «parroco di S. Quirino» (Nomenclatura, f. 49v).
1852*Proprietari i fratelli Onofrio (Competenze, I, f. 35v).
1855, giu. 19*Francesco Onofrio chiede ed ottiene «di riformare la casa di propria ragione, situata in borgo ex Cappuccini al c. n. 1317 —. I vani delle fenestre non caddono ad eguali distanze a mottivo di due muri intermedi ora esistenti a 4 m di distanza dai laterali, i quali intermedi sostengono le travi dei pavimenti, soffitti e coperto che nella riforma resterebbero intatti». Il disegno riporta anche l’assenso dei vicini di levante, Giuseppe Candotti, e di ponente, Antonio Caligaris (A.S.U., C.A. II, 66/1855, 4006 Orn. II C, con dis.).
1318
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Angelo Bianchi (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita il calzolaio Angelo Bianchi (Registro delli aloggi, f. 36v).
1841, giu. 7 «— Elisabetta del fu — Orlando Cicogna, moglie del sig. Giovanni q. Silvestro Vianelli domiciliati in Verso Illirico —, vende — al — sig. Antonio Visentini — le seguenti case nella contrada del Cigogna e parte nel borgo — dei Cappuccini in angolo della contrada stessa e sono due case di muro, coperte di coppi, con aderente cortille composto di due fittanze — con li n. 1318, 1319 —; quali case confinano a lev. colli figli ed eredi del sig. Sebastiano Onofrio, mezz. questa ragione col susseguente fabbricato ed a tram. strada pubblica, fabbricato di muro, coperto di coppi ad uso di rimessa padronale, con suo fenile sopra, nel corpo del quale, vi è una casetta d’affitto, segnato col c. n. 1321, nonché al di dietro del medesimo, altra casetta d’affitto con aderente cortilletto e stalletta pure per uso padronale segnata — n. 1320 —; confina il tutto a lev. parte questa ragione e parte li suddetti eredi del fu Sebastiano Onofrio, mezz. questa ragione con la susseguente casa e parte strada, pon. pure strada della — contrada, ed a tram. parte questa ragione con l’antecedente casa e parte eredi Onofrio —; tre case di muro copperte di coppi con aderente cortile ad uso di orto — con li — n. 1322, 1322 A e 1323 —, le quali confinano a lev. parte con l’acquirente — Antonio Visentini e parte — Giacomo Colugnati, — mezz. Maria Scalla Bigozzi, pon. parte la contrada Cigogna e parte il fabbricato antesegnato ed a tram. parte li eredi Onofrio sudetti e parte questa ragione —. Questa — vendita — fatta viene per il prezzo — di austr. L 12000 —» (A.S.U., N., Giovanni Giuseppe Clochiatti, 4827, 3656).
1852*Proprietà degli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1855, giu. 19*Appartiene ad Antonio Caligaris. Vedasi n. 1317.
1319
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Natale Bonano (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita il fabbro Giovanni Filippone (Registro delli aloggi, f. 36v).
1814, magg. 25*«— Orlando del def. — G.B. Cicogna, possidente e negoziante, — assoggetta — a specifica convenzionale ipoteca — una casa sita — al c. n. 1319 in borgo di S. Giustina, che confina a lev. sig. Tami, mezz. esso — Cicogna, pon. la cale o sia androna denominata del Cicogna et a tram. strada — di detto borgo di S. Giustina —» (A.S.U., N., Daniele Micheloni, 10327, 1265).
1841, giu. 7*Vedasi n. 1318.
1852*Proprietari gli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1937 Sull’architrave del portoncino del cortile sulla via Cicogna si vede uno stemma del ‘600; le figure sono scalpellate.
1320
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Caterina Dell’Osto (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita l’industriante Maria Zanetti (Registro delli aloggi, f. 36v).
1816, genn. 23*Orlando Cicogna presenta progetto di fabbrica ai n. 1320 e 1321 (A.S.U., C.N., 180, 9243 Orn., con diss.).
1841, giu. 7*Vedasi n. 1320.
1852*Proprietari gli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1321
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 49v).
 *«Fabbrica de’ fornelli di seta» (ibid.).
1809 Vi è una filanda di seta (Registro delli aloggi, f. 36v).
 *Appartiene a Orlando Cicogna (ibid.).
1816, genn. 23*Vedasi 1320.
1841, giu. 7*Vedasi 1318.
1852*Proprietari gli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
   
BIBLIOGRAFIA PICCO, Ricordi, 132; C. SOMEDA de MARCO, Udine che scompare ed i filatoi di Giacomo Cicogna, 259.
1322
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Marietta Flappa (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Inquilini il «candelaro» Antonio Tomasone e l’industriante Domenico Bisetti (Registro delli aloggi, f. 36v).
1841, giu. 7*Vedasi n. 1318.
1852*Insieme col n. 1322 A, è proprietà degli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1323
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 49v).
  Affittuale Mattia Pitacco (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abitano il domestico Giorgio Fiappo e il facchino Francesco Bianchini (Registro delli aloggi, f. 36v).
1813, ag. 30 Orlando q. G.B. Cicogna vende a Sebastiano q. Francesco Onofrio «— una casetta posta — nell’androna detta Cicogna nella corte di altre case di ragione dello stesso — Cicogna portanti il c. n. 1323, consistente in una cucina a pian terreno con solaro sopra; confina a lev. Pietro Tilati, mezz. e pon. con case e fondi del sig. Cicogna venditore ed a tram. il — sig. Onofrio —. La — vendita — si fa pel prezzo — di it. lire seicento —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10593, 1109).
1841, giu. 7*Vedasi n. 1318.
1852*Proprietari gli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
1324
1801 Mons. Abrami, canonico di Cividale (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Antonio Triva (ibid.).
1809 Andrea Schiattoni, calderaro (Registro delli aloggi, f. 36v).
1851°Maria Scala Bigozzi vende a Vincenzo Visentini la casa 1324 per L 62001.
1852*Insieme col n. 1324 A, proprietà degli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 35v).
   
NOTE1Nel ms. della Porta senza indicazione di fonte.
   
BIBLIOGRAFIA BENEDETTI, Stato della scuola, 43.
1325
1801 Giulio Fabrizio e fratelli, di Fagagna (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Antonio Mainardis (ibid.).
1809*Appartiene a Giulio Fabrizio. Vi abitano il sarto Girolamo Asti e l’ing. Nicolò Rainis (Registro delli aloggi, f. 36v).
1817, genn. 14*Il dott. Giulio del fu G. Domenico Fabrizio, vende a Domenico del fu Filippo Marchi «una casa — situata — nell’androna chiamata del Cicogna, con stanze in piano e due solari sopra, copperta di coppi, portante parte del c.n. 1325, a cui da lev. confina con l’orticello del — venditore, a mezz. con il restante n. 1325, cioè casa rimasta al — Fabrizio, a pon. la calle — del — Cicogna ed a tram. gli eredi del fu — Vincenzo Del Negro —. La — vendita viene — fatta — per la somma d’it. — L 1300 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10304, 998).
1817, ott. 16 Maria Simonutti ved. Fabrizio vende ad Antonio q. Francesco Cantoni per L 400 «una casa — composta da stanze in piano e da solari sopra, copperta di coppi — n. 1325 —: confina a lev. — la venditrice con fondi d’orto, a mezz. passalizio di detta signora Maria, a pon. la calle — Cicogna ed a tram. — fratelli Marchi —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10306, 1109).
1818, febbr. 12 Antonio fu Francesco Cantoni vende a G.B. Tadio, detto Principutti, casa 1325 per L 400 (A.S.U., N., Giovanni Zancani, 632, 382).
1818, febbr. 14 G.B. Tadio retrovende a Maria Simonutti la casa 1325 (Vedasi n. 1326).
1821, genn. 19*Alessandro Marchi inoltra progetto di riforma per la casa n. 1325 in calle Cicogna. Ne ottiene l’approvazione (A.S.U., C.A. I, 53/1821/III, 302 Orn. II C, con dis.).
1836, ott. 6*Teresa Dominissini ved. di Daniele Florida, chiede di aprire una finestra nella sua casa n. 1325 A (A.S.U., C.A. I, 254/X, 5619 Orn. II C, con dis., firmato dal pubblico perito Simone Periotti).
1852*Domenico Marchi è proprietario del n. 1325. Il n. 1325 A appartiene a Teresa Florida (Competenze, I, f. 35v).
1326
1801 Giulio Fabrizio (Nomenclatura, f. 49v).
 *Affittuale Paolo Pitacco (ibid.).
1809*Appartiene a Giulio Fabrizio. Vi abita la filatoiaia Antonia Pitacco (Registro delli aloggi, f. 36v).
1818, febbr. 14 Maria Simonutti ved. di Giulio Fabricio «vende — al — sig. G.B. Tadio Principuti — una casa dominicale — coscritta col c.n. 1328, composta a primo piano cucina e camera al vento di mezz., altra a lev., nonché stanza era ad uso di scrittorio, con camerino addiettro, avente l’ingresso ed il lume da pon., con pergolo di tolle e scalla di pietra, granaro sopra queste due ultime camere e cucina, a pianterreno sottoscala con stanzetta annessa, corte promiscua con la proprietà delle due stanze terranee — del sig. Angelo Schiavi, orto annesso al lato di tram., con alquante piante di mori, viti ed altri fruttiferi della quantità di tv 40 circa, la corte pure di tv 30 circa, con portone d’ingresso al vento di pon., a cui tutto unito confina a lev. parte il detto Angelo Schiavi e parte Lirutti di Villa Fredda, mezz. questa ragione e la pubblica androna, pon. parte la calle e parte questa ragione con casa da sostituirsi e parte Allessandro Marchi ed alli monti la sign. Del Negro —; numero quattro casette contigue coscritte parte sotto il detto n. 1328 e parte alli n. 1326 e 1327, abitate attualmente dagli affittuali Giuseppe Castellan, — Annetta Tavellio, —Antonia Pitacca e — Giulio Pisenti, che unite e composte di vari abitati contermini, confina a lev. Angelo Schiavi, mezz. l’androna, pon. — Giacomo Calice ed alli monti questa ragione ed il sign. Angelo Schiavi — con mori n. 4 al di fuori di mediocre grandezza —. La — vendita viene fatta — per la somma d’it. L 434 —» (A.S.U., N., Giovanni Zancani, 632, 383).
1852*Proprietà di G.B. Mosero (Competenze, I, f. 35v).
1327
1801 Giulio Fabrizio e fratelli, di Fagagna (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Caterina Clemente (ibid.).
1809*Proprietà di Giulio Fabrizio. Inquilino «il patinista» Giacomo Fantoni (Registro delli aloggi, f. 36v).
1846, sett. 1°Giovanni Calice q. Giacomo vende a G.B. Moser q. Giorgio la casa n. 1327 per L 1200 (Contr. privato, not. Antonio Cosattini).
1852*Proprietà di Giuseppe Mosero (Competenze, I, f. 35v).
1328
1801 Giulio Fabrizio e fratelli di Fagagna (Nomenclatura, f. 50v).
 *Una parte è adibita ad abitazione dei medesimi1 e una parte affittata ad Anna Falcona (ibid.).
1809*Appartiene a Giulio Fabrizio, che vi abita. Nell’edificio è ospitata anche l’incannatrice Caterina Venchi (Registro delli aloggi, f. 36v).
1817*«Maria — Simonutti — ha — venduto al — sig. Angelo Schiavi — a corpo — una porzione di stanza esistente a pon. d’altra porzione pure di stanza possessa dal sig. Schiavi — ed altra stanza interna a tram. —, il tutto situato — nel — borgo di Gemona dal corpo del c.n. 1328 sottoposto a restante casa di abitazione di essa — venditrice. Confina a lev. — Schiavi, a pon. transito consortivo con questa porzione e restanti case, e cortivo della — venditrice ed a tram. nob. fam. Lirutti —. La — vendita viene — fatta — per — it. — L 500» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10305, 1100).
1818, febbr. 14 Vedasi n. 1326.
1852*I numeri 1328, 1328 A,B,C sono proprietà degli eredi Principutti (Competenze, I, f. 35v).
   
NOTE1Il notaio G.B. Fabrizio il 6 febbr. 1727 scriveva: «Udine, nel borgo di Gemona, in casa di me nodaro, nel mio mezado» (A.S.U., N., G.B. Fabrizio, 8137, Istr. 1724-1729, f. 138r).
1329
1801 Co. Antonino Antonini (Nomenclatura, f. 50v).
 *«Affittuale il suo cocchiere» (ibid.).
1809*Appartiene ad Antonino Antonini. Vi abita il cocchiere Bortolo Vuncarner (Registro delli aloggi, f. 36v).
1831, sett. 25*Ettore Antonini, «divisato avendo — di riformare il prospetto d’una di lui casa — n. 1329 —», presenta progetto, che viene approvato (A.S.U., C.A. I, 182/1831/V, 4221 Orn. II C, con dis., firmato dal capomastro Francesco Quaino).
1852*Ettore Antonini proprietario (Competenze, I, f. 36v).
1330
1801 Giovanni Straolino «marangone»1 (Nomenclatura, f. 50v).
1805, magg. 11*«Essendo convenuti li mistri Zuanne e Valentino — q. Antonio Cantone, detto Zuanne, esercente il fabro in questa città — con m. G.B. di Zuanne Straulino —, esercente il marangone, di permutare le loro botteghe nella casa di loro ragione, — nel borgo di Gemona, confina a lev. con la strada del borgo, a mezz. con il co. Bisanti, a pon. con il co. Bisanti ed a tram. con — Francesco Sbroiavacca —, m. Zuanne — cede — in perpetua permuta — al — m. G.B. Straulino la bottega posta nella detta casa, in cui esso Zuanne lavorava il suo mestiere di fabbro —; il — m. G.B. pure in perpetua permuta concede — la bottega posta nella medesima casa, da esso G.B. acquistata — con il contratto 24 dic. 1803 dal sig Zuanne Simonetti situata a tram. della bottega ad esso cessa ed innoltre — cede la sua porzione di grannaro sittuato in detta casa, coll’obbligo di non poter alzare senza l’assenso di detto G.B. —» (A.S.U., N., Domenico Cosattini, 10561, II, 96, f. 139r — 142r).
1809*Appartiene al falegname G.B. Straulini. Vi abita anche l’industriante Sebastiano Valussi (Registro delli aloggi, f. 36v).
1844, magg. 30°Giuseppe Straulini fu G.B. vende a Luigi Berghinz q. G.B. casa 1330 confinante lev. compratore, mezz. strada, pon. Orsola Berghinz Cucchiaro, tram. eredi Treppa (?) per L 1200 (not. Antonio Cosattini).
1852*Il n. 1330 appartiene a Mattia Lunazzi. Dei numeri 1330 A e 1330 B è proprietario Luigi Berghinz (Competenze, I, f. 36v).
1883*Scuola elementare privata gestita da Anna Lunassi (AVOGADRO, 132).
   
NOTE1Sui mobilieri Straolini: PICCO, Ricordi, 99.
1331
1801 Pietro Venuti (Nomenclatura, f. 50v).
1802, ag. 26 Pietro q. Giacomo Venuti vende a Cristoforo Berghinz fabbriche e fondi per d 5350 (A.S.U., N., Luigi Bertoldi, 10351, Istr. 1796-1806, f. 431v — 485v).
1809 G.B. Berghinz, possidente (Registro delli aloggi, f. 36v).
1823, apr. 12*Il commesso d’ornato Giuseppe Presani denuncia alla congregazione municipale: «Per una porcione del coperto crolatto di una casa sotto il c.n. 1331, in contrada Cicogna, di ragione eredi del fu sig. G.B. Berghins, fui chiamato dalli contigui affittuali per osservare ciò che è accaduto e ciò che può accadere. Questa porcion di casa è abbandonata ed il suo stato attuale è tutto crolante —» (A.S.U., C.A. I, 81/X, 1336 Orn. II C).
1852*I n. 1331, 1331 A, B appartengono a Orsola Berghinz, i n. 1331 C, D agli eredi del fu Angelo Berghinz (Competenze, I, f. 36v).
1883*Ambulatorio del veterinario Michele Venturini (COSMI-AVOGADRO, 102).
1332
1772, apr. 18 «— Giovanni q Francesco Simonetti, negoziante —, vende — a Zuane q. Giacomo e Zanetta iug. Stich — la casa posta nell’androna detta del Cicogna —, confina a lev. con — Giuseppe Cerna, a mezodi — Domenico Giorgino, pon. parimente ed a tram. strada — dell’androna —. E ciò per il prezzo — di L 1798, fanno d 290 —» (A.S.U., N., Antonio Marchi, 9866, I instr., 28, f. 68v — 69r).
1801 Cristoforo Berghinz (Nomenclatura, f. 50v).
1809 Giuseppe Perissenti, caffettiere (Registro delli aloggi, f. 37v — 38r).
 *Al momento è sfitta (ibid.).
1845, ag. 20*Eleonora e Luigia Parissenti, proprietarie della casa, chiedono «di riformare il pian terreno e terzo piano, in causa d’altra destinazione dei locali». Il progetto viene giudicato «tollerabile», anche se la deputazione d’ornato obietta che «sarebbe desiderabile che in asse della nuova porta proposta si aprisse una finestra per ogni piano uniformemente alle esistenti». Il 9 gennaio viene inflitta una multa ai proprietari, in quanto «si tenne la soglia della porta superiore a quella della finestra, il che opponesi alle più comuni regole del pubblico ornato e manca la costruzione della cornice con tubi — fino terra». Odorico Parissenti il 19 gennaio s’impegna ad eseguire i lavori entro ottobre. Il 21 dicembre l’ingegnere municipale G.B. Locatelli riferisce che nella casa è stata applicata la grondaia; ma non sono stati eseguiti i lavori relativi alla porta e alle finestre come prescritto nel monitorio (A.S.U., C.A. I, 406/1846/II, 5251 Orn. II C, con dis., firmato da Giuseppe Zandigiacomo).
1852*Eredi fu Angelo Berghin proprietari (Competenze, I, f. 36v).
1855, ag. 4*Il sac. Odorico Parissenti «ha divisato di riformare la facciata della sua casa in contrada Cicogna, marcata col — n. 1332 —» ed ottiene il nulla osta (A.S.U., C.A. II, 66/1855, 5712 Orn. II C, con dis.).
 °°Il disegno è firmato da «Edoardo Bon capomistro ».
1333
1801 Co. Antonino Antonini (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale il fornaio Lorenzo Bravo (ibid.).
1809*Appartiene ad Antonino Antonini. Vi abita il pistore Pietro Urbancigh (Registro delli aloggi, f. 37v).
1825, mar. 29 Il co. Daniele fu Antonino Antonini vende a Valentino fu Pietro Mini detto Tomada casa n. 1333. Confina lev. Giacomo Calice, mezz. Valentino Mini, pon. co. Alfonso Antonini, tram. calle Cicogna, per L 5000 (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10605, 3418).
1826, ott. 4 È di Valentino Mini (A.S.U., C.A. I, 100/1826/II, 3511 Orn. II C, con dis.).
 *Il proprietario chiede ed ottiene «di eseguire — alcune riduzioni, le quali portano una nuova distribuzione anco nella facciata esterna —».
1852*Valentino Mini Tomada proprietario (Competenze, I, f. 36v).
1876*Recapito delle levatrici Domenica Cararia e Maria Pascottini Agosti (COSMI-AVOGADRO, 98).
* Beccaria di via Cicogna
1644, giu. 9*«Mess. Pietr’Antonio Navarra, muraro in questa città promette et s’obbliga con la forza del presente instromento di fabricare con tutta la sua materia in un sito delli nobili — Leandro et fratelli q. — Floriano Antonini nella calle che dal borgo di Gemona conduce alla chiesa dei — Cappuccini, un luoco per far beccaria, coprendo detti muri di coppi e facendovi un camerotto et altro che da detti signori le sarà ordinato; e di dar principio ala detta fabrica domani e proseguirlo senza intromissione fin al compimento, che s’obliga darlo ala piϊ lunga fra un mese. Perché all’incontro il sudetto — Leandro — s’obliga di sodisfar le mercedi di tal fabrica et il prezzo dei cementi al detto Navarra fornita che sia l’opera, secondo là stima che sarà fatta da ser Gioseffo Piccolo, muraro in questa città, dalle parti hora eletto; et intanto le ha sborsato ducati dieci a tal conto —» (A.S.U., N., Bernardino Orgnani, 7321, X instr., f. 64r — 64v).
1808*«Fabbricato in borgo di Gemona, valutato L 1242,57. Affittuale Giacomo Cicogna per L 12,28. Anticamente questo fabbricato serviva ad uso di beccaria. Nel 1762 fu affittato al sig. Giacomo Cicogna. L’affitto annuale per L 12,28. Prima di detto anno si percepiva l’affitto di para 3 pernici (L 9,21) in ordine a locazione 16 sett. 1724. L’affittanza 1762 fu limitata ad un decennio. Ebbe il suo principio li 4 sett. 1762 e nel 3 sett. 1772 dovea esser risolta. Sussistendo però tuttora, considerasi rinovata d’anno in anno, e questo terminerà li 3 sett. 1808. Sia che alla scadenza si remori al sig. Cicogna o a qualche altro concorrente per via d’asta, può sperarsi un aumento d’affitto. Non tanto la situazione del fabbricato poco discosta dal centro della comune, quanto la propria configurazione non promettono generoso aumento sopra il valutato prezzo nel caso di verificabile alienazione« (A.S.U., C.A. I, 1/Attività e passività 1808, Relazione sulle attività, case e fabbricati, n.2).
1809*Relazione di Francesco Moretti al podestà. Descrizione sommaria della casa comunale in via Cicogna: «L’ubicazione di questo fabbricato è nel borgo di Gemona, ma in una cale che si dirama dal borgo chiamato Cicogna; picciolo essendo il fabbricato, e ad uso di magazzino, non è segnato da numero civico, ma è fraposto alli n. 1334 e 1335» (A.S.U., C.A. I , 1/Attività e passività).
1814, apr. 24*G.B. Bartolini, portavoce della deputazione d’ornato, denuncia al podestà: «Il coperto del locale detto le “beccheriette”, sito nella contrada volgarmente chiamata Cicogna, avendo in cattivo stato alcuni legni, minaccia rovina» (A.S.U., C.N., 180, 2228 Orn. 19).
1334
1801 Co. Antonino Antonini (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Antonia Bornichia (ibid.).
1809*Appartiene ad Antonino Antonini. Vi abita il fabbro Valentino Milanese (Registro delli aloggi, f. 37v).
1830, genn. 22°°Tracciato della «calle morta» che fino al 1830 collegava i fondi dell’ex convento di S. Lucia con via Cicogna (A.S.U., C.A. I, 168/1830/XIV, 320 Orn. II C, con dis.).
 °°Il disegno è firmato da «G.B. Cotterli».
1830, ag. 6*Antonio Bertuzzi, autorizzato «alla chiusura della calle morta in contrada della Cicogna» presenta disegno con firme degli interessati (A.S.U., C.A. I, 168/XIV, 3316 Orn. II C).
1852*Il n. 1334 I appartiene ad Alfonso Antonini, il n. 1334 II è di Elena Bertuzzi (Competenze, I, f. 36v).
1858*Filanda per seta con due fornelli gestita da Rosa Minuti (A.S.U., C.A. I, 648/XIV, Prospetto delle filande da seta riconosciute attive nell’anno 1858 in comune di Udine, n. 33).
1911, nov. 6*Al sindaco di Udine: «In prosecuzione del primo tratto del vicolo Cicogna, venendo da via Gemona, esisteva un tempo altra calle morta, larga m 2 circa, lunga m 50, fronteggiante dal lato di mezzodν coi fondi in mappa di Udine-città ai nn. 347, 362 e dal lato di tramontana coi fondi ai n. 345d, 346d. In seguito ad istanza 10 ott. 1829 n. 4399 dei proprietari frontisti di allora, la congregazione municipale — con provvedimento 23 genn. 1830 n. 320, per imminenti riguardi di pubblica e privata sicurezza e per viste sanitarie, accordò la chiusura di detta calle morta con l’apposizione di un portone da linearsi con le case attigue. Per tal modo detta calle venne — eliminata dalle strade comunali e l’area relativa passò nel patrimonio privato del comune, con divieto ai frontisti di alterare lo stato delle servitϊ cadenti sul fondo della calle, e che risultano descritte nel tipo prodotto dall’ingegnere d’ufficio al n. 320 li 22 genn. 1830. Rilevasi dal tipo stesso che la servitϊ di transito in quell’epoca spettava ai soli frontisti di mezzodν, che in fatto la esercitarono, anche dopo la costruzione del portone e per lo spazio di 80 anni, mediante due porte di accesso aperte sulla calle. I frontisti di settentrione invece esercitavano soltanto la servitϊ di luce mediante due finestre aperte nella casa Taddeo, e non transitarono, dopo la chiusura, mai per la calle per difetto di porte di accesso ai loro fondi. Esisteva anche servitù d’acquedotto, che si esercitava mediante un canale sotterraneo per la conduttura dell’acqua alla finanza. Forse l’esistenza di questo canale consigliò l’amministrazione di allora di non alienare l’area della strada soppressa. Il canale però da parecchi anni è stato ostruito ed abbandonato, onde, venuta meno la convenienza di conservare un diritto di proprietà dal quale il comune non ebbe a trarre, né trarrà mai alcun profitto, lo scrivente Tommasi G.B. fu Francesco, odierno proprietario di tutti i fondi che fronteggiano la calle dal lato di mezzodν per acquisto 23 giugno 1899, n. 19083, atti Rubbazzer, sarebbe disposto a rendersi acquirente del suolo stesso con tutti i diritti ed oneri derivanti dal provvedimento 23 genn. 1830 n. 320 della congregazione municipale della città di Udine —» (A.S.U., C.A. I, 168/XIV, con pianta).
1335
1801 Figlie del fu Francesco Cantoni, perito (Nomenclatura, f. 50v).
1809 Giacomo Mazzoni, farmacista (Registro delli aloggi, f. 37v).
1820, apr. 12 Maria q. Pietro Dini, ved. di Giacomo Pasquali, il sac. Domenico Degano e Valentina Pasquali vendono a G.B. q. Antonio Tadio, detto Principutti, «sedime con case, corte ed orto — in — calle — Cicogna — n. 1335; confina a lev. la calle —, mezz. calle senza uscita tende alla dogana, pon. fondi della dogana ed a tram. orto, cortivo e casa — Tadio —; quali immobili — sono stati assegnati giudizialmente in pagamento alli —venditori col decreto d’immissione — di questo — tribunale di Udine 14 febbr. 1818, n. 2076 —. Questa vendita — si fa — per it. — L 1850 —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10601, 2632).
1830, genn. 23 Decreto n. 320 con il quale si autorizza la chiusura del prolungamento della calle Cicogna (A.S.U., C.A. I., 168/XIV).
1852*I n. 1335 e 1335 A, 1335 F appartengono agli eredi Principutti (Competenze, I, f. 36v).
1911, nov. 6*Vedasi n. 1334.
1336
1801 Antonio Maniassi (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Francesco Romano (ibid.).
1804, febbr. 10 Margherita nata Cantoni ed Antonio Manias vendono ad Angela e Camilla Cantoni, sorelle di Margherita, la «casetta — con cortivo ed orto — unita alle case di loro abitazione in contrata — del — Cicogna — tenuta presentemente in affitto dalli eredi q. — Francesco Romano; confina a lev. contrada —, a tram. e mezz. Cicogna, ed a pon. parte — Anzola con casetta e cortivo e parte — Camilla con l’orto —. Questa vendita — fanno — pel — prezzo di d 800 —» (A.S.U., N., Ignazio Brunelleschi, 10162, IV instr., 508, f. 705r — 706r).
1809 Giacomo Mazzoni farmacista (Registro delli aloggi, f. 37v).
 *Vi abitano il filatoiaio Giuseppe D’Agosto e il cocchiere Giuseppe Boffin (ibid.).
1812 Osteria “Alle tortorelle” (Esercenti).
 *Gestione di G.B. Boffini (ibid.).
1852*Proprietà degli eredi Principutti insieme col n. 1336 A (Competenze, I, f. 36v).
1337
1801 Pascolo Mitri1 (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Pietro Raffaeli (ibid.).
1809*Appartiene al sagrestano Pasqualino Mitri. Vi abita il maniscalco Pietro Raffaelli (Registro delli aloggi, f. 37v).
1838, apr. 18 «— Nicolò Mitri, Anna Mitri Venier e Marianna Mitri Tavelio, fratello e sorelle del fu Pasqualino Mitri —, vendono — al — sig. Giacomo Lorio — una casa di muro coperta di coppi con cortivo, situata — nella calle Cigogna, portante il c.n. 1337 —, confina a lev. colla detta calle, mezz. — eredi q. G.B. Tadio e — fratelli q. G.B. Scala, pon. — r. finanza, tram. — eredi del q. Orlando Cigogna —. Questa vendita — si fa pel prezzo — di austr. — L 1800 —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10614, 5200).
1842, ag. 31*«— Giacomo q. Antonio Lorio — ed il sig. Biaggio q. Giuseppe Pecile negoziante —, dovendosi dal suddetto — Pecile costruire una fabbrica dal lato di tram. della casa di ragione Lorio, situata — in calle Cicogna al c.n. 1337 — per fare l’innalzamento sopra muro di proprietà del — Lorio, hanno fatto erigere il sottoposto disegno, — ed a fine di togliere qualunque insorgenza di quistione — sono — devenuti —» ad un accordo (A.S.U., N., G.B. Valentinis, 7/I, 97).
1843, ott. 7*Appartiene a Giacomo del fu Antonio Lorio (A.S.U., C.A. I, 359/IX, 7253 Orn. II C, con dis.).
1852*Giacomo Lorio proprietario (Competenze, I, f. 36v).
   
NOTE1Un atto del 12 genn. 1795 ricorda: «Il rev. — G.B. Burba, abitante in questa città, — a nome — del co. Nicolò Bisanti, erede del q. — co. — Antonino Antonini —, a livello francabile — concede a — Pasquale Mitri —, nonzolo della — chiesa del Ss.mo Crocifisso —, una casetta o sia stanza a pie’ piano con corticella annessa, situata nella contrada de’ pp. Cappuccini — fu — di detta eredità Antonini e prima Mitri, fatta escorporare dal q. — co. G.B. Antonini fratello di detto — Antonino, qual stanza e corticella confina a lev. strada publica di detta contrada, mezz. — Lugrezia Mitri ora Fasani, pon. e tram. — G.B. Cicogna —» (A.S.U., N., Antonio Cavassi, XIII istr., 9879, 797, f. 1216r — 1217r).
1338
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Vicenzo Marconi (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita l’industriante Marco Marconi (Registro delli aloggi, f. 37v).
1843, ott. 7*Biagio Pecile chiede di demolire e riedificare «la casa — n. 1138 e 1139 in calle Cicogna, che per sua vetustà pericolosa e crolante» si dovette l’anno precedente demolire «con sollecitudine». Ha ottenuto l’assenso del vicino proprietario del n. 1337, ma non quello del 1340; pertanto si è adattato ad «alzare un tempiaro di muro isolato vicino al suo — senza appoggiare — al suo muro; per cui resta una calisella stretta dimostrata nelli due disegni —». La deputazione d’ornato approva il progetto purché il portone venga ridotto da m 2,50 a m 2 in larghezza e sia eretto un muro nei modi indicati «per coprire lo sconcio» (A.S.U., C.A. I, 359/1843/IX, 7253 Orn. II C, con dis., firmato da Giuseppe del fu Valentino Presani).
1852*Proprietario Biagio Pecile (Competenze, I, f. 36v).
1874*Nella numerazione rossa le case 1338 e 1339 appaiono unite, anche se distinte in quattro numeri (Prospetti di confronto, 20).
1339
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Pietro Dominissini (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita l’agricoltore Pietro Dominissini (Registro delli aloggi, f. 37v).
1824, ott. 4*Vi abita Giuseppe Lanfritti, che ha negozio al n. 798 in Rialto (A.S.U., C.A. I, 89/X).
1843, ott. 7*Unita alla casa contigua. Vedasi n. 1338.
1852*Biaggio Pecile proprietario (Competenze, I, f. 36v).
1340
1801 Vincenzo Michieli, di Campolongo (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Anna Fara (ibid.).
1809*Appartiene a Vincenzo Michieli. Vi abita lo scodellaio Giacomo Storti (Registro delli aloggi, f. 37v).
1824, ott. 28*Vedasi n. 1341, nota.
1850, apr. 20*Indicata come abitazione di Antonio Alloi, uno dei ventisette morti a Venezia durante il «blocco» (A.S.U., C.A. I, 485, 207).
1852*I n. 1340, 1340 A B C sono di Tommaso Vincenzo Michieli (Competenze, I, f. 36v).
1876*Fabbrica di stoviglie di terracotta di Giovanni Chiaba1 (COSMI-AVOGADRO, 114).
   
NOTE1Per la fabbrica di ceramica Chiaba: PICCO, Udine vecchia. Negozi di terraglie e vetrami; PICCO, Ricordi, 146.
1341
1801 Orlando Cicogna1 (Nomenclatura, f. 50v).
 *«Sua abitazione» (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna2 che ne abita una parte. Nell’immobile sono inoltre ospitati il libraio Bortolo Darif3, il sarto Giovanni Cescutti, il negoziante Gregorio Gallo e il falegname Giacomo Cremona4 (Registro delli aloggi, f. 37v).
1852*I numeri 1341, 1341 A, B, C, D, E appartengono a Bettina Vianello; i numeri 1341 F, G sono di Francesco Rossi (Competenze, I, f. 36v).
1858*Filanda per setta con quattordici fornelli gestita da Orlando Lucardis (A.S.U., C.A. I, 648/XIV, Prospetto delle filande da seta, n. 34).
1876*Nella parte contrassegnata col n. 1341 C, falegnameria di Aurelio Morelli (COSMI-AVOGADRO, 93).
1937 Nella chiave del portone del cortile si vede uno scudo senza stemma.
   
NOTE1Esistono varie tracce di acquisti del Cicogna negli anni intorno alla metà del secolo XVIII, sia di case private sia di fondo pubblico, ma non sono citati a sufficienza i confini per permettere una identificazione col sito sul quale sorgerà l’abitazione. (Vedansi in particolare A.S.U., C.A., 14/28 e A.S.U., Notifiche, 131, f. 213r).
 2Nell’elenco dei pozzi, compilato dal capo del quarto quartiere in data 28 ott. 1824, è citata una casa di proprietà di Orlando Cicogna dotata di pozzo senza coperto. Il redattore la indica come n. 1340, ma si potrebbe pensare che si tratti invece di questa casa, che è la dominicale Cicogna, tanto piϊ che i documenti finora disponibili per la n. 1340 non indicano che quest’ultima appartenesse a detti Cicogna.
 3Per il Darif: COMELLI, Antiquariato librario, 166-167.
 4Il Cremona si fa propaganda sul “Giornale di Udine” (4, LXXXVI, 11 apr. 1974) per «graticci con reti a nuovo metodo per l’allevamento dei bachi da seta».
 5Per il Luccardi: PICCO, Ricordi, 132.
   
BIBLIOGRAFIA L. PALLADIO degli OLIVI-CAIMO DRAGONI, Memorie, 32; C. SOMEDA DE MARCO, Udine che scompare ed i filatoi di Giacomo Cicogna, 265-271.
1342
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 50v).
  «Sua stalla» (ibid.).
1809*Appartiene ad Orlando Cicogna. Vi abita il pistore Domenico Passero (Registro delli aloggi, f. 37v).
1852*Proprietà di Francesco Rossi (Competenze, I, f. 36v).
1343
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Teresa Rota (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita il sarto Antonio Del Bianco (Registro delli aloggi, f. 37v).
1852*Proprietà di Francesco Rossi (Competenze, I, f. 36v).
1344
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Caterina Bianchi (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita il falegname Daniele De Cilia (Registro delli aloggi, f. 37v).
1813, apr. 5*Maria n. Galizia, ved. di Francesco Gelmi, vende a Giuseppe fu G.B. Gervasutti «una — casa posta — nel borgo di Gemona — n. 1344 di tre appartamenti, compreso il pian terreno —. Questa — alienazione ha fatta — per il prezzo — di it. — L 1208,60» (A.S.U., N., Graziano Cantoni, 10234, 374).
1852*Francesco Rossi proprietario (Competenze, I, f. 36v).
1345
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Tommaso Del Bianco (ibid.).
1802, sett. 16*«Premendo al sig. Orlando q. — G.B. Cicogna — una porzione, di fondi per erigere una fabrichetta sul fondi delli sigg. Giuseppe q. G.B. Mesaglio ed Ellena q. G.B. Braida — zia e nipote, cosν esso — Cicogna, fato fare parola alli — Mesaglio e Braida per avere essi fondi di quantità di ps 58 pd 1/4 a retta linea —, li predetti Giuseppe ed Ellena zia e nipote — vendono al — sig. Cicogna una porzione di fondi d’orto — posto — nel borgo dei Cappuccini dal corpo di maggior summa, che confina a lev. e mezz. il — compratore, pon. e tram. li — venditori —. Ciò essi parti fanno — per il prezzo — che la quantità di fondi ps 58 pd 1 1/4 sia valutato a L 24 al passo, che val L 1398 per impianti in esso orto di morari, figari, susinari, viti da scavarsi, sono in n. 22 di poco aspetto; — tutto unito summa L 1418 s 9 —» (A.S.U., N., G.B. Borghi, 9863, IV instr., 370, f. 422v — 423r).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita l’industriante Teresa Broili (Registro delli aloggi, f. 37v).
1852*Francesco Rossi proprietario (Competenze, I, f. 36v).
1937 Piccolo fabbricato con un portone e piccola finestra sopra1.
   
NOTE1Il della Porta ne traccia uno schizzo.
1346
1801 Elena Braida (Nomenclatura, f. 50v).
1802, sett. 16*Vedasi n. 1345.
1809*Appartiene all’agente Giuseppe Braida (Registro delli aloggi, f. 37v).
1814, apr. 18*Giuseppe Braida chiede il permesso di aprire «due finestre in primo piano della di lui casa — n. 1346» e di sostituire «li soiari di piena invece di quelli attualmente esistenti di mattoni». Inoltre «ad un’altra terza finestra a pian terreno, che dà lume ad un tinello è determinato di fare la medesima operazione. Similmente è in determinazione di sostituire alla porta d’ingresso — un portoncino di pietra a volto —». La deputazione d’ornato approva (A.S.U., C.N., 180, 2078 Orn.).
1824, apr. 12*«— Giuseppe q. G.B. Mesaglio detto Braida — e — Maria n. dal q. G.B. Mesaglio detto Braida di lui sorella, moglie separata del sig. Paolo Candussio —, dichiarano di possedere la casa — situata — nel borgo — dei Cappuccini — portante li c.n. 1346, 1347 e 1348, confina a lev. e mezz. con casa e fondi del sig. Orlando Cicogna, a pon. il r. demanio ed parte — Francesco q. Antonio Barbetti ed a tram. — il borgo dei Cappuccini — ed essendo per equivocho al caso della formazione della mappa censuaria il tutto statto intestatto al solo nome del sig. Mesaglio Braida Giuseppe q. G.B. li stessi comparenti — instano che il — conservatore abbia a fare l’amenda —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10309, 1859).
1852*Proprietà di Braida Mesaglio (Competenze, I, f. 36v).
1856, lugl. 23*Giulia Candussio Andervolt «avendo divisato di fare delle modificazioni della propria casa posta — al c. n. 1346, presenta — tipo —» (A.S.U., C.A. II, 66/1856, 5124 Orn. II C, con dis., firmato dall’imprenditore Leonardo Rizzani).
1883*Rivendita di liquori e commestibili diversi di Nicolò Miotti (AVOGADRO, 147).
1347
1801 Elena Braida (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale G.B. Rumignano (ibid.).
1809*Appartiene all’agente Giuseppe Braida. Vi abita l’agricoltore Pietro Rumiani (Registro delli aloggi, f. 37v).
1824, apr. 12*Vedasi n. 1346.
1852*Proprietà Braida Mesaglio (Competenze, I, f. 35v).
1876*Rivendita di liquori e commestibili diversi di Marco Azzan (COSMI-AVOGADRO, 99).
1348
1801 Elena Braida (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Giuseppe Venier (ibid.).
1809*Appartiene all’agente Giuseppe Braida. Vi abita l’industriante Giuseppe Venier (Registro delli aloggi, f. 37v).
1824, apr. 12*Vedasi n. 1346.
1824, lugl. 15*Proprietà di Maria Mesaglio, che acconsente alle modifiche della casa n. 1349, vedasi.
1831, sett. 22*Maria Braida, proprietaria della casa, ha «divisato di aprire una finestra che sta perpendicolare alla porta del pian terreno». Il progetto non è approvato (A.S.U., C.A. I, 182/V, 4172 Orn. II C, con dis.).
1852*Proprietà Braida Mesaglio (Competenze, I, f. 36v).
1349
1801 Don Nicolò Tami (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Antonio Barbetti (ibid.)
1801, sett. 23*«— Giacomo q. Bortolo Tami —, per conto — del rev.mo — Niccolò, di lui fratello —, ha — a livello affrancabile concesso al sig. Antonio q. Giuseppe Barbetto — una di loro casa, posta in borgo di S. Giustina con aderente cortivo e fondi, abitata in ora dallo stesso Barbetto in figura d’inquilino, e che ha per confine a sol levado e mezz. — Ellena Braida, pon. — Giacomo Bonano, loco Manin, ed a tram. strada pubblica —. E questa — allienazione — fa — per il prezzo — di d 900 —» (A.S.U., N., Graziano Cantoni, 10216, XII instr., 1533, f. 2434r — 2435r).
1809 Antonio Barbetti (Registro delli aloggi, f. 37v).
1824, lugl. 15 Viene alzata a tre piani (A.S.U., C.A. I, 89/1824/X, 3107 Orn. II C, con dis.).
1824, ott. 13 È di Francesco Barbetti. Vedasi n. 1350.
1834, mar. 12*Francesco q. Antonio Barbetti presenta progetto per ampliare porta e finestra del pian terreno. Il permesso gli viene concesso (A.S.U., C.A. I, 219/I, 1048 Orn. II C, con dis.).
1852*Francesco Barbetti proprietario (Competenze, I, f. 36v).
1868°È di Sebastiano q. Giuseppe Broili. Viene riformata (A.M.U., Ornato, 1865-1873).
1350
1797, nov. 22*Pietro Manin «ha venduto — al cittadino Gaetano Pariotti q. altro Gaetano — una casa — di detti cittadini Manin, situata nel borgo dei Capucini —, veniva tenuta in affitto semplice da Pietro Ceschi in virtϊ di locazione 16 maggio p.p., che confina a lev. rev. — Giacomo e fratello Tami, a mezz. eredi della q. — Maria Braida parte e parte — monastero di S. Lucia, a pon. — Elisabetta Tami ed a tram. strada — del borgo —. E questa — vendita ha fatta — il predetto cittadino — pel — prezzo di d 310 — fanno L 1922 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea P aderni, 9979, XXXVI istr., 2613, f. 3548v — 3549r).
1801 Carlo Bonani (Nomenclatura, f. 50v).
1804, ag. 20 «— Carlo figlio — del sig. Natale Bonano — cede — a — Sabbata q. Sebbastiano Rocco — una casa — situata nel borgo de’ Cappucini — che confina a lev. rev. — Giacomo e fratello Tami, a mezz. eredi della q. — Maria Braida — e — monastero di S. Lucia, a pon. — Elisabetta Tami ed a tram. strada — del borgo —; qual casa è stata acquistata dalle mani delli — Lodovico e nipoti Manin, con instrom. 22 nov. 1797 in note del — nod. Paderni, dal sig. Gaetano q. altro Gaetano Periotti, il quale dichiarò poscia di averne fatto l’acquisto per conto del — Bonano —. E questa — vendita — fa il — Bonano pel — prezzo di d 500 — fanno L 3100 —» (A.S.U., N., Antonio Cassacco, 10578, III instrom., 240, f. 282v — 284r).
1809 Domenico Rocco, facchino (Registro delli aloggi, f. 37v).
1824, ott. 13 È di Luigi Rocco. Chiede di alzarla (A.S.U., C.A. I, 100/1825/II, 4223 Orn. II C, con dis.).
[1837]°°Vedasi n. 1351.
1852*Luigi Broili proprietario (Competenze, I, f. 36v).
1351
1801 Elisabetta Tami (Nomenclatura, f. 50v).
1809*Appartiene al domestico Giovanni Linz, che vi abita, e a Teresa e sorelle Tami (Registro delli aloggi, f. 37v).
1824, ott. 13 Angela Tami. Vedasi n. 1350.
1826, ag. 1*«— Zuanne q. Giuseppe Linzi — vende — al — sig. Giuseppe Tomasoni q. G.B. le sudescritte sue proprietà: — casa in contrada detta di S. Giustina, dirimpetto al fu convento delli — Cappuccini, con l’annesso orticello, ed attinente stalletta piantata nel cortile promiscuo delli eredi — Tami e col ius d’ingresso e regresso per il sottoportico, esclusa però la sola stanza sottoposta all’abitazione di essi — Tami, le quali case tutte nel loro complesso confinano a lev. sig. Luigi Rocco, rappresentante — Carlo Donan loco — Manin e parte eredi Tami, mezz. e pon. il — demanio, rappresentante il soppresso monastero di S. Lucia ed a tram. strada pubblica, faciente parte del c.n. 1351 —; prezzo it. L 2790 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10466, 5171).
1832, genn. 13*«— Sebastiano Onofrio — vende — al sig. Vincenzo Gattolini — una stanza terranea con ingresso sulla pubblica strada, sottoposta e faciente parte della casa situata in — contrada — de’ Cappucini al c.n. 1351, della superficie il fondo della detta stanza di m2 21 — per austr. — L 400 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10478, 8096).
1833, mar. 28*Vincenzo Gattolini, «proprietario della casa — n. 1351 —, desidera di ampliare la finestrella a pian terreno riducendola piϊ bassa ed a livello colla sua linea superiore dell’architrave della porta attigua». Il progetto è approvato (A.S.U., C.A. I, 206/I, 1214 Orn. II C, con dis.).
[1837]°°Prospetto di riforma della facciata della casa n. 1351 A (A.S.U., C.A. I, 269/1837/III Orn. II C, con dis.).
1839, febbr. 22*Giovanni Tomasoni vuole «aprire una porta d’ingresso ove attualmente esiste una finestra — in una casa di propria ragione — al c. n. 1351 B —». Il progetto è «tollerato» (A.S.U., C.A. I, 299/XX).
1839, apr. 15 È di Luigi Rocco. Domanda di ridurla a tre piani di quattro finestre (A.S.U., C.A. I, 299/1839/XX, 987 Orn. II C, con dis.).
1839, magg. 27*La deputazione d’ornato chiede un secondo progetto, presentato il 27 maggio. Segue l’approvazione (A.S.U., C.A. I, 299/1839/XX, 2733 Orn. II C, con diss.).
 °°Il disegno è firmato da «Simone Periotti P.o Ing.e».
1852*I nn. 1351 e 1351 A sono di Luigi Broili Rocco, il n. 1351 B appartiene a Giovanni Tomasoni (Competenze, I, f. 36v).
1876*Laboratorio del pittore decoratore Giuseppe Zilli1 (COSMI-AVOGADRO, 110).
   
NOTE1Per lo Zilli: BERGAMINI-SERENI, Tra case e palazzi, 92, 266; PICCO, Caffè della nave; S[ACCOMANI], Il ristauro, 15, 42.
1352
1801 Mm. di S. Lucia (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Angelo Cantono (ibid.).
1809*Appartiene al demanio. Vi abita il pistore Michele Sdrencigh (Registro delli aloggi, f. 37v).
1831, ott. 31*Giuseppe Pilosio, capo del quarto quartiere, denuncia alla congregazione municipale l’imminente pericolo di crollo della «linda» sull’ingresso del locale della finanza (A.S.U., C.A. I, 182/V, 4788 Orn. II C).
1834, giu. 28*Avviso d’asta per «la selciatura del borgo de’ Cappucini lungo la linea che fronteggia la casa di ragione demaniale al c.n. ,1352» (stampato, A.S.U., C.A. I, 219/I).
1852*Proprietà della r. finanza (Competenze, I, f. 36v).
1883*Domenico Tosolini vi gestisce un noleggio di cavalli (AVOGADRO, 141).
1353
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Domenico Zaina (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita l’agente Domenico Zaina (Registro delli aloggi, f. 37v).
1833, ott. 31*«Lucietta ved. del fu — G.B. Masolini — e Maria ved. del fu — sig. Michiele De Vit, Elisabetta ed il sig. G.B. — fratelli, figli dell’ora def. — Orlando Cicogna —, questi anco qual mandatario del tutore e padre della minore — Catterina Battigh —, vendono — al — sig. Valentino Cividino — una casa coperta di coppi, sita — nel borgo dei Cappuccini — n. 1353 —; confina a lev. il — demanio, mezz. il — demanio e mons. can. Colossis, pon. lo stesso can. Colossis, a tram. strada pubblica —. Il prezzo della casa — venne — determinato in austr. lire tremilleseicento —» (A.S.U., N., Giovanni Clochiatti, 4817, 1450).
1852*Appartiene a Valentino Cividini (Competenze, I, f. 36v).
1937 Casa a due piani di tre finestre. Nella chiave del portoncino scudo e sotto MDCCXXXX.
1354
1801 Co. Livio Colossis (Nomenclatura, f. 50v).
 *Affittuale Maddalena Feruglio (ibid.).
1809*Appartiene a Lucio e fratelli Colossis. Vi abita il calzolaio Michele Zanetti (Registro delli aloggi, f. 37v).
1850, genn. 3°Il nob. Carlo di Antonio Policreti vende a Giovanni ed Angelo fu Nicola Bonanni case con cortivi n. 1354, 1355 da A sino a E, 1356 da A sino a C, per L 17000 (not. Giacomo Someda).
1852*Appartiene ad Angelo Bonani (Competenze, I, f. 36v).
1876*Falegnameria di Giuseppe Degani (COSMI-AVOGADRO, 93).
1355
1801 Co. Livio Colossis (Nomenclatura, f. 50v).
 *Case interne affittate e segnate dal n. 7 al n. 16 (ibid.).
1809*Appartiene a Livio e fratelli Colossis. Vi abitano la lavandaia Maria Marcuzza, il facchino Francesco Feruglio, l’industriante Valentino Bidino, il calzolaio G.B. Scrosoppi, il mugnaio Francesco Dario, il facchino Antonio Chiapolino, l’industriante Marco Gervasio, il facchino Giuseppe Feruglio, l’industriante Antonio Feruglio e il facchino G.B. Bon (Registro delli aloggi, f. 37v).
1852*I n. 1355, 1355 A - K appartengono ad Angelo Bonani (Competenze, I, f. 36v).
1876*Nella parte censita 1355 C, magazzino di vino all’ingrosso di Sante Bianchi; in quella marcata col n. 1355 K, studio dell’ing. Antonio Rizzani (COSMI-AVOGADRO, 97, 113, 116).
1883*Nella parte censita 1355 C, laboratorio del fabbricatore di strumenti a corde Luigi Zugolo (AVOGADRO, 146).
   
BIBLIOGRAFIA QUARGNOLO, Il Rex-Friuli cinema anfibio.
1356
1801 Co. Livio Colossis (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Nicola Scubla (ibid.).
1809*Appartiene a Livio e fratelli Colossis. Vi abitano il linaiolo Nicola Angeli, l’agricoltore Michele Cainero, il fabbricante di carni Pietro Iacotti, l’industriante Orsola Del Torre e il sellaio Paolo Scubli (Registro delli aloggi, f. 37v — 38v).
1835, genn. 3*«— Giuseppe Pianta — vende — la terza parte dell’— immobile in esso pervenuta per eredità — materna (decr. 14 ott. 1834 —) la di lui sorella — Angela Pianta Colussi — cioè la — terza parte della casa in Udine nel borgo di Gemona — n. 1356 — che —confina a lev. l’alveo della roia, mezz. casa e corte del — Gervasoni, pon. strada pubblica ed a tram. particolare —. La — vendita viene fatta — pel prezzo — di austr. L 685,70 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10484, 9570).
1845, nov. 12°Giuseppe q. G.B. Moro, detto Bello, vende al rev. Pietro Bianchi una casa nuova in borgo Cappuccini al mapp. n. 639, confinante lev. eredi Colossis (1354), mezz. Barbetti Baldissera Domenica, pon. Moro e Periotti, tram. borgo, per L 6500 (not. Antonio Cosattini).
1852*I n. 1356, 1356 A, E sono proprietà di Angelo Bonani (Competenze, I, f. 36v).
1357
1801 Eredi nob. Francesco Asquini (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale G.B. Piola (ibid.).
1809 Bortolo Picco, oste (Registro delli aloggi, f. 38v).
1812 Osteria “All’uccelletto” (Esercenti).
 *Gestione di Bortolo Picco (ibid.).
1824, ott. 28*Nell’elenco, compilato dal capo del quarto quartiere, è citata la casa n. 1357, che appare dotata di un pozzo (A.S.U., C.A. I, 88/X).
1825, giu 4°°Vedasi n. 1224.
1829, mar. 26 Bortolo fu Pietro Picco vende la casa 1357 per L 1121,38 a Elisabetta Albini, moglie di Domenico Pletti. «Confina a lev. G.B. Colussi, sive li suoi eredi, mezz. —contrada di S. Giustina pon. e tram. Domenico Pletti —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10473, 6795).
1831, genn. 31 Elisabetta Albini Pletti la vende a Giacomo di Antonio Gabaglio per L 1121,38 (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10476, 7646).
1833, mar. 28 È di Giacomo Gabaglio, che domanda di ridurre la casa a due piani di due finestre (A.S.U., C.A. I, 206/1833/I, 1214 Orn. II C, con dis.).
1852*Appartiene a Giacomo Bagaglio (Competenze, I, f. 36v).
1858*Filanda per seta con sedici fornelli gestita da Giacomina Gabaglio (A.S.U., C.A. I, 648/XIV, Prospetto delle filande da seta riconosciute attive nell’anno 1858 in comune di Udine, n. 36).
1867, dic. 22*Il capo del quarto quartiere comunica alla giunta municipale che nella «casa al c.n. 1357, di proprietà del sig. Antonio Berghinz — minacia di cadere nella sottoposta strada la linda, a rischio e pericolo dei transeunti». Segue, in data 24 dic., la perizia dell’ingegnere municipale che conferma la denuncia. Il 21 genn. il Berghinz risponde al foglio di diffida, spiegando che la casa, dopo lunga lite, è stata finalmente dichiarata di sua proprietà. Promette pertanto di restaurare la facciata. Il 14 febbraio l’ingegnere municipale G.B. Locatelli riferisce che il lavoro della grondaia è urgente. Ne deriva un’ingiunzione del sindaco in data 14 febbr. (A.S.U., C.A. I, 878/IV, 14018 Orn. II C).
1358
1801 Eredi nob. Francesco Asquini (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale G.B. Colossi (ibid.).
1809*Appartiene al falegname G.B. Colussi (Registro delli aloggi, f. 38v).
1831, sett. 26*Giuseppe Pontoni «desiderando — di rendere la porta della sua casa — al n. 1358 piϊ regolare» presenta progetto, che viene approvato (A.S.U., C.A. I, 182/V, 4226 Orn. II C).
1852*Proprietà di Giovanni Pontoni (Competenze, I, f. 36v).
1359
1801 Giovanni Rioli (Nomenclatura, f. 51v).
1809*Appartiene all’oste Giovanni Rioli (Registro delli aloggi, f. 38v).
1812 Osteria “Al Cucco” (Esercenti).
 *Gestione di Giovanni Rioli (ibid.).
1852*Appartiene a Giuseppe Rioli (Competenze, I, f. 36v).
1360
1801 Filippo Ceccini (Nomenclatura, f. 51v).
1809*Appartiene al sarto Filippo Passalenti, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 38v).
1852*Proprietà di Filippo Cecina (Competenze, I, f. 36v).
1361
1708, magg. 18 «Possedendo — Camilla Isabella della Porta due casette — nel borgo di S. Giustina, di ragion della già — Flavia de Rubis sua madre, fu moglie in primi voti del q. — Giovanni della Porta, et essendoli capitata occasione di vender le medesime per stima di perito a — Antonio Moses, q. Alessandro —, impartisse tutta la facoltà alla nob. — Teodora n. co. Salamoni, fu moglie in secondi voti del — q. Giovanni di lei padre, di stipular l’instrumento della vendita —» (A.S.U., N., Guglielmo Bonecco sen., 8082, XIX instr., f. 4v — 5r).
1708, magg. 23*«— Teodora, nata co. Salamoni, fu moglie in secondi voti del nob. — Giovanni delle Porta —, in ordine alla facoltà impartitali nell’atto 18 corr. —, per nome della suddetta — Camilla, Isabella — vende — esse case — a d. Antonio Moises q. Alessandro —. Et questo fa — per il prezzo — di d 380 L 3 s 18 — ressultante dalla stima Capodaglia 20 marzo ultimamente — fatto di consenso delle parti —» (A.S.U., N., Guglielmo Bonecco sen., 8082, XIX instr., f. 5r — 7r , con descrizione e stima di Filippo Capodagli f. 7r — 10r).
1731, mar. 19 «— Pietro Moises — q. Domenico, hora comorante nella città di Gorizia —, ha — venduto — con — consenso — di Giacoma, sua sorella, a — Antonio Passalenti q. Angelo — una casa di muro, coperta di coppi, posta — nel borgo di S. Giustina, acquistata già per — q. — Antonio, padre del venditore, dalla nob. — Teodora della Porta, per la stima all’hora fatta dal sig. Filippo Capodaglio perito, come fu detto constar instrom. 16 maggio 1708, per mano dello sp. —Guglielmo Bonecco not. —, che confina a lev. con case del convento delle Grazie, mezzog. strada publica, pon. Lorenzo Gosizziz e parte nob. di Toppo et ai monti il nob. — Francesco Asquino Contrino —. E questa vendita ha fatto — per il prezzo — di d 210 —» (A.S.U., N., Francesco del fu Andrea Brunalleschi, 8302, XXV instr., f. 19v — 20v).
1801 Domenico Follini (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Giuseppe Broili (ibid.).
1809*Appartiene a Domenico Follini. Vi abita il falegname Giovanni Vicario (Registro delli aloggi, f. 38v).
1852*Proprietà di Giuseppe Urbanis (Competenze, I, f. 36v).
1362
1646, nov. 10*Nella «guerra col Turco» i padri delle Grazie affittano le case di via S. Giustina per alloggiare i corsi (B.C.U., ms. A. XVI, Alloggi, f. 34r).
1801 Rr. padri Serviti delle Grazie (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Antonio Giuli (ibid.).
1809 È del demanio (Registro delli aloggi, f. 38v).
 *Vi abita Rosa Di Giulio, «indigente» (ibid.).
1812, ag. 14 Il demanio vende la casa 1362 a Carlo fu Giuseppe Giudice (A.S.U., N., Antonio Lorio, 10425, 631).
 *Vi è annessa la perizia dell’ing. Bianchi (ibid.).
1813, apr. 5 Carlo Giudice vende la casetta 1362 per L 400, «confinante nei due venti di lev. e tram. con — Vincenzo del fu Giacomo Moro in loco Rizzi, a mezz. — borgo ed a pon. con casa e corte — de’ figli del fu — Domenico Folini» a Giovanni Vicario (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10298, 385).
1819, ott. 27 È di Giuseppe Fabricio. Fu alzata a due piani (A.S.U., C.A. I, 24/XI, 4047 Orn. II C, con dis.).
1825, magg. 2 Giuseppe q. Antonio Fabrizio vende a Paolina Rizzi, ved. Vicario, la casa 1362 «confinante a lev. e tram. con casa e fondi del sig. Vincenzo Moro in loco Rizzi, a mezz. il — borgo, ed a pon. i figli del fu — Domenico Folini, cioè con casa al n. 1361. La qual casa veniva — abbitata dal venditore Viccario e dalla — sign. Paolina Rizzi di lui moglie. Mancò poi di vita — Giovanni Viccario e ciò nonostante la — sign. Paolina continuò, in figura di affittuale, ad abbitare la casa —; e, perché minacciava rovina, ottenne il permesso dal sig. Fabrizio di riattarla ed in conseguenza ne ha la stessa fatto dei notabili miglioramenti in somma rilevante; e conoscendo il — Fabrizio non essere in suo interesse di pagare a detta — Paolina la grossa somma importatta da detti miglioramenti, ha ciò stante — esibito a detta — Paolina di fargli la — vendita della — casa — per lo prezzo che fu da — lui acquistata; ed adderendo di buon genio essa —, quindi è che essa — ha qui — esborsato la somma di it. — L 450 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10310, 1986).
1850, genn. 27 Anna Vicario del Bianco vende la casa 1362 per L 2000 a Santo fu Antonio Feruglio (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/V, 1993).
1852*Proprietà di Tommaso Del Bianco (Competenze, I, f. 37v).
1363
1801 Giacomo Rizzi (Nomenclatura, f. 51v).
1809*Appartiene allo scodellaio Giacomo Rizzi, che vi abita1 (Registro delli aloggi, f. 38v).
1809, febbr. 22*«— Giacomo del deffonto Simone Rizzo, detto Geatto —, cede — in patrimonio ecclesiastico al di lui figlio — Antonio Rizzo — la casa — posta nel borgo de’ Capuccini al c.n. 1363, descritta — nella — operazione — delli pubbl. per. — Pietro Borghi e Giuseppe Feruglio —, del valore — d’it. L 5689,47 —». Nella stima si precisa che si tratta di «fabbriche di muro coperte di coppi che comprendono cinque stanze, stalla e porzione di cortivo a pie’ piano, cocina, camera, camera e stanze in primo solaro e granai sopra; tutto unito confina a lev. casa di questa ragione marcata col c.n. 1364, sig. Orlando Cicogna e parte fabbrica, pur di questa ragione, che serve ad uso di fornace per terraglia; mezz. borgo sudetto de’ Cappuccini, pon. r. demanio loco delli — Serviti — delle Grazie e — Domenico Folini ed a tram. cortivo restante oltre Domenico e Leonardo fratelli Minotto e detto — Cicogna —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10584, 110).
1810, ag. 20*Vedasi n. 1364.
1810, sett. 7*Vincenzo Moro concede in affitto semplice al sig. Benuzzi per nove anni «porzione della fabrica e fondo situata nel borgo de’ Capuccini — al n. 1363» (A.S.U., N., Francesco Nicolettis, 10622, Rep. II, 355, f. 8v).
1852*I n. 1363, 1363 A, 1363 B sono di proprietà di Lorenzo Rizzi (Competenze, I, f. 36v).
   
NOTE1Per Giacomo Rizzi: PICCO, Udine vecchia, negozi di ferraglie.
1364
1801 Giuseppe Olimpio (Nomenclatura, f. 51v).
1809 Giacomo Rizzi, scodellaio1 (Registro delli aloggi, f. 38v).
 *Inquilino è il facchino Antonio Paesani (ibid.).
1809, febbr. 22*Fornace per terraglia. Vedasi n. 1363.
1810, ag. 20*Giacomo del fu Simone Rizzi, detto Geatto, nativo di Udine e domiciliato in comune di Zoppola, vende a Vincenzo del fu Giacomo Moro le case n. 1363, 1364, con fabbriche interne annesse (A.S.U., N., Francesco Nicolettis, 10622, Rep. II, 345, f. 6v).
1845*Proprietà di Antonio e fratelli Moro. Vedasi n. 1365.
1852*I n. 1364 e 1364 A appartengono ai fratelli Moro (Competenze, I, f. 36v).
1874*Il complesso delle case 1364 A e 1365 è distinto nei tre numeri 1786, 1787, 1788 rossi (Prospetto di confronto, 118).
1876*Nella casa che comprende i vecchi numeri 1364 A e 1365, falegnameria di Andrea Deison (COSMI-AVOGADRO, 93), segnalata anche nel 1883 (AVOGADRO, 144).
   
NOTE1Vedasi n. 1363.
1365
1801 Gaetano Del Negro (Nomenclatura, f. 51v).
1809 Giacomo Rizzi, scodellaio, e Gaetano Pariotti, impiegato (Registro delli aloggi, f. 38v).
 *La parte dei Rizzi è abitata dall’industriante Antonia Veneziana e quella del Pariotti dall’industriante Giacoma Moro (ibid.).
1845, ott. 27*Istrumento divisionale tra Anna madre e figli Periotti: «— A pareggio della quarta parte dell’eredità del fu — Gaetano Periotti, competente al figlio — Giovanni Giuseppe Periotti —», viene assegnata la casa n. 1365 «— cui confina a lev. — G.B. Cicogna, mezz. borgo Cappuccini, pon. Moro Antonio e fratelli ed a tram. Geatti —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10512, 17569).
1852*Il n. 1365 appartiene a Santo Canetti. Il n. 1365 A appartiene ai fratelli Moro (Competenze, I, f. 36v).
1876*Vedasi n. 1364.
1366
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Gioseffa Chiappolina (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita il sarto Pietro Rossi (Registro delli aloggi, f. 38v).
1834, febbr. 5*Proprietà Cicogna. Vedasi n. 1368.
1845*Proprietà di G.B. Cicogna. Vedasi n. 1365.
1852*Proprietario Santo Canetti (Competenze, I, f. 36v).
1367
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Anna Daneluti (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita il pistore G.B. Bertoli (Registro delli aloggi, f. 38v).
1852*Proprietà di Giacomo Feruglio (Competenze, I, f. 36v).
1368
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Giuseppe Bertoli (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita il macellaio G.B. Minotti (Registro delli aloggi, f. 38v).
1834, febbr. 5*G.B. del fu Orlando Cicogna vende a Luigi fu Domenico Rocco «— due case di muro, coperte di coppi, con stanza terranea e fenile sopra interna al cortivetto della casa — n. 1368, coi rispettivi fondi di cortivo — con la mittà dei muri di cinta a pon. e tram. — e col deritto dell’acquistante Rocco di poter innalzare il coperto della — casetta interna ad uso di stalla quarte tre al di sopra del coperto —; confinano a lev. con la restante casa — delli — Cicogna, a mezz. il — borgo dei Cappucini, a pon. con la casa — n. 1366 e cortivo di — Cicogna ed a tram. similmente — Cicogna —. La vendita — viene — fatta — per — austr. — L 3740 —» (A.S.U., N., Osvaldo Cicogna, 10314, 2849).
1843, giu. 30°Luigi fu Domenico Rocco1 vende la casa 1368, per L 3600, a Girolamo q. G.B. Cantoni (Atto privato, not. Antonio Cosattini).
1852*Girolamo Cantoni proprietario (Competenze, I, f. 37v).
   
NOTE1Il Rocco tuttavia rimane ad abitare in borgo dei Cappuccini, come attesta un documento del 19 genn. 1849: «— Luigi Rocco, abitante in — borgo Capuccini, è persona morigeratissima —, possiede convenienti capitali quanti bastano per provedere il quantitativo delle galette occorrenti all’attivazione di otto o dieci fornelli per sostenere innerenti spese della filatura e tessitura —» (A.S.U., C.A. I, 465, 62).
1369
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Paolina Orgnani (ibid.).
1809*Appartiene ad Antonio Cicogna. Vi abita Antonia Orgnani (Registro delli aloggi, f. 38v).
1834, febbr. 28 G.B. Cicogna Romano vende per L 4200 ad Antonio fu Giovanni Frezza «una casa coperta da coppi — posta nel borgho detto dei Capucini — al c.n. 1369 —» (A.S.U., N., Giovanni Zancani, 638, 3757).
1850, magg. 28 Margherita Del Fabbro vende la casa n. 1369, per L 7000, a Luigi Pacassi (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/V, 2085).
1852*Appartiene a Luigi Pacasso, detto Cividino (Competenze, I, f. 37v).
1858*Filanda per seta con cinque fornelli gestita da Teresa Minotti Pacassi (A.S.U., C.A. I, 648/XIV, Prospetto delle filande da seta riconosciute attive nell’anno 1858 in comune di Udine, n. 35).
1876 Osteria “Alla società” (COSMI-AVOGADRO, 107).
 *Gestione di Luigi Pacassi (ibid.).
1883*Noleggio di cavalli gestito da Giovanni Minotti (AVOGADRO, 141).
1370
1801 Orlando Cicogna (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Domenico Degano (ibid.).
1809*Appartiene a Orlando Cicogna. Vi abita il calzolaio Domenico Degano (Registro delli aloggi, f. 38v).
1824, lugl. 14 È di Girolamo e Antonio fratelli Venerio (A.S.U., C.A. I, 89/X, con dis.).
 *I proprietari chiedono ed ottengono di «cambiare il portone» (ibid.).
1841, magg. 8*Valentino Driussi «dimanda che li venghi conseso di ricostruire la faciatta in Udine borgo Capusini al c. n. 1370». La deputazione d’ornato giudica «tollerabile» il progetto. Il 20 genn. 1846 il proprietario è colpito da multa per mancata costruzione della grondaia secondo le leggi vigenti. Il 6 febbr. il Driussi s’impegna a compiere i lavori e il 21 dic. l’ingegnere municipale G.B. Locatelli riferisce alla congregazione municipale che l’opera è compiuta (A.S.U., C.A. I, 406/1846/II, 3137 Orn. II C, con dis.).
1852*Appartiene a Valentino Driussi (Competenze, I, f. 37v).
1371
1801 Gottardo Venerio e nipoti (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Paolo Toso (ibid.).
1809*Appartiene a Girolamo e fratello Venerio. Vi abita l’industriante Maria Biancuzzi (Registro delli aloggi, f. 38v).
1840, lugl. 9 Girolamo ed Antonio Venerio vendono ad Antonio di Pietro Ternoldi «una — casa con fondi e corticella, situata nel borgo di S. Giustina — n. 1371, che confina a lev. colla pubblica strada del borgo —, mezz. con Driussi Valentino loco Cicogna, pon. parte — Margheritta Del Fabro loco suddetto e parte Colugnatti Pietro e verso tram. termina la corticella in angolo acuto —. Questa — vendita viene fatta — pel prezzo — di austr. L 850 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10496, 13126).
1852*Appartiene ad Antonio Venerio (Competenze, I, f. 37v).
1858*Filanda per seta con due fornelli, gestita da Regina Raffaelli Troiani (A.S.U., C.A. I, 648/XIV, Prospetto delle filande da seta riconosciute attive nell’anno 1858 in comune di Udine, n. 37).
1372
1801 Francesco Magrino1 (Nomenclatura, f. 51v).
1809*Appartiene all’agricoltore Francesco Magrino1, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 38v).
1812 Osteria “Alla colonna di ferro” (Esercenti).
 *Gestione di Giuseppe Soiaro (ibid.).
1852*Appartiene a Pietro Magrino.
   
NOTE1I Magrini avevano altre proprietà nella zona, tra le quali, comperata da Domenico e Francesco Cantone il 13 giugno 1801, «una porzione di fabrica coperta di paglia, parte ad uso di aria e parte ad uso di stalla, con cortivo, situata nella calle detta del Brollo dei — pp. Capucini in borgo di S. Giustina —, stata acquistata dal q. — Angelo Cantone zio delli — fratelli Cantoni con instr. 3 giugno 1796 dello sp. — Marco Grisoli not. —» (A.S.U., N., Girolamo Cosattini, 10391, IV instr., 287, f. 377r — 378r).
   
BIBLIOGRAFIA MAGRINI, Memorie.
1373
1715, febbr. 12*«— Si dichiara1 con la presente locatione qualmente il nob. ed ecc.mo sig. Giuseppe Liruti paterno nomine ha dato in semplice affitto — al sig. Lorenzo Adobati — una stanza a pie’ piano della sua casa posta nel borgo di Gemona nell’androna de’ Capucini, con obligo — di corrisponderli ogni anno L 24 —» (A.S.U., Arch. Liruti, 3/5).
1801 Nob. Giuseppe Lirutti (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Antonio Biliani (ibid.).
1809*Appartiene a Giuseppe Lirutti. Vi abita il tessitore Antonio Billiani (Registro delli aloggi, f. 38v).
1852*I n. 1373, 1373 A, B, C appartengono a Giovanni Colavizza (Competenze, I, f. 37v).
1883*Laboratorio del cappellaio Giovanni Bosetti2 (AVOGADRO, 141).
   
NOTE1Il documento, insieme con altri della famiglia, è stato cortesemente segnalato dalla dott. Liliana Cargnelutti, che ha curato il riordino dell’archivio Liruti.
 2Una fabbrica Bosetti, però di Luigi, è ricordata da FALCIONI, Industrie udinesi, 330.
1374
1714*Spese di restauro nella casa dei Liruti in borgo dei Cappuccini (A.S.U., Arch. Liruti, 2/4, Libro delle locazioni A).
1719*Processo fra i Liruti e gli affittuali dell’orto e delle case in borgo di S. Giustina (A.S.U., Arch. Lirutti, 15/5).
1801 Nob. Giuseppe Lirutti (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Paolo Pilosio (ibid.).
1809*Appartiene a Giuseppe Liruti. Vi abita l’agricoltore Vincenzo Mauro (Registro delli aloggi, f. 38v).
1841, genn. 9*Il proprietario della casa inoltra domanda per riformare la casa. La deputazione d’ornato riferisce alla congregazione municipale che «la costruzione si sta operando indipendentemente dalla licenza municipale, ed in onta alla rigidezza della stagione che osta alla solidità del lavoro —». Appare pertanto opportuno procedere nel confronto dei responsabili ai sensi della disciplinale 1 sett. 1821 (A.S.U., C.A. I, 422, 449 Orn. II C, con dis.).
1842, febbr. 12*Giovanni Colavizza chiede di «costruire la facciatta in borgo Capusini al c.n. 1374 nella forma dimostrata nel — tipo». La deputazione, d’ornato espone alla congregazione municipale che «il — lavoro non è gran fatto conveniente né per la posizione de’ vani né per la loro proporzione; ma trattandosi che il sito è forse il piϊ remoto e meno praticato della città, essendo in una calle senza uscita, si opina per l’approvazione» (A.S.U., C.A. I, 422, 866 Orn. II C, con dis.).
1843, dic. 12*Giovanni Colavizza «ha divisatto di riformare la faciatta della — casa — n. 1374 —». Il progetto è approvato. Il 9 genn. 1846 tuttavia il proprietario è multato perché ha omesso di apporre la cornice con la relativa grondaia. Il 17 genn. il Colavizza s’impegna a compiere il lavoro (A.S.U., C.A. I, 406/II, 8904 Orn. II C, con dis. firmato dal muratore Oduardo Bon). Il 13 genn. 1847 alla congregazione municipale risulta che Giovanni Colavizza non ha eseguito i lavori impostigli; ne viene pertanto disposta l’esecuzione d’ufficio (A.S.U., C.A. I, 422, 449 Orn. II C).
1852*I n. 1374, 1374 A,B,C appartengono a Giovanni Colavizza (Competenze, I, f. 37v).
1858*Filanda per seta da quattro fornelli, gestita da Valentino Grinovero (A.S.U., C.A. 648/XIV, Prospetto delle filande da seta riconosciute attive nell’anno 1858 in comune di Udine, n. 38).
1375
1801 Michele Indri (Nomenclatura, f. 51v).
 *«Casa dietro le mura verso la porta di S. Lazzaro» (ibid.).
1809*Appartiene all’agricoltore Giuseppe Indri, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 38v).
1823*«— Giuseppe q. Michielle Indri, padre —, consegna — al — comparente — Michiele Indri, di lui figlio, — a titolo di patrimonio ecclesiastico — le fabbriche tutte coi respetivi fondi, cortivo ed orto, il tutto situato in questa — città, contenute dal c.n. 1375 —; confinano a lev. il nob. — Giuseppe Lirutti, a mezz. Francesco Magrino, a pon. i figli del q. Giovanni Maria Indri ed a tram. strada pubblica, il tutto minutamente descritto nella giurata opperazione delli due pubbl. per. — Giovanni Picco e Giacomo Bertolini — delli 24 ott. 1823 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10309, 1811, alleg. stima dei pubbl. per.).
1835, dic. 10 «Nel giorno 9 nov. — 1835 segui il preliminare contratto privato con cui — Giovanni, figlio del vivente Lucio Turri si obbligò — di vendere al rev. — Michele Indri, figlio del vivente Giuseppe —, una casa posta in questa r. città, interna al cortivo di ragione Indri, con respettivi suoi fondi, cortivo e passalizio consortivo, con promisquità di porton e portello, portante parte del c.n. 1375 —, pervenuta in essi venditori, padre e figlio Turri, in forza dell’eredità in essi devoluta per la deff. Domenica n. Indri, fu moglie di esso Giovanni Turri e madre — del minore Luigi —. Giovanni Turri — vende all’accenato — Michele Indri — una fabbrica vecchia, interna al cortivo Indri, cinta di muro, coperta di coppi, serviente ad uso di stalla ed area, con fenile sopra, corticella e promisquità di passalizio, muri chiusori ed il portone e portello, il tutto unito confina a lev. con li — eredi del fu — Giuseppe Lirutti, a mezz. ed a tram. l’acquistante ed a pon. fondi consortivi ed uso di strada ed oltre gli eredi del q. Domenico Scozier —. La — vendita — viene — fatta — per — ven. L 690 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10315, 3027).
1837, febbr. 7 Progetto di riforma delle case n. 1375-1376 (A.S.U., C.A. I, 269/III, 683 Orn. II C, con dis.).
1852*I n. 1375, 1375 A, B appartengono al sac. Michiele Indri (Competenze, I, f. 37v).
1376 Convento e Chiesa di S. Giustina
1564 Fondazione del convento dei pp. Minori Cappuccini.
1584, ag. 26*Parte toccata a Claudio Caimo nelle divisioni: «Casa in via Ongarescha o vero S. Iustina, qual fu alivellata alla magn. comunità di Udene et ha cavado d 115, qual casa hora li padri Capucini hanno fatto la sua chiesa, val in tutto d 631, con li quali denari sono sta’ compradν li infrascritti beni —» (A.S.U., Arch. Caimo, 9, Divisioni, f. 6r).
1662, genn. 25*Affrancazione da parte dei Caimo: «Francation nostra con il sig. co. Danielle Antonino di un livello, si pagava sopra le nostre case ai Capuccini di d 150, è per mano del sig. Vicenzo Tanetti nod. in Udine sotto li 25 genaro 1662» (A.S.U., Arch. Caimo, 9, fascicolo relativo alla casa di Grazzano)
1671, sett. 11 Francesco Codroipo e Filippo Florio, avendo donato «il cortivo et orto» ai pp. Cappuccini, separato dal convento mediante una stradella, chiedono ed ottengono di trasportare la stradella sul limite occidentale dell’orto onde riunirlo al convento (Annales, LXXXV, f. 1888r — 1888v).
1749, dic. 14*Si concede ai Cappuccini di derivare acqua nel loro convento dalla cisterna di S. Giustina (A.S.U., C.A., I/II, n. 71).
1801 Convento e chiesa dei pp. Cappuccini (Nomenclatura, f. 51v).
1809*«Ven. convento de’ pp. Capucini» (Registro delli aloggi, f. 38v).
1810, apr. 25 Decreto di soppressione dei conventi (Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte prima dal primo gennaio al 30 giugno 1810, N 1 al N 10, Milano 1810, 264-267).
1810, giu. 5*Avviso a stampa per asta del convento fissata per il 22 giugno (A.S.U., C.N., 79/XXV demanio).
1810, giu. 6*Avviso a stampa del direttore del demanio, il quale cita i beni dei Cappuccini tra quelli devoluti alla r. cassa d’ammortizzazione (A.S.U., C.N., 79/ XXV demanio).
1810, dic. 4*Descrizione e stima dell’edificio ad opera di G.G. Clocchiati (A.S.U., N., Antonio Lorio, 10423, 420).
1811, apr. 13 Il demanio vende ad Antonio fu G.B. Rizzani il locale, chiesa, orti e fondi del convento dei Cappuccini per L 7793,881 (A.S.U., N., Antonio Lorio, 10423, 420).
 °°Pianta dei locali del convento con annessi orti, fondo e chiesa di S. Giustina (B.C.U., ms. 1310).
1814, mar. 25*In un elenco di lavori per i quali Giuseppe Presani chiede l’autorizzazione, si precisa: «Al locale n. 1376 in contrada dei Cappucini occorre di fare un muro di chiusura cui ora è apperto, il quale viene in linea al vecchio muro facendo un portone in mezzo cui serve soltanto per intrare col carro nell’orto —». Il permesso è concesso (A.S.U., C.N., 180, 1748 Orn. 19).
1815, ott. 7*Comunicazione del prefetto al podestà: «Poiché dalle ispezioni praticate per ordine di codesta municipalità risulta che non sia a temersi alcun danno dalla erezione di fabbrica di terraglia al n.c. 1376 intende di fare il Prisani Giuseppe, la prefettura conviene nella massima ed autorizza la municipalità a dargliene partecipazione» (A.S.U., C.N., 186, 7180, Pol. 20).
1831, nov. 6*Bortulo Masetti chiede di «aprire una porta nel muro di cinta dell’orto dell’ex convento dei Cappuccini, lungo la calle mette alla strada circonferente la città —» (A.S.U., C.N., 182/V, 4853 Orn. II C).
1834, mar. 13.*Il «possidente e fonditore» Antonio Seraffini1 «avendo d’errigere una fondaria ad uso di fondere campane nel fondo e casa di sua ragione, il tutto sito — in contrada dei Capucini olim S. Giustina, sotto il c. n. 1376» chiede il parere della «commissione degli incendi» (A.S.U., C.A. I, 219/1834/I, 1031 Pol. II, con dis.; A.S.U., C.A. I, 219/1834/I, 1031 Pol. II, con dis.).
1834, mar. 25*Verbale redatto nell’ufficio della sezione sanità e polizia comunale, presso la congregazione municipale: «— Vennero invitati — li contermini e vicini proprietari Presani — Giuseppe, Rizzani — Maddalena, rel. q. Antonio e quale tuttrice dei minori, Rizzani Carlo figlio maggiore, Tomasoni Maddalenna rel. q. Giuseppe e quale tuttrice dei minori, ed il sig. Antonio Frezza e, comparsi, venne loro fatta conoscere la domanda del Serafini —. Risposero questi nulla avere in contrario —, meno — Antonio Frezza, il quale ne dichiarò che il fumo da questa ne possa recargli danno, per cui licenziossi dalla firma». La commissione agli incendi ha concesso il nulla osta, previo l’affidamento della direzione dei lavori all’ingegnere comunale. Vengono precisati particolari tecnici per la costruzione (A.S.U., C.A. I, 219/I, con dis.).
1834, apr. 17*In merito alle obiezioni mosse dal vicino Antonio Frezza circa l’erezione della fonderia di campane, l’ingegnere in capo delle pubbliche costruzioni afferma che «è fuori dubbio che, quantunque i boccaroni sieno discosti dalla casa dell’opponente, non venendo condotto in alto il fumo, massime quando lo stato dell’atmosfera permetta la dilatazione, un qualche lieve incomodo può recare; ma se si considera che la sussistenza di simile fondaria in borgo di Gemona, in mezzo al corpo dell’abitato non è riuscita intollerabile, convien dire che simile incomodo non sia di tale entità da poter dar luogo a impedimento». Suggerisce pertanto vari rimedi, tra i quali «per tutta la tratta che si estende la casa Frezza, innalzar il muri di cinta, che chiude il fondo, di m 1» (A.S.U., C.A. I, 219/I, 1743 Pol. II).
1834, giu. 17 Nuovo progetto presentato da Giuseppe Seraffini per la riforma della propria casa n. 1376 in borgo dei Cappuccini, prima di dar mano ai lavori già autorizzati il 21 aprile. Ne ottiene l’approvazione (A.S.U., C.A. I, 219/I).
1834, lugl. 4*Viene concesso il permesso per la costruzione della fonderia con le modifiche imposte dalle autorità competenti (A.S.U., C.A. I, 219/I, 3192 Orn. II C).
1835*Recapito della levatrice Paolina Rizzani (A.S.U., C.A. I, 237/XII, Elenco del personale sanitario).
1835, febbr. 5*Carlo Rizzani chiede ed ottiene di «costruire una casa per sua abbitazione in borgo S. Giustina, ossia delli ex rr. pp. Cappucini ove presentemente esiste una semplice muraglia di chiusura al fu convento delli — Cappucini sotto il n. 1376» (A.S.U., C.A. I, 236/XVI, 587 Orn. II C, con dis.).
1837, giu. 16*La parte esterna dell’edificio verso lev. appartiene al Presani. Vedasi n. 1377.
1840, ott. 2*Carlo Rizzani presenta progetto per «apprire n. 2 finestre ed erigere un picolo coperto in un picolo cortivo di sua ragione — borgo ex Cappuccini — n. 1376 Z». Il permesso non viene concesso (A.S.U., C.A. I, 315/VI, 6301 Orn. II C).
1847, mar. 22*«— Maddalena Bonano ved. Rizzani — vende al di lei figlio — G.B. q. Antonio Rizzani — le case poste in — contrada degl’ex Cappucini con orto annesso, sotto il c.n. 1376, le case segnate E, F, G — che il tutto confina a lev. con fabbriche ed orto del sig. Giuseppe Prisani, mezz. cortivo promisquo con più consorti, pon. contrada detta delle Cavalle ed a tram. strada interna delle mura della città —. E ciò — fa — per lo prezzo di austr. L 5500 —» (A.S.U., N., Giovanni Giuseppe Clochiatti, 4841, 7121).
1852*Il n. 1376 appartiene a Giuseppe Seraffini, il n. 1376 II a Carlo Rizzani, il 1376 A ,B a Maddalena Rizzani, il 1376 C,E,F,G, a G.B. Rizzani, il 1376 da H a V a Giuseppe Presani (Competenze, I, f. 37v).
1854, mar. 22*Giuseppe Presani inoltra domanda di costruzione nella sua proprietà al n. 1376: «— Esiste un muro di chiusura — di m 40 —. In una parte — vi è un portone d’ingresso con pilastri di muro — che con l’ingresso dei carri ànno fatto crolare parte di muro di detti pilastri —. Dovendo — fare principio di fabbrica in una parte di esso muro per la lunghezza di m 14,80 con n. 5 fori, sporgente per un decimetro, e restando lateralmente un foro per parte, separando in questo modo la medietà principale dalle secondarie, per cui disporà questa deputazione d’ornato se crede di approvare, no che sia tratta una linea retta. Per ora non si può fare che la medema altezza cui esiste di un vecchio muro e le finestre dimostrate superiormente per il primo piano non sono disegnate per fare, ma solo per dimostrare la disposizione dei fori delle finestre per allorquando con altra istanza e disegno sarà dimostrata l’altezza della fabbrica —» (A.S.U., C.A. II, 66/1854, 2111 Orn. II C, con dis.).
1854, giu. 17*Giuseppe Presani, Carlo Rizzani, G.B. Rizzani Cuoghi, Anna Rizzani Cuoghi e Maria Rizzani Brunich «proprietari dei locali e fondi situati in questa città nel borgo delli ex Cappuccini, che servivanno un tempo di convento a quei rr. pp., determinarono di modificare sulla facciata di detto borgo quel portone che serve d’ingresso agli interni abitati, formando un’apertura ornata da due pillastri — la ristrettezza della sua casa d’abbitazione, il desiderio di concorrere anche nella sua specialità al proposto abelimento, fece cogliere questa occasione al sig. Carlo Rizzani e si determinò per esso di ampliare la facciata della detta sua casa guarda sul borgo e confina col lavoro a farsi, per cui ne’ — disegni viene segnata anche questa riforma». Il permesso viene accordato (A.S.U., C.A. II, 66/1854, 4217 Orn. II C, con dis.).
1854, sett. 3*Giuseppe Presani, chiede ed ottiene di «innalzare una piccola fabbrica al c.n. 1376, borgo ex Cappuccini, formante un primo piano, — che con una parte verso lev. è a contato del muro tempiaro, guarda verso pon. della casa al c.n. 1377 di raggione del sig. Luigi Brisighelli, per cui, avendo combinato col medemo per l’appogio da fare come firmato sui disegni —» (A.S.U., C.A. II, 66/1854, 6508 Orn. II C, con dis.).
1867, ag. 1*Elenco dei libri scelti per la biblioteca comunale presso il soppresso convento dei Cappuccini di Udine (A.S.U., C.A. I, 914/II).
1871°È di Maria Zai Dorigo (A.M.U., Ornato 1865-1879). Vi era una fonderia.
1876*Il complesso ospita botteghe e laboratori di vario tipo: la fabbrica di stoviglie di terra di Francesco Chiaba2 e la rivendita di liquori e commestibili diversi di Caterina Feruglio entrambe al n. 39; la fucina del fabbro ferraio Ferdinando Pantaleoni al n. 41 (1376 U); la bottega del calzolaio Giovanni Bertoni al n. 59; il laboratorio della sarta Teodora Dominutti. Vi è inoltre ospitata la sede dell’impresa dei fratelli Rizzani e vi ha recapito il sensare di merci e granaglie Antonio Dominutti (COSMI-AVOGADRO, 88, 92, 96, 99, 112, 113, 114).
1883*Vi è ancora segnalata l’impresa dei Rizzani, oltre lo studio dell’ing. Antonio Rizzani. Caterina Paghini vi gestisce un magazzino di carbone e legna da fuoco e una rivendita di liquori e commestibili diversi (1376 V) (AVOGADRO, 140, 141, 146, 147).
   
NOTE1Per il fonditore di campane Giuseppe Serafini: “Il Friuli”, 2, CCLXXXVII, 18 dic. 1850, 1148; PICCO, Ricordi, 106.
 2Sono ricordati come ceramisti in quello stesso periodo Giovanni Chiaba e Bortolo Chiaber: PICCO, Ricordi, 145, 146.
   
STUDI INEDITI FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 133v — 135r RAIMONDI, Gioia preziosa, p. 15-17.
   
BIBLIOGRAFIA Archivum... Catastico, I, 325; BALDISSERA, Chiesa cattolica, 93; BATTISTELLA, Udine nel secolo XVI, 127; BRAIDOTTI, L’ospitale dei Lebbrosi, 18; CARACCI, Antichi ospedali, 81; DE PIERO, Antiche parrocchie, 138-140; Memorie francescane, 360; G.F. PALLADIO degli OLIVI, Historie, II, 198; POJANI, Memorie, 39-40; della PORTA, Toponomastica, 76, 79, 208; de RENALDIS, Della pittura, 23; de RUBEIS, Catalogo, 2 (1937), 19-20; 3 (1937), 14; TENTORI, Udine, 301-302; Il Tomadini, 11; VALENTINIS, Udine antica, 16.
   
ICONOGRAFIA GAZOLDI-COSATINO-RUFFONI, Udine metropoli, n. 17; GIRONCOLI-de BAURAIN, Stemma della città, n. 23; MAJERONI-LEONARDUZZI, Città d’Udine, n. 1; MURERO, Udine metropoli, n. 17; SPINELLI-DALLA VIA, Novissima pianta, n. 17.
1377
1801 Francesco Rota (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Valentino Tommasini (ibid.).
1802, giu. 22 Quintilia Percoto ved. di Alessandro Rota vende a Valentino Perubini «di Fanna, ora mercante droghiero in questa città — tre casette, tenute ad affitto — la prima da Laura Tomasini, la seconda da Zuanne Brisighello1 e la terza separata condotta da Giuseppe Coz, fra li confini descritti nell’operazione 27 maggio 1789 dalli pubbl. per. — Niccolò Desia e Francesco Moretti —» (A.S.U., N., Domenico Prodolone, 10074, V instr., 261, f. 425r — 428r).
1802, ag. 27 «— Valentino q. — G.B. Perubini, nativo di Fanna, aromatario in questa città —, a titolo d’enfiteusi concede a — Leonardo q. Costantino Cargnelutto, nativo di Gemona —, due casette, poste — nel borgo di S. Giustina, con cortivo ed orto, che confinano a lev. il sig. Francesco Rota, mezz. strada pubblica del borgo, sol a monte muraglia divisoria de’ Capuccini ed alli monti coo. Garzolini —, quali due casette prevennero in esso — Perubini per acquisto dal medesimo fatto dalle mani della — sign. Quintilia rel. ed erede del q. — Alessandro Rota con instr. del — 22 giugno p.p. in atti miei —, che vengono — valutate in — d 1000 —» (A.S.U., N.,Domenico Prodolone, 10074, VI instrom., 278, f. 458v — 460r).
1809 Leonardo Cargnelutti, oste (Registro delli aloggi, f. 38v).
 *La casa è censita insieme con quella n. 1378.
1812, lugl. 24 Istanza di Domenico Brisighello, proprietario delle due casette ai nn. 1377, 1378, di poterle rifabbricare secondo il disegno (A.S.U., C.N., 179/1812/II, 4121 Orn. XIX, con dis.).
 *Il permesso è concesso (ibid.).
1837, giu. 16*Antonio e Luigi Brisighelli chiedono di aprire, «nella facciata della porzione di casa toccatali in parte, in — borgo de’ ex Capucini — n. 1377 — una porta d’ingresso — e di redurre un rebatto ove ora è la finestra» (A.S.U., C.A. I, 269/III, 3353 Orn. II C, con dis.).
1842, nov. 26*«— Giovanni Brisighelli —vende al — sig G B Menini — la casa in Udine, coscritta ali c.n. 1377, 1378, 1382, 1383 —, spettanti al venditore per successione paterna —. Il prezzo — viene — stabilito — in austr. L 1115 —» (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/I, 385).
1844, giu. 27*«— Antonio del fu Domenico Brisighelli — vende al — sig. Luigi Brisighelli di lui fratello — la porzione di casa ad esso venditore — assegnata con le divisioni seguite fra essi fratelli dopo la morte del — padre —. Questa porzione di casa — è situata nella contrada — delli ex Capucini, faciente parte del mappale — n. 878 e c.n. 1377 e 1378 —, fra li confini a lev. e tram. con case e corte assegnate ad altri fratelli, mezz. la contrada de’ Capucini ed a pon. — Giuseppe Presani col locale fu de’ pp. Cappuccini —. Il prezzo — della presente compravendita — è di austr. L 1672,95 —» (A.S.U., N., Giovanni Giuseppe Clochiatti, 4834, 5605).
1845, sett. 3 «— Giovanni Domenico del fu Nicolò Menini — vende alla — sign. Catterina Sburlini, moglie del sig. Girolamo Sburlini —, casa ad uso di abitazione civile, sita — nel borgo dei Cappuccini, coscritta alla c.n. 1377, 1378 —, composta di una stanza terranea e cucina con portoncino d’ingresso sul borgo e due finestre, corte a tram. con lobeale e latrina, al primo piano camera riguardante il borgo ed altra camera a tram. e finalmente al terzo piano granaro che comprende l’intiera casa con relativo coperto di coppi e tavelato con luminale, cui fa coerenza a lev. Zamparo — Giuliano, mezz. strada — del borgo, pon. Brisighelli Luigi e tram. Zamparo Giuliano —. Il prezzo — viene — convenuto — in austr. — L 6000 —» (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/II, 980).
1852*I n. 1377 e 1377 I e II appartengono a Luigi e Antonio Brisighelli (Competenze, I, f. 37v).
1854, sett. 3°°Vedasi n. 1376.
   
NOTE1Tale Giovanni Brisighello, detto «La Zava», secondo una nota del 27 apr. 1801, è il gestore della locanda “Regina di Ongaria” di borgo Gemona (A.S.U., C.A., 153/74).
1378
1801 Francesco Rota (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Mattia Pitacco (ibid.).
1809 Leonardo Cargnelutti, oste (Registro delli aloggi, f. 38v).
 *Censito insieme col n. 1377, dello stesso proprietario (ibid.).
1809, nov. 28*Asta senza esito di «un orto con cortivo murato» al n. 1378. Il debitore, per L 17,84, è Leonardo Cargnelutti (A.S.U., C.N., 80, Asta).
1811, magg.31*In seguito ad atto oppignorativo del 14 febbr., asta di «una cucina a pian terreno dal corpo della casa — n. 1378 posta nella contrada dei Cappuccini con ingresso verso la strada». Debitore per L 49,60 è Leonardo Cargnelutto. La stanza viene acquistata da Domenico Brisighelli1 per la somma dovuta dal Cargnelutto (A.S.U., C.N., 81, Asta).
1812, magg. 30*In seguito ad atto oppignorativo del 22 febbr. contro il debitore Leonardo Cargnelutti, vengono messe all’asta la «cucina appepiano» e «una stanza ad uso di bottega appepiano con ingresso verso la strada» (A.S.U., C.N., 81, Processo verb. d’asta con effetto).
1812, lugl. 24*È di Domenico Brisighello che la riforma assieme alla contigua. Vedasi n. 1377.
1824, ott. 28*Secondo l’elenco dei pozzi del quarto quartiere, compilato in base al rilievo del capoquartiere Giuseppe Pilosio, la casa è dotata di pozzo (A.S.U., C.A. I, 88/IX).
1852*Appartiene a Teresa Brisighelli (Competenze, I, f. 37v).
1876*Falegnameria di Odorico Daneloni (COSMI-AVOGADRO, 144).
   
NOTE1Di un Domenico Brisighelli, titolare di un laboratorio di ottonai e bandai, vedasi PICCO, Ricordi, 118-119.
1379
1801 Francesco Rota (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittata a Valentino Storti, «scodellaro» (ibid.).
1809*Insieme col n. 1380 appartiene all’agrimensore Francesco Rota. Vi abita lo scodellaio Francesco Storti (Registro delli aloggi, f. 38v).
1812, lugl. 6°Le due casette 1379-1380 di Francesco Rota passano a Giovanni e G.B. Cortolezzis per aggiudicazione giudiziaria1.
1813, apr. 28 Giovanni e fratelli Cortolezzis q. Osvaldo vendono a Giuseppe q. Domenico Fabretti le case n. 1379-1380 per L 2200. Confina a lev. Giuseppe Mauro, mezz. contrada, pon. Domenico Brisighelli, tram. orto di Giusto Garzolini (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10582, Rep. II, 974, f. 42v).
1814, apr. 11 Giuseppe Fabretti le vende a Carlo q. Natale Bonanni (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10594, 1242).
1814, magg. 9*Valentino Storti avvisa l’autorità competente che egli «nella — sua casa d’abitazione, situata in — borgo Gemona — n. 1379, ha deciso, sulla facciata — che guarda sulla strada, di rompere il muro per fare due finestre» (A.S.U., C.N., 180, 2529, 0/19).
1826, magg. 28 Carlo Bonanni e consorte vendono a Rosa Casali Zamparo le case 1379-1380, «composto il bene stabile — dalle due casette con fondi, cortivo e picciolo orto» (A.S.U., N., Francesco Nussi, 10552, 2656).
1834, lugl. 23*«— Rosa Casali Zamparo — dona, con titolo di alienazione irrevocabile tra vivi, all’unico — figlio — Giuliano Zamparo — la casa — alli c.n. 1379, 1380 —» (A.S.U., N., Francesco Nussi, 10560, 4248).
1834, dic. 22*Giuliano Zamparo presenta progetto per «ridurre in due grandi finestre le due porte ora esistenti nella facciata della porzione di sua casa sita in borgo Capuccini — n. 1379, 1380». La deputazione d’ornato suggerisce alcune modifiche al disegno (A.S.U., C.A. I, 236/XVI, 6187 Orn. II C, con dis.).
1852*È proprietà di Giuliano Zamparo (Competenze, I, f. 37v).
1858*Filanda per seta con ventiquattro fornelli, gestita da Giuliano Zamparo (A.S.U., C.A. I, 648/XIV, Prospetto delle filande da seta riconosciute attive nell’anno 1858 in comune di Udine, n. 39).
1868, magg. 13*Vi ha sede la «fabbrica d’acque gazose» di Costantino Canevari, come avverte una réclame (“Giornale di Udine”, 3, CXIII, 13 maggio 1868, 4).
   
NOTE1Senza indicazione di fonte. Probabilmente il della Porta desume la notizia dall’atto notarile del 28 aprile 1813.
   
BIBLIOGRAFIA PICCO, Ricordi, 132.
1380
1801 Francesco Rota (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Menega Gobbessi (ibid.).
1809*Vedasi n. 1379.
1812, lugl. 6*Vedasi n. 1379.
1834, dic. 22*Giuliano Zamparo inoltra progetto di riforma della facciata al pian terreno della sua casa (A.S.U., C.A. I, 236/XVI 5889 Orn. II C, con dis.).
1852*È di Giuliano Zamparo (Competenze, I, f. 37v).
1381
1801 Vittoria Rota (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Giuseppe Mauro (ibid.).
1802, giu. 22 La nob. Quintilia ved. di Alessandro Rota, vende la casa a Valentino Perubini1 (A.S.U., N., Domenico Prodolone, 10074, V instr., 261, f. 425r — 428r).
1802, lugl. 28 «— Valentino q. — G.B. Perubini — di Fanna, — aromatario in questa città, — vende — a Giuseppe q. Francesco Coz, detto Mauro, del borgo di S. Giustina —, una casa posta nel borgo suddetto, che confina a lev. — Antonio Zandigiacomo cadorino, — Giacomo Masetti e co. Garzolini, mezz. strada —, sol a monte — Francesco Rota e alli monti — Garzolini —. La presente vendita succede per il prezzo — di d 1000 —» (A.S.U., N., Domenico Prodolone, 10074, V instr., 267, f. 439v — 440v).
1809 Giuseppe Coz, detto Mauro, agricoltore (Registro delli aloggi, f. 38v).
1825, mar. 11*«— Valentino del fu G.B. Perubini — vende — all’antecitatto sig. Giuseppe Seraffini — una casa — portante il c.n. 1381 — nel recinto del borgo di Gemona e nella contrada — dei Cappuccini, confina a lev. con gli eredi del fu — Domenico Brisighelli, a mezz. il borgo — dei Cappuccini, a pon. —Carlo Bonano ed a tram. parte con casa del — sig. Giusto q. co. Giuseppe Garzolini ed parte con orto del sig. Tommaso Masetti La casa — è stata dal cedente — aquistata dalle mani della sign. Anna Maria n. Rotta, moglie del sig. Giovanni Scubla, dimorante in Faedis, colla priv. carta 5 marzo corr. — Il — Serafini — promette di pagare la somma — di austr. L 2851,13 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10310, 1960).
1852*I n. 1381 e 1381 A, B appartengono a Giuseppe Seraffini (Competenze, I, f. 37v).
1876 Osteria “All’Alpina” (COSMI-AVOGADRO, 106).
 *Gestione di Pietro Floritto (ibid.).
   
NOTE1Proprietario della spezieria del borgo di S. Lucia al n. 1253.
1382
1801 Antonio Zandigiacomo, «fenestrer cadorino» (Nomenclatura, f. 51v).
1809*Appartiene a Domenico Lovatico. «Non v’è che un magazzino» (Registro delli aloggi, f. 38v).
1812, magg. 19*Amadio del fu Osvaldo Zandigiacomo vende a Domenico q. Mattia Brisighello «— una porzion di lobbia copperta di coppi coi rispettivi fondi —, cortivo e porzion di passalizio consortivo con il sig. aquistante e porzion di porton d’ingresso, muro a tram., due colone di cotto e porzion di cogolado, il tutto interno al cortivo del corpo del c.n. — 1382 situato in — borgo — di Giemona — di ps — 37 pd 2, compreso il caratto di passalizio sudetto —. La vendita viene — fatta per la summa — di it. — L 634,48 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10297, 266).
1845, ag. 6*«— Giovanni Domenico q. Nicolò Menini — vende al — sig. Antonio del fu Paolo Visentini — il lobeale con cantina e piccolo magazzino annessi, situati nell’interno del cortile sotto il c.n. 1382 — il caratto di cortile dal corpo di ps 10 pd 2 3/4, stato assegnato con le divisioni 14 sett. 1829 alle rispettive porzioni alli sigg. Giovanni, Antonio e Giuseppe Brisighelli q. Domenico —; il caratto del portone d’ingresso e finalmente il diritto di promiscuità e transito per accesso al lobeale, cantina e magazzino suindicati. Il prezzo — viene — convenuto — in austr. L 1135,24 —» (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/II, 952).
1852*I n. 1382, 1382 A, B appartengono a Valentino Brisighelli (Competenze, I, f. 37v).
1876*Fucina del fabbro ferraio Alessandro Vuatti (COSMI-AVOGADRO, 92), ancora segnalata nel 18831 (AVOGADRO, 143).
   
NOTE1In questa edizione il cognome suona Guatti.
1383
1801 Antonio Zandigiacomo (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Giulia Picca (ibid.).
1809*Appartiene al falegname Amadio Zandigiacomo. Vi abitano l’agricoltore Giuseppe Picco e il pistore Antonio Urbancigh (Registro delli aloggi, f. 38v).
1830, apr. 7*Proprietà di Amadio Zandigiacomo. Vedasi n. 1384.
1836, magg. 1*Amadio Zandigiacomo chiede «di riformare la casa di sua proprietà — al — n. 1383». I vicini Giuseppe Brisighelli e Antonio Visentini firmano il progetto concedendo il loro consenso. Il progetto è approvato con modifiche. Il 20 genn. 1846 il proprietario viene multato per la mancata costruzione della grondaia secondo le leggi vigenti. Il 3 marzo G. Zandigiacomo s’impegna per il compimento dell’opera entro giugno. All’ispezione dell’ingegnere municipale G.B. Locatelli, del 21 dic., i lavori appaiono compiuti (A.S.U., C.A. I, 406/1846/II, 2204 Orn. II C, con diss.).
 °°Il disegno è firmato da « Miani Pietro morero ».
1839, apr. 2*Progetto di riforma della facciata, dove è anche previsto di rialzare l’edificio di un piano. La casa appartiene ad Amadio Zandigiacomo (A.S.U., C.A. I, 406/II, 1631 Orn. II C, con dis.).
1852*Proprietà degli eredi del fu Antonio Zandigiacomo (Competenze, I, f. 37v).
1883*Sede della società di assicurazione “La Fenice”1, rappresentata da Antonio Bardelli (AVOGADRO, 129).
   
NOTE1Nel 1876 la società si trovava al n. 89 A.
1384
1801 Antonio Zandigiacomo (Nomenclatura, f. 51v).
 *Affittuale Maria Zuliani (ibid.).
1809*Appartiene al falegname Osvaldo Zandigiacomo. Vi abita il macellaio Giovanni Asti (Registro delli aloggi, f. 38v).
1809, ag. 21*Asta senza esito della casa appartenente ad Antonio Zandigiacomo, debitore per L 25,51 (A.S.U., C.N., 80, Asta).
1810, ag. 8*«— Osvaldo q. Ignazio Zandigiacomo, nativo della comune di Auronzo di Cadore, dipartimento della Piave, e da molti anni abbitante in — Udine, di proffessione fenestrer —, vende — all’antidetto sig. Domenico Brisighello — una casetta interna serviente ad uso di cocina con solaro sopra —, situata nel recinto del borgo — dei Cappucini —, dal corpo del c.n. 1384 con piccola corticella — verso pon.; confina a lev. con casa di — Antonio Marsili, a mezz. parte casa rimasta al venditore Zandigiacomo ad uso di bottega, rappresentante li di lui figli minori Zuanne e Giusto Zandigiacomo e parte — Amadio altro di lui figlio —, a pon. similmente ed a tram. con l’acquistante — Brisighelli —. La — vendita — viene fatta — per la — somma di — L 490,39 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10296, 106).
1812 Osteria a “La lepre” (Esercenti).
 *Gestione di Domenico Brisighelli (ibid.).
1812, genn. 7 G.B. di Osvaldo Zandigiacomo vende al fratello Amadio metà della casetta 1384 «composta di una stanza terranea e due solari sopra, copperta di coppi, confina a mezz. — con il borgo — ed a tram. con Domenico Brisighelli, ed a pon. con — Amadio — acquistante —. La — vendita viene — fatta — per L — 483,02 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10297, 221).
1816, ag. 27*«— Ignazio q. Osvaldo Zandigiacomo —, nella — figura di tutore del di lui fratello Giusto — minore —, ha venduto — al sig. Domenico Brisighelli — una settima parte della casa posta — nel borgo de’ Cappuccini — n. 1384, nella quale — si comprende anche la mittà delle — L 69,58 che sono — rimaste a credito di detto minore Giusto, come porzione mancante della settima parte della — casa col contratto di vendita fatto in vita al sig. — Brisighello dal fu — Osvaldo Zandigiacomo padre —. Tale vendita viene — fatta per la somma — di it. — L 483 — con la qual somma cioè con L 300 disse — Ignazio di convertirle nel mantenimento del di lui fratello minore dimorante presso il di lui fratello Giovanni in Trieste per il corso di anni due e della restante somma convertirla in vestiario necessario al minore ed il sopravanzo rittenerlo per le future occorrenze —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10304, 968).
1830, apr. 7 Giovanni q. Domenico Brisighelli vende ad Antonio q. Paolo Visentini la casa 1384 «contenente in pian terreno una bottega con cocina, in primo piano una camera ed un camerino e sopra un granaro ossia sofitta, confina a lev. — Antonio Marcilli, mezz. strada —, pon. — Brisighelli, ed a tram. — Amadio Zandigiacomo —, per il prezzo — di austr. — L 742,49» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10475, 7233).
1840, ag. 5°Antonio Visentini concede in permuta a Teresa Croattini Stringari la casa n. 1384 (not. Antonio Cosattini).
1852*Appartiene agli eredi di Antonio Visentini (Competenze, I, f. 37v).
1876*Bottega del calzolaio Luigi Quargnolo (COSMI-AVOGADRO, 88).
1385
1785, giu. 27 Giacomo q. Giuseppe Venturini vende al co. Antonio Beretta una casa in borgo Cappuccini «descritta nella — stima 9 giugno corr. del pubbl. per. — Antonio Bernardinis —, che confina a lev. — G.B. Cicogna, a mezz. il borgo — delli Cappuccini, a pon. — Giacomo Masetti, ed a tram. orto — Masetti —. E questa vendita — fa — pel prezzo — di d 286 L 2 s 2» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9973, VI instr., 474, f. 578v — 579v).
1795, magg. 15 «— Il — co. Antonio q. — Giovanni M. Beretta — ha — venduto — a — Antonio q. Pietro Marsili — di Sutrio in Cargna, ora abitante in questa città —, una casa con fondo e corticella — posta nel borgo — di S. Giustina o dei Cappuccini — che confina a lev. — G.B. Cigogna, a mezz. il borgo — a pon. — Giacomo Masetti ed a tram. orto dello stesso — Masetti —; qual casa — è stata dallo stesso — co. Beretta acquistata dalle mani del sig. Giacomo q. Giuseppe Venturini — con instrom. 27 giugno 1785 in mie note. E questa vendita ha fatta — pel prezzo — di d 425 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9978, XXX instr., 2162, f. 2934r — 2935r).
1801 Antonio Marsili (Nomenclatura, f. 52v).
 *Affittuale Giuseppe Rudine (ibid.).
1809*Appartiene ad Antonio Marsilli. Vi abitano lo stalliere Pietro Billina e il filatoiaio Valentino Zuliani (Registro delli aloggi, f. 38v).
1809, nov. 28*In seguito ad atto oppignorativo del 13 sett., asta senza esito della casa contro Antonio Marsilio, debitore per L 30,94 (A.S.U., C.N, 80, Asta).
1819, ag. 3 Antonio Marsilio la alza a due piani (A.S.U., C.A. I, 24/1819/XI, 2922 Orn. II C, con dis.).
1830, apr. 7 Proprietà di Antonio «Marcilli». Vedasi n. 1384.
1852*Proprietà degli eredi di Antonio Visentini (Competenze, I, f. 37v).
1855, giu. 14*Luigi del fu Antonio Visentini, tramite il tutore Antonio Caligaris, presenta progetto di riforma della casa: vuole alzare il tetto e quindi ampliare la cubatura del secondo piano, nonché cambiare la linea delle finestre e della porta. Il permesso è concesso (A.S.U., C.A. II, 66/1855, 3886 Orn. II C, con dis., firmato dal «muratore» Valentino Dreussi).
1386
1780 Proprietà di G.B. Cicogna. Vedasi n. 1387.
1801 Giacomo Del Bon (Nomenclatura, f. 52v).
 *Affittuale Giacomo Straolano (ibid.).
1809*Appartiene all’agricoltore Giacomo Bon, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 38v).
1809, nov. 28*In seguito ad atto oppignorativo del 2 sett., asta senza esito della casa contro Giacomo Bon, debitore per L 23,80 (A.S.U., C.N., 80, Asta).
1828, ag. 19*Proprietà dei fratelli Bon. Vedasi n. 1387.
1830, lugl. 23°°Vedasi n. 1387.
1852*Leonardo Bon proprietario (Competenze, I, f. 37v).
1387
1780, dic. 2 «— Zuanne Del Frate q. Pietr’Antonio — di Visco, statto arciducale, — ha — venduto — a Carlo Bonano — una — casa coperta di coppi situata nel borgo di Gemona — consistente in due mezadi a pie’ piano, con sottoportico e corte e sopra — camere numero due e cucina con suo granaro sopra, quale confina a lev. mess. Antonio Barbetto parte e parte — Giacomo Masetti, mezz. strada pubblica, sol a monte — G.B. Cicogna ed alle monti — Masetti — e questo per — d 700 —» (A.S.U., N., Pietro del Torso, Prot. 1780-1790, 3, f. 1v — 2v).
1801 Carlo Bonano (Nomenclatura, f. 52v).
1809*Appartiene al negoziante Carlo Bonani. Vi abita il filatoiaio Natale Bonani (Registro delli aloggi, f. 38v).
1828, ag. 19 «Carlo Bonano — vende — al sig. Zacaria Palma — una casa coperta di coppi sita in — borgo di Gemona, ossia nella trasversale contrada dei Capucini — n. 1387 —; confina a lev. parte — Luigi De Rio e parte — Giuseppe Soiaro e Domenico Lodolo, loco Masetti, mezz. strada —, pon. fratelli Bon, detti Dosso, tram. — Soiaro e Lodolo, loco Masetti —. Questa — vendita — si fa — pel prezzo — di austr. — L 3448,27 —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10607, 3853).
1830, lugl. 23*Zaccaria Palma, «avendo fino dal decorso mese — presentato il tipo della riforma ed alzamento propostosi di fare della casa di sua raggione — n. 1387 e non avendo potuto ancora comporsi per l’alzamento col sig. Darico confinante al c. n. 1388 —, ha divisato di riformare per ora la faciata sino a tutto il primo piano —» (A.S.U., C.A. I, 168/1830/XIV, 3108 Orn. II C, con dis.).
1852*Appartiene a Zaccaria Palma (Competenze, I, f. 37v).
1853, giu. 30*Zaccaria Palma, «avendo desiderato di alzare la propria casa al c. n. 1387 ad eguale altezza della confinante marcata al n. 1388 in borgo dei Cappuccini ed in pianno terra aprire una porta in luogo di una finestra ed ingrandirne un’altra —», chiede ed ottiene l’autorizzazione per i lavori (A.S.U., C.A. II, 66/1853, 4490 Orn. II C, con dis.).
1876*Laboratorio del fabbricatore di pettini per tessitori Pietro Mattiuzzi (COSMI-AVOGADRO, 109).
1388
1801 Luigi De Rio, di Artegna (Nomenclatura, f. 52v).
 *Affittuale G.B. Bianchi (ibid.).
1809*Appartiene a Luigi Dario. Vi abita il libraio Gasparo Braida (Registro delli aloggi, f. 38v).
1825, magg. 2-16 È di Luigi q. Giacomo De Rio di Artegna (A.S.U., C.A. I, 100/I 1494 Orn. II C).
 *Il proprietario chiede ed ottiene di permesso di compiere alcune riforme, tra le quali «portone che servir debba per vetura» e «portone simile per piccola botega» (ibid.).
1830, lugl. 23°°Vedasi n. 1387.
1852*Appartiene a Luigi da Rio (Competenze, I, f. 37v).
1853, giu. 30°°Vedasi n. 1387.
1876*Studio del pittore decoratore Giovanni Olivo1 (COSMI-AVOGADRO, 110).
   
NOTE1Per il pittore Giovanni Olivo: PICCO, Un distinto pittore decoratore morto a Trieste.
1389
  Dall’esistenza di due partite diverse (A, B) di livelli a favore della fabbrica del duomo si rileva che in origine vi erano due case diverse poi riunite in una.
  A)
1407-1418 «Post anchonam eundo ad rugam Odorici notarii de Carnea usque ad crucem, Thomadus q. Iacobi Durliuti et Daniel eius nepos q. Mici — de Montegnacco solvunt — super una domo murata et tegulis cohoperta sita — in burgo Glemonæ iuxta Leonardum Zoranum de Adegliaco — et viam publicam et quamdam andronam, olei libras duas» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 47r).
1419 «Machor — q. Thomadi q. Jacobi Durliutti et Daniel q. Mici ambo de Montegnacco —» (ibid.).
1463 «Simon Rodaro de Luinà in logo di Tomadus e Machor —» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 48r).
1511 «M. Antonio Barbiero — in loco del fabro di Tricesimo, in loco di Beltrame molinaro e in loco di Iacomo Condus di Luinà, come herede di Simon Rodaro paga sopra — le case forino di Macor di Montegnà oio lb 2» (ibid.).
1519 «Zuan Donado della Porta drapiero in Mercà novo — paga» (ibid.).
1525-1551 Zanin, ditto Zancho, battilana, in logo di ser Zuandonado della Porta paga Beltramina Zanca sua moglier (B.C.U., ms. F. XXV, f. 48r - 48v).
1564 «Eredi di Zuan, ditto Zanco —. Paga mess. Tiberio Deciano dottor1, patron di ditta casa in borgo delle Cavalle» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 48v).
1569, apr. 1*Dalla divisione dei beni di Gerolamo Caimo: «Una casa nova in borgo di S. Iustina appresso l’ecc. mess. Tiberio Deciano, val d 180» (A.S.U., Arch. Caimo, 9/Assegno della porzione).
1643 «La casa — è posta nel borgo di S. Giustina, possessa per l’ecc. — Giovanni Francesco e fratelli Deciani, confina a sol levado coi sigg. Zucchi mediante un’androna senza uscita, a mezo dν borgo di S. Giustina, a sol a monte con li Ferui di Felletto mediante una casa tenuta per Vido cavallaro ed ai monti sig. Pietro Agricola, mediante una casa tenuta per Maddalena cadovrina» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 47r).
1656 Eredi di Tiberio Deciani (B.C.U., ms. F. XXV, f. 48v).
1684 Ortensia e fratelli Deciani (A.S.U., C.A., 89/20, n. 45).
  B)
1529 «M. Cecho Schiavo, che fu di Zuan grande Schiavo, in logo di ser Antonio de Arigonibus, ditto Calderaro, fo de Spilimbergo, e in logo de Baldas fauro e in logo deli heredi di Nicolò di Vat e di dona Catharina madre che fo di Arnoldo Calligaro e in logo de ser Zuan Donaldo de la Porta de’ dar per — livello — una casa posta in ditto borgo2 a l’incontro de l’androna verso la porta de la terra formento staro mezo, la qual casa ser Zuan Donado ditto la vendette a ser Antonio ditto de l’anno 1516 vel circa per man de ser Zuan Scuterini nodaro e da poi ser Antonio ditto l’à venduta a ditto maistro Creso, come apar per man de ser Ancilotto de Spilimbergo adν 19 fevraro 1521 formento q 1 —» (B.C.U., ms. C. XLVII, f. 64r - 64v).
1569, apr. 1*Dalla Memoria di Camillo Caimo una notizia indiretta: «Una casa, trova in borgo di S. Iustina appresso l’ecc. mess. Tiberio Deciano —» (A.S.U., Arch. Caimo, 9, Memoria di Camillo, f. 1r).
1643, apr. 16*Dalle confinazioni degli immobili gravati di livello a favore della fabbrica del duomo: «Alla partita di — Gasparo q. — Giuseppe Del Forno et consorti, in luogo di — Cecco Schiavo del q. Zuanne Grande et — di — Antonio calderaro di Spilimbergo sopra una casa, che fu del q. Zuanne Donado della Porta, appar di mano del q. — Zuanne Scuttarino nod. 1518, et della compra di —Cecco — appar di mano di — Lancilotto nod. 1511, hora paga — Tomaso del Forno calegaro, sta alla piazza del Vino; dissero i confinatori — che la casa — è posta nel borgo di Gemona, possessa per ser Tomaso Del Forno callegaro sudetto, tenuta di presente per Simone Degl’Infanti di Paderno; confina a sol levado colla strada pubblica, a mezo dν con ser Giovanni M. Bovolino, a sol a monte con ser Giovanni Gioseffo et ai monti col detto; paga L 3 s 3» (A.S.U., C.A., 87/3, p. 57).
1643, apr. 16 Dalle confinazioni degli immobili gravati di livello a favore della fabbrica del duomo: «Alla partita dell’ecc. — Tiberio Deciano, in luogo di Zuanne, detto Zaneo et de Beltramina sua moglie, successe al q. — Zuan Donaldo della Porta, di mano di — Andrea d’Adamo sopra una casa, che fu d’un muto di Martignacco, habitata per avanti da Iuri missetta, pagava già — Francesco taglia—pietra inquilino; hora paga Zuanne Dei Nipoti, detto il Secco, affittuale dei sigg. Deciani; dissero i confinatori — che la casa — è posta nel boxe di S. Giustina, possessa per — Giovanni Francesco e fratelli Deciani, tenuta per Zuane Dei Nipoti —; confina a sol levado coi sigg. Zucchi mediante un’androna senza uscita, a mezodν il borgo di S. Giustina, a sol a monte con li Ferui di Felletto mediante una casa tenuta per Vido Raimondo cavalaro, et ai monti col sig. Pietro Agricola, mediante una casa tenuta per Maddalena cadovrina» (A.S.U., C.A., 87/3, p. 58 - 59).
 *A un certo punto la distinzione fra i due edifici si perde.
1743, magg. 6*Confinazioni per le rendite della fabbrica del duomo: «— Dissero i confinatori che la premessa è di presente parte di ragione del — co. Camillo Gorgo et parte del rev. Pietro Masetti — piovano di S. Giacomo in Mercà nuovo, che confina a lev. una andronna senza uscita, a mezodν la strada di S. Giustina, a sol a monte — G.B. Glereani mediante casa tenuta da Leonardo Tomasino et alle monti l’antidetto rev. Masetti mediante orti —» (B.C.U., ms. F. XXI, f. 30r).
1763, magg. 6*Da un elenco di partite di livelli a favore della fabbrica del duomo; è citata la casa che appartiene parte al co. Camillo Gorgo e parte al sac. Pietro Masetti «— confina a lev. un androna senza uscita, a mezz. la strada di S. Giustina, a sol a monte — G.B. — Glereani, mediante una casa tenuta da Leonardo Tomasino, et alli monti l’antedetto rev. Masetti mediante orti —» (A.S.U., C.A., 89/20 n. 45).
1784, febbr. 24*La casa del co. Camillo Gorgo è citata in una stima e nella relativa planimetria di perito anonimo. Il testo parla di «una casa di muro coperta di coppi, con fondi, altra coperta pure di coppi, cortivo ed orto, situata nella contrada detta di S. Giustina, attualmente inaffittata, confina a lev. parte orto del sig. Giacomo Masetti compratore, e parte casa di — Giacomo q. Giuseppe Venturini, a mezz. la contrada di S. Giustina, a pon. casa de’ — coo. Gorgo, torna la casa del coo. Gorgo —, torna a lev. la detta casa Gorgo, torna a mezz. la contrada di S. Giustina —, torna a pon. — Allessandro Rotta ed a tram. il — co. G.B. Polcenigo» (B.C.U., ms. Pubblici periti, vacch. n. 84. f. 5v; planimetria: f. 6r; inventario: f. 1v - 5r).
1801 Giacomo Masetti e figlio (Nomenclatura, f. 52v).
1809*Appartiene a Tommaso Masetti che vi abita. Nel complesso è ospitata anche Laura Tomasini «indigente» (Registro delli aloggi, f. 38v).
1810, nov. 27*Cristoforo Masetti, «avendo formato un fornello con due lambichi nella di lui casa d’abitazione in borgo di Gemona, contigua al n. 1389 di proprietà del sig. Tommaso Masetti ad uso di fabrica di acquavita, implora da codesto commissariato di pollizia che venghi ordinato a chi spetta il sopraluoco a detto fornello». L’ispettore Giuseppe Prisani esprime parere favorevole e il progetto viene pertanto approvato (A.S.U., C.A. I, 182, 1999).
1825, dic. 16 Tomaso fu Giacomo Masetti vende a Domenico q. Giovanni Lodolo e alla moglie di costui, Caterina Soiaro, per L 14515, «una casa — situata in — borgo de’ Cappuccini, cioè la dominicale con cortivo, orto ed area, ora tenuta in affitto dal sig. Carlo Peloi, e la unita casetta con corticella, serve per il detto — Masetti, il tutto compreso sotto il c.n. 1389 —; confina tra lev. e mezz. col borgo de’ Cappuccini, tra mezz. e pon. il sig. Luigi Da Rio ed altri particolari, tra pon. e tram. col brolo del nob. — Giusto Garzolini e tra tram. e lev. parte con androna senza uscita e parte con G.B. e fratello Barazzutti —. Tale vendita — viene fatta per il prezzo — di austr. — L 16666 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10310, 2067).
1825, giu. 11 Tomaso Masetti. Vedasi n. 1390.
1826, febbr. 2 Domenico Lodolo, «divenuto proprietario della casa in borgo Cappucini fu Masetti, ha divisato di destinarla ad uso di locanda. Gli occorre però di aprire una porta ed un rebatto —». Nel documento di concessione del permesso gli viene raccomandato: «Il finto bugnato sarà fatto con una tinta conveniente ad oglio per maggiore durata» e «il totale prospetto delle case sarà biancheggiato» (A.S.U., C.A. I, 100/1826/II, 410 Orn. II C, con dis.).
1826, giu. 12 «— Lodolo Catterina, di professione albergatrice, ebbe fino dal mese di aprile ad acquistare in sua proprietà la casa — n. 1389, era di raggione del sig. Masetti; tenendo la suddetta casa una calle contigua ove si ritrova una porta sussistente tutt’ora con li suoi antili di pietra, ma che solo fu chiusa di un mattone, desiderando la riscorrente di riaprirla, esendogli di necessità per l’introduzione di persone, quindi si fa doverosa di presentare a questo congresso municipale affine di rilasciare il domandato permesso —» (A.S.U., C.A. I, 100/1826, 1837 Orn. II C).
1831, ag. 18*«— Al comparente — Valentino Bon per la morte — del — genitore Giacomo —, appartiene la quarta parte del valore della casa — situata — nel borgo dei Cappuccini al c.n. 1389 —. La qual casa — confina a lev. Zaccaria Palma, a mezz. il borgo — dei Cappuccini, a pon. — Antonio Marsili ed a tram. famiglia Lodolo in loco Masetti Valentino Bon — vende a corpo — al fratello Leonardo Bon — il citato carato di casa — per — ven. — L 600 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10313, 2642).
1850, mar. 10°Giuseppe Lodolo la vende a Antonio Marchi per L 34250 (not. Giacomo Someda).
1851, mar. 5 Antonio de Marchi presenta progetto per l’innalzamento della facciata della sua casa al n. 1389 (A.S.U., C.A. II, 65 bis/1851, 1353 Orn. II C, con dis. firmato da Valentino Dreussi).
1851, giu. 21 Antonio de Marchi «ha divisato di riformare la facciata della sua casa in borgo Gemona marcata col c.n. 1389 —». Segue l’autorizzazione (A.S.U., C.A. II, 65 bis/1851, 3958 Orn. II C, con dis. firmato da Valentino Dreussi).
1852*Appartiene ad Antonio de Marchi (Competenze, I, f. 37v).
1852, magg. 8*Antonio de Marchi chiede ed ottiene di rialzare una parte della casa all’altezza del resto (A.S.U., C.A. II, 66, 3255 Orn. II C, con dis.).
   
NOTE1Per i Deciani, vedasi n. 382.
 2Gemona, come si ricava dal contesto.
   
BIBLIOGRAFIA Archivum...Catastico, I, 56, 278.
1390
1779, dic. 21°Carlo Deliadonna vende la casa a *** Astori (not. Camillo Merluzzi)1.
1785, giu. 29 Antonia Castellani ved. Astori vende a Pietro q. Simone Tillati una casa in borgo Gemona acquistata nel 1779, nell’androna senza uscita detta del Maseit, confinante lev. androna, mezz. pon. e tram. case ed orto di Giacomo Maseit, per L 600 (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10291, I instrom., 45, f. 62r — 63v).
1792, nov. 23 Pietro Tillati vende per L 1525 a Nicolò Barazzuti la stessa casa (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, III instr., 215, f. 358r — 360r).
 *In questo periodo la casa è «tenuta ad affitto da — Pietro Bernardinis». Si tratta «d’una stanza terranea e solaro sopra ad uso di sua camera» (ibid.).
1801 Pietro Tilati (Nomenclatura, f. 52v).
 *Affittuale Nicolò Barazzutti (ibid.).
1809*La casa appartiene a tre proprietari: al tessitore Nicolò Barazzutti, che vi abita; alla pizzicagnola Maria Gelmi, che ha affittato la sua parte al filatoiaio Giovanni Malisano; e a Pietro Tilati, che ha locato la sua al tessitore Alvise Maurini (Registro delli aloggi, f. 38v).
1814, nov. 16 Pietro Tilatti vende ad Amadio q. Osvaldo Zandigiacomo una casa nell’androna del Masetto fra i n. 1390, 1391, per L 850. Confina lev. casa Floreani e Gelmi, mezz. Giuseppe Cucigh e Giuseppe Broili, pon. androna, tram. eredi Gelmi (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 1301, 655).
1825, giu. 11 È di Nicolò e G.B. Barazzutti (A.S.U., C.A. I, 100/1825/II, 2179 Orn. II C, con dis.).
 *I proprietari inoltrano permesso di alzare il fabbricato e riformare la facciata. Oltre a questo documento, esiste l’assenso del vicino Tomaso Masetti (ibid.).
1852*I n. 1390 e 1390 A appartengono ad Antonio de Marchi (Competenze, I, f. 37v).
1876*Falegnameria di Pietro Gozzi (COSMI-AVOGADRO, 93), ancora segnalata nel 1883 (AVOGADRO, 141).
   
NOTE1A questa casa potrebbe riferirsi l’atto del 23 nov. 1738 col quale «— Giambattista q. — Giuseppe Franchi —, erede della q. — Antonia Franchi — amida, — a titolo di gradimento cede al sig. Carlo q. — Francesco Astori — una casetta situata nel borgo di S. Giustina — nella calle detta Masetti, fu — della — q. Antonia, pervenuta in detto — Gianbattista — nello stato e grado in cui s’attrovava prima che il sig. Astori facesse le tre finestre riguardanti sopra l’orto Masetti, che verrà rilevato — da me notaro —; confina a lev. la calle suddetta, a mezz., sol a monte ed alle monti li sigg. Masetti —. E ciò fa l’antedetto sig. Franchi per il prezzo di L 118 —» (A.S.U., N., Bartolomeo Pavona, 9137, I instr., f. 33v — 35r).
1391
1801 Antonio Rizzano (Nomenclatura, f. 52v).
1809*Proprietà del falegname Antonio Rizzani, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 38v).
1840, magg. 16 Viene inalzata a tre piani (A.S.U., C.A. I, 315/1840/VI, 2795 Orn. II C, con dis.; A.S.U., C.A. I, 315/1840/VI, 2795 Orn. II C, con dis.).
 *G.B. Rizzani chiede di alzare di un piano la casa (ibid.).
1852*Appartiene a G.B. Rizzani (Competenze, I, f. 37v).
1883*Recapito della levatrice M. Nesman Zuliani (AVOGADRO, 146).
1937 Farmacia Conti.
   
BIBLIOGRAFIA Senza la vecchia torretta.
1392
1801 Angelo Pisenti (Nomenclatura, f. 52v).
1809 È di Giuseppe Broili sarto (Registro delli aloggi, f. 38v).
1822, apr. 3 È di Giuseppe Broili (A.S.U., C.A. I, 68, 1404 Orn. II C, con dis.).
 *Il proprietario presenta progetto per le riforme «delle botteghe di sua ragione, una — al n. 872 ed altra simile — al n. 1392». Il progetto per questa ultima è approvato (ibid.).
1838, magg. 7 È di Giuseppe Broili. Vedasi n. 1393.
1840, magg. 16°°Vedasi n. 1391.
1852*I n. 1392 e 1392 A appartengono a Regina Broili (Competenze, I, f. 37v).
1393
1801 Giuseppe Cucis (Nomenclatura, f. 52v).
1809*Appartiene a Giuseppe Cuzigh, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 38v).
1823, febbr. 25 Testamento di Giuseppe Cuzigh. Lascia alla fraterna del Suffragio delle Anime purganti metà della casa n. 1393 acquistata I’11 ott. 1786 «a rogiti del sig. Francesco Bertoldi defonto notaio». L’altra metà resta alla moglie Domenica Prisana (A.S.U., N., Francesco Nussi, 10547, 1823).
1837, lugl. 25 La fraterna del Suffragio delle Anime purganti vende ad Antonio Visentini la stessa metà di casa. Confina lev. borgo Gemona, mezz. e pon. Giuseppe Duodo, tram. Giuseppe Gervasutti (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10613, 5077).
1838, magg. 7 È di Antonio Visentini, a tre piani; chiede di inalzarla a quattro (A.S.U., C.A. I, 285/1838/VII, 2312 Orn. II C, con dis.).
 °°Il disegno è firmato con «Croce dellIll.to Capo Mastro Odoardo Bon ».
 *Il progetto, che reca la firma del vicino Giuseppe Broili, viene accettato alla condizione che «in luogo della finestra terrena si sostituisca una porta». L’accordo con l’altro vicino Carlo Indri viene stilato in municipio il 30 giugno (ibid.).
1852*È proprietà degli eredi del fu Antonio Visentini (Competenze, I, f. 37v).
1876*Rivendita di liquori di Amalia Bellina (COSMI-AVOGADRO, 99) ancora segnalata nel 1883 (AVOGADRO, 147). La stessa Bellina nell’83 vi gestisce un magazzino di carbone e legna da fuoco (AVOGADRO, 141).
1394
1801 Rosa Nigris (Nomenclatura, f. 52v).
 *Affittuale Giovanni Cargneluti (ibid.).
1809 Maria Gelmi, pizzicagnolo (Registro delli aloggi, f. 38v).
 *Vi abita il ciabattino Sebastiano Cossaro (ibid.).
1810, dic. 15*Maddalena n. Nigris Casaro vende a Maria Galizia Gelmi «la porzione di casetta di ragione anticha — della sign. Maddalena, cioè la mittà dell’intera casetta segnata col c.n. 1394, situata in borgo di Giemona confina a lev. il — borgo, a mezz. e pon. con casa e corticella — del sig. Giuseppe Cusigh ed a tram. con casa — di Floreano Marano —. La — vendita viene fatta — per la summa d’it. — L 756,77 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10296, 129).
1811, lugl. 14 Giuseppe fu Paolo Clocchiatti «amministratore de’ beni retrodati del circondario d’Udine» vende la casa già di Maddalena Cosara a Francesco fu Giovanni Morelli per persona da dichiarare. «Confina a lev. strada pubblica del borgo, ed a pon. casa — n. 1393». Prezzo L 440 (A.S.U., N., Domenico Micheloni, 10326, 574).
1813, apr. 5 Maria Galizia, ved. di Francesco Gelmi, vende a Giuseppe q. G.B. Gervasutti casa «di tre appartamenti compreso il pian terreno», in borgo Gemona n. 1394, per L 1208,60. La casa, secondo la stima Pascoli, «confina a lev. — borgo, mezz. — Giuseppe Cussigh, pon. corticella — Cussigh, ed a tram. — Floreano Candido» (A.S.U., N., Graziano Cantoni, 10234, 374, alleg. descrizione e stima del pubbl. per. Francesco Pascoli).
1818, giu. 29*Giuseppe del fu G.B. Gervasutti e la moglie Maddalena Pirona cedono a Giacomo Gervasutti, fratello di Giuseppe, «mobili e vino esistenti nella casa da essi abitata, ad uso di osteria, sita — nel borgo di Gemona al c.n. 1394 —» (A.S.U., N., Giovanni Zancani, 632, 431).
1837, genn. 21*«— Giuseppe Gervasutti — cede — al — sig. Carlo Indri — la casa — situata nel borgo di Gemona — n. 1394 — a cui fa coerenza a lev. il borgo di Gemona, a mezz. Domenica ved. di Giuseppe Cussis sive li suoi eredi, a pon. — Amadio Zandigiacomo ed a tram. pre’ Giuseppe Floreano. Questa vendita — viene fatta — pel prezzo — di ex ven. L — 6000 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10487, 10578).
1837, febbr. 6*Carlo Indri, «proprietario della casa — in borgo Gemona — n. 1394, avente la linda della faciata sopra il borgo in stato pericoloso e cadente, divisato avendo coll’occasione della riparazione da farsi di costruirla soffittata, riducendola in forma migliore che rapresenti cornice, atteso che le due fenestre di respiro del granario sono sotto in contato della linda —, adimanda — la licenza —». Il permesso è accordato (A.S.U., C.A. I, 269/III, 837 Orn. II C, con dis.).
1838, magg. 7 È di Carlo Indri. Vedasi n. 1393.
1852*Appartiene a Carlo Indri (Competenze, I, f. 37v).
1395
1801 Floreano Marano, detto Maraffone (Nomenclatura, f. 52v).
1809*Appartiene a Floreano Mazzanaro, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 39v).
1851, magg. 31 Gli eredi del sac. Giuseppe Marani vendono ad Antonio q. Francesco Calligaris la casa 1395 per austr. L 3025 (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/V, 2223).
1852*Appartiene ad Antonio Calligaris. (Competenze, I, f. 37v).
1876*Laboratorio di Luigi Zugolo, fabbricatore e riparatore di strumenti a corda nonché barbiere e parrucchiere (COSMI-AVOGADRO, 97).
1396
1761, febbr. 15°Anna Cittia, vedova del tenente colonnello Andrea Gini, vende parte della casa al co. Fabio Asquini (not. Giovanni Antonio Martinelli).
1765, giu. 1°L’altra parte della casa è della confraternita dei Calzolai; messa all’incanto, è acquistata dal co. Fabio Asquini.
1782, nov. 24*Registrazione delle reconfinazioni operate il 15 nov. dello stesso anno: «Una casa posta in borgo di Gemona, come nel libro Galafà c. 100, paga il — co. Fabio Asquini di contadi L 14 s 6, confina a sol levado — co. Polcenigo, a mezz. strada publica, a sol a monte sig. Galici, ora Maria rel. di Mattia Maran, ed alli monti sig. Galizia, ora la sign. Madalena rel. del q. sig. Fabio Nigris» (A.S.U., Confraternita dei Calzolai, Reconfinazioni 1750 usque 1781, 434, f. 92r — 92v).
1795, lugl. 29°Il co. Fabio Asquini vende tutta la casa alla co. Margherita Mangilli, moglie del co. Giuseppe Garzolini, per d 1000. Confina lev. borgo, mezz. parte Marano parte Pietro Tillati, pon. androna, tram. Garzolini.
1801 Co. Giuseppe Garzolini (Nomenclatura, f. 52v).
 *Affittuale Paolo Gelmi (ibid.).
1802, lugl. 28 La co. Margherita Mangilli Garzolini vende a Francesco di Paolo Gelmi «casa con corticella — posta in — borgo Gemona, che confina a lev. il borgo —, a mezz. parte — Floreano Marano e parte Pietro Tilato manganador, a pon. androna ed oltre detta co. Margarita ed a tram. la stessa — co. Margarita —. Questa vendita — fa — pel prezzo di d 2600 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9980, XLV instr., 3335, f. 4404v — 4405r).
1809 Maria Gelmi, pizzicagnola (Registro delli aloggi, f. 39v).
1832, mar. 27*«— Maria n. Galizia madre e Francesco figlio Gelmi —, vendono alla — sign. Ellena Candussi ved. Gelmi — la porzione di casa d’abitazione — ad essa madre e figlio Gelmi appartenente e tutt’ora — indivisa cogli eredi cointeressati, posta — nel borgo — di Gemona, faciente parte del c.n. 1396 —, fraposta tra li confini a lev. il — borgo, mezz. parte Florean Candido e parte casa fu Tillatti, pon. contrada — del sig. Masetti ed alli monti — Giusto Garzolini —. La vendita viene fatta per ven. — L 1787,14 —» (A.S.U., N., Giovanni Zancani, 637, 3134).
1852*I n. 1396 e 1396 A appartengono agli eredi Gelmi (Competenze, I, f. 37v).
1876*Laboratorio del tornitore Antonio Grossi1 (COSMI-AVOGADRO, 116).
   
NOTE1Specialista nella fabbricazione di fornelli e aspi per filande (FALCIONI, Industrie udinesi, 308; PICCO, Ricordi, 105).
1397
1739, genn. 15*«Fatto in Udine nel palazzo Polcenigo, situato nel borgo di Gemona» (A.S.U., N., Bartolomeo Pavona, 9137, I instr., f. 41v).
1744 «Languidis1. Stavano nella casa di Pietro Bertolo, dove poi Marzio di Polcenigo edificò il bel palazzo che ivi ora sussiste» (FRANGIPANE, Da chi furono possedute, 175).
1753*È gravata da un livello a favore dell’ospedale di S. Maria della Misericordia, come spiega il catasto redatto a cura dell’ospedale stesso: «Porta di S. Maria ovvero borgo di Gemona. Possede una casetta dagl’eredi q. Pietro Bertoli, tenuta ad affitto perpetuo per l’annuo censo di L 31. Qual casetta è stata lasciata al p. luoco dal q. Nicolò Tescaria, come per testamento 1456, 18 ottobre, di mano di mess. Melchior di Belgrado nodaro. Item esige di livello a nadal ogn’anno dal sig. co. Antonio di Polcenigo, erede di Pietro Bortoli, come in Rottolo generai de’ livelli c. 129 —, in contadi L 4 s 13 p 18. Questo livello fu donato alla fratterna da d. Vida q. Francesco Pelizzaro 1550, 24 ottobre, nodaro ser Andrea q. Leonardo. Ora paga le suddette L 3 s 13 p 18 il sig. Francesco Mattiussi con li — fratelli, eredi Pasotti q. Giuseppe —» (A.C.U., A.A.O., Cattastico... 1753, n. 267, f. 269v).
1762 Il palazzo apparteneva al nob. Asquili (B.C.U., A.C.A., ms. RRR.XXXVII, c.153v, pianta di Tiberio Maieroni).
1790, mar. 18 Deposito di atto privato 12 marzo, con il quale il co. G.B. q. Antonio di Polcenigo vende alla contessa Margherita q. Annibale Mangilli, moglie del co. Giuseppe Garzolini, «il palazzo — in borgo di Gemona con chiesa —, cortivo, brollo murato, casa dell’ortolano ed ogni sua adiacenza con mobilie, tutti inservienti alla chiesa ed altare e sacri arredi e privileggio di aqua per quanto appar concessione fatta dalla città, tutto nello stesso e grado ad esso — conte aspettante per forma della semplice locazione 23 ottobre 1778, fatta al sig. G.B. q. Francesco Miliotti ed inventari che fossero per mobili e sacri arredi in Udine pertinenti alla chiesa —. E questa vendita ha fatta — esso — co. Polcenigo, perché il sig. Bernardinis — per — prezzo convenuto assume il carico di ventisie messe al mese derivante dalla cedola testamentaria del q. Pietro Bertoli 25 marzo 1685, pubblicata in atti del — q. — Domenico Cancianini ed in aggiunta si abbliga a pagare d 8503 L 4 s 2 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9975, XV instr., f. 1486v — 1489v).
1792, genn. 5*Concessione d’acqua al co. Giuseppe Garzolini per uso della sua cedrera nel borgo di Gemona (Acta, XCII, f. 39, n. 203).
1801 Co. Giuseppe Garzolini (Nomenclatura, f. 52v).
1809*Appartiene a Giusto Garzolini2, che vi abita (Registro degli aloggi, f. 39v).
1825, mar. 19*Giusto Garzolini vende a Giuseppe Seraffini una «casetta di muro, coperta di coppi, coi respetivi fondi, situata — nel recinto del borgo di Gemona — dal corpo del c.n. 1397 —; confina a lev. con orto del sig. Tomaso Masetti, a mezz. con casa — dell’acquistante, a pon. cortivo — dell’acquistante ed a tram. con fondi — del nob. — Garzolini —. La — vendita viene — fatta — per la somma di it. — L 500 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10310, 1966).
1834°Il nob. Giusto Garzolini paga ven. L 8 in dipendenza di istr. 1 genn. 1462 sopra case furono in origine di d. Marcudia di Udine (Arch. dell’Ospedale di Udine, Ospitale C1. Quaderno livelli, decime, conti. Principia 1834).
1842, magg. 9*«La nob. Marietta di Sbroiavacca ved. Garzolini di Udine, abitante in borgo Gemona — chiede che le venga concesso il permesso di far costruire un tombino di pietra dirimpetto al portone della sua casa posta in borgo di Gemona al c.n. 1397 per rendere piϊ comodo l’ingresso e regresso —». Il permesso viene accordato (A.S.U., C.A. I, 342/IV, 2633 Orn. II C).
1851, magg. 11*Maria Sbroiavacca Garzolini presenta il progetto per la modifica nella facciata principale «della casa di propria abitazione in borgo di Gemona» (A.S.U., C.A. II, 65 bis/1851, 2856 Orn. II C, con dis. firmato dall’ing. Fantoni).
1852*Appartiene alla co. Marietta Garzolini (Competenze, I, f. 37v).
  Il palazzo passò per eredità a Iob, fattore della contessa, che lo lasciò all’Istituto Renati, che lo vendette al collegio Toppo nel 1905.
1905, giu. 16 Il consiglio comunale autorizza l’acquisto del palazzo Garzolini per il collegio Toppo Wasserman (Parti prese...1906, 104).
   
NOTE1Tracce precedenti dei Languidis in borgo Gemona si trovano già il 7 seti. 1688, quando viene rogato un documento in casa di Tranquilla, figlia del fu Birardo Gulliola e moglie di Lorenzo Languidis, medico fisico, stipendiato dalla città (A.S.U., C.R.S., 546, Rot. 360. Istr. e Test., f. 105v — 106v). Per Lorenzo Languidis vedasi n. 1860.
 2Del Garzolini, noto benefattore, esiste un ritratto: MUNER, L’istituto Renati, 22.
   
STUDI INEDITI FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 98v — 101r; L. PALLADIO degli OLIVI, Diverse famiglie, p. 17; VISENTINI, Architettura civile, 107-109; ZURICO, Della pittura, 18.
   
BIBLIOGRAFIA Archivum...Catastico, I, 58, 330; BERGAMINI-SERENI, Tra case e palazzi, 231-236; BRAGATO, Guida, 89; BRAIDOTTI, Lacqua potabile, 43; BERGAMINI-TAVANO, Storia, 522-523; La collezione Garzolini a Trieste; DEL BIANCO, La guerra e il Friuli, 11, 127; L. DAMIANI, Arte...Il Liberty, 101; L. DAMIANI, Arte...Il Novecento, 349; ERMACORA, Provino Valle, 361; GIOSEFFI, Udine, 167-168; La marchesa Costanza di Colloredo; Origine e sviluppo di un moderno istituto; La parrocchia di S. Quirino, 77-78; Parti prese... 1880, 62-63; Parti prese...1898, 4; Parti prese... 1913, 152-153; Parti prese...1922, 65-66; PICCO, Larte di pittura, 67; PICCO, Cosa era via Gemona, 273; PICCO, Un distinto pittore decoratore, 216-217; Relazione della commissione pel collegio di Toppo Wassermann; de RENALDIS, Della pittura, 130; RIZZI, Storia... Il Seicento, 19; de RUBEIS, Catalogo, 3 (1937), 14; S[ACCOMANI], Il ristauro, 35, 39; TAMBORLINI, Il testamento del co. Francesco di Toppo; Il Toppo (dopo i restauri) ; VALENTINIS, Udine antica, 23.
Chiesa di S. Pietro Apostolo
1397 Era la chiesa di San Pietro Apostolo dei signori di Polcenigo.
1706 “Aedes conterminas a fundamentis extructas / votivo additamento / Pietatis unanimis argumento / Deo Opt. Max. Ac Apostolorum Principi dicto, / Martius et Tranquilla, Pulcinici / Et Fannae comites, condecoraverunt. / Anno Dominni MDCCVI” (FACCIOLI-JOPPI, Chiese, 140v).
1801 Chiesa di S. Pietro (Nomenclatura, f. 52v).
   
STUDI INEDITI FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 140v.
   
BIBLIOGRAFIA DE PIERO, Antiche parrocchie, 140; SFERRAGATTA TOMÈ-GANZER-ZILLI, Mostra fotografica Borc Glemone, 34-35; TENTORI, Udine, 305.
1398
1801 Pietro Fezzo, di Remanzacco (Nomenclatura, f. 52v).
 *Affittuale Giuseppe Cainero (ibid.).
1809 G.B. Taddio, macellaio. «Stanze derocate servono per fabbrica di candele» (Registro delli aloggi, f. 39v).
1816, genn. 4*G.B. Tadio vende a «— Zuane Vidissone — una casa con cortivo —, situata — nel borgo — di Giemona, portante il c.n. 1398, la quale — da esso — Vidissone viene con titolo di semplice affittanza da più tempo possessa in ordine alla locazione — 27 sett. — 1812 —. Confina a lev. parte casa rimasta — al venditore — n. 1399 e parte il — borgo mediante ingresso — a mezz., e pon. il — co. Giusto Garzolini ed a tram. stalone e cortivo per uso della casa dominicale di esso — venditore — n. 1400. La — vendita viene — fatta per la somma — di — d 1000 — fanno a valuta d’Italia — L 3172,40 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10303, 873).
1841, mar. 4*«— Giovanni Vidissoni — costituisce in patrimonio ecclesiastico al — chierico — Pietro di Daniele Deotti — casa costrutta di muri e coperta di coppi, sita in — borgo Gemona, marcata col c.n. 1398 —» (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/I, 109).
1852*Appartiene a Giovanni Vidisoni (Competenze, I, f. 37v).
1399
1801 Beltramina Lanfrite (Nomenclatura, f. 52v).
1808, lugl. 21*«Chiamandosi — debitore — Giovanni q. Domenico Fusaro, di professione agricoltore, domiciliato — al c.n. 1967, verso — Felice q. — Domenico Chiassutti, di professione scrivano, — domiciliato al c.n. 1399 —, in summa di L 255,84 —, ha dato all’antedetto — Felice — Chiassutti — la — stanza ad uso di cucina — dal corpo della di lui casa posta al c.n. 1967; confina a lev. — Margherita rel. del q. Pietro Fusaro, mezz. e pori. detta ragione rimasta al venditore e passalizio consortivo ed a tram. — Giovanni Picco fu — di ragione del venditore —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10295, 14).
1809*Una parte è di G.B. Tadeo, che vi abita; l’altra appartiene all’orefice Giuseppe Lanfritti (Registro delli aloggi, f. 39v).
1812, nov. 14 Giuseppe Lanfritti vende a G.B. q. Antonio Taddio porzione della casa 1399 «composta in piano da una stanza terranea, porzione di sottoportico e d’ingresso e da camere in primo appartamento —, che in piano confina verso lev. con il pubblico borgo —, a mezz. con passalizio consortivo con l’acquistante ed oltre passalizio di ragione — dell’acquistante, pon. ed a tram. con casa e fondi dell’acquistante —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10298, 332, con stima del pubbl. per. Vincenzo Moro.).
1814, sett. 16*A Natale Rubini, «nella circostanza che — apre la bottega per uso di tintoria nel borgo di Gemona al c.n. 1399, si rende necessario di far piantare alcuni legni al di fuori della bottega nella casa sovraposta, onde potersi servire per il suo esercizio —». La domanda è respinta in quanto il progetto è contrario «alle viste di polizia e di ornato». Il tintore insiste per ottenere ugualmente il permesso, ma il prefetto, in data 10 nov., ordina la chiusura della tintoria (A.S.U., C.A. I, 186, 5630 Orn. II C).
1826, ag. 22°°Vedasi n. 1400.
1852*Appartiene agli eredi Facci (Competenze, I, f. 37v).
1400
1781, ott. 23 Il march. Francesco Mangilli vende a livello francabile ad Antonio q. G.B. Spangaro, «oriundo di Ampezzo in Cargna, ora dimorante in questa città — le porzioni di case, stallone ed orto con cortivo, poste nel borgo di Gemona —, furono — del sig. Francesco Fornera, che con l’allibramento della subordinazione Fornera, pubblicato sotto il dν 8 lugl. 1780 negli atti del q. — Gasparo Martinelli notaio —, furono assegnate come segue: — la porzione al primo luogo assegnata all’Ufficio della subordinazione stessa — fu acquistata dalli — Mangilli; l’altra — al sig. Benvenuto Benvenuti conduttore degli affitti e livelli di corte per il n.h. Manin, da lui cessa nel dν 30 ag. 1779 alli — march. Mangilli; l’altra assegnata ad essi — marchesi; e finalmente anche l’altra porzione — restò — alle sign. Margherita e Rosa, madre e figlia Mattiussi, da esse poi venduta con istr. 20 ag. p.p. in note di me notaio alli — march. Mangilli. Quali porzione di case, stallone, cortivo ed orto, essendo nell’allibramento — state considerate del valore di d 1038 L 4 s 18, vengono — dalli — Mangilli cesse come sopra a d. Antonio Spangaro con la sola aggiunta di d 6 L 3 s 2 —» (A.S.U., N., Andrea del fu Francesco Brunalleschi, 9966, 94, f. 119r — 120v).
1801 Leonardo Spangaro (Nomenclatura, f. 52v).
1805, mar. 17*«— Maria, moglie rel. del q. — G.B. Chiaruttini, tuttrice e curatrice ex legge di Antonio di lei figlio —, ed il sig. Leonardo f. dello stesso q. — G.B. Chiaruttini, eredi Spangaro —, hanno — venduto — al — co. Daniele q. Alfonso Maria kav. Antonini — un orto con impianti —, posto — a pon. della casa d’abitazione delli stessi Chiaruttini, coscritto al n. 1400, che confina a lev. parte detto — co. Antonini, fu Lorio, e parte la — fabbrica dello stallone, a mezz. il — co. Giuseppe Garzolini, a pon. — detto — co. Garzolini, fu Polcenigo, ed a tram. lo stesso — co. Antonini fu Segatti —. Questa — vendita — hanno fatto — pel prezzo — della — stima di L 4568 s 18 non che per altre L 500 di volontario aumento di prezzo —». Nel decreto annesso si precisa che la casa serve «ad uso di locanda» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9980, XLVIII instr., 3617, f. 4708r — 4709v).
1805, lugl. 28*«— Maria, moglie rel. del q. — G.B. Chiaruttini, tuttrice e curatrice ex legge di Antonio, di lei figlio minore —, ed il sig. Leonardo figlio maggiore dello stesso q. —G.B. Chiaruttini —, hanno — venduto — al — co. Daniele q. — Alfonso M. kav. Antonini — una stanza con solaro sopraposto — situato — nel borgo di Gemona, parte sopra il portico, serviva d’ingresso alle fabbriche a tram. della casa dominicale fu di — Fornera, abitata dalli Tomasomi e Lorio, dal corpo della — casa dominicale fu Fornera, coscritta al n. 1400, che confina a lev. il — borgo di Gemona, a mezz. casa restante a detti Chiaruttini, a pon. parte la casa stessa e parte cortivo fu Lorio ed ora del — co. Antonini ed a tram. il — co. Antonini loco Tomasoni Questa — vendita — hanno fatta — pel prezzo — di d 273 L 3 s 15 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9980, XLVIII istr., 3645 f. 4739r — 4741r).
1808, magg. 24*«— Giovanni q. — Tomaso Rinoldi — domiciliato al c.n. 14 —, tiene di sua proprietà dal corpo della casa fu Fornero, situata in — borgo di Giemona — al c.n. 1400, una stanza ad uso di cocina e due mezzadi di seguito verso tram., porzion di sottoportico e mezz. d’essa cocina e camera — sopra —, portico, porzion di cortivo, di scale e pergolo in primo appartamento, che tutto confina verso lev. con il borgo —, a mezz. —Giuseppe Lanfretti, pon. cortivo consortivo con — questa ragione ed eredi Spangaro ed a tram. — Daniele Antonini. Le quali fabriche — pervenero nel Rinoldi parte per assegnazione — sopra la facoltà del q. Francesco Fornera — 1 nov. 1780, — rogiti Martinelli, parte acquistate dalle mani delli — Allesandro e Giovanni q. Francesco Lorio — coll’istr. 12 — giugno 1792 —, rogato di mano del sig. Riccardo Paderni — e parte per acquisto fatto verso la — fraterna di S. Rocco e Quirino — 21 genn. 1796 —, not. Antonio Marchi —, Giovanni Rinoldi — cede — al — sig. G.B. q. Antonio Tadio detto Principuti — le antidette proprietà —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10295, 11).
1809 G.B. Tadeo, macellaio; Leonardo Chiaruttini, oste (Registro delli aloggi, f. 39v).
1810, febbr. 17 Marzio Antonio Chiaruttini vende a G.B. Tadio «le case tutte e fondi — in — lui pervenute in forza delle — divisioni seguite in confronto del sig. Leonardo G.B. Chiaruttini —, situate — nel borgo di Giemona dal corpo del c.n. 1400, cioè il fabrichato a tram. interno al cortivo, composto prima della mittà della scala maestra, secondo da due stanze terranee in seguito a pon. di detta scala, con due camere sopra in secondo appartamento, la staletta — a pon. ed una porzione di stalone unito a detta staletta, la mittà del cortivo verso tram. unito ai fondi di dette case —». Confina lev. borgo Gemona e parte Taddio loco Rinoldi, mezz. parte Tadio, parte cortivo rimasto a Leonardo Chiaruttini, pon. parte eredi di Giuseppe Garzolini parte Daniele Antonini, a tram. Antonini (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10295, 76, con stima di G.B. Borghi).
1810, magg. 25 Leonardo q. G.B. Chiaruttini, detto Spangaro, vende a G.B. Tadio «la porzione di fabbriche rimastati —, composta da un grannaro in secondo appartamento, da due camere in primo appartamento con promiscuità di pergolo e di scale, promiscuità di sottoportico d’ingresso e di cortivo e fondi di cortivo —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10295, 92).
1810, nov. 17*In seguito ad atto oppignorativo del 10 ott., asta senza esito di una stanza al primo piano della casa. Debitore è Leonardo Chiaruttini (A.S.U., C.N., 80, Asta).
1812 Osteria “Alla fedeltà” (Esercenti).
 *Gestione di G.B. Principutti (ibid.).
1817, sett. 19*Il cursore municipale presenta diffida di munirsi di licenza di polizia a G.B. Principutti. La consegna avviene all’agente di costui, Giuseppe Giarvasutti (A.S.U., C.A. I, 10).
1824, ott. 21 È di Giorgio e G.B. Cella (A.S.U., C.A. I , 89/X, 4363, Orn. II C, con dis.).
 *I proprietari presentano progetto per modificare la facciata e ne riscuotono l’approvazione (ibid.).
1826, ag. 22*I fratelli G.B. e Giorgio Cella chiedono ed ottengono il permesso di riformare il portone d’ingresso (A.S.U., C.A. I, 219/1834/I, 3379 Pol. II, con diss.).
  Il 4 ag. 1831 il progetto non appare ancora eseguito integralmente, in quanto il disegno presentato includeva erroneamente una parte di fabbricato non di loro proprietà (A.S.U., C.A. I, 219/I, 3379 Orn. II C). Il 4 ag. 1831 per intervento della deputazione d’ornato sorge e s’approva una questione relativa alla cornice (A.S.U., C.A. I, 219/I, 3400 Orn. II C, con dis.).
1833, apr. 12°°Vedasi 1401.
1852*Appartiene ai fratelli Cella (Competenze, I, f. 37v).
1876*Osteria “Alla colonna” con stallaggio. Gestione di Leonardo Pascolini (COSMI-AVOGADRO, 107, 114).
1883 Osteria “Alla colonna” (AVOGADRO, 152).
 *Gestione di Leonardo Pascolini (ibid.).
   
BIBLIOGRAFIA ERMACORA, Vino, 94-95; PICCO, Cosa era Via Gemona, 27.
1401
1801 Giuseppe Tommasone q. Antonio (Nomenclatura, f. 52v).
1809 Co. Daniele Antonini (Registro delli aloggi, f. 39v).
1826, ag. 22°°Vedasi n. 1400.
1829, sett. 10 Alfonso fu Daniele Antonini ed Irene Vanzini ved. di Daniele Antonini, come madre di Annetta Antonini moglie di Gherardo Beretta, vendono la casa n. 1401-1402-1403-1404 a Giovanni q. Pietro Videssoni; «confina a lev. il borgo di Gemona, a mezz. parte — G.B. e fratello Cella e parte con orto del nob. Giusto — Garzolini, a pon. parte con altro orto e braida del — Garzolini e parte fondi pubblici ed a tram. strada — che gira attorno le mura —. Questa vendita — viene fatta — per — austr. L 30000 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10312, 2465).
1833, apr. 12 È di Giovanni Vidissone; la riforma e la innalza (A.S.U., C.A. I, 206/1833/I, 1440 Orn. II C, con dis., firmato dal pubbl. per. Simone Periotti).
1852*Proprietà di Giovanni Vidissone. (Competenze, II, f. 1v).
1402
1801 Giuseppe Tommasone q. Antonio (Nomenclatura, f. 52v).
1802, genn. 18 «— Leonardo — Chiarottino — ha venduto — al sig. Antonio q. — Lorenzo Lorio — una casetta copperta di coppi con cortivo ed orticello situata in borgo di Gemona, fu del q. G.B. padre del venditore in unione al q. — Antonio Spangaro acquistata dalle mani delli — march. Mangilli con istr. 21 giugno 1790 di mano del q. — G.B. Pasini escluso però il copperto dell’arra, trebbiadura ed altro stato posteriormente al suddetto acquisto il tutto demolito dalli — Chiaruttino e Spangaro; confina — verso lev. parte strada — e parte — Tomasoni, mezz. case rimaste a detto Chiaruttini, pon. — co. Garzolini ed a tram. parte co. Daniele Antonini in loco Segati e parte Pietro Cargnelli e consorti Tomasoni; — e questo per d 562 L 3 s 1 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10291, IV instr., 380, f. 471r — 471v).
1809 Daniele Antonini (Registro delli aloggi, f. 39v).
1825, magg. 12*Daniele Antonini chiede che, «essendo indispensabile nella faciata del fabbricato ad uso di stalla e fenile di sua ragione posto in borgo di Gemona, contiguo alla porta comunale sopra la strada delle mura della città sotto il c.n. 1402, d’apprire due finestre —» gli venga rilasciato il permesso (A.S.U, C.A. I, 100, 1645 Orn. II C, con dis.). Il nulla osta è concesso in data 16 maggio (A.S.U., C.A. I, 100/1825, I, Provvidenze generali).
1829, sett. 10*Vedasi n. 1401.
1833, apr. 12°°Vedasi n. 1401.
1852*Proprietà di Giovanni Vidissoni (Competenze, II, f. 1v).
1865, genn. 21*G.B. de Poli, proprietario della casa n. 1402, «respiciente le mura» chiede ed ottiene di riformare la casa (A.S.U., C.A. I, 780/1865/IV, 535 Orn. IX, con dis.).
1403
1801 Francesco Segati (Nomenclatura, f. 52v).
1809 Daniele Antonini (Registro delli aloggi, f. 39v).
1829, sett. 10*Vedasi n. 1401.
1852*Appartiene a Giovanni Vidissoni (Competenze, II, f. 1v).
Porta Gemona esterna
  Del quinto recinto, iniziato nel 1332. Fu demolita nel 1831.
1402, nov. 6*Vedasi Porta Grazzano.
1404, nov. 3*Vedasi Porta S. Lazzaro.
1406, ott. 4*I daziari del vino supplicano il consiglio cittadino «quod provideatur de uno portonerio ponendo ad Portam S. Quirini» (Annales, XVI, f. 153v).
1605*Spese di restauro (B.C.U., ms. P. XXIX, f. 68r).
1767, lugl. 8°°Zona orientale della Porta Gemona. Disegno firmato da Alessandro Rota (B.C.U., A.C.A., ms. QQQ.XXXVI, c.109r).
1809*Custode della Porta è Leonardo Sborlino (Registro delli aloggi, f. 39v).
1828, dic. 22*Circa il progetto di sistemazione della Porta Gemona, «salvo a determinare in quota di concorrenza della r. finanza in tale spesa,» dato «lo stato angusto e improprio della Porta attuale», il presidente della congregazione municipale propone che «sia assunto integralmente il concorso del comune» (A.C.U., Consiglio dal 1820 al 1830, Protocollo verbale consiglio comunale della r. città di Udine, n. 5315).
1830, sett. 9*«Costruzione della porta e ricettoria a Porta Gemona giusta il progetto ultimamente convenuto con la r. intendenza di finanza e comunicato dalla r. delegazione con decreto 27 agosto passato n. 18512/3617. —Ammessa con voti n. 18, nessuno contrario» (A.C.U., Consiglio dal 1826 al 1830, n. 3906, part. IV, c).
1829, lugl. 5*Comunicazione della congregazione municipale a Leonardo Sburlini: «Determinato dall’autorità superiore per oggetti eminenti di pubblica sicurezza, atteso il minaccioso pericolo di crollo, la istantanea demolizione della porta Gemona da lei abitata per affittanza in corso da 13 giugno 1818 in poi, la congregazione municipale esecutivamente alle superiori determinazioni la diffida a dover sgombrare entro tutto il — 10 luglio corr. il locale della porta Gemona e ad aver consegnare le chiavi all’ufficio municipale, dovendosi impreteribilmente metter mano alla demolizione» (A.S.U. C.A. I, 18/XI, 2378 Orn. II C).
1833, ag. 12*L’ing. G.B. Cotterli alla congregazione municipale: «Nel progetto che sta per effettuarsi della nuova porta del borgo Gemona, venne ordinata verbalmente la variazione segnata a linee gialle nell’unito tipo1. Potendo ella influire grandemente nell’effetto dell’opera, il sottoscritto non sente di poterla effettuare senza venirne formalmente incaricato, onde esonerarsi di quella qualunque responsabilità che potesse caricarlo —». Non esiste risposta (A.S.U., C.A. I, 206/I, 3766 Orn. II C).
1843, genn. 16*L’i.r. intendente delle finanze presenta alla commissione d’ornato progetto per la «erezione del muro che vorrebbesi erigere nel di dietro della ricettoria — presso porta Gemona —». La commissione approva il progetto, a patto che «la proposta chiusura non osti alla servitϊ dell’inquilino limitrofo» (A.S.U., C.A. I, 359/IX, 566 Orn. II C, con dis.).
1843, febbr. 7*L’ingegnere municipale A. Lavagnolo alla congregazione municipale: «Il fondo su cui vuole erigersi il muro di chiusura del di dietro della ricevitoria di Porta Gemona — non appartiene in affittanza al sig. Biaggio Pecile; egli, unico confinante in qualità di affittuale, non può — accampare obbietti in causa di servitϊ per l’erezione del muro —. Ma tale conoscenza può soltanto desumersi dalla affittanza, che negli atti rimessi non esiste —. Gioverebbe sentire la dichiarazione dell’inquilino —» (A.S.U., C.A. I, 359/IX, 1126 Orn. II C).
   
NOTE1Il disegno oggi non è reperibile nella busta.
   
STUDI INEDITI FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 42v.
   
BIBLIOGRAFIA BATTISTELLA, I Lombardi, 68; DE PIERO-GUALANDRA, Compendio, 28; JOPPI, Udine prima del 1425, XI; MIOTTI, Cenno sulle antiche opere, 26; PALLADIO degli OLIVI-CAIMO DRAGONI, Memorie udinesi, 14; Parti prese...1887, 166-167; PILOSIO, Itinerari udinesi. La circonvallazione, 11-12; della PORTA, Toponomastica, 98; RIZZI, Udine, 61, 122, 161, 177, 186.
   
ICONOGRAFIA F. BERTELLI, Città d’Udine; P. BERTELLI, Città d’Udine; CADORIN, Udine città; CARLEVARIJS, Trittico; CORONELLI, Udine; GAZOLDI-COSATINO-RUFFONI, Udine metropoli; GIRONCOLI-de BAURAIN, Stemma della città; LASOR A VAREA, Udine metropoli; MAJERONI-LEONARDUZZI, Città d’Udine; MURERO, Veduta prospettica; RASICOTTI, L’antica e nobilissima città; A. SCOTO, Udine metropoli; SPINELLI-DALLA VIA, Novissima pianta.
1404
 *La casa è gravata da un livello a favore della fabbrica del duomo, come si ricava dal rotolo settecentesco che ne riporta i fondamenti.
1376 «Hermanus de Lunirgiacho q. Maiulini solvit super domo, in qua morabatur Ioannutus cerdo fratris Pasculi» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 43v).
1386 Canciana q. Ermanno di Loneriacco (ibid.).
1394 «— Pidrussius de Fragelaco solvit annuatim fabricæ super una domo in qua habitat Dominicus Claudus, quæ fuit ante Hernani de Lunirgacho eundo ad S. Quirinum denario monetæ aquilegensis viginti quatuor» (ibid.).
1407 «— Iacoba uxor Antonii f. Mathei de Ultra Roia et filia Pidrussii de Fragelacho solvere tenentur annuatim pro anima d. Cancianæ super una domo ipsius — Cancianæ murata et tegulis cohoperta sita in burgo S. Quirini iuxta d. Payanam, iuxta quandam andronam qua itur ad fossatum terræ, a tertia possidet Petrus q. Worlici de Fragelacco et per ante est via publica, libram olei unam, quam legavit — d. Canciana, ut constat publico instrumento scripto manu Odorici notarii de Carnea in 1386 — die 16 aprilis» (ibid.).
1428-1438 Lazzaro, muratore (B.C.U. ms. F. XXV, f. 44r).
1519 Zuanne q. Lazzaro di Toni di Lazer muratore (ibid.).
1554 Bastian fruttarolo e Pasqua detta Claugliana moglie di Giacomo Rodaro. Bastian vendette la sua parte a G.B. di Cergneu (B.C.U., ms. F. XXV, f. 45r).
1564 G.B. di Cergneo per metà (ibid.).
1573 «M. Zuambattista Bergero in logo del q. Zuanne di Antonio Lazaro muraro paga den 22 —» (ibid.).
1641, febbr. 21*«Il nob. — Gaspare q. — Maffio Albini1 , dottor di leggi udenese concede in enfiteusi a ser Filippo Gasparutto, hosto in questa città —, una casa — puocco discosta dala Porta del borgo di Gemona, con corte, horto e sue pertinenze, per esso Gasparutto fin hora habitata ad affitto semplice e già molt’anni a lui locata dal detto q. — Maffio, nella quale ha anco detto ser Filippo nel tempo della sua condotta fatti diversi miglioramenti non compensati negli affitti d’essa casa, che termina, inclusa la sua corte et horto da lev. con la strada o via corrente del borgo di Gemona, da mezo giorno con casa et horto di Osvualdo Piccocino, da pon. con stradella detta l’androna del Gennaro e dai monti con le mura della città mediante il terrapieno —, perché detto ser Filippo — ha hora sborsato a detto — Gaspare — ducati cento — e s’obliga di numerarle appresso ducati cinquanta — per tutto il mese di luglio del presente anno —. Di piϊ assume in sé carrico di pagar ogn’anno in luoco d’esso signore lire una d’oglio e di contanti L 1 s 5 p 8 ala fabbrica della — chiesa collegiata di questa città —» (A.S.U., N., Bernardino Orgnani, 7321, VII instr., f. 19v — 21r).
1643, apr. 16*«Alla partita di — G.B. Cergneu in luogo di — Sebastiano fusarolo sopra la casa di sua propria habitatione, fu di — Zuanne d’Antonio di Lazaro, et sopra l’horto dietro la casa —; pagava già Nadalin cavalaro, come inquilino, et li sigg. Albini, stavano alla fontana, come possessori; hora paga Filippo Gasparuotto hoste, detto il Schiavo, inquilino; et questa è l’ultima casa a man manca per andar alla porta; dissero i confinatori — che la casa — è — possessa per — Gaspare Albini cancellario mio collega, tenuta per l’hoste sudetto; confina a sol levado colla strada publica, a mezodν con Osvaldo Piccottino, a sol a monte col sig. Lorenzo Sacchia mediante un horto et ai monti coi muri della città» (A.S.U., C.A., 87/3, p. 56-57).
1743, febbr. 11*«Dissero i confinatori che la premessa casa è presentemente di ragione del — co. Antonino Antonini1, abitata da ser Antonio Bulfone figliuolo di ser Luodovico, confina a lev. la strada — del borgo di Gemona, a mezodν ser Benetto Misso capellaro, a sol a monte con casa — del sig. Leonardo Sporeno, et alle monti strada tendente attorno le mura della città —» (B.C.U., ms. F. XXI, f. 28r).
1755, mar. 3*Dalla didascalia di una pianta, recante la firma di Alessandro Rota che ha ricevuto, da parte del consiglio della città, l’incarico d tracciare un «disegno per connotare il sito e fondi che sue signorie ill.me sono per concedere al nob. sig. Giovanni Alfonso Antonini dalla parte di tramontana di fondi e casa ad uso d’osteria d’antica sua ragione, ivi poste. Riconosciute pertanto l’estensione de’ termini del detto privato sito sive dell’osteria, al lato CD, viene d’aggiungersi al medesimo di quale di pubblica ragione il convenuto della figura ABCD. La distanza veramente del termine, o punto B dalla cantonata E del pubblico casello è di passa 3 1/2, comodo transito che s’avanza ad una maggior larghezza oltre il casello per girar intorno le pubbliche mura. Il lato poi BD è di passa 2 —» (A.S.U., Archivio della Porta, b. 12).
1793, sett. 12*«— Pietro q. Antonio Pilosio — ha — venduto — al sig. Francesco q. Virgilio Segatti — una porzione di casa situata in — borgo di Gemona, consistente in una porzione di granaro, due camere e un primo solaro, e nella mettà dell’ingresso a pieppiano sulla strada che confina a lev. il borgo —, a mezz. parte detto — Segatti e parte Giuseppe e cugini Tomasoni, a pon. lo stesso — Segatti ed a tram. — co. Antonini —, qual casa è stata acquistata dal — q. — Antonio Pilosio dalle mani di mess. Steffano q. Leonardo Morteano con istrom. 22 lugl. 1771 in note del q. — Eugenio Sporeno; item porzioni di coperto e solaro della casa medesima, state acquistate dallo stesso q. — Antonio Pilosio dalle mani del — sig. Francesco e delli sigg. G.B. e Antonio Segatti di lui fratelli con scritture private 23 e 27 marzo 1778. E questa vendita — fa il — Pilosio pel — prezzo di L 2200» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9977, XXV instr., 1798, f. 2407v — 2409r).
1801, ag. 27 «— Francesco q. Virgilio Segatti — ha dato — al co. Daniele q. — co. Alfonso M. kr. Antonini — una casa con corte ed orto e col fondo esterno d’intorno le mura di questa città — situato in — borgo di Gemona, che confina a lev. il borgo stesso, a mezz. — march. Mangilli, a pon. parte — Mangilli e parte — coo. Garzolini, loco Polcenigo, ed a tram. strada dietro le mura — e parte — co. Antonini —. E ciò — ha fatto perché all’incontro il — co. Antonini — cede a titolo di permuta una casa — posta — nella contrada — di S. Pietro Martire che comprende anche il fabbricato sopra le stalle e magazino — del sig. Giacomo Michieli sulla contrada detta del Pulesi —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9980, XLIII instr., 3200, f. 4256r — 4257v).
1801 Co. Daniele Antonini. «Sua abitazione» (Nomenclatura, f. 52v).
1809*Vedasi n. 1401.
1809 «La fu deputazione della città, con atto 25 marzo 1723, — ha concesso al q. Leonardo Sporeno q. Francesco di Udine ps 230 di terreno presso le mura — della città, fra le Porte di Gemona e S. Lazzaro, ed in confine della di lui casa all’estremità superiore del borgo di Gemona, verso l’annuo canone perpetuo di una pernice, considerata sempre del valore di L 1,54 d’Italia. Passò la casa con detto terreno, non si sa con qual titolo, né in qual epoca, nel q. sig. Paolo Spilimbergo, indi nel sig. Paolo Segati q. Virgilio di Udine, e finalmente con instromento di acquisto 27 agosto 1801, di mano del sig. Riccardo Paderni q. Andrea, pubblico notaio in Udine, nel sig. Daniele Antonini2 q. Alfonso, che abita la casa suddetta e paga annualmente l’accennato canone di L 1,54» (A.S.U., C.A. I, 1/Attività e passività 1808, n. 8).
1829, sett. 10*Venduta insieme con i n. 1401, 1402 e 1403. Vedasi n. 1401.
1831, apr. 8 È di Giovanni Vidissoni (A.S.U., C.A. I, 182/1831/V, 1334 Orn. II C, con dis.).
 *Il proprietario chiede ed ottiene di trasformare in porte due finestre (ibid.).
1852*Appartiene a Giovanni Vidissoni (Competenze, II, f. 1v).
1876 Caffè “All’alba” (COSMI-AVOGADRO, 87).
 *Gestione di Antonio Zanetti (ibid.).
1883 Caffè “All’Aurora” (AVOGADRO, 139).
 *Gestione di Luigia Reselli Zanetti2(ibidi.).
   
NOTE1Di Gaspare Albini sono pervenuti componimenti in Elogi al luogotenente Contarini e in Orazione di Odorico della Porta e composizioni di diversi nella presenza di Reniero Foscarini luogotenente.
 2Una mano diversa aggiunge in calce la notizia: «1953. Viene demolita» (“Messaggero Veneto”, 10 nov. 1933).
1405
1606, magg. 5*«— D. Bernardinus q. — Andreæ de Attimis Goritiensis, nomine suo et — Hermani eius fratris —, vendidit — d. Leonardo Agricolæ notario Utinensi, ementi et stipulanti pro se et d. Vincentio fratre suo —, rectam et integram dimidiam unius molendini cum quinque molis per eundem — venditorem et fratrem pro indiviso possessi cum filiabus q.— d. Sigismundi Cergnei et ad eos spectantis ex hæreditate q. — d. Accursiæ eorum matris, filiæ olim — d. Bernardini Savorgnani a Vexillo; quod quidem molendinum situm est hic Utini in burgo Glemonæ super rugia illac labente, iuxta a parte superiori molendinum pii hospitalis S. Mariæ a Misericordia de Utino, a parte inferiori molendinum nob. d. Celsi Trenti1 et fratris, civium Venetiarum et iuxta *** —» (A.S.U., N., Vittorio Mattioli, 6744, Instr. XX, f. 26r — 27v).
1744, sett. 13*«— Pietro Andrea Mattioli —, Francesco Mantica —, co. Francesco Beretta e co. Ettore Bartolini, deputati della città —, intesa la scrittura di — supplicazione — presentata da ser Gioseffo Del Bianco, monaro in borgo dì Gemona —, hanno — concesso — al medesimo — il pezzo di sito espreso in essa sua scrittura e delineato in pianta —, onde il medesimo monaro possa continuar ad alzare il muro che serve di riva alla roia ed estenderlo dal suo mulino lungo la detta roia per passa quattro non compresa la grossezza del muro in capo del sito medesimo, e piantar altro simile verso la strada del borgo a retta linea del muro verso la strada del suo molino per passa quattro lungo la riva della stessa roia in confine dei cannoni dell’acquedotto pubblico, che somministra l’acqua ai pozzi pubblici dei borghi superiori, in maniera però che non possa esso acquedotto ricever mai alcuno minimo pregiudizio —; con obbligo al detto monaro di corrisponder in pubblico a mano dell’esattor pubblico delle pernici, pernici para due all’anno —. E perché il — monaro in essa sua scrittura si ha obbligato — custodire la chiave del cassone per serrarlo ed aprirlo, secondo l’opportunità, onde l’acqua della roia che s’introduce nell’acquedotto pubblico per i pozzi dei borghi superiori scorra sempre depurata per la maggior conservazione dell’acqua stessa nei — pozzi e nella cisterna maggiore della contrada di S. Lucia, hanno le signorie loro ill.me assegnato al — monaro — le suddette para due pernici all’anno sin che da lui e successori saranno pontualmente eseguite le pubbliche incombenze —» (Acta, LXXXI f. 187r-189v; il disegno, redatto dal pubbl. per. Valentino Ceschia, detto Ceschiutti, è in A.S.U., C.A., 14/I, n. 16 , con dis.).
1746, sett. 28*«Gli ill.mi — provveditori sopra li beni inculti, udita la — istanza fatta dall’ecc. — Lodovico Rosa, interveniente e per nome delli sigg. Francesco di Pers, di Gioseppe e fratelli Del Bianco q. Zuanne, e — co. P olissena di Cergneu, consorte del sig. Francesco d’Attimis —, domandante la confermazione dell’antichissimo possesso di una posta da molino con rodde cinque, posta nel borgo di Gemona —, sopra l’acqua della roia, cadauno per la quantità a loro spettante, cioè al — co. Francesco di Pers per la mittà, l’altra mittà per due terzi a Giuseppe Del Bianco q. Zuanne e per l’altro terzo alla — co. Polissena Cergneu d’Attimis —, l’investitura feudale dell’anno 1587, 3 ag., con la quale il n.h. — Carlo Cornelio, — luogotenente d’Udine, investe il nob. — Sigismondo Cergneu — d’una posta di molino esistente nella città d’Udine nel borgo di Gemona con obbligo di corrisponder una lira e meza di pevere annualmente — alla curia; item la stima fatta da Tiburzio Noivero, publico stimatore et agrimensore della città d’Udine, del molino — di ragione Cergneu, nella quale si vede nell’anno 1606 stimanti lei cinque rode de l’edificio —, registrate dette stime nelli atti di — Vittorio Mattioli nodaro —; item l’investitura censuale dell’anno 1650, 26 apr., ottenuta dal sig. Francesco di Pers, dal luogotenente d’Udine, della mettà del molino —, per la quale paga di feudo pevere onze nove, tratte tutte dette investiture da — Nicolò Forni e dalle autentiche copie di — G.B. Stella; item altra investitura dell’anno 1631, 6 magg. dell’altra metta del molino —, concessa alla sign. Margherita, figliola del sig. G.B. Pers, rellita del q. — Sigismondo Cergneu —; item altra investitura dell’anno 1742, 9 ag., fatta da Gioseffo q. Zuane Bianco e figlioli, con la quale espose haver acquistati li giorni passati al pubblico incanto la posta parte d’un molino censuale posto in borgo di Gemona, come pure sotto li 6 ag., del dette molino in virtù de’ suoi titoli e rappresentanze che perciò di dette due seste parti resta investito. Tratta dalli libri delle investiture feudali censuali del detto Forni nodaro ai fondi d’Udine e da consimile da detto G.B. Stella nod. pubi. di detta città con legalità del regimento di dν 13 ag.».
 °°Disegno del «Molino di cinque rode» (A.S.V., Provveditori sopra beni inculti, disegni Treviso-Friuli, Rot. 475, mazzo 54.B, dis. 10).
1766°°Disegno dell’«Edeficio da molino di rode cinque» (A.S.V., Provveditori sopra beni inculti, disegni Treviso-Friuli, Rot. 436, mazzo 27.B, dis. 1).
1767, magg. 29*Richiesta dei proprietari del mulino per ottenere l’uso dell’acqua (A.S.V., Provveditori sopra beni inculti, disegni Treviso-Friuli, Rot. 404, mazzo 4.B, dis. 5, dei per. Stefano Codroipo e Pietro Antonio Mantoan).
1801 Rosano Basandella, mugnaio (Nomenclatura, f. 52v).
1802, giu. 21 «— Angelo q. — Francesco Giupponi e Francesca — di lui sorella, moglie — del q. — Domenico Dossi — hanno — venduto alli sigg. Agostino q. Martino Rasat e Nicolò q. G.B. Spangher, ambi oriundi della villa d’Ampezzo —, abitanti da più anni in questa città —, le case tutte descritte nell’opperazione 16 corr. fatta eseguire col mezzo delli pubbl. per. Osvaldo Colomba e Vincenzo Moro —, con porzione di fondi ad uso di cortile, a tram. —, il cortivo — a mezz. — giusto i legni posti per confine e promiscuità pur di cortivo, muro sulla roia, porton d’ingresso e ponte sulla roia —, per — la summa di d 1338 s 1 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10433, 181, f. 201r — 202v).
1802, giu. 21*«Angelo q. Francesco Giupponi e Francesca di lui sorella, moglie — del q. — Domenico Dossi — hanno — venduto — a Rosano q. Francesco Basaldella, abitante — in questa città —, le case composte da due stanze terranee a facciata del molino, una cioè a lev. ad uso di edificio per un corrente, con solari sopra e pochi fondi a lev. ad uso di corticella, per quanto capiscono a retta linea de’ muri tanto della prima che della seconda stanza, e ciò a facciata della stanza a tramontana con porzione e promiscuità di fondi del cortivo, muro chiusivo sulla roia, porta d’ingresso e ponte pur sulla roia di ragione delli — Giupponi, situato nel recinto di borgo di Gemona, il tutto — descritto — nell’opperazione 16 corr. — fatta seguire col mezzo delli pubbl. per. Osvaldo Colomba e Vincenzo Moro —, compreso anco in essa stima l’importar dell’edificio di un corrente e ius dell’investitura, importante il tutto a norma della stima d 1148 L 4 s 9 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10433, 182, f. 202v — 203v).
1803, febbr. 10*«— Isidoro e Tomaso fratelli q. Giuseppe Del Bianco — hanno — renunziato a — Antonio q. Nicola — Del Bianco — nipote ex fratre — l’azione d’essi fratelli — riservata coll’atto volontario 26 febbr. 1774 — di poter — recuperare la loro — porzione di molino e fabbriche esistenti nel borgo di Gemona —, dirimpetto al luogo dominicale del — co. Giuseppe Garzolini —, stato da essi fratelli, unitamente al q. Nicola padre — ed al q. Zuane pur Del Bianco fratelli cesso con riserva di recupera alli — coo. Federico e fratelli Attimis —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10291, IV instr., 420, f. 494r — 494v).
[1807]*Dalla relazione di Giovanni Rioli, in esecuzione dell’invito del 12 giugno 1807: «Al n. 1405 in detto borgo, molino avendo corenti numero sei; nel detto molino abbita Antonio Del Bianco ed avendo il detto molino a nivello francabile del sig. Giovanni Rioli di questa comune» (A.S.U., C.A., 1/2).
1809 Antonio Del Bianco (Registro delli aloggi, f. 39v).
1809*Circa la concessione al Del Bianco: «Si considerò nell’atto — di lasciare il godimento di questo canone allo stesso mugnaio Del Bianco, finché avesse adempiuto l’assunto impegno di custodire in modo il vicino cassone somministrante l’acqua ai pozzi dei borghi superiori, che non potesse partecipare dei torbidi della roia, donde si trae, come accade o quando si gonfia il torrente Torre, da cui parte la roia medesima, o quando vi entrano in essa le acque piovane. Ora il proprietario del detto molino, come pure del fondo — è il sig. Alessandro Attimis, domiciliato nel villaggio di Ramuscello, dipartimento del Tagliamento, che, non sostenendo l’impegno assunto dal Del Bianco, ha pagato e paga anche attualmente l’annuo canone perpetuo di L 6 s 14 d’Italia —» (A.S.U., C.A. I, 1/Attività e passività 1808. Elenco per le iscrizioni, n. 27).
1809*«La fu deputazione della città con istr. 1758, 31 marzo nel t. CXVI degli Annali a c. 103 — ha concesso con titolo enfiteotico al q. Domenico Dosso di Udine una porzione di molino con fondi aderenti nel borgo di Gemona, verso l’annuo canone di L 158,62. L’ipoteca ricade sopra tutti i beni in generale di detto Dosso, ed in specie non solo sul molino e fondi surriferiti, ma anche sopra la di lui casa di abitazione nella contrada di Pellizzarie in Udine. Per instrom. 1758, 6 dec. negli atti del q. — G.B. Stella notaro in Udine è stato cesso il tutto dal — q. Domenico Dosso, senza l’assenso della comune al q. — G.B. Folini di Udine col medesimo carico di L 158,62. Lo pagano attualmente alla comune — Vincenzo, Maria Luigia, Lucia e Francesco figli — dello stesso q. — G.B. Folini» (A.S.U., C.A. I, l/Attività e passività 1808. Elenco per le iscrizioni, n. 17).
1809, sett. 2*Antonio del fu Nicola Del Bianco vende a Giovanni Rioli «un molino — composto da — cinque correnti, con fabbriche, sentatto — nel borgo — di Giemona —al c.n. — 1405; confina verso lev. la roia ed altre fabbriche e fondi di — Rosano Basaldella, a mezz. e pon. il — borgo di Giemona, ed a tram. l’arzene della roia; importante esso molino compreso il movibile e fermo tanto al di dentro che al di fuori e compreso anco le fabbriche tutte adderenti al detto molino — e cosν anco il ius dell’acqua della roia che gira li correnti — e la senta d’esso molino, giusto la stima fatta dalle parti seguire col mezzo delli pubbl. per. — Pietro Borghi q. G.B. e Giovanni Picco figlio del vivente Antonio —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10295, 39, con stima del mulino).
1821, dic. 20*«Mulino in borgo di Gemona al c.n. 1405. Proprietario Giovanni q. Sebastiano Rioli di Udine. L 10226,88» (A.S.U., C.A. I, 88/XIII, n. 6, Prospetto compensi ai proprietari de’ locali da abbattersi e da tagliarsi ed all’imprenditore pei lavori di riduzione in esso occorrenti).
1852 I n. 1405 e 1405 A appartengono a Francesco Basaldella (Competenze, II, f. 1v).
   
NOTE1A questo mulino di Trento accenna anche un atto del 20 ag. 1631: «Cum sit quod annis elapsis — Evander Trentus — locaverit Vincentio q. Ambrosii molendinarii de Morteiano unum — molendinum positum — in burgo Glemonæ —», i Trento chiedono la soluzione dei crediti (A.S.U., N., Antonio Mattioli, 7149, VIII instr., f. 80r — 80v).
   
BIBLIOGRAFIA PICCO, Cosa era via Gemona.
1406
1767, lugl. 8*Pianta di Alessandro Rota, relativa alla richiesta di fondo pubblico da parte del linaiolo Domenico Dosso (B.C.U., ms. XXXVI, f. 108).
1768, mar. 26*Domenico Dosso «chiede — che siagli graziosamente conceduta una piccola porzione di pubblico infruttuoso terreno presso la Porta del borgo di Gemona contermine ad altro suo fondo a bella posta acquistato per ridurre le tele della sua fabbrica a quel grado di bianchezza e perfezione di cui sono maggiormente capaci, valendosi de que’ mezzi che con tanto loro profitto impiegano le altre nazioni e specialmente l’Irlanda e la Germania; e ciò affine di chiudere uno spazio capace a contenere in lunghezza una delle solite pezze di tela che qui si fabbricano —. Sta il poco fondo, che ora s’implora, situato in fine d’un ampio spazio di terra già ad uso d’orto ed ora ridotto in semplice prato, atto al biancheggiamento di tele —. La roia bagna appieno un lato di quello spazio ed un dolce pendio appresta il mezzo di adaequare le tele esposte pienamente ai raggi del sole con tutte quelle avvertenze e regole che s’usano dalle forestiere nazioni —» (A.S.U., C.A., 14/54).
1801 Francesco Dossi (Nomenclatura, f. 52v).
1809 È di Rosano Basaldella, mugnaio (Registro delli aloggi, f. 39v).
 *Vi abitano il tessitore Agostino Rizzatti e Nicolò Spangaro (ibid.).
1818, dic. 18*Relazione di Giuseppe Presani, commesso d’ornato, sulla richiesta inoltrata dal sig. Manzoni per modifiche alla facciata della casa n. 1406: «Le — finestre siano della medesima altezza e livello alle altre — dell’istesso fabbricato» (A.S.U., C.A. I, 18/II).
1821, dic. 30*«Opifizio di piloni situato sul canale di Udine in borgo di Gemona al c.n. 1406. Proprietario Francesco Basaldella. Rimborso preventivo: L 739,18» (A.S.U., C.A. I, 88/XIII, n. 6, Prospetto compensi ai proprietari dei locali da abbattersi e da tagliarsi ed all’imprenditore pei lavori di riduzione in essi occorrenti).
1821, dic. 30 «Braida o brolo ad uso di biancheggio, situato nel borgo Gemona al c.n. 1406. Proprietari Giupponi eredi sig. Angelo q. Francesco di Udine. Rimborso preventivo: L 1049,31» (A.S.U., C.A. I, 88/XIII, n. 6, Prospetto compensi ai proprietari dei locali da abbattersi e da tagliarsi ed all’imprenditore pei lavori di riduzione in essi occorrenti).
1823, nov. 27*«— Francesco del defonto Rosano Bassaldella, possidente, — in ecclesiastico patrimonio concede al — chierico — don Rosano di lui figlio — una casa copperta di coppi, composta di due stanze terranee e da tre camere e coridore sopra e grannaro in terzo appartamento con picola corticella chiusa da muro, promiscuità di cortivo, porton e portello con ponte sulla roia, il tutto unito situato — nel recinto del borgo di Gemona al c.n. 1406 —, qual confina a lev. — Nicolò Spangaro, a mezz. cortivo, porton e ponte promiscuo tra questa ragione e li sigg. Pietro Rioli e Nicolò Spangaro, a pon. la — roia ed a tram. famiglia Giupponi —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10309, 1816; alleg. misura e stima del 3 sett. 1823 ad opera dei pubbl. per. Giovanni Picco e Giacomo Bertolini).
1830, nov. 16 Domenico Giupponi vende per austr. L 5837 a Luigi Andrea Delfino una casa in borgo Gemona, n. 1406, confinante lev. e tram. circonvallazione interna, mezz. Francesco Basaldella pon. strada (A.S.U., N., Francesco Nicolettis, 10622, Rep. IX, 5221, f. 35v).
1844, dic. 13 Luigi Andrea Defino vende per L 12000 ad Antonio Linussio «— una casa con fondi, cortile e brollo e con diritto di un canaletto d’acqua che si estrae dal canale della roggia, situata — al c.n. 1406, — che consiste in un fabbricato aderente al canale della roggia, composto di tre stanze terranee e corrispondente piano superiore, al quale specialmente, oltrecché per tutto il fondo, è inerente l’uso d’acqua —; altra fabbrica per uso di stalla e legnaia nel lato opposto del cortile verso le mura della città ed altra fabbrichetta a tram. del brollo, che in corpo unito confina a lev. e tram. strada di circonvallazione interna della città mediante muro di cinta compreso, al mezz. Basaldella — Francesco, a pon. la roggia del borgo di Gemona —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10510, 16915).
1845 È di Antonio Linussio (A.S.U., C.A. I, 390/VI, 3807 Orn. II C).
1845, mar. 15*L’ing. Lavagnolo trasmette alla congregazione municipale relazione di sopralluogo per «stima del fondo e muro di ragione comunale che va ad occuparsi colla nuova fabbrica del sig. Antonio Linussio ad uso di birreria» (A.S.U., C.A. I, 390/1845/VI, 3807 Orn. II C, con dis.).
1845, apr. 8*Antonio Linussio presenta quietanza di L 189,93 per l’acquisto di fondo comunale in via Gemona (A.S.U., C.A. I, 390/VI, 2022 Orn. II C).
1845, lugl. 2*Dopo l’approvazione ottenuta il 5 apr., Antonio Linussio, «ha divisato di ommettere i due padiglioni che erano ideati sulla linea della roggia nella parte inferiore del fondo e di sostituirvi una chiusura a pilastrini e cancelli ripettendola per simmetria anche nella parte superiore del fondo» (A.S.U., C.A. I, 390/VI, 3807 Orn. II C, con dis.).
1851, genn. 25 Vi era una fabbrica di birra di Antonio Linussio (“Il Friuli”, 3, XX, 25 genn. 1851, 4).
1852*Il n. 1406 appartiene a Nicolò Spangaro, il 1406 A ad A. Linuzzi (Competenze, II, f. 1v).
1853, dic. 11*Vi era un caffè del Linussi (“L’alchimista friulano”, 4, L, 11 dic. 1853, 400).
1876*Fabbrica di birra di Francesco Dobler (COSMI-AVOGADRO, 86).
   
BIBLIOGRAFIA PICCO, Cosa era via Gemona.
1407
1801 Angela Rioli (Nomenclatura, f. 52v).
1809*Appartiene all’impiegato Pietro Rioli, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 39v).
1810, magg. 12*In seguito ad atto oppignorativo del 12 agosto 1809, asta senza esito della casa n. 1407 di proprietà di Pietro Rioli, debitore per L 51,99 (A.S.U., C.N., 80, Asta).
1852*Appartiene a Sebastiano Rioli (Competenze, II, f. 1v).
1883*Magazzino per la vendita di carbone e legna da fuoco, di Giuseppe Bigotti (AVOGADRO, 141).
1408
1801 Marco Galizia1(Nomenclatura, f. 52v).
1809, nov. 28*In seguito ad atto oppignorativo del 6 sett., asta senza esito della casa n. 1408 di proprietà di Marco Gallina, debitore per L 13,25 (A.S.U., C.N., 80, Asta).
1809 Giacomo Lorio, pittore2 (Registro delli aloggi, f. 39v).
1817, sett. 19*Il cursore municipale presenta in questa casa a Giacomo Collugnatti la diffida a munirsi di licenza di polizia (A.S.U., C.A. I., 10).
1852*Appartiene a Caterina e Giacomo Lorio (Competenze, II, f. 1v).
   
NOTE1Di una proprietà Gallizia in borgo Gemona si parla nel Diario di A. della Forza a proposito di un incendio scoppiato il 23 genn. 1743 (A. della FORZA, Diario, 62-63).
 2Per questo pittore: BERGAMINI-SERENI, Tra case e palazzi, 81, 179, 197, 286, 325; S[ACCOMANI], Il ristauro, 40.
   
BIBLIOGRAFIA Archivum...Catastico, I, 56.
1409
1743*Di una casa situata in borgo di Gemona il catasto dell’ospedale maggiore ricorda: «— Pietro Cisorgna paga di livello sotto li 17 ag. e 5 sett. — per due capitali livellari, uno di d 150 e l’altro di d 50 — contadi L 62. Questo livello è stato lasciato dalla sign. Anna Lanza, fu maestra delle donzelle di questo pio luoco, con suo testamento 20 ag. 1738, nodaro il sig. Vettor Orgnano» (A.C.U., A.A.O., Cattastico...1753, f. 405v).
1801 Antonio Manazzoni (Nomenclatura, f. 52v).
1802, dic. 24 Antonio Manazzone vende a G.B. q. Antonio Zamparutti «una casa — nel borgo Gemona, — confina a lev. — Marco Gallizia e parte il sig. acquistante, mezz. detto — acquistante, pon. la roia ed a tram. passalizio consortivo, — composta essa casa da due stanze terranee e due solari sopra, copperto di coppi —, escluso solamente la caldara e fornello ad uso di trar setta in essa — esistente e ciò per — d 900 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10291, IV instr., 412, f. 490r — 490v).
1809 G.B. Zamparutti (Registro delli aloggi, f. 39v).
 *Vi abita il tintore G.B. Zupelli (ibid.).
1816, sett. 3*Relazione del commissario di polizia dopo il sopralluogo presso Santo Bertossi, tintore in via Gemona n. 1409. L’artigiano ha chiesto il permesso di «attaccare dei valeghi alla facciata della sua casa verso il borgo, onde asciugare gl’attrezzi che va di mano in mano tingendo». Il commissario scrive: «Fu effettuato un sopraluoco al locale designato per attaccare dei valleggi alla facciata per uso di suo esercizio, onde riconoscere gl’oggetti di commodo ed incomodo. A questo intervennero il capo del quartiere ed il sig. Prisani, commesso agl’ornati ed ispettore agl’incendi, ed in esito a questo apparisce nulla ostare anco che in detto locale in antecedenza è sempre stato per uso di tentoria, quale era esercito da certo G.B. Zupelli di questa comune, ora esercente detta professione nel borgo Poscolle» (A.S.U., C.N., 180, 1168).
1834°Broili Giuseppe q. Vincenzo, loco Zamparutti Giuseppe e fratello, loco Vicario, loco Cisorna, loco eredi Bertoldi q. Pietro, loco Pasotti Rosa, loco Giuseppe Collogna, loco Valentino Rossit contribuente originario, paga ven. L 31 in dipendenza di locazione 6 luglio 1555, atti Sabbadini Bertrando, sopra una casa con corticella in borgo Gemona, pervenuta all’ospitale in forza di testamento di Nicolò tascaro di Orgnano 18 ott. 1456, atti Melchior Belgrado (Arch. dell’Ospedale di Udine, Ospitale C1. Quaderno livelli, decime, conti. Principia 1834).
1841, marzo 30*Registrazione di scrittura privata intercorsa fra Pietro del fu Giuseppe Antivari e la moglie Anna Kircher: l’Antivari le cede tra l’altro anche le case n. 1409 e 1418 (A.S.U., N., Giovanni Giuseppe Clochiatti, 4827, 3649).
1852*Appartiene a Pietro Tilatti (Competenze, II, f. 1v).
1410
1793, magg. 4 Il rev. Pietro e Giacomo fratelli Cirio vendono al marchese Lorenzo Mangilli la casa in borgo di Gemona presso le mura per d 350. Vedasi n. 1417 (A.S.U., N., Ignazio Brunelleschi, 10161, I instr., 114, f. 138v — 140r).
1801 G.B. Zamparutti. «Sua abitazione» (Nomenclatura, f. 52v).
1809*Appartiene a G.B. Zamparutti, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 39v).
1820, ott. 6 G.B. Zamparutti vende ad Antonio q. Tomaso Barbetti casa in borgo Gemona n. 1410 per L 12000 e parte del n. 1416 «— con cortivo ed orto, la massima parte possessa a titolo d’affitto per esso — Barbetti, una stanza terranea a mezz. viene possessa ad uso di tintoria da Pietro Benedetti, una stanza di stalla ed unita corticella a mezz. posseso presentemente dal venditore — Zamparutti e la porzione di casa possessa a titolo d’affitto da Giacomo Cargnelutti esistente sopra la stanza oscura appresso l’orto a lev., avente una porta e fenestrella verso la callisela a pon., portante parte del — n. 1416 e fin al muro divisorio a mezz. assieme con la mittà del muro sudetto e mittà della paradana sopra fin al copperto — con il ponte sopra la roia, muri di chiusura —, sottoportico interno all’orto copperto di coppi, tollado, impianti — nell’orto e cortivo, fornello con sua caldara di rame per lo bugatto —. E confina verso lev. con la strada che gira attorno le — mura della città, a mezz. parte strada che dal borgo di Gemona tende alla strada delle mura —, parte col resto della casa rimasta al sig. Zamparutti parte la calisella consortiva, parte casetta —n. 1415, parte cortivo per uso della locanda e casa — n. 1411, il tutto — del sig. Zampa-rutti, a pon. l’alveo della roia ed a tram. parte casa al n. 1409 di — Zamparutti, parte eredi Lorio — Pietro ed parte — Nicolò Spangaro in loco Dossi —. Il sig. Zamparutti vende — per la somma — di it. L 12000 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10307, 1481).
1828, nov. 13 È dei fratelli Barbetti (A.S.U., C.A. I, 148/X, 165 Orn. II C, con dis.).
 *I proprietari chiedono di aprire una porta per rendere indipendente una parte del locale da affittare (ibid.).
1832, sett. 25*Proprietà di Giuseppe Barbetti. Vedasi n. 1411.
1852*È di Enrico Barnaba (Competenze, II, f. 1v).
  Il 1410 A è di Lucietta Barbetti (Competenze, II, f. 1v).
1876*Nella parte censita 1410 A, studio del geometra Felice Pertoldi (COSMI-AVOGADRO, 96), segnalato anche nel 1883 (AVOGADRO, 146).
1937 Nella chiave del portone G.B.C. 1726.
1411
1801 G.B Zamparutti (Nomenclatura, f. 52v).
1809*Proprietà di G.B. Zamparutti. Vi abita il «fendilegna» Antonio Tomada (Registro delli aloggi, f. 39v).
1817, magg. 30*Da un verbale di polizia: «Nella casa 1411 in borgo di Gemona, proprietà di Anna Tomada, è stato rinvenuto il cadavere di Giacomo Sogor di Attimis, morto di inedia» (A.S.U., C.A. I, 10/X).
1826, genn. 2*Dallo Stato della facoltà attiva lasciata dal sig. G.B. Zamparutti: «Casa al n. 1411, stimata per L 3347,83, tenuta in affitto dal sig. Pietro Benedetti per annue ven. L 600 —» (A.S.U., C.N., 1, p. 2, n. 9).
1832, sett. 25*Giuseppe Broili domanda il permesso di ridurre la facciata del pianterreno della casa «sulla sponda della roia a levante» in borgo di Gemona (A.S.U., C.A. I, 193, 4140 Orn. II C, con dis. firmato dal pubbl. per. Simone Periotti).
1839, dic. 4*Dalle divisioni Broili: descrizione e perizia di stima della casa n. 1411: «Confina a lev. Pietro Antivari e Giuseppe Barbetti, a mezz. particolare, a pon. strada del borgo di Gemona mette al forno, le mura della città ed a tram. — Giuseppe Barbetti» (A.S.U., N., G.B. Valentinis, IV, 1769).
1845, apr. 26*Santa Barbetti ved. Broili cede in proprietà la casa al figlio Luigi (A.S.U., N., Giovanni Giuseppe Clochiatti, 4838, 6269, atto priv. registrato il 5 sett. successivo).
1849, febbr. 12°°Vedasi n. 1412.
1852*Proprietà di Antonio Broili (Competenze, II, f. 1v).
1412
1801 G.B. Zamparutti (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Antonio Torso (ibid.).
1809*Proprietà di G.B. Zamparutti. Vi abita l’impiegato Antonio Torsi (Registro delli aloggi, f. 39v).
1826, genn. 2*Dallo Stato della facoltà attiva lasciata dal sig. G.B. Zamparutti: «Altra casa in seguito a tramontana portante il c.n. 1412, stimata per L 2344,25, tenuta in affitto dal sig. Giorgio Coluzzi — a cui si aggiunge il caratto del sito della scalla a dette case —» (A.S.U., C.N., 1, n. 6, p. 3).
1849, febbr. 12*Luigi Broili, «desiderando — di attivare un fornello da fusione del metallo per la formazione delle campane, — rassegna a codesta congregazione un duplo dei dettagli fatti eseguire dall’ingegnere civile sig. Antonio Ballini, perché, ottenuto che abbia dalla competente autorità il permesso di erezione del detto fornello, uniformarsi nella costruzione del medesimo alle norme portate da esso tipo e potere in seguito al successivo licenziamento del lavoro procedere alla formazione delle campane nella nuova fabbrica che è suo divisamento di istituire —» (A.S.U., C.A. I, 469/II-Fonderia Broili, 941 Pol. II A, con dis., firmato dall’ing. Antonio Ballini).
1849, febbr. 13*Felice Pertoldi, «avendo riconosciuto — che nella casa di proprietà del dott. Missettini sita in borgo di Gemona al c.n. 1412 sta per attivarsi una fonderia di bronzo sotto la direzione del sig. Luigi Broili, ed essendo alla suddetta casa limitrofa quella della sign. Lucia Barbetti Pertoldi, moglie dell’instante, esso, qual procuratore legale della moglie, insta presso codesta municipalità onde essere sentito prima che venghi accordato al Broili questo esercizio, attesoché ha delle forti ragioni di addurre in proposito —» (A.S.U., C.A. I, 469/1849, II, Fonderia Broili, 957 Pol. II).
1849, febbr. 29*Relazione della commissione agli incendi, che esprime parere favorevole e prescrive alcune precauzioni per l’esercizio (A.S.U., C.A. I, 469/1849, II, Fonderia Broili, 1293 Pol. II).
1849, mar. 8*Verbale delle rimostranze mosse da Felice Pertoldi nell’ufficio del commissario comunale d’ordine pubblico (A.S.U., C.A. I, 469/1849, II, Fonderia Broili).
1849, mar. 9*Relazione del podestà alla delegazione provinciale, alla quale delega la decisione sulla vertenza. Nella presentazione si spiega che «Luigi Broili di Udine, fratello di quel Sebastiano Broili fonditor di campane in borgo Gemona, coll’istanza che si rassegna, domanda di poter erigere poco lungi da quella di suo fratello e precisamente nella calle Zamparutti una altra fonderia di campane. Il locale dove vuolsi erigere la fabbrica è di proprietà del — dott. Missettini, come di sua proprietà sono le case conterminanti, eccetto da un lato, nel quale è proprietaria la sign. Lucia Barbetti ed i fratelli Antonio, Luigi e Sante Broili —» (A.S.U., C.A. I, 469/1849, II, Fonderia Broili, 7195/1736 IX).
1849, apr. 6*Relazione sul sopralluogo compiuto dall’ingegnere municipale G.B. Locatelli, il quale suggerisce alcuni accorgimenti per evitare gli inconvenienti temuti e aggiunge che «nulla — potrebbesi suggerire contro l’incomodo dello strepito, essendo questo inerente all’arte. Ma tale incomodo piϊ o meno è inerente anche a tutte le arti meccaniche industriali, le quali non si poterono finora mai allontanare neppure dalle piϊ popolose città, conciliabilmente cogli interessi che dal loro esercizio derivano alle città medesime —» (A.S.U., C.A. I, 469/1849, II, Fonderia Broili, 10413/1775 IX).
 *La questione con la vicina si trascina, con varie tappe, che prevedono ispezioni sanitarie, e ulteriori sopralluoghi da parte dell’ufficio provinciale delle pubbliche costruzioni. Il 25 luglio 1849 il podestà A. Caimo Dragoni può scrivere a Luigi Broili: «Poiché al r. ingegnere delegatizio nob. Valvason, appositamente incaricato, riuscν di definire la pendenza tra lei sussistente e la sign. Lucia Barbetti Pertoldi sulla costruzione ad uso della nuova fonderia di metalli —, in adempimento del delegatizio decreto 23 corr. n. 17057/4907 e fermo il disposto dall’antecedente 4 maggio p.p. n. 10413/2775 IX —, la congregazione municipale autorizza alla attivazione della chiesta fonderia —» (A.S.U., C.A. I, 469/1849, II, Fonderia Bertoli, 4372).
1852*Proprietà di Zamparutti Pirona (Competenze, II, f. 1v).
1413
1801 G.B. Zamparutti (Nomenclatura, f. 53v).
1809 «Locale per stallaggio» (Registro delli aloggi, f. 39v — 40r).
1812, ott. 24*«— G.B. — fu Antonio Zamparutti — ha venduto — alli — iug. Candotto — porzione del c. n. 1413, con la stanza ad uso di cantina, con — stanzino a lev. e la stanza che serve anco per ingresso nel — cortivo, situata a mezz. della — cantina pur divisa in due, cortivo a lev. di detta stanza, sottoportico a mezzo dν del detto cortivo, copperto di coppi, sostenuto anche da colone di pietra, stala interna al cortivo — verso lev. e tram. —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10298, 327).
1826, genn. 2*Dallo Stato della facoltà attiva lasciata dal sig. G.B. Zamparutti: «Altra casa esistente sopra il porticale che introduce nel cortivo Zamparutti promiscuo col — co. Andreussis al c.n. 1413, stimata per la summa di L 1359, tenuta in affitto dalli sigg. Torzi con parte anche del susseguente n. 1412, per la summa di annue — ven. L 190 —» (A.S.U., C.N., 1, n. 5, p. 2).
1849, febbr. 10*Proprietà di Giuseppe Missitini. Vedasi n. 1411, dis.
1852*Appartiene al dott. Giuseppe Missitini (Competenze, II, f. 1v).
1414
1790, apr. 15 «— Carlo q. Bortolomio Astori — cede — a titolo di godere una casa di muro, coperta di coppi, di due stanze terranee con due solari sopra e cortivo, situata in questa città, confina a lev. andronetta senza uscita, mezz. e pon. l’androna sudetta, che conduce alle mura della città, ed a tram. — Vicenzo Vicario —, tenuta in affitto semplice dal sig. Nicolò Riolo — per cui paga annualmente L 130 —, al sig. Domenico q. Mattia Pettoello — e ciò pel — prezzo di d 400 —» (A.S.U., N., Antonio Marchi, 9866, II instrom., 269, f. 305r — 306r).
1801 Giuseppe Antivari (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Osvaldo Mazzolini (ibid.).
1809*Appartiene a Giuseppe Antiveri. Vi abita il tessitore Francesco Pupini. «Fabbrica di tellerie». (Registro delli aloggi, f. 39v — 40r).
1812, sett. 26 Giuseppe fu Francesco Antivari vende per L 1228 a Giuseppe Broili «casa di muro, coperta di coppi, consistente in due stanze terranee con due solari e picciola corticella, situata — nel borgo di Gemona, nell’andronetta che tende alle mura della città a mettà del detto borgo a lev. e confina a lev., mezz. e pon. con l’andronetta medesima; qual casa fu data con titolo di goder dal sig. Carlo q. Bortolo Astori all’ora deffonto sig. Mattia Pettoello con instrom. 15 — apr. 1790 — per atti del sig. Antonio Marchi fu notaio di Udine, indi dal detto — Pettoello cessa con privata carta di 10 — ott. 1797 — al — sig. Antivari —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10590, 801).
1835, giu. 15*Giuseppe Broili presenta progetto per «riforma d’una casa — n. 1414 A, situata nel borgo di Gemona, nella calle dietro Zamparuti, tendente alle mura». Il permesso viene rilasciato con la raccomandazione di prevedere l’apertura delle imposte verso l’interno (A.S.U., C.A. I, 236/XVI, 3704 Orn. II C, con dis.).
1852*I n. 1414 e 1414 A appartengono a Luigi ed Antonio Broili (Competenze, II, f. 1v).
1415
1801 G.B. Zamparutti (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Lucia Fresca (ibid.).
1809*Appartiene a G.B. Zamparutti. Vi abita l’agricoltore Domenico Battistone (Registro delli aloggi, f. 39v).
1826, genn. 2*Dallo Stato della facoltà attiva lasciata dal sig. G.B. Zamparutti: «Altra casa nell’androna consortiva con li fratelli Barbetti portante il c.n. 1415, stata stimata per L 365,40, tenuta in affitto da Giuseppe Pitacco —» (A.S.U., C.N., 1, n. 3, p. 2).
1832, sett. 14 Vedasi n. 1411.
1850, mar. 12 Antonio Broili vende al nob. Giuseppe Missitini tre casette n. 1415-1416-1417 «con fondi, cortile e calle aderenti a cui tutto unito confina a lev. Barbetti, mezz. strada che conduce alle mura della città, pon. Barbetti e callesella per la quale ha diritto di transito il — Barbetti, oltre cui fabbricati e fondi dell’acquirente ed a tram. Barbetti e Barnaba. Esse casette sono erette da muri e coperte a coppi. Quella al c.n. 1415, posta a tram. della calle, componesi di cucina con scale al pian terreno, camera pur con scale in primo e secondo piano e granaretto superiore —. Quelle case, un tempo di appartenenza del sig. G.B. Zamparutti, indi nei di lui eredi —, vennero da questi — alienate congiuntamente — ad altre al sig. Giuseppe fu Vincenzo Broili con pubblico instr. 14 sett. 1832, atti Paderni —» (A.S.U., N., G.B. Valentinis, IV, 1770).
1852*È proprietà di Luigi e Antonio Broili (Competenze, II, f. 1v).
1416
1801 G. B . Zamparutti (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Elisabetta Bevilacqua (ibid.).
1809*Appartiene a G.B. Zamparutti. Vi abita il macellaio Giuseppe Zai (Registro delli aloggi, f. 39v).
1820, ott. 6*Vedasi n. 1410.
1826, genn. 2*Dallo Stato della facoltà attiva lasciata dal sig. G.B. Zamparutti; «Altra casa situata nell’androna consortiva con li sigg. fratelli Barbetti ed altre case di questa ragione portante il civico parte del n. 1416, stata stimata per L 879,99, tenuta in affitto parte da Maddalena Piccoli, per annue — ven. L 66 —, parte da Carlo Cargnelli — con annue ven. L 60 e da Antonio *** pur di — annue L 60 —» (A.S.U., C.N., 1, n. 2, p. 1).
1832, sett. 14 Vedasi n. 1411.
1850, mar. 12 Vedasi n. 1415.
1852*È di Lucia Barbetti (Competenze, II, f. 1v).
1417
1801 March. Lorenzo Mangilli (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale G.B. Gosparini (ibid.).
1801, apr. 8 I march. Mangilli vendono a G.B. q. Antonio Zamparutti «una casetta con corticella ed orto — nel borgo di Gemona —; confina a lev. strada attorno le — mura —, mezz. strada — che dal borgo passa attorno le mura, pon. passalizio consortivo col Zamparutti ed alle monti casa ed orto fu — Mangilli, con instr. di mano mia 4 magg. 1793 acquistata dalla nob. fam. Cirio. E ciò — fanno — per il prezzo — di d 350 —» (A.S.U., N., Ignazio Brunelleschi, 10162, III instr., 425, f. 559v — 561r).
1809*Appartiene a G.B. Zamparutti. Vi abita l’agricoltore G.B. Comelli (Registro delli aloggi, f. 39v).
1826, genn. 2*Dallo Stato della facoltà attiva lasciata dal sig. G.B. Zamparutti: «Altra casa in detta androna portante il c.n. 1417, stimata per L 1255,25. Era tenuta in affitto da G.B. Comello, detto Scuffa, per annue picc. L 156. — Ora senza affittare, perché da governarsi» (A.S.U., C.N., 1, n. 4, p. 2).
1832, sett. 14 Vedasi n. 1411.
1850, mar. 12 Vedasi n. 1415.
1852*Proprietà di Luigi e Antonio Broili (Competenze, II, f. 1v).
1937 È abbattuta.
1418
1801 G.B. Zamparutti (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Simon Picco (ibid.).
1809*Appartiene a G.B. Zamparutti. Vi abita il locandiere Antonio Querinis (Registro delli aloggi, f. 39v).
1812, ott. 23*«Giacomo Candotto, proprietario della casa 1418 — in borgo di Gemona, desiderando di ridure in miglior forma e decorazione la facciata di detta casa —» inoltra domanda al podestà. Il permesso viene concesso (A.S.U., C.N., 180/1813/I, 6990 Orn. XIX, con dis.).
 °°Il disegno, datato 21 settembre 1812, è firmato da «Giuseppe Prisani Architetto Civile ».
1812, ott. 24 G.B. Zamparutti vende a Giacomo ed Anna Candotti la casa n. 1418, «— composta da due stanze terranee e da due solari sopra —; confina a lev. con strada che conduce verso le — mure, a mezz. con casa fu Franchi, ora di Giuseppe Broili, a pon. la — roggia ed a tram. la — strada —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10298, 327).
1815, giu. 3 La casa 1418-1419 è di Giuseppe Broili. Vedasi n. 1419.
1817, sett. 19*Il cursore municipale consegna in questa casa a Giacomo Candotti diffida a munirsi di licenza di polizia (A.S.U., C.A. I, 10).
1821, dic. 30*«Porzione di casa situata nel borgo di Gemona al c.n. 1418; proprietario nob. sig. co. Bernardino Andreuzzi e G.B. Zamparo. Ricostruzione del muro sulle due nuove facciate tram. e pon. lungo il complesso — L 10045,79» (A.S.U., C.A. I, 88/XIII, n. 6. Prospetto compensi ai proprietari dei locali da abbattersi e da tagliarsi ed all’imprenditore pei lavori di riduzione in essi occorrenti).
1826, genn. 2 «Casa dominicale, ad uso locanda, nel borgo di Gemona al civico n. 1418, acquistata per giusta mettà con il — co. Bernardino Andreussis in forza l’instr. 3 ag. 1818, atti Francesco Nussi per la summa d’it. L 11100 —» (A.S.U., C.N., 1, Stato della facoltà attiva lasciata dal sig. G.B. Zamparutti, p. 1, n. 1).
1828, magg. 1 Il consiglio comunale approva il progetto di allargamento del borgo di Gemona al punto della casa n. 1418, detta dello Zamparutti, ritagliando parte della casa stessa e rifacendo la facciata, convinto della necessità di allargare il punto piϊ stretto della nuova strada di borgo Gemona già in costruzione (A.C.U., Consiglio dal 1826 al 1830, Prot. verbale consiglio comunale della r. città di Udine, n. 1674, part. II).
1832, sett. 14 Vedasi n. 1411.
1852*Appartiene a Giuseppe Misettini (Competenze, II, f. lv).
1876*Tintoria di Agostino Fusari1 (COSMI-AVOGADRO, 115), segnalata anche nel 1883 (AVOGADRO, 157).
   
NOTE1Per la tintoria del Fusari: FALCIONI, Industrie udinesi, 346; PICCO, Industrie friulane. Le tintorie, 327.
1419
1712, dic. 15*«Gl’ill.mi — deputati della città —, esercitando l’autorità impartita al loro magistrato dall’ill.ma convocazione con decreto di questo giorno, per far rifonder la seconda campana della chiesa del duomo spezzatasi il mese passato, hanno stabilito con l’hon. ser Francesco Franco q. Bernardino e con l’hon. ser Bernardino Franco suo nipote q. Pietro1, facendo per nome loro ed anco dell’hon. ser Girolamo altro loro nipote e fratello respective —, che detti Franchi siano obbligati a rifonder la campana stessa a tutte loro spese con ogni studio e diligenza, acciò riesca di buon suono e di aggiustata proporzione e sia del medesimo peso della spezzatasi; che siano — obbligati a far levare la campana rotta dal campanile e condur alle loro case e cosν pure ricondur la nuova campana alla chiesa e riponerla inzocata sul campanile nel proprio posto a tutte loro spese e rischio; che li medesimi campanai non possano né gettare in pezzi la campana vecchia, né poner il metallo della medesima né quello che dovrà aggiungersi nella fornace a liquefare senza la presenza ed assistenza dell’ill.mi sigg. deputati o di chi parerà ad essi destinarvi; che il metallo che occorrerà d’aggionger a quello della campana rotta per il calo che vi succede sia composto di stagno di Fiandra, del Rastello e di rame d’Agort, il tutto di perfetta qualità —; che siano obbligati li — campanai a scolpir la seguente iscrizione: FREQUENTES SACRE PIETATIS ICTVS PREGERANT SOLVTA PIETATIS PROVIDENTIA INSTAVRAVIT/ANNO MDCCXII/DEPVTATI CIVITATIS» (B.C.U., MS. D. XII Duomo, f. 211r — 212r).
1779, ott. 29 «Francesco e Bernardino q. Pietro Franco cedono in permuta a Michele q. Valentino Basso una di loro casa posta nel borgo di Gemona —, tenuta presentemente ad affitto da — Francesco Sasso; confina a lev. e tram. stradella che conduce alle muraglie della città, mezz. con case furono di ragione del q. — Vicenzo Vicario ed a pon. la roia sopra il borgo, e questo per il prezzo fissato con l’estimo dal — perito Manetti —» (A.S.U., N., Antonio Marchi, 9866 , I instr., 28, f. 124r — 125r).
1779, ott. 29 Michele Bassi vende la stessa casa a Francesco e Bernardino Franchi, per d 328 (A.S.U., N., Antonio Marchi, 9866, I instr., 76, f. 125r — 125v).
1792*La casa è gravata da un livello a favore del convento di S. Francesco di dentro: «Li sigg. Francesco e fratello q. Pietro Franchi, fonditori di campane, pagano di livello perpetuo sopra la casa da loro abitata nel borgo di Gemona sulla roia, invece di formento st 1, lb 30. Questa corresponsione deve portar il peso di un annuale anniversario per Lonardello q. Oscalco d’Invidiacco abitante in Udine». Le notizie precedenti non appaiono molto chiare. Il catastico cita un documento del 1406 che dovrebbe trovarsi «nel vol. II delle pergamene — al n. 26» (A.S.U., C.R.S., 696, Cattastico 1792, p. 40-42).
1798*Registrazione del livello a favore del convento di S. Francesco di dentro: «Il sig. Francesco q. Pietro Franchi campanaro in borgo di Gemona paga di livello perpetuo sopra fondi della sua fornace, in vigor di permuta 20 maggio 1443, in loco di formento st 1, contadi L 6 s 6». L’ultima annotazione del versamento è annotata per il 1804 (A.S.U., C.R.S., 696, Rotolo Mangano, p. 20-21).
1801 Francesco Franchi, fabbricante di campane. Abitazione e fonderia (Nomenclatura, f. 53v).
1809*Appartiene al fonditore Francesco Franchi, che la occupa (Registro delli aloggi, f. 39v).
1814, genn. 31*La liquidazione del debito di Francesco Franchi verso Giuseppe Broili importa la valutazione degli immobili di proprietà Franchi, tra i quali: «porticale a mezz., cortivo ed ingresso verso lev., tutto unito confina a lev. strada pubblica tende attorno le mura, mezz. casa d’educazione di S. Chiara, pon. la fabbrica ad uso di fonderia di campane di detto — Franchi, ed a tram. parte fabbriche di detto — Broili e parte — Giacomo Candotti, — coscritte sotto il c.n. 1415 —» (A.S.U., C.A. I, 843/V, 13946 fasc.).
1815, febbr. 7*Francesco del fu Pietro Franchi cede fabbriche con fondi, sotto il n. 1419, a Giuseppe del fu Vincenzo Broili, per la somma di it. L 1442,6 (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10444, 424).
1815, apr. 13 «— Francesco Franchi — cede — al sig. Pietro Franchi di lui nipote — il locale a pian terreno ch’ebbe in addietro ad inserire ad uso di fonderia, sita nell’interno della casa fu di ragione del sudetto — cedente — al c.n. 1419, confina a lev. strada — tende atomo le mura, mezz. casa di educazione di S. Chiara, pon. questa ragione, ed a tram. sig. Broili, e con entro tre fornaci ed officina ad uso della detta fondaria — pel prezzo — di it. L 1000 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10444, 494).
1815, giu. 14 È di Giuseppe Broili (A.S.U., C.N., 180/1815/III, 4256 Orn. XIX, con dis., firmato dal per. Francesco Pascoli).
 *Il proprietario chiede «di inalzare una porzione di casa di sua ragione — al c.n. 1419 — e ridurla come la ora esistente principiata». In data 30 apr. il Broili domanda anche il permesso di costruire un muro di mattoni a levante, lungo il confine col convento di S. Chiara. Segue una vertenza, con sospensione dei lavori (ibid.).
1821, dic. 30 La fonderia e la piazzetta antistante lungo la roggia risultano incluse nel progetto di rettifica della strada; i lavori relativi sono valutati rispettivamente L 2103,41 e L 569,34 (A.S.U., C.A. I, 88/XIII, n. 6, Prospetto compensi ai proprietari dei locali da abbattersi e da tagliarsi ed all’imprenditore pei lavori di riduzione in casi occorrenti).
1852*È di Santa Broili (Competenze, II, f. 1v).
1856, genn. 28 Sebastiano Broili chiede il permesso «di ampliare un vano di finestra nel prospetto della casa — posta in borgo Gemona al c. n. 1419 —». La commissione d’ornato, rilasciando il nulla osta e dando le raccomandazioni sul decoro dell’edificio, esprime l’opinione che sarebbe opportuno «obbligare i proprietari in generale, a stabilire ed imbiancare tutta la facciata sulla quale si fa una riforma. Ciò allo scopo di non vedere sconciamente delle rotture di muro» (A.S.U., C.A. II, 66/1856, 688 Orn. II C, con dis.).
 °°Il disegno è firmato da «Odoardo Bon Capo Muratore».
1883 Fonderia di campane di G.B. De Poli e Sebastiano Broili (AVOGADRO, 145).
   
NOTE1Dei fonditori di questa famiglia si trovano tracce che risalgono al secolo precedente, come indica una polizza del 27 giugno 1643: «A m. Francesco Franco campanaro lire ventisei s 17 per haver liquefatto lb 354 di piombo a s 12 la libra, vai L 26 s 17» (A.S.U., C.A., 93/7, f. 6r). Ancora 15 febbr. 1685: «Per l’ hon. ser Gioseffo Franco, campanaro, securtà fin di d 50 per ser Francesco Ugoni, pistor alle Beccarie» (A.S.U., N., Francesco Carminati, 7968, f. v.); il 25 apr. 1691: «Gaspare Franco, campanaro, piezo constituitosi fin l’anno 1688 a 25 di dicembre per G.B. Coiuto, pistore in borgo di Gemona» (A.S.U., N., Francesco Carminati, 7968, f.v.). Sull’attività dei fondatori vedansi: BERGAMINI-GOI, Il duomo di Maniago, 153; BERGAMINI-GOI, Testimonianze artistiche, 339; FALCIONI, Industrie udinesi, 305, 343: PICCO, L’arte della scultura in legno, 250, 251; PICCO, Ricordi, 106. In via Gemona esiste in ogni modo un’antica tradizione di fonditori, detti comunemente calderai, e di artigiani del ramo specialisti in campane. In una casa di questo borgo il 13 ott. 1412 il notaio Giovanni del fu Tommaso roga un atto per l’occupazione ufficiale dell’edificio acquistato da Leonardo di Vipulzano, definito “de calderarie” (A.S.U., vacch. istr. 1413, f. 55r). Il notaio Roberto da Latisana il 17 apr. 1490 ricorda Antonia, vedova di Domenico calderaio, la quale si associa al calderaio milanese Alessandro e fonde una campana di cinquecento libbre per Orsaria (A.S.U., N., Roberto da Latisana, 5341, vacch. istr. 1490-1491, f. 4v). A ciò si aggiunga la testimonianza raccolta da Battistella su Luigi Bissone (Udine nel secolo XVI, 245).
1420
1751, mar. 28 Si delibera di acquistare il molino Mantica in via Gemona per l’edificio dell’acquedotto (Annales, CXIII, f. 113r)1.
1751, mar. 30*Il luogotenente accorda alla co. Cassandra Paderni Mantica di vendere alla città il mulino «di ragione feudale» situato in borgo Gemona al ponte d’Isola e da lei posseduto per «titolo dotale». Dagli atti uniti si deduce che l’acquisto da parte dei Mantica risale al 6 giugno 1661 (A.S.U., C.A., 14/1, n. 23).
1751, mar. 30 La nob. Cassandra q. ser Antonio Paderni, moglie di ser Leonardo Mantica, vende al comune il mulino di cinque ruote situato al ponte d’Isola in borgo di Gemona per d 3100 (Annales, CXIII, f. 119r — 124r).
1751, ag. 14*«Promemoria di spese per l’acquisto del mulino fu Mantica in borgo Gemona». Il complesso è stato acquistato dal comune e affittato. Viene citato uno «stato e grado» redatto dal per. Leonarduzzi. Il documento non è pervenuto (A.S.U., C.A., 14/1, n. 24).
1752, lugl. 7*Il mulino viene ceduto in affitto, dopo un appalto, ad Antonio Plot (A.S.U., C.A., 3/50).
1755, lugl. 3*Polizza di spese per le fontane pubbliche della città: «Per giorni sei a levare la terra del molino fu Mantica di raggione della magn. città cari n. 870» (B.C.U., ms. GG. VII, f. 162r).
1759, mar. 27°°Vedasi n. 1421.
1801 «Edifizio pubblico per le fontane» (Nomenclatura, f. 53v).
1808, sett. 2*Descrizione e stima della fabbrica ad opera di Francesco Moretti (A.S.U., C.N., 1, Stima di altri fondi e fabbricati di raggione della comune di Udine praticata da me sottoscritto in ordine a commissione vocale del sig. cav. podestà, 12 agosto 1808, f. 1r — 3r).
1809*«Fabbricato delle fontane in borgo di Gemona, valutato L 8293,49, inaffittato. Il — locale fu acquistato dalla comune per convertirlo ad uso delle fontane. Servi semplicemente al machinismo delle medesime, come attrovasi anco presentemente quantunque inattivo nell’oggetto della sua originaria destinazione. È situato in borgo di Gemona vicino al centro della comune; la sua configurazione però potrebbe essere un ostacolo alla sua alienazione. D’altronde servirebbe utilmente alla comune nel caso di repristinare il corso delle fontane» (A.S.U., C.A. I, 1/Attività e passività 1808, Relazione sulle attività, Case e fabbricati, n. 17).
1809*Appartiene al comune di Udine: «locale ad uso di beccaria» (Registro delli aloggi, f. 39v — 40r).
1821, dic. 30*Nell’elenco degli edifici coinvolti nell’allargamento di via Gemona: «Fabbricato in cui innalzavasi l’acqua per le pubbliche fontane di Udine al c.n. 1420. Proprietaria r. città d’Udine. L 3859,48 (A.S.U., C.A. I, 88/XIII, n. 6, Prospetto compensi ai proprietari dei locali da abbattersi e da tagliarsi ed all’imprenditore pei lavori di riduzione in casi occorrenti).
1836, sett. 10*Disegno in pianta nel progetto di rettificazione della roggia. L’edificio sorge a pon. della roggia. Vedasi n. 1421.
1852*Edificio demolito (Competenze, II, f. 1v).
   
NOTE1Il della Porta attribuiva questa notizia e quella del 30 marzo 1751 al n. 1421. Tuttavia, alla luce dei documenti reperiti nel corso del lavoro di edizione, sembra opportuno attribuire questi dati al n. 1420.
   
STUDI INEDITI G.D. CICONI, Cenni storici sulle fontane di Udine, B.C.U., ms. 513/6.
   
BIBLIOGRAFIA Archivum... Catastico, I, 292,360; G. BIANCHI, Le fontane d’Udine restaurate; A. della FORZA, Diario, 84-85; L. PALLADIO degli OLIVI-CAIMO DRAGONI, Memorie, 14-15; Per la fedelissima città di Udine, 85-87; della PORTA, Toponomastica 98; A. SOSTERI, Nais. Elegia... Aquaeductibus Utini reparatis; T. V[ATRI], Le acque di Lazzacco e le fontane d’Udine; “Annotatore friulano”, 36 (1858), p. 27-28.
1421
 *Sull’area di questo edificio sorgevano diverse costruzioni, tra le quali probabilmente quella ricordata da un documento del sec. XVII.
1641, febbr. 26*«Essendo che già anni quattro in circa — il sig. Seccante Seccante1, pittore in questa città, si sia partito nascostamente con tutta la famiglia et andato ad habitare fuori di questo serenissimo stato, lasciando la casa della sua habitazione in abbandono, ch’è rimasa dall’hora in qua inhabitata, e che sopra questa casa la v. fraternità di S. Maria di Battudi di Cividale e li nobili — Carlo Pace e Giovanni Michele Formentario siano creditori degl’infrascritti capitali, livellari e di buona summa di prò corsi, né essendo alcuna speranza di poter conseguire da detto sig. Seccante la sodisfattione e ritrovandosi la detta casa parte disfatta et il rimanente in manifesto pericolo di rovinare, com’è notorio; quindi è che per provedere ognuno d’essi a la loro indennità et ala conservatione dei propri capitali, acciò con la rovina della casa non si perdano tutti in un tempo, — Lonardo q. — Lucca Pontone, notaro collegiato di questa città, facendo in nome procuratorio di detta — fratterna di S. Maria de’ Battudi — e li detti — Carlo e — Giovanni Michele —, anco in nome del nob. — Henrico d’Attimis, suo cognato —, livellano a m. Pietr’Antonio Navarra, muraro in questa città —, la predetta casa angolare, posta — appresso et attaccata al ponte che separa il borgo di Gemona dalla contrada d’Isola verso il mollino, qual era habitata dal sig. Seccante sudetto profugo; confina dala parte davanti con la detta contrada d’Isola, da quella di dietro con l’horto delli nobili — Cesare e Prosdocimo fratelli Sbroiavacca, di sopra con la casa degl’heredi Longhi e dala parte di sotto, verso il borgo di Gemona et mollino, con la roia —; e ciò per l’annua pensione di ducati dicisette —» (A.S.U., N., Bernardino Orgnani, 7321, VII instr., f. 26r — 28r).
1650, ag. 25*«Ser Gregorio Covit di Povoletto, ser Zuanne Simonuti di Salt, a nome suo et di Simon suo fratello, ser Giacomo Simonutto di Povoletto, ser Zuan di Bertholo Sebastianutto, ser Gregorio suo fratello etiam di Povoletto — con ser Francesco Del Degan —si chiamano veri — debitori a d. Sabbata, rel. q. ser Pietro Antonio Navarra, hosta nel borgo d’Isola sopra il ponte, di — L 834 s 8 per tanti danari imprestatili per far estraher scritture, consulti et altri loro affari come di altre robbe d’hosteria et portati seco dove andavano a lavorare —» (A.S.U., Arch. Follini, 9, Processo tra Navara di Udine et li Simonuti di Salto, f. 1r).
1722, genn. 31 Pietro q. G.B. Cecchini vende a Francesco Folini porzione della casa in borgo d’Isola: «il mezado a lui toccato in sorte (del quale è già in possesso — il — Folini)» e una cucina e un camerino «a lui toccati parimenti» nelle divisioni di famiglia (A.S.U., N., Sebastiano Colombina, 7927, XVII instr., f. 50v — 51v).
1727, febbr. 6 «— G.B. Cechino del q. —Giulio di questa città nel — testamento 15 ag. 1718 in note di me nodaro legò alla sign. Lugretia sua figliola la sua dote di ducati mille, da esser estratta nella sua facoltà in tanti beni ad elletione di detta — Lugretia, quale anco per minor incomodo de’ — suoi fratelli ha accordato di ricever della sua dote nella casa in questa città. Cosν essa — Lugreta — è convenuta di fare la cessione della stessa al — sig. Vincenzo figlio del sig. Francesco Follino, quale ne ha acquistato altra parte dalli fratelli. Quindi è che — Lugretia — vende — al — sig. Vicenzo — la sopradetta portione di casa a lei escorporata nella — divisione — et questa per l’istesso prezzo rissultante da dette divisioni che è di d 759 L 6—» (A.S.U., N., G.B. Fabrizio, 8137, Istr. 1724-1729, f. 138r — 140r).
1747°°Pianta dell’edificio dell’orsoglio (A.S.V., Provveditori sopra beni inculti, disegni Treviso-Friuli, Rot. 467, mazzo 49, dis. 8).
1749, ag. 14 «Gli ill.mi — provveditori sopra li beni inculti — concedono sive investono — Vincenzo Folini, eredi e successori suoi delle facoltà di continuare nell’edificio da orsoglio alla bolognese, che possede nel borgo di Gemona nella città d’Udine, sopra l’acqua della roia, che scorre per la detta città in quantità di quadrati due nella forma e modo in tutto e per tutto giusto alla sua suplica presentata nel detto ecc. magistrato sotto li 25 febbr. 1746 —» (A.S.U., C.A. I, 88/XIII).
1758, magg. 7-9*Il linaiolo Domenico Dosso acquista «la porzione avanzata dell’edificio delle pubbliche fontane del Mollino — fu Mantica» (A.S.U., C.A., 14/39).
1758, dic. 6 «— Domenico Dosso — renuncia alli sig. G.B. e Giuseppe fratelli q. — Vicenzo Follini — l’edifficio di molino, sito e fondi al medesimo molino — pertinente, come pure le attioni e ragioni, ius e privileggi che esso — Domenico aquistò da questa magn. città coll’instrom. enfiteotico del dν 9 maggio p.p. di mano dello sp. sig. G.B. Pavona notaio —. Et questo — fa esso sig. Dosso non tanto a rissolutione delle disparità insorte tra esse parti per occasione dell’erezione di nuova fabricha fatta da esso Dosso sopra fondi appartenenti al predetto di lui aquisto, ma ancora perché l’antecitato sig. G.B., suo et fratris nomine —, assume in sé l’obligo — di — corrispondere in cadaun anno l’affitto enfiteotico alla predetta magn. città, quale era tenuto corrispondere esso Dosso dal precitato instrom. 9 magg. principiato l’anno passato —. In grazia poi della presente cessione — il — sig. G.B. — promette — render rescritto — Dosso d’ogni — spesa da esso fatta per occasione della nuova fabricha anessa al — molino da esso principiata ad errigere, come pure di tutti li materiali — inservienti alla — nuova fabricha, giusto la nota giurata che dal — Dosso sarà consegnata al — Follini. Promise inoltre l’antedetto sig. G.B. — di continuar a tutte sue spese l’errezione d’un mangano a metodo del dissegno e regola che le sarà soministrato dal — Dosso, al che promette personalmente sovraintendere, in quanto poi al alzamento della fabricha che deve esser prosseguita appertura di fenestra nella parte riguardante la casa di detti sigg. Follini et alla disposizione dell’aqua che inservirà per uso del — mangano, promette — esso — Dosso dipendere dal — volere — d’essi — Follini. Compiuto e perfecionato che sarà il — mangano, s’obligano essi — Follini cedere lo stesso in affittanza al — Dosso per anni venti da principiarsi il giorno che sarà ridotto al lavoro, obligandosi il — sig. Domenico corrispondere ad essi Follini — d’annuo affitto il quatro per cento rispetto al capitale che essi impiegaranno nella fabricha di detto edificio —» (A.S.U., N., G.B. Stella, 9142, I istr., f. 99v — 100v).
1759, mar. 27*«Gli ill.mi — provveditori sopra li beni inculti — concedono alli sigg. G.B. e Giuseppe fratelli Folini2 q. Vincenzo — di poter comutare l’uso di due rode da mulini del corpo di rode quattro esistenti all’uso stesso nella città d’Udine — nel borgo di Gemona sopra l’acqua della pubblica roia, una in uso di mangano e l’altra per uso d’un edificio da orsoglio alla bolognese in tutto e per tutto giusto alla loro suplica —» (A.S.U., C.A. I, 88/XIII, copia del doc. dell’officio dei beni inculti).
 °°«Fabbricato per la macchina delle fontane, del mulino, del mangano e dell’orsoglio» (A.S.V., Provveditori sopra beni inculti, disegni Treviso-Friuli, Rot. 467, mazzo 49, dis. 9).
1793, nov. 23 Dichiarazione del pubbl. per. Colimprain: «Sulle ricerche del sig. G.B. q. Vincenzo Folini mi sono conferito io sottoscritto pubbl. per. sopra luoco dell’infrascritta casa di sua raggione posta — nel borgo d’Isola e da esso concessa in affitto semplice alli nobb. sigg. Ignazio e Teresa iug. Bruneleschi con locazione del dν 4 corr. ad oggetto di prendere lo stato e grado della medema. Dichiarando che il granaro di questa casa e cosi pure li mezadi in pian terreno a pon. del sotto-portico e del cortivo non vengono compresi nel presente grado perché con detta locazione sono stati risservati per conto ed in dominio del sig. Folini locatore: una casa di muri, coperta di coppi, posta — nel borgo d’Isola, escluso il granaro sotto i coppi e le stanze e mezadi in pian terreno, con cortivo e stalla e stanza a tram., confina a lev. casa — del — march. Obbizi, a mezz. il borgo d’Isola, a pon. e tram. casa dominicale del sig. G.B. Folini —» (A.S.U., Arch. Follini, 8, tomo AAA, fase. inserito fra le pagine).
1795, giu. 5*«Colla presente privata scrittura di locazione — G.B. Folini q. Vicenzo — loca — una di lui casa posta in borgo d’Isola e situata presso la casa dominicale di detto lottatore, cioè il primo e secondo piano, cortivo, stala ed altra stanza e quella annessa, rimanendovi in dominio e proprietà del — loccatore il granaro e le stanze tutte che s’attrovano a pian tereno, al molto rev. — don Pasqualino Cicogna q. Giacomo — e ciò verso l’annuo — affitto di d 80 —» (A.S.U., Arch. Follini, 8, tomo AAA, foglio volante inserito fra le pagine).
1801 G.B. Follini (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Pietro Tilati (ibid.).
[1807]*Relazione di Giovanni Rioli in ottemperanza all’ordinamento municipale del 12 giugno 1807: «Al n. 1421 in borgo di Giemona, manghino con un corente abbinata; il sig. Pietro Tilatti come affituale; il detto manghino è del sig. Vicenzo Folini» (A.S.U., C.N., 1/2, Relazioni degli usceri. La notizia è confermata da ms. A.S.U., C.N., 1/2, n. 283, Quadro degli aventi edifizi sulle pubbliche roie).
1808*«N.6. Fabbrica di muro copperta di coppi con edifizio di mangano, situata in questa comune e borgo al c. n. 1421, tenuta ad affitto dal sig. Pietro Tillati, confina a lev. alveo della roia, oltre il luogo dominicale, a pon. borgo di Gemona ed a tram. fabbrica di questa comune» (A.S.U., Arch. Follini, 5, Asse... 1808, p. 76-85; descrizione del mangano p. 82-85).
1821, dic. 30*Casa d’affitto con edifizio di mangano in borgo di Gemona. Proprietaria Luigia Maria q. G.B. Follini L 3523,86» (A.S.U., C.A. I, 88/XIII, Prospetto compensi ai proprietari dei locali da abbattersi e da tagliarsi, ed all’imprenditore pei lavori di riduzione in casi occorrenti, n. 6).
1836, sett. 10 Circa il progetto di rettifica della roggia che scorre davanti all’edificio, il presidente del consorzio roiale all’i.r. consigliere di governo e r. delegato di Udine si oppone alla costruzione di un muretto lungo la roggia nel tratto della proprietà Follini. Il motivo è dovuto al fatto che «chiuso il braccio di canale dal maestro dell’opificio Folini fino al ponte vicino e ripiegato il muro sul ponte stesso, tiensi ad impedire ogni accesso alla roggia. Ed in questo caso, quando dal gelo rappresa l’acqua ostruirà tutta la luce del ponte, come si potrà liberarla? Quando dopo un forte diaccio il scilocco fa in lastre il diaccio stesso, e queste lastre si arrestano nelle doccie delle ruote del setificio, elevando superiormente l’acqua fino a farla tracimare dal muretto di sponda, chi si troverà che voglia azzardare la propria vita per mettersi in acqua e raggiungere quella situazione? —» (A.S.U., C.A. I, 252/VIII , con dis.).
1852*Edificio demolito (Competenze, II, f. 1v).
1883*Officina del fabbro Antonio Grossi3 (AVOGADRO, 144).
1938*Caserma dei carabinieri.
   
NOTE1Sul pittore Secante Secanti: BIASUTTI, Note d’archivio, 30; JOPPI, Contributo quarto, 36; di MANIAGO, Storia, 106; MARCHETTI, Gemona, 73; de RENALDIS, Della pittura, 25; RIZZI, Contributo alla pittura minore, 11-18. Vedasi inoltre A. BRUNETTI, La famiglia dei pittori Secante (Tesi di laurea discussa presso la facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1972-1973, 60-87).
 2Per G.B. Follini: BERGAMINI-SERENI, Tra case e palazzi, 243.
 3Un omonimo tornitore è segnalato nel 1876 al n. 1396. Sullo stabilimento del Grassi: FALCIONI, Industrie udinesi, 308; PICCO, Antonio Grassi.
   
BIBLIOGRAFIA Archivum... Catastico, I, 331,361; BRAGATO, Guida, 166; DAMIANI, Arte... Il Liberty, 90; Per la fedelissima città d’Udine, 63-64, 80, 84, 88; PICCO, Cosa era via Gemona, 273; della PORTA, Toponomastica, 98.
1422
 *Vedasi n. 1421.
1801 G.B. Follini. Sua abitazione (Nomenclatura, f. 53v).
1807*Relazione di Giovanni Rioli in ottemperanza all’ordinanza municipale del 12 giugno 1807: «Al n. 1422, — filatoio con numero due corenti; abbita il sig. Vicenzo Folini» (A.S.U., C.A., 1/2).
1808*Luoco dominicale con fabbriche servienti ad uso di fillatorio e fornelli da seta, cortivi due ed orto, situato in questa comune e borgo al c.n. 1422, che confina a lev. il demanio con fondi e fabbriche furono del v. monastero di S. Chiara — e fratelli Obizo e questa ragione —, mezz. detti — Obizo e borgo d’Isola, pon. alveo della roia —, oltre il borgo di Gemona, ed a tram. cortivo dirimpetto alla v. chiesa del monastero di S. Chiara. Fabbrica sul borgo d’Isola, che comprende sottoportico, mezzati 4, sito per la scala e cantina e piè piano con altra stanza sotto la terrazza e cantina sotterranea, camere, tinello, sale e terrazza in primo appartamento, camerini in secondo appartamento e granaro sopra» — (A.S.U., Arch. Follini, 5, Asse... 1808, p. 2-50).
  «Fabbrica di muro copperta di coppi con altra interna e corticella, situata in questo comune e borgo alli c.n. 1422, 1423, tutto unito confina a lev. casa — e corte dominicale, — mezz. borgo d’Isola, pon. e tram. casa dominicale —, parte servente ad uso dominicale e parte tenuta ad affitto dal rev. don Pasqualino Cigogna —» (A.S.U., Arch. Follini, 5, Asse... 1808, p. 51-63).
1809*Il complesso appartiene a Vincenzo e fratelli Follini. Vi abita il “manghinatore” Pietro Tilati (Registro delli aloggi, f. 39v).
1810, apr. 30 Vincenzo Follini, proprietario della casa n. 1422, chiede di poter gettare un ponte dalla sua casa al borgo di Gemona dietro il fabbricato delle fontane (A.S.U., C.N., 178/XIX, con dis.).
1821, genn. 1*In vista della sistemazione di via Gemona, viene operato il rilievo: VIII. Rilievo e stima del locale ad uso di filanda di seta, di ragione delli sigg. Vincenzo e Francesco Follini, situato in questa r. città di Udine al c.n. 1422. Esso riporta notizie particolareggiate sul complesso e sulla organizzazione dell’opificio: «La — fabbrica, eretta ad uso di filanda per n. 24 fornelli, de’ quali 12 a lev. e 12 a pon.. Il progetto dell’ing. Luigi Duodo per refilo della strada in borgo Gemona colpisce la medesima nel suo angolo di pon. e tram. m 11,50 e da lev. a pon. m 0,60 all’esterno. La demolizione delle due porzioni di muro colpite dal progetto, porta la conseguenza del sovvertimento dell’intero coperto, e volendo conservare la filanda riuscirebbe irregolare e non addattata all’oggetto». Segue stima dell’intero fabbricato (A.S.U., C.A. I, 88/XIII).
1821, dic. 30*Nel progetto comunale è formulata la stima per il risarcimento. I fornelli e l’orto sono valutati L 5534,20 e il «porticale appoggiato al muro di chiusa dei Follini L 663,22» (A.S.U., C.A. I, 88/XIII, n. 6, Prospetto compensi ai proprietari dei locali da abbattersi e da tagliarsi ed all’imprenditore pei lavori di riduzione in casi occorrenti).
1846, magg. 1*«— Eleonora ed Anna sorelle Follini del fu — Francesco, la prima, maggiore, moglie al sig. Sebastiano dott. Pagani e la seconda — rappresentata dal procuratore — Benedetto Kiussi —, alienano — al — sig. Vincenzo, minor figlio del fu Francesco Follini loro fratello, rappresentato dalla tutrice di lui madre — co. Teresa q. co. Giovanni Beltrame, vedova di — Francesco Follini —, il — sesto ca cadauna di esse — competente nella — casa dominicale — situata — nel borgo d’Isola colle adiacenze, tutte di due cortili ed orto sotto il c.n. 1422 —, tutt’unito confina parte con fabbriche e fondi del monastero di S. Chiara, parte il sig. Carlo Fani, loco Obizzi, parte con suor M. Luigia Follini e parte con il — borgo d’Isola, a pon. colla pubblica roia ed a tram. cortivo del suddetto — monastero —. La — vendita — si fa — pel prezzo di austr. L 20000 —» (A.S.U., N., Giovanni Giuseppe Clochiatti, 4839, 6630).
1852*Proprietà degli eredi del fu Francesco Follini (Competenze, II, f. 1v).
1868, magg. 9*Come documenta un avviso pubblicitario, vi ha sede la fabbrica di saponi di Giovanni del fu Giacomo Piani (“Giornale di Udine”, 3, CX, 9 magg. 1868, 4).
1876*Bottega dei pittori e verniciatori di carrozze Pietro Pividori e Andrea Dell’Anna1 (COSMI-AVOGADRO, 116). Il Pividori vi è segnalato ancora nel 1883 (AVOGADRO, 158).
1883*Esattoria comunale (AVOGADRO, 117).
   
NOTE1Per il verniciatore di carrozze Andrea Dell’Anna (o Dall’Anna): PICCO, Ricordi, 128.
1423
  Le notizie riguardanti questo numero sono molto confuse. Esso comprende in realtà tre parti distinte a, b, c: la parte a ora è unita al n. 1422; la parte b, che deve considerarsi una sola casa con la parte c, non ha porta d’ingresso; la parte c con due porte e poggiolo fu evidentemente rimodernata. Il tutto porta uno stesso numero perché nel 1801 era proprietà dei sigg. Follini.
1736, magg. 21 «— Giorgio Antonio e Giacomo fratelli Gallici q. — Giovanni Francesco — hanno dato — a livello francabile — a — Valentino Mainardis e Gioseffo e G.B. e Vicenzo fratelli —, una casa di muro, coperta di coppi, — situata nel borgo d’Isola, descritta con suoi confini nella stima fatta li 7 marzo p.p. dal sig. Giacomo Narduzzi pubbl. per. —. E ciò fanno detti — fratelli Gallici per lo capitale — di d 315 L 4 —» (A.S.U., N., Antonio Martinelli, 8258, XXXI. 1736, f. 76r — 77v).
1736, magg. 21°Confina a levante Caterina Prodolona, mezzodi strada pubblica, ponente Vincenzo Follini, ai monti Follini. La facciata è lunga ps 2 pd 2 1/4 = m 4,17 e la porta d’ingresso ha sopra l’architrave una finestra con ferriata di nove pezzi (not. Antonio Martinelli). Il n. 1424 ha la finestra sopra la porta ma l’inferriata ha soltanto otto pezzi. Se questa casa fosse il n. 1424, la casa di Caterina Prodoloni dovrebbe trovarsi al posto del n. 1425, che a quest’epoca apparteneva ai sigg. di Sbroiavacca.
1739, febbr. 16 «— Valentino e — Gioseffo padre e figlio Mainardis di questa città —, facendo in nome proprio e di — Gianbattista e Vincenzo figlioli e fratelli respective — cedono — al sig. Vincenzo q. — Francesco Follino — una casa di muro, coperta di coppi, situata — nel borgo d’Isola, di ragione delli — nobb. — Giorgio Antonio e Giacomo fratelli Gallizi q. — Giovanni Francesco, da essi Mainardis posseduta con titolo livellario, appar instrom. 21 magg. 1736, in note del q. — Antonio Martinelli —, fra i confini descritti in detto instrom. e stima a quello uniti —. E ciò fanno li Mainardis — perché — il sig. Follini — promette — corrispondere alli — Gallizzi l’annuo livello di L 97 s 17 ad essi dovuto in ordine al citato instromento —» (A.S.U., N., Bartolomeo Pavona, 9137, I instr., f. 52r — 53r).
1801 G.B. Follini (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Pasqualino Cicogna (ibid.).
1809*Appartiene a Vincenzo e fratelli Follini. Vi abita il sacerdote Pasquale Cicogna (Registro delli aloggi, f. 39v).
1852*Proprietà di Maria Luigia Follini (Competenze, II, f. 1v).
1853, magg. 10*Vincenzo Foramiti, e il dott. Giovanni Chiandetti, proprietari delle case n. 1423 e 1424, «hanno divisato di costruirvi — la rispettiva cornice con l’applicazione della grondaia tubi di scarico fino a terra»; chiedono pertanto il permesso, che, dopo parere favorevole di G.B. Bassi, viene concesso (A.S.U., C.A. II, 66, 3223 Orn. II C, con dis. firmato dal muratore Valentino Dreussi).
1876*Falegnameria di Angelo Del Fabbro1 (COSMI-AVOGADRO, 93).
   
NOTE1Per Angelo Del Fabro: Esposizione, 14, 19, 65, 115;
   
BIBLIOGRAFIA Archivum... Catastico, I, 331; KECHLER, Monografia, 20, 32.
1424
1526, ott. 6*Vi abita Agostino Geronimiano1. Vedasi n. 1425.
1643, nov. 6*«— Rocco q. — Domenego Savin — di Pordenone — ha venduto al magn. — Lonardo Caisello — una casa di muro discoperta, — situata — nel borgo d’Isola, qual confina a sol lev. con detto — comprador, a mezodi la strada del borgo, a sol a monte casa possessa per mons. Cicliano et alli monti la detta casa, corte, horto et altro — et questo per prezzo — di ducatti cinquanta —. Sopra detta casa si soleva pagar ogn’anno di livello alla — fraternita di S. Ursola — nella chiesa di S. Pietro Martire — L 14 in circa —» (A.S.U., Arch. Caiselli, Istrumenti di acquisti e vendite beni immobili per Udine e pertinenze, not. Francesco Susanna2).
1647, lugl. 24 I Caiselli affittano con scadenza di mese in mese la casa di borgo d’Isola «che soleva tener Domenego Pozo — a ser Giorgio Rop mastro ai organi, con obligo di farli acomodare la porta et condotto et non altro con obligo di pagar — per ogni capo di mese lire sei soldi quatro —. Io Giacomo Lorio ricercato del disopra detto mastro Giorgio per non saper lui scriver italiano mi sono sottoscritto in suo nome» (A.S.U., Arch. Caiselli, Istrumenti di locazione per Udine e pertinenze).
1654, lugl. 7*«Il — co. Bernardino Caisello, — a nome suo et alli — coo. Lonardo et Pietro Caiselli suoi padre et zio respective vende — a mess. Gerolamo Prodolone e G.B. suo figliuolo — le case poste — in borgo d’Isola descritte coi suoi confini nella stima di mess. Giovanni Ioseffo Del Zotto d’Adegliaco, estimador della Patria —, per prezzo di ducati duecento settanta sette —». Vi è allegata la stima del 26 lugl. 1654 del pubbl. per. Del Zotto (A.S.U., Arch. Caiselli, Istrumenti acquisti e vendite beni immobili per Udine e pertinenze).
1654, lugl. 26 Stima del pubbl. per. Giuseppe Del Zotto «— di una chasa con stanzia et corte — nel borgo d’Isula — delli — coo. Leonardo e fratelo Chayseli intendon dare a ragion di livello a maystro Gieronimo Prodolone taliapietra3 —. Confina a lev. li — nobb. — fratelli Fiorii, mezodi strada, pon. il sig. Lodovico Bontempo, ale monti il sig. Giulio Cichino —» (A.S.U., N., Gaspare Agricola, 7730, filza).
1694, giu. 10 «Nel borgo d’Isola, nella casa di — G.B. e fratello Prodoloni (A.S.U., N., Giovanni Domenico Vinacese, XIV istr., 7887, f. 16v).
1695, ag. 18*Tra i presenti a un atto, rogato dal notaio Cavalli nella sua abitazione in borgo d’Isola, è segnalato «G.B. Prodollone tagliapietra in questa città» (A.S.U., N., G.B. Cavalli, 8051, VI instr., f. 6v).
1771, giu. 10 «Fatta in casa del sig. G.B. Fulini di questa città d’Udine. Dove noi sottoscritti — diamo — a semplice affitto — per anni tre e cosi di tre in tre — a Meneghina et a Francesco del sig. Giacomo Borga di questa città, iugali, un mezzado terreno concedutoci ad affitto dal sig. Odorico et fratelli Simoneti di questa città situato nel borgo d’Isola annesso all’altro di questa ragione — G.B. co. Frangipani, Giuseppe Antonio Liruti» (A.S.U., Arch. Liruti, Istrumenti e private scritture riguardanti acquisti, vendite, locazioni, stipulati dai Liruti in Udine/2. Carte per l’affittanza della casa di Udine in borgo d’Isola avuta dai fratelli Simonetti).
[1771], ag. 19 «Con la presente privata scrittura di semplice affittanza li sigg. Odorico e fratelli Simonetti mercanti in questa città, qui presente esso sig. Odorico facendo per sé ed a nome de’ — fratelli —, ha dato per anni tre continui da principiarsi a S. Martino prossimo venturo alli nob. sig. Gian Giuseppe e nipoti respettive Lirutti di Villafreda qui presente il nob. sig. — Natale, uno di detti nipoti, facendo per nome suo, del sig. Giangiuseppe suo zio e degl’altri suoi fratelli per li quali è accettante ed in detta ragione conducente l’appartamento primo della casa di ragione Simonetti, posta in questa città nel borgo d’Isola consistente ingresso e regresso del sottoportico, che resta a comodo anche degl’affittuali di sopra, corte, stalla, e mezado a pie’ pian con il primo appartamento come sopra, il tutto veniva condotto in detta ragione dalli iugali Caucigh e questo per l’annuo affitto tra le parti accordato e stabilito d’annualmente dare e pagare d 40 di L 6 s 4 l’uno di esse per detti Lirutti in solidum pagatti anticipatamente di mesi sei in sei con d 20 per semestre —. Gian Giuseppe Liruti di Villafredda affermo quanto di sopra, Odorico e fratello Simonetti (A.S.U., Arch. Liruti, Istrumenti e private scritture riguardanti acquisti, vendite, locazioni, stipulati dai Liruti in Udine. 2. 1771-1782. Carte per l’affittanza della casa di Udine in borgo d’Isola avuta dai fratelli Simonettt).
1772, genn. 27 «Memoriale de l’affittanza nostra passiva della casa Simoneti. Li sigg. co. G.B. Frangipani, Antonio di Sbroiavacca, Enrico Fanzio et io Giuseppe Antonio Liruti dobbiamo pagare simul et in solidum alli sigg. Odorico e fratelli Simonetti d’Udine in ragione di semplice affitto per anni tre, per la casa di ragione di detti signori posta in borgo d’Isola di Udine, come locazione 12 maggio 1771, ducati — n. 70, fanno L 434. Toccano in quattro L 108 s 10 per ciascheduno. Riscuottiamo per li mezzadi due terreni, uno affittato a Meneghina et Francesco di S. Giacomo iugali Borga, con locazione 10 giugno 1771 et l’altro a d. Antonia Rainis, in ragion di L 40 per ciascuno fanno L 80. Cosν pure per il granaro affittato al sig. G.B. Fulini come locazione giugno 1771 L 62. Summa gli affitti da riscuotere L 142. Toccano in quattro L 35 s 10 per chiascheduno. Dibattendo dunque L 108 s 10 da pagare le sudette L 35 s 10 da riscuotere ci restano d’affitto passivo L 73 per ciascheduno» (ibid.).
1777, genn. 25 Antonio Sbroiavacca rinuncia alla condotta della casa (ibid.).
1777, magg. 10 «Con la presente scrittura — io Giuseppe Antonio Liruti q. nob. sig. Giovanni Antonio ho affittato la stalla della casa de’ sigg. Simonetti in borgo d’Isola di questa città a ser Antonio q. Carlo Zili de Casali di S. Gottardo per anno uno e cosi di anno in anno — quale s’intenda incominciare il prossimo venturo S. Canciano —» (ibid.).
1777, magg. 31 Si dichiara con la presente privata scrittura — come io Giuseppe Antonio Liruti come conduttore della casa in borgo d’Isola di questa città di ragione delli sigg. Odorico e fratello Simonetti, appar scrittura di locaz. 12 corr. — alli — coo. G.B. Frangipani et Enrico Fanzio l’appartamento supperiore consistente in quattro stanze e saletta, con l’uso della stalla e tineletto annesso alla mia camera e cosν pure della cucina e camerino era prima ad uso del sig. Enrico Fanzio —» (ibid.).
1781, nov. 25*Giovanni Girolamo Coluta di S. Daniele dichiara: «Oggi ho preso in affittanza dal nob. sig. Giuseppe Liruti la camera a mezzodν attaccata alla casa Obici in borgo d’Isola di ragione Simoneti, dell’appartamento inferiore presso la cucina, coll’uso della detta cucina, staletta e portego — per l’anuo affitto di L 45 —» (A.S.U., Arch. Liruti, Istrumenti e private scritture riguardanti acquisti, vendite, locazioni, stipulati dai Liruti in Udine/2. 1771-1782. Carte per l’affittanza della casa di Udine in borgo d’Isola avuta dai fratelli Simonetti).
1789, mar. 7 Escomio dei Simonetti al Liruti (ibid.).
1792, sett. 6 «— Giuseppe, Niccolò e Giovanni Maria fratelli q. — Odorico Simonetti, mercanti in questa città —, hanno — venduto — al sig. G.B. q. — Vincenzo Folini — una casa di ragione di essi — fratelli — posta nel borgo d’Isola —, che confina a lev. casa del — march. Obbici, a mezz. strada — del borgo —, a pon. casa di detto — Folini ed a tram. parte lo stesso — Folini e parte il — march. Obbici —; qual casa — è stata dalli — Simonetti acquistata dalla mani del nunc q. — Marco Franco, rappresentante la sign. Catterina rel. del q. Girolamo Prodolon, con istrom. 1742, 10 nov. in note del q. — Francesco Tracanelli fu notaro di questo collegio. E questa — vendita hanno fatto — pel — prezzo di d 1400 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9976, XXI instr., 1577, f. 2060v — 2062r).
1801 G.B. Follini (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Vicenzo Canciani (ibid.).
1808*«N. 3. Fabbrica di muro copperta di coppi, situata in questa comune e borgo al c.n. 1424, tenuta ad affitto dal sig. Vincenzo Canziani, composta d’un portico —, d’un sito d’ingresso e canevina a piepiano, servente per questa fabbrica, camere in due piani e granaro sopra, che confina a lev. fratelli Obbizo, mezz. borgo d’Isola, pon. questa ragione al n. 2 ed a tram. questa ragione al n. 1» (A.S.U., Arch. Follini, 5, Asse... 1808, p. 64-70).
1809*Appartiene a Vincenzo e fratelli Follini. Vi abita l’impiegato Antonio Montegani (Registro delli aloggi, f. 39v).
1852*È di Vincenzo Foramitti (Competenze, II, f. 1v).
1883 Studio del geometra Luigi Caratti e falegnameria di Giovanni Milanesi (AVOGADRO, 144, 146).
   
NOTE1Per Agostino Geronimiano: LIRUTI, Notizie delle vite, I, 397-400; di MANZANO, Cenni biografici, 105.
 2I documenti dell’Archivio Caiselli sono stati gentilmente messi a disposizione dalla dott. Liliana Cargnelutti, che ne ha curato il riordino.
 3Un documento del 5 apr. 1700, redatto in borgo d’Isola, in casa degli Agostini, cita tra i presenti «Girolamo Prodolone tagliapietra di questo borgo» (A.S.U., N., Gerolamo Dell’Oste, 7907, VIII instr., f. 42v).
1425
  Questo numero risulta dalla riunione di diverse proprietà e doveva comprendere anche tutta l’area del n. 1426.
 *Su una parte del fondo grava ab antiquo un livello per la fabbrica del duomo, come si desume dai rotoli settecenteschi che ne citano i fondamenti.
1407-1418 «Modo solvit Iacobus a Monialibus qui habitat in ipsa domo quia emit ipsam cum illo onere, ut patet manu Ioannis not. de Liulla. Mag. Silvester lanarius de burgo Glemonæ super Royale habitans solvit — super quadam domo sua cum curia et orto — iuxta Zardinum d. patriarchæ, iuxta hæredes ser Tintini de Arthenea, iuxta Simonem de Godia, iuxta Candidum de Sato et iuxta viam publicam, libras olei duas ut constat — publico instrumento donationis — manu Francisci not. Nicolussi —» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 23v — 24r).
1428 «— Ser Federicus q. ser Federici de Savorgnano1, Utini in burgo Glemonæ interioris habitans, tenetur solvere super una — area de muro cuppis cohoperta, quam emit a Nicolao de Cerneglono, pro qua olim solvebat mag. Silvester lanarius, cum orto postposito, sita prope Zardinum et viam publicam —, libras olei ij»2 (B.C.U., ms. F. XXV, f. 24r).
1526, ott. 6 II nob. Federico q. Iacopino di donna Leonarda dei consorti di Fagagna vende al nob. Pantaleone de Uccellis di Savorgnano, suo zio materno, le sue case in borgo d’Isola, con corte ed orto, ove è la pescheria, confinanti ad occidente con la casa di Agostino Geronimiano3 e la roia, a sett. la strada che va alla chiesa, a levante orti del compratore e monache di S. Chiara (A.S.U., N., Antonio Belloni, 5453, Istr. 1426-1427, f. 31v — 32v).
1528, ott. 24*«Utini, in burgo Insulę, in camera cubiculari — locatoris, sive in domo veteri. Ibique ser Andreas q. nob. ser Pantaleonis de Savorgnano civis Utini — locavit — Filippo f. Antonii de Noiareto Prati — unam braidam —» (A.S.U., N., Giovanni Erasmi, 5410, vacch. istr. 1528, f. 531v).
1529, nov. 3*«Nob. ser Andreas q. — Pantaleonis de Ucellis de Savorgnano — precio — ducatorum triginta — quod — habuit — in tot tronis, mocenicis argenteis et duobus ducatis auri sive uno sub cuneo Veneto et alio sub cuneo Ungaro a nob. ser Hieronymo q. — Nicolai de Raimundis cive Utinensi —, vendidit — ser Hieronymo — unum livellum perpetuale — stariorum octo frumenti — ad mensuram comunis Utini, annuatim persolvendum per ipsum venditorem — ad domum eiusdem emptoris — in qualibet tertia die mensis novembris et hoc specialiter super domibus solitę habitationis — venditoris, sitis Utini in burgo Insulę cum curia, viridario et stabulis contiguis, iuxta ortum dicti venditoris, rectum per me notarium, iuxta ortos domorum et curiam monasterii S. Clarę, iuxta domum — ser Hieronymi de Hieronymis notarii Utinensis qui fuit q. d. Augustini de Hieronymis, iuxta domos hospitii “Ensis” burgi Glemona, iuxta rugiam labentem per burgum Glemonę —» (A.S.U., N., Giovanni Erasmi, 5410, Prot. 1529-1530, f. 47v — 50r).
1643 «Alla partita di — Pantaleone è — Andrea Savorgnan della Bandiera, in luogo del q. — Zuanne q. Tomaso del Torso, sopra una casa, qual già teneva Filippo del Torso, habitata nell’anno 1594 per un tal — Zuanne di Bernardino speciale, confina con — G.B. Franceschinis, hora veramente pagano il sig. Cesare e fratelli Sbroiavacca4, che possedono la detta casa. Dissero i confinatori — che la casa è posta nel borgo d’Isola, possessa et habitata per li — sigg. Sbroiavacca, confina a sol levado la corte del monasterio di S. Chiara, a mezodν la strada pubblica, a sol a monte il sig. Bartholomio Rizzotto et ai monti il monasterio di S. Chiara, o vero certi horti. Paga oglio lb 2» (A.S.U., C.A., 87/3, p. 61).
1656, magg. 24*«— Hieronimo Savorgnano, habitante in Martignaco, facendo per nome suo et dell sig. Nicolò suo fratello —, vende — alli nobili — Cesare et Prosdocimo fratelli di Sbroiavacca, — la sua portion di casa posta in questa città nel borgo d’Isola, fu — dell q. — Carlo Savorgnano et sua heredità, accettato col beneficio della legge et dell’inventario, come negl’atti del sig. Iacinto Causilico nodaro, habitata di presente intiera dalli predetti — fratelli di Sbroiavacca, quella portione cioè che alli detti — Hieronimo et Nicolò — Savorgnani fu assignata in pagamento nell’allibramento Nepotibus pubblicato li 28 apprile 1654, per la summa di d 545 L 2 s 18, ridotta doppo in d 445 —» (B.C.U., ms. 1021, I, B, Subordinazione Sbroiavacca, f. 434v — 436v , not. Ferando Orgnani, copia del fratello not. Valentino Orgnani).
1662*«Eredi q. mess. Francesco Moisesso5 fu di ser Zuanne in loco di mess. Federicco Savorgnano della Bandiera pagano ogn’anno al natale — sopra l’arra con l’orto in Riva del Giardino in faccia al monasterio di S. Chiara, confinata 1643 —, oglio lb 2. Pagava la mettà d. Vittoria Pergotella, il resto mons. Moises, ora paga il sig. Bortolomio Lovisino6, ma il detto signore dice che l’obbligo è stato riasunto dal sig. Moises sopra la sua casa di Riva di Giardino annessa al monasterio come di sopra» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 24r).
1668, febbr. 22 Dall’«inventario delli mobili nelle casse di Udine habitante per li nobili sigg. Scipione et Prosdocimo fratelli q. — Cesare — di Sbroiavacca che si dano in trotta nella subordinatione da loro accetata della facoltà del q. — Prosdocimo di Sbroiavacca loro zio paterno, da lui lasciata —: una casa coperta di coppi, con horto et cortisella annessa, la quale confina a lev. col — monasterio di S. Chiara, mezodν strada publica, sol a monte casa — della q. — Amutia Biancona moglie relita del q. — Cesare, loro — madre, da essa acquistata dai sigg. Rizzotti, — alle monti il — monasterio sudetto — et parte la roia —». Segue l’inventario (B.C.U., ms. 1021, I, b, f. 8r — 11v).
1685, sett. 7*«Stato e grado che di presente s’atrova la casa — delli — coo. figlioli del q. — co. Francesco d’Arcano, posta — sopra la Riva di Giardino, dentro i suoi confini, fatto da me Giovanni Francesco Dall’Oglio pubbl. per. —» (A.S.U., N., Francesco Carminati, 7968, fasc. privo di numero).
1708, sett. 19*«— Il nob. — Agostino Obici — q. — Tomaso7 — dà — alla p. congregazione della — Madonna del Suffragio per le anime del purgatorio — un annuo livello — di d 40 —; — particolarmente obliga la casa di sua — abitazione posta nel borgo d’Isola, pocco tempo fa acquistata dalli nobb. — Scipione ed eredi q. Mario fratelli di Sbroiavacca; confina a lev. altra porzione di casa Sbroiavacca, mezodν strada —, pon. casa di mess. Girolamo e fratelli Prodoloni ed alli monti col monasterio di S. Chiara —» (A.S.U., C.R.S., 546, Rot. 390, f. 138v — 139v).
1735*«Eredi del q. Francesco Moises fu di ser Zuanne — pagano ogni anno per il fondi posto in Riva del Giardino, sopra la casa annessa alI’horto delle monache di S. Chiara, appaiono li confini della casa sudetta obbligata in catastico 1643, olio lb 1. Questa casa fu aquistata dal — co. Giurismondo Arcano e ultimamente dalli heredi del medesimo fu cessa al sig. Agostino Obizo, qual paga come sopra» (B.C.U., ms. D. 42, D Città di Udine, f. 3v).
1743, febbr. 11 «Li sigg. Cesare e Prosdocismo Sbroiavacca in loco delli sigg. Prosdocimi ed Andrea Savorgnani della Bandiera, già delli sigg. Zuanne e Tommaso del Torso, pagano sopra una casa, fu del q. sig. Filippo del Torso, confinata nel catastico 1643, olio lb 2.» Dissero i confinatori che la soprascritta casa è presentemente del co. Ettore di Brazzacco, successo dal nob. Sbroiavacca, abitata al nob. ser Claudio Regio, che confina a lev. la corte del — monastero di S. Chiara, a mezzo dν con la strada — del borgo d’Isola, a sol a monte con il — march. Tomaso e fratelli Obizzo, et alle monti con l’antidetto — monastero —» (B.C.U., ms. F. XXI, f. 32r).
1744 Scipione Sbroiavacca il Vecchio «abitava la casa che s’innalza di rimpetto la nuova fabbrica di Ferrante Orgnani» (FRANGIPANE, Da chi furono possedute, 175).
1751 «Eredi q. ser Francesco Moisesso, fu di ser Zuanne — pagano ogni anno per il fondi posto in Riva Giardino, cioè sopra la casa annessa all’orto delle monache di S. Chiara —, oglio lb 2. Questa casa fu acquistata dal — co. Francesco Arcano ed ultimamente dalli eredi del medesimo fu cessa al sig. Agostino Oblici —» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 23v).
1795, genn. 28*Vedasi n. 1426.
1801 March. Tomaso Obizzi e fratelli. «Loro abitazione» (Nomenclatura, f. 53v).
1809*Appartiene a Tommaso e fratelli Obizzi. Vi abitano Giuseppe della Porta e Francesco Trento (Registro delli aloggi, f. 39v).
1811, magg. 30*Francesco Cressa cede a «Tommaso Obbizzi — li miglioramenti di fabbriche fatti sopra fondi abbraziati dall’affittanza — 3 lugl. 1798, situati essi fondi a lev. della casa — Obbizzi, situata nel borgo d’Isola — con il c.n. 1425, consistenti essi miglioramenti in accrescimento di muri, facitura di solaro e copperto di coppi, fenestre, scuri di porte, gripie e paradore —. La presente cessione viene fatta — per la summa residua — di it. — L 1000 —. Dichiara il sig. Obbizzi d’aver avuto le chiavi del magazzino o stalone antidetto il — 1 apr. ultimo decorso —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10296, 164).
1812 Osteria “Ai tre gobbi” (Esercenti).
 *Gestione di Antonia Micini (ibid.).
1819, mar. 26*Secondo le divisioni del 12 genn. 1812, la casa viene ufficialmente dichiarata di proprietà del marchese Agostino Obbizzi (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10307, 1338).
1825°È del march. Agostino Obizzi.
1830, febbr. 10 È di G.B. e Francesco q. Carlo Facci (A.S.U., C.A. I, 168/1830/XIV, 559 Orn. II C, con dis.).
 *I proprietari presentano progetto di riforma, che viene approvato (ibid.).
1852*È degli eredi del fu Carlo Facci (Competenze, II, f. 1v).
1876*Recapito del sensale di merci e granaglie Antonio Pez e studio del «pittore di figura e paesaggio» Eugenio Berghinz8 (COSMI-AVOGADRO, 109-113).
1883*Magazzino per la vendita di legname per costruzione di Angelo Del Fabbro (AVOGADRO, 146, 148).
   
NOTE1Sui Savorgnan della Bandiera: CARGNELUTTI, I Savorgnan. Note sull’origine e sulla storia della famiglia, 43-49.
 2Riferite a questo complesso edilizio, nel ms. della Porta sono riportate alcune annotazioni senza citazione di fonte:
  1511. «Li heredi di ser Tomaso del Torso, in loco di mess. Battista caligaro, in loco di Nicolò di Brazzà, paga sopra le case zà tenue Federigo del Rosso oio libre 2».
  ° 1519. «Ser Zuane q. ser Tomaso del Torso paga».
  ° 1534. «Zuane del Torso q. Tomaso paga».
  ° 1550. «Ser Iacomo e fratello q. Andrea di ser Pantaleon Savorgnan della Bandiera paga» (Maddalena di Tomaso del Torso aveva sposato Andrea Savorgnan della Bandiera).
  ° 1595. «Ser Pantaleone q. Andrea Savorgnan della Bandiera paga».
  ° 1603. «Eredi q. ser Pantaleon q. ser Andrea pagano».
  ° 1656. «Cesare e Prosdocimo Sbroiavacca pagano».
 3Si tratta dell’umanista incoronato poeta da Federico III: LIRUTI, Notizie delle vite, I, p. 397-400.
 4Per gli Sbroiavacca vedasi al n. 2044.
 5Per i Moisesso vedasi al n. 1426.
 6Sui Lovisini: LIRUTI, Notizie delle vite, Il, 133-161; MONTICOLI, Cronaca, 63.
 7Per gli Obizzi, in particolare su Tommaso: DORIGO VIANI, Note sui friulani, 23.
 8Per Eugenio Berghinz: Esposizione, 117; S[ACCOMANI], Il ristauro, 35.
1426
  Questo numero comprende due case, a e b. Vedasi n. 1425: una proviene dalle proprietà di Brazzà e l’altra da quella dei Moises1.
 *Annotazione anonima e priva di data esistente nelle Carte Moisi: «La mia casa in Udine sula Riva del Giardino, il di cui fondo fu comprato l’anno 1551, cioè anni tredici dopo il fidecommisso, come da l’instrumento; ora come dalla vista val d 1351 e sopra la quale non ho avuto che ducati cento e cinquanta» (A.S.U., Arch. Florio, 98, Carte Moisi, f.v.).
1662 «Francesco Moisesso fu di ser Zuane, in loco di mess. Federicco Savorgnano della Bandiera» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 24r).
1710, giu. 4*«In borgo d’Isola, nel mezado delle case dell’infrascritto — co. di Brazzacco» (A.S.U., N., Francesco Brunelleschi, 8300, V instr., f. 50r).
1735 «— Eredi del q. Francesco Moises fu ser Zuanne — pagano — per il fondi posto in Riva del Giardino sopra la casa annessa all’horto delle monache di S. Chiara — lb 1. Questa casa fu acquistata dal q. co. Giurismondo Arcano2 ed ultimamente dalli heredi del medesimo fu cessa al sig. Agostino Obizo, qual paga» (A.S.U., C.A., D. 42, f. 3v).
1786, dic. 14 «Il — co. Antonio di Brazzà e Cergneu q. — Ettore — ha — venduta — al sig. G.B. q. Vincenzo Folini una casa — posta sul filo del borgo d’Isola con fabrica interna —, che confina a lev. con fondi del —monastero di S. Chiara, mezz. con la strada del borgo —, pon. col — march. Carlo q. Tommaso Obbizzi ed a tram. con detto — monastero —, con fondi, cortivi ed orti, quali vengono condotti a semplice affitto da — Antonio Placereano pistor per annui d 70 —. E ciò fa — pel prezzo — di d 2400 —» (A.S.U., N., Giuseppe Nicolò Romanutti, 2942, 187, f. 173v — 174r).
 *Nella procura in calce (f. 174r) il co. Antonio di Brazzà incarica il figlio di «passare all’allienazione della di lui casa posta nella città d’Udine, nel borgo d’Isola, fu di ragione Sbroiavacca».
1795, genn. 28*Permuta tra gli Obizzi e i Follini di «una porzione di casa, cortivo ed orto aderenti alla casa dominicale» destinata alla controddote della march. Margherita di Zucco loro madre, con «porzione di casa, cortivo ed orto all’opposto vento, furono di ragione Sbroiavacca, passati nella famiglia — di Brazzà, indi nel sig. G.B. Folini —, aderenti pur questi alla — casa dominicale del — Follini, senza di cui non erano in grado di poter compier in tempo la casa dominicale — già incominciata per estendersi da quella parte». Inoltre «disposti li — marchesi a contribuire alle — cure prese dall’ecc.mo — Pietro Canal, attuai luogotenente, per l’acconcio del borgo di Gemona — a cui tanto devono per l’interesse preso della loro famiglia con paterno affetto, trovandosi in dovere di accordare una piccola porzione del fondo dell’orto cesso a detto Folini per l’ampliazione dell’alveo della pubblica contigua roggia, perciò resta patuito che dall’attuale alveo, fino all’antile della porticella che dall’orto Folini mette nella piazzetta del — monastero di S. Chiara e in linea retta del muro che separa la roggia dall’orto, abbia il sig. Folini ad accordare l’ampliazione — al — luogotenente —» (A.S.U., C.A. I, 88/XIII).
1801 March. Tomaso Obizzi (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Mattia Linceo (ibid.).
1809*Appartiene a Tommaso e fratelli Obizi. Vi abita l’impiegato Riccardo Paderni (Registro delli aloggi, f. 39v).
1811, lugl. 25 «— In pendenza delle divisioni da qualche tempo incaminate della — facoltà delli sigg. Agostino, Silvestro e Tommaso — del q. — Carlo Obbizi —, fu tra essi stipulata la privata scrittura —, in forza della quale fu al — sig. Tommaso Obbici assegnato provvisoriamente il possesso della casa in facoltà commune con case basse interne, cortivo ed orto con stallone posteriormente erretto —, situata — nel borgo d’Isola al c.n. 1426, confina a lev. con cortivo — del monastero di S. Chiara, mezz. colla strada del — borgo, pon. con altre fabbriche e fondi di detti — Obbici ed a tram. con fondi — delli eredi — Follini e che con instrom. di permuta — 28 genn. — 1795, — per atti di — Riccardo q. Andrea Paderni not., essi — Obbici l’ebbero in permuta dall’ora defunto — G.B. q. Vincenzo Follini —. Il detto — Tommaso Obbici — vende — al — sig. Menini3, per prezzo — di L 8698,54 — la casa sudetta con cortivo, orto, stallone e case basse interne —» (A.S.U., N., Luigi Bertoldi, 10359, 654).
1812, ag. 4 Domenico di Nicolò Menini vende a G.B. e Luigi di Giuseppe Pers casa con casette interne, «stalletta, cortivo ed orto» al n. 1426, confinante lev. S. Chiara, mezz. borgo, pon. Agostino Obizzi, tram. eredi fu G.B. Fullini (A.S.U., N., Daniele Micheloni, 10323, Rep. III, 795, f. 11r).
1812, ott. 26*G.B. e Luigi Pers chiedono ed ottengono il permesso di restaurare il coperto della casa «— abbisognando questa dell’immediato ristauro —» (A.S.U., C.A., 179/XIX).
1846°È di Valentino Scrosoppi (A.M., Atti Ornato 1843).
1852*È di G.B. Pers (Competenze, II, f. 1v).
1864°È di Pietro q. G.B. Rossi, che presenta progetto di riforma (A.M., Atti Ornato 1857-1864).
1869°È di Marcellino Canciani, che ne riforma la facciata (A.M., Atti Ornato 1865-1873).
1883°Recapito del sensale di granaglie Domenico Toppani (AVOGADRO, 143).
   
NOTE1Sulla famiglia Moises vedasi n. 1428.
 2Sulla famiglia d’Arcano: DEGANI, I signori del castello d’Arcano; MONTICOLI, Cronaca, 78. Vedasi anche n. 2044.
 3Nicolò, come si ricava dal contesto.
1427 Monastero di S. Chiara
1294, dic. 21 Ad istanza di Uccellutto de Uccellis, che aveva voluto fondare un monastero in onore di S. Chiara, il patriarca concede alcuni terreni (BIANCHI, Indice, n. 702, 27).
1306, dic. 18 Fu consacrata la chiesa di S. Chiara (BIANCHI, Indice, n. 977, 36).
1417, sett. 19*«In cimitergio ecclesie S. Clare» (A.S.U., N., Federico di Ziletto, 5150, vacch. istr. 1417, f. 16r).
1703, sett. 19*«Con parte presa li 4 corr., relativa ad altra 1697 di 5 genaro nel — consiglio secreto della — confraternità della — Madona di Misericordia, Ss. Querino e Rocco nel borgo di Gemona in questa città fu abbracciato, a scanso d’ogni difficoltà e controversia, d’accettare l’esborso di ducati duecento dalle — madri di S. Chiara per la demolizione della chiesiolla della B. Vergine della Misericordia annessa a quella di detto monastero, necnon per il lievo dell’altare di S. Rocho, da trasportarsi nella nuova chiesa di S. Querino in borgo; et essendo tal deliberatione stata accettata da dette — madri nel capitolo tenuto a tal effetto sotto li 6 sett. — corr., furono destinati all’effettuatione del suo accordo dalla — confraternità il nob. Scipione di Sbroiavaca, uno de’ confratelli, l’honorandi governatori attuali et — Giovanni Domenico Bortolotto e d’indi ottenuto anco licenza sotto li 11 corr. dall’officio patriarcale per la demolitione concertata; qui perciò presenti li antedetti — Sbroiavaccha priore — Andrea Cosmina cameraro necnon — Giovanni Domenico Bortolotto confratello — per nome della confraternità — concedono facoltà ad esse — madri — suor Teresa di Brazzà abbadessa, suor Bonaventura Bartolini vicaria, suor Francesca Codroippa, suor Anna Maria Dragone, suor Chiara Bettussi, suor Theodora di Coloredo, suor Geltruda di Pers e suor Brigida di Manzano, — rappresentanti detto loro monastero —, e specialmente a questo effetto destinate a far demolire a tutte spese d’esso monastero la chiesiola suddetta e reddur il sito a loro libera dispositione con la conditione di far trasportar li materiali sopra il cimitero di detto borgo, o vero in chiesa di S. Querino di sodisfatione di detta fraterna, li quali restar debbano a di lei disposizione; le danno pure — facoltà di poter a loro spese — levar dalla loro chiesa l’altare di S. Rocco e di trasferirlo nella nuova chiesa parochiale di S. Querino senza che habba la fraterna suddetta a risentirne danno o spesa alcuni, e ciò unitamente cogli utensili tutti spettanti al medesimo altare e in forma tale che non resti danneggiato, alterato o in minima parte deformato —. Patto espressamente stabilito tra le parti che tal demolitione non habbia ad impedire la continuazione del transito, ma che questo habbia a restar libero a tutti come presentemente in tutte l’occasioni nessuna eccettuata —» (A.S.U., N., Girolamo Dell’Oste, 7903, VIII instr., f. 355v — 357r).
1809*Appartiene al convento di S. Chiara. Nel complesso sono ospitati anche l’agricoltore Federico Filippini, il sagrestano Sebastiano Battistone e il gastaldo Giuseppe Ronco (Registro delli aloggi, f. 39v).
1810, lugl. 16*Avviso a stampa: Avviso d’asta per eventuali aspiranti a effetti e mobili «consistenti in fornimenti, arredi, biancheria, commestibili, combustibili ed altro» di alcuni istituti religiosi. L’asta per S. Chiara è indetta per il 7 agosto (A.S.U., C.N., 79/XXV demanio, 3170/60 Corpi religiosi).
1821, dic. 30*Dal Prospetto compensi ai proprietari dei locali da abbattersi e da tagliarsi ed all’imprenditore per lavori di riduzione in casi occorrenti: «Braida ed orto con muri ed altro lungo il canale. Proprietà “colleggio” di educazione femminile della comune di Udine o soppresso convento di S. Chiara L 2234,19. Cortivo esterno del convento suddetto L 191,20» (A.S.U., C.A. I, 88/XIII, n. 6).
1826, giu. 8*«Locale di S. Chiara per scuole elementari maggiori femminili» (Arch. del Comune di Udine, Consiglio dal 1826 al 1830).
1852*Convento di S. Chiara (Registro delle competenze, II, f. 1v).
1866, lugl. 7 Il monastero di S. Chiara è soppresso (legge n. 3036).
1867, dic. 17*Comunicazione del prefetto alla giunta municipale: «Dovendosi disporre del fabbricato ex convento di S. Chiara e relative adiacenze ad uso di scuole femminili, la deputazione provinciale dichiara di non poter prendere in considerazione l’istanza del sig. Broili Sebastiano che domanda di aquistare o di assumere in affittanza l’orto annesso al fabbricato medesimo. Con tale dichiarazione vorrà compiacersi il sig. sindaco di restituire al Broili l’inserita istanza. Del resto si tiene a notizia quanto viene riferito col pregiato foglio 27 luglio pp. n. 7651 relativamente alle liti per turbato possesso intraprese contro il suddetto Broili e Lirutti Giuseppe e si rimandano gli atti pervenuti col rapporto medesimo» (A.S.U., C.A. I, 843/V, 13946).
  Il processo cui si accenna è stato intrapreso a causa dell’apertura di «tre finestre lungo il muro di tram. che chiude l’orto verso la roggia» (A.S.U., C.A. I, 843/V, Procura di Udine, 5800).
1868, apr. 27*Avviso d’asta per l’appalto dell’esecuzione dei lavori di riduzione dell’«antico monastero di S. Chiara — ad uso di collegio femminile» (“Giornale di Udine”, 3, IC, 27 apr. 1868, 4).
1938 Collegio Uccellis.
   
STUDI INEDITI DRAGONI, Relazione del trasporto delle monache di S. Lucia in Udine al monastero di S. Chiara il 25 sett. 1806, ms. B.C.U. 870/13; FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 128r — 131v; RAIMONDI, Gioia preziosa, p. 53.
   
BIBLIOGRAFIA AMASEI, Diarii, 13; AVOGADRO, Guida, 129; BALDISSERA, Chiesa cattolica, 90,91,94,95; BATTISTELLA, Il Giardino, 8; BERGAMINI-TAVANO, Storia, 438,389,449; BRAGATO, Guida, 85-87; BRAIDOTTI, Popolazione del comune, 111; CAPELLANI, Guida alla beneficenza, 118-122; Costituzioni per il buon governo del monastero di S. Chiara, Udine 1828; Deliberazioni della commissione e del consiglio comunale sull’argomento della istituzione della Congregazione di Carità, 13, 32, 38, 40, 42; DEL PUPPO, Guida della città, 441; DE PIERO, Antiche parrocchie, 135-138; ERMACORA, Guida, 127-130; GIOSEFFI, Udine, 46, 166, 167; JOPPI, Udine prima del 1425, XI; Istituto Uccellis collegio convitto comunale; IULIANI canonici Civitatensis Chronica, CXI, 21-26, 39; LEITENBURG, Collegio comunale femminile «Uccellis»; di MANIAGO, Guida, 43-44; di MANZANO, Annali, 361; MARINI, Giulio Quaglio, 168-170; MARIONI BROS, Le casse dotali, 25-34; MEASSO, Amministrazione comunale, 412, 416; Memorie francescane, 359; MISANI, Commemorazione di Libero Fracassetti, 35-36; MISANI, Istituti scolastici, 258-261; PARONI-BARBINA, Arte organaria, 30, 55-56; Parti prese... 1880, 76, 95; PASCHINI, Raimondo della Torre, 94; PASCOLO, Un afresc, 2; PASCOLO, Siet quadris; PECILE, Commissaria ed istituto Uccellis; PICCO, Un nostro amico; Regolamento; Regolamento organico; de RENALDIS, Della pittura, 80, 87, 92; RIZZI, Mostra della pittura veneta del Seicento, 56; RIZZI, Pluralità, 218, 350, 384; RIZZI, Profilo... Dalla preistoria, 73; RIZZI, Storia... Il Seicento, 18, 27, 58-60, 68, 77-78, 83; ROTA, Cenni, 8-9; de RUBEIS, Catalogo, 3 (1937), 13; SCALON, La Biblioteca, 191, 243, 244, 245, 259-260; SEMENZATO, La scultura veneta, 36, 102; C. SOMEDA de MARCO, Cinque secoli, 92; Statuto del collegio provinciale Uccellis; Statuto organico; TENTORI, Udine, 287-288; di TOPPO, Sull’istituzione della commissaria; VALENTINIS, Udine antica, 14; ZULIANI, Lineamenti, 34.
   
ICONOGRAFIA GAZOLDI-COSATINO-RUFFONI, Udine metropoli, n. 18; GIRONCOLI-de BAURAIN, Stemma della città, 21; MAJERONI-LEONARDUZZI, Città d’Udine, n. 3; MURERO, Udine Metropoli, n. 18; SPINELLI-DALLA VIA, Novissima pianta, 15.
1428
1504, genn. 16 «— Ser Bertrandus Tamburlini olim Petri, habitans in Foro novo Utini, appotecharius, — precio — ducatorum, quadraginta quinque, quod totum precium — contentus — fuit se habuisse — in prompta et numerata pecunia aurea a spectabili doctore d. Nicolao Guliola —, vendidit — prefato — Nicolao Guliola — unam — peciam terre hortive cum una domo desuper constructa stramine cohoperta, sitam Utini in loco nuncupato in Ripa Zardini, cui coheret — ab una parte strata publica, ab alia stuffa olim ser Simonis Fachini et nunc Iohannis Brachini sallariati comunis Utini, a tercia terra sive broilus monasterii dominarum monialium S. Clare a Cella de Utino et a quarta heredes olim ser Hectoris de Brazacho —» (A.S.U., N., Matteo Scala, 5326, 21 instr., f. 4v — 6r).
1504, apr. 13 «— Ser Franciscus q. d. Hectoris de Brazacho, civis Utini, — vendidit — eximo doctori d. Nicolao Guliola, civi Utini —, dimidiam unius horti — pro indiviso possessam cum ser Hectore eiusdem venditoris nepote filio olim spectabis doctoris d. Tetalmi fratris — venditoris, sitam Utini in Ripa Zardini cuius quidem — hi dicuntur esse confines: ab una parte iuxta unum hortum ipsius emptoris hoc anno emptum a ser Bertrando Tamburlini, iuxta terram monasterii monialium S. Clare de Utino, iuxta hortum mag. Dominici pictoris de Utino1 et iuxta viam publicam —» (A.S.U., N., Matteo Scala, 21 instr., f 23v — 24v).
1722, sett. 20*Moises. Vedasi n. 1429.
1744 Moises. Ottilio e Girolamo q. Faustino ampliarono ed abbellirono la loro casa che confina colle monache di S. Chiara (FRANGIPANE, Da chi furono possedute, 174).
1747, sett. 19 «— Volendo il nob. — Ottilio q. — Faustino Moises — dar compimento anco con atto pubblico al contratto di vendita della di lui casa, stabilito col — monistero di S. Chiara di questa città con la scrittura del dν 13 corr. —, costituito pertanto presso me nodaro —, il medesimo sig. Ottilio — vende — all’antedetto — monistero di S. Chiara — tutta la casa sν alta che bassa con sue addiacenze di raggione d’esso — Moises, situata sopra la Riva del Giardino, — confinante col detto monistero d’essere al tempo della morte del predetto sig. Ottilio stimata in cono-scienza e con giuramento da un pubblico perito da essere eletto di comun contento — e, non concordando nell’elezione del perito, ne sia nominato uno per parte e tale stima doverà essere colla detrazione del terzo, tanto della fabrica nuova che vecchia in conoscienza —. E ciò fa — esso — Moises per il prezzo — che verrà liquidato della casa stessa come sopra dal perito o periti —. A conto del qual prezzo — hanno — esse nobili e reverende signore d’esso — monistero — numerato al — venditore — d 100 — in tanti filippi d’argento —. Il rimanente poi dell’importar d’essa casa — resta convenuto che sii esborsato a tenor di detta scrittura nel modo seguente, cioè d 1900 doveranno — essere esborsati all’erede d’esso — Moises mesi sei la di lui morte — et il rimanente sia contribuito in ratte, cioè con d 300 all’anno sino all’intero pagamento —» (A.S.U., N., Francesco Lorio, 8712, XXI istr., f. 87v — 89v).
1751, nov. 20 Ducale che concede alle Monache di S. Chiara di Udine di poter acquistare la casa del sig. Moises attigua al monastero (B.C.U., ms. 1242).
1752, febbr. 21*«Concorsa la sovrana clemenza del prencipe serenissimo ad accordare con benigna condiscendenza alle — madri del — monistero di S. Chiara — il contratto 13 sett. 1747, continente l’acquisto della casa del q. — Ottilio Moises, situata sopra la Riva del Giardino, come hanno implorato nell’humilissimo — memoriale d’onde hanno — ottenuto il loro — intento che — riguarda la cautella del loro sacro recinto e la remozione d’ogni servitù e soggezione che veniva apportata da alcune fenestre e da certa fabrica attaccata al muro claustrale —; ora, volendo esse — dar pronta essecutione alle — prescrizioni contenute nelle — ducali in tal proposito 20 nov. p.p. coll’allienatione — della casa —, suor M. Rosa d’Attimis abbatessa, suor M. Elisabetta Madrisio vicaria, suor Giacinta di Brazzaco e suor M. Lodovica di Polcenigo — alienano al — co. Bernardino Beltrami — la casa antedetta fu — Moises —. Et questa per il prezzo — di d 3680 —» (A.S.U., N., Francesco Lorio, 8713, 30, f. 1r — 4r).
1785, genn. 31*Perizia di Carlo Iacotti: «Grado della — casa di ragione del nob. —Giuseppe Antonio Lirutti, tenuta ad affitto dalla sign. Marietta Minini —, preso da me sottoscritto sulle ricerche di detto nob. sig. Lirutti —. Casa di muro copperta di coppi posta in questa città sulla Riva del Giardino aderente al luoco dominicale de l’antedetto nob. sig. Lirutti, che confina a lev. il sig. Giambattista Kavalier, mezz. la Riva — pon. e tram. il luoco dominicale —» (A.S.U., Arch. Liruti, Istrumenti e private scritture riguardanti acquisti, vendite, locazioni stipulati dai Liruti in Udine, fase. Carte per l’acquisto della casa Beltrame sulla Riva del Giardino).
1801 Nob. Giuseppe Liruti (Nomenclatura, f. 53v).
1809*Insieme col n. 1429 appartiene a Giuseppe Liruti (Registro delli aloggi, f. 40v).
1810, genn. 12 Vi fu un incendio nella casa del sig. Giuseppe Liruti (A.S.U., C.N., 182, 477 Incendi XX).
1876*Recapito dell’avv. Pietro Biasutti (COSMI-AVOGADRO, 85), segnalato anche nel 1883 (AVOGADRO, 138).
1928 E dei fratelli dott. Giuseppe e ing. Giulio Biasutti, eredi dei Liruti. Sulla facciata si vede lo stemma Moises.
 °°L’edificio è vincolato dal M.P.I. con D.M. del 29 ott. 1956 ai sensi della L. 1089/1939.
   
NOTE1A una proprietà che sembra trovarsi nei pressi di quella dell’ormai defunto Domenico pittore e del giardino delle suore di S. Chiara accenna il compilatore del rotolo Belgrado: 1541, nov. 26. «Comprai per d 100 da ser Bortholomio Caprileis del q. Zuan Daniel uno livello perpetuai de d 5, mi ha constituido el vinduto per avanti adi 15 octuber et tamen in questo di exbursati li denari sopra lo suo zardino ha in Udene in Riva de Zardin, apresso il zardino delle rr. monache de S. Chiara a dui parte et apresso lo zardino del q. m. Zuanne pictor vel schulptor de q. m. Domenigo, habitava in contrada di S. Christoforo et apresso la strada publica —» (B.C.U., ms. 1017, f. 163r).
   
STUDI INEDITI di MONTAGNACCO, Note storiche, f. 21v 22r.
   
BIBLIOGRAFIA BATTISTELLA, Il giardino del patriarca, 22, 26; de BENVENUTI, Iconografia, 58; BERGAMINI-SERENI, Tra case e palazzi, 237-239; BRAGATO, Guida, 85; CARGNELU’TTI, Note sulla famiglia Liruti, 137; Causa Moisesso-monastero di S. Chiara. Udine; COMELLI, Passeggiate, 62; DAMIANI, Arte... Il Liberty, 75; DEL PUPPO, Pittori, scultori, ori, 101; Elenco degli alloggi; Epigrafi murarie, n. 39, 22; ERMACORA, Guida, 122; A. della FORZA, Diario, 245; MARCHETTI, Il Friuli. Uomini e tempi, 501-506; MONTICOLI, Cronaca, 52; OCCIONI BONAFFONS, Accademia, 229; L. PALLADIO degli OLIVI-CAIMO DRAGONI, Memorie udinesi, 34; della PORTA, Toponomastica, 254; S[ACCOMANI], Il ristauro, 32; TENTORI, Architettura, 313; VALENTE, Abbellita via Liruti, 10-11.
1429
1722, sett. 20*«Per forma della scrittura — di ieri, seguita tra li sigg. G.B. Braida da una ed il sig. Francesco Cancelliere dall’altra, nella quale siamo stati destinati noi sottoscritti pubblici periti a formare la stima della casa infrascritta —: la casa —, situata sopra la Riva del publico Giardino di questa città, confina a lev. con fabrica e fondi del sig. Canciano Canciano di Plaino, mezodν la Riva del Giardino, pon. ed a tram. con fabrica ed orto de’ — coo. Beltrami fu Moises1 —» (A.S.U., Arch. Liruti, Istrumenti e private scritture riguardanti acquisti, vendite, locazioni, stipulati dai Liruti in Udine/3, 1783, 1785, 1797, 1808, 1823, 1825. Carte d’acquisto della casa Beltrame sulla Riva del Giardino).
1781, magg. 14*Contratto d’affitto di Francesco Cavaliere per i coniugi Leonardo e Camila Bianchi per d 48 annui (A.S.U., Arch. Liruti, Istrumenti e private scritture riguardanti acquisti, vendite, locazioni stipulati dai Liruti in Udine/3, Carte contro Lunardo Bianchi per porre in libertà la casa sulla Riva del Giardino).
1783, genn. 24*«— Francesco q. Domenico Cancellier, negoziante in questa città, — ha — alienato — al nob. — Giuseppe Antonio q. — Giovanni Andrea Lirutti de signori di Villafredda qui presente — una casa posta — sulla Riva — del Giardino con fondi e corticella, confinante a lev. fabbriche e fondi del sig. Canciano Canciano di Plaino, sive del sig. G.B. Cavalier, a mezz. la Riva del Giardino, a pon. e a tram. detto acquistante —. E questa — vendita ha fatta — pel — prezzo di d 1055 L 1 s 5 —» (A.S.U., N., Giovanni Socrate, 9791, XIX istr., 2574, f. 3495r — 3495v).
1783, genn. 26*Giuseppe Antonio Liruti dà l’escomio ai coniugi Bianchi che, nonostante le opposizioni sollevate, con atto «volontario» dovranno sloggiare (A.S.U., Arch. Liruti, Istrumenti e private scritture riguardanti acquisti, vendite, locazioni, stipulati dai Liruti in Udine/3, Carte contro Lunardo Bianchi per porre in libertà la casa sulla Riva del Giardino).
1785, genn. 31*Inventario della casa redatto da pubbl. per. G. Carlo lacotti: «Grado della — casa — del nob. Giuseppe Antonio Lirutti, tenuta ad affitto dala sign. Marietta Miniai — preso da me sottoscritto sulle ricerche di detto nob. — Lirutti —: Casa di muro copperta di coppi posta — sulla Riva del Giardino, aderente al luoco dominicale dell’antedetto nob. — Lirutti, che confina a lev. il sig. G.B. Kavalier, mezz. la Riva suddettta, pon e tram. il luoco dominicale andetteddo —» (A.S.U., Arch. Liruti, Istrumenti e private scritture riguardanti acquisti, vendite, locazioni stipulati dal Liruti in Udine/3, Carte per l’acquisto della casa Beltrame sulla Riva del Giardino).
1801 Nob. Giuseppe Liruti (Nomenclatura, f. 53v).
1809*Censita insieme col n. 1429, appartiene a Giuseppe Lirutti (Registro delli aloggi, f . 40v).
1852*I n. 1428 e 1429 appartengono a Giuseppe Lirutti (Competenze, II, f. 1v).
1876*Studio dell’avv. Pietro Biasutti (COSMI-AVOGADRO, 85).
1928 Fratelli Biasutti.
   
NOTE11516, magg. 27. I beni dei Moises appaion abbastanza estesi nella zona, come si deduce anche indirettamente da un documento che riguarda una casa contermine: «— Ser Bertrandus filius q. mag. Antonii Zanni cerdonis de burgo Poscolli Utini — vendidit — ser Leoni coltra q. ser Christophori de Fino civi et incolę terrę Utini — unam domum muratam non tum solleratam neque cohopertam, cum horto coherente sitam — in contrata vocata Isula, a solis ortu iuxta broilum sive viridarium ser Ioannis Moysi, a parte inferiori iuxta aream ditti ser Ioannis Moysi, ab alla parte iuxta quandam andronuciam consortivam, iuxta aream mag. Alovisii Pivatoris pelliparii, a parte interiori ad uno latere iuxta domum Susane uxoris q. Venuti Michelis et ab alio latere iuxta unam aliam andronuciam consortiva(m) et iuxta viam publicam; et hoc precio — centum et decem ducatorum —» (A.S.U., N., Roberto da Latisana, 5341, IX istr., f. 26r).
1430
1801 *** Cavalieri1 di Martignacco (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Andrea Stella (ibid.).
1809 È di Leonardo Venuti (Registro delli aloggi, f. 40v).
 *Vi abita il sac. Andrea Stella (ibid.).
1812 Vi era un’osteria all’insegna “S[ebastiano] Brun” (Esercenti).
 *Gestione di Francesco Bausaro (ibid.).
1822, febbr. 8*Pietro Basilio Bianchi, negoziante —, chiede di aprire una Porta nel proprio orto corrispondente alla contrada attorno le mura «— fra la Porta Gemona e Pracchiuso». Il commissario di polizia esprime parere favorevole in merito (A.S.U., C.A. I, 68, 601 Orn. II C).
1825, sett. 17 È di Leonardo Venuti (A.S.U., C.A. I, 100/1825 - IV).
 *Si tratta di un Elenco de’ proprietari delle case sulla Riva del Giardino. Il Venuti abita a Brazzacco.
1842, apr. 12 Luigia ed Anna fu Leonardo Venuti vendono a Vincenzo fu Antonio Fappani per L 11600 «la casa posta sulla Riva del Giardino —, coscritta col c.n. 1430 colla corte, fabbriche ed orto annesso —, confina al latto di lev. Giovanni Brunich, a mezz. strada —, a pon. nob. Giuseppe q. Antonio Lirutti ed a tram. il monastero di S. Chiara — pel — prezzo di austr. — L 11600 —» (A.S.U., N., Giovanni Giuseppe Clochiatti, 4828, 4232).
1842, magg. 7 Vincenzo Fapanni «desiderando — di ridurre la facciata della casa di sua ragione situata sulla Riva del Giardino — ad una forma piϊ conveniente, tanto nella simmetrica disposizione de’ vani di finestre e porte, quanto nella decorazione in fascie e cornice, come è mostrato in rosso nel tipo che — allega, si rivolge a questa spettabile autorità e — domanda l’autorizzazione —» (A.S.U., C.A. I, 342/1842/IV, 2804 Orn. II C, con dis.).
1852*Proprietà del dott. Vincenzo Fappani (Competenze, II, f. 1v).
   
NOTE1Di una famiglia Cavalieri in questa zona si ha notizia almeno dal 1 marzo 1660: «G. Domenico Pascano di questa città — ha venduto a,— Madalena Cutio di Gemona, di presente abitante in questa città et moglie del q. — Horatio co. di Vicenza, un annuo livello di L 4 s 7 — sopra una sua casa posta — sopra la Riva del Giardino, di presente abitata parte per essa compratrice et parte per d. Ursola Debea; confina a sol levado sigg. Genuti di Faedis, mezodν la Riva del Giardino, sol a monte con casa di — Valentina Prusiana et alli monti con case di — Pietro Cavaglieri» (A.S.U., N., Orazio Agricola, II, f. 25v — 26r).
   
BIBLIOGRAFIA MUNER, Una nobile tradizione, 312.
1431
1801 Francesco Scrosoppi, tornitore (Nomenclatura, f. 53v).
1809*La casa appartiene a Francesco Scrosoppi, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 40v).
1812, ag. 28*In seguito ad atto oppignorativo dell’11 maggio, asta di «una stanza a pian terreno ad uso di bottega al n. 1431, a tram. G.B. Massarini, a lev. Asquini eredi q. Francesco». Debitore risulta Francesco del fu Valentino Scrosoppi, per L 4,21 (A.S.U., C.N., 81 Bollettino asta).
1825 Battistina Scrosoppi (A.S.U., C.A. I, 100/1825 IV).
1827, nov. 3 Don Luigi del fu G.B. Comelli vende per L 4700 ad Anna Berghinz Candoni «una casa costrutta di muri, coperta di coppi, con corticella intermedia, situata sopra la Riva — del Giardino — n. 1431 — che — confina a lev. la casa di Massarini, mezz. la Riva del Giardino, pon. li eredi Cavaliere ed a tram. — casa fu Massarini — pervenuta in proprietà del Comelli in vigor di possesso verbale d’asta 22 sett. 1818 — per — lire ven. 4700 —» (A.S.U., N., Francesco Nicolettis, 10634, 4387).
1832, genn. 21 «— Anna n. Berghinz, maritata Candoni —, vende — al sig. Giuseppe Basaldella — la casa di muro, coperta di coppi con fondi e corticella, posta — sulla Riva del Giardino al c.n. 1431 —, tra i confini di lev. casa fu Massarini, tram. parimenti, mezz. la Riva del Giardino e pon. eredi Cavaliere, di proprietà esso immobile della sign. Berghinz Candoni —. Il prezzo — resta convenuto in ven. — L 4700 —» (A.S.U., N., Francesco Nussi, 10558, 3706).
1833, ott. 4 È di Giuseppe Basaldella (A.S.U., C.A. I, 206/1833/I, 4605 Orn. II C, con dis., firmato dal muratore Francesco Riva).
 *Il proprietario presenta progetto di riforma della facciata (ibid.).
1841, lugl. 20°Giovanni Brunich vende la casa 1431 ad Anna Grisoni, sua sorellastra. Confina lev. eredi Picotti Nonta, mezz. Giardino, pon. eredi Venuti, tram. eredi Picotti Nonta (Not. Antonio Cosattini).
1845, febbr. 7 Anna Grisoni Brisighelli vende a Maria Rizzani Brunich la casa 1431, confinante lev. eredi Picotti Nonta, mezz. Giardino, pon. Toppani, tram. Picotti Nonta (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/II, 807).
1848, giu. 20 Domenica Feruglio ved. Chiaruzzi «sta ora riparando la sua casa, posta sulla riva di questo pubblico Giardino al c.n. 1431, rovinata dall’incendio avvenuto nel giorno 4 del corrente mese. Non si introducono modificazioni sulla facciata —, solamente si vuol costruire la regolare cornice in luogo della sporgenza del coperto com’era anteriormente all’incendio —». La domanda rivolta all’autorità municipale non è corredata dal disegno prescritto. «Il municipio, però, conoscendo le persone impegnate nel lavoro, ritiene che la cornice sarà fatta colle regole dell’arte» (A.S.U., C.A. I, 448/IX, 4140 Orn. II C).
1852*Proprietà degli eredi q. Luca Chiaruzzi (Competenze, II, f. 1v).
1432
  Era una casa interna. L’attuale casa, decorata in terracotta, fu fabbricata dopo la prima guerra mondiale1.
1801 Giuseppe Messarini (Nomenclatura, f. 53v).
1809*Appartiene all’agrimensore G.B. Mazzarini (Registro delli aloggi, f. 40v).
1824, giu. 22 G.B. q. Giuseppe Massarini vende per L 2708 a Valentino q. Giuseppe Morandini «una casa — situata — sulla Riva di questo pubblico Giardino con cortivo ed orto, portante il c.n. 1432 —, confina a lev. nob. famiglia Asquini, a mezz. strada pubblica, a pon. eredi Cavalieri ed a tram. orto del v. Ritiro di S. Chiara —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10309, 1900).
1825, febbr. 2 Valentino Morandini la vende per L 3100 ad Antonio e Maria Carlini (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10310, 1952).
1825, magg. 30 «— Antonio q. altro Antonio e Maria n. Storti, figlia del sig. Giacomo, iug. Carlino, — vendono al — comparente G.B. Picotti — una casa con cortivo ed orto e con muri chiusorii ed impianti —, situata —sulla Riva del pubblico Giardino, portante il c.n. 1432 —, confinante a lev. con case, cortivo ed orto — delli — fratelli figli del fu — Francesco Asquini, a mezz. con la strada che gira sopra la Riva del Giardino, a pon. eredi Cavalier ed eredi Scrosoppi ed a tram. con orto del — ritiro di donzelle sotto il nome di S. Chiara — e ciò per lo prezzo dilt. L. 3828,80 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10310, 1998).
1825, sett. 17 È di G.B. Picotti (A.S.U., C.A. I, 100/1825-IV, Elenco dei proprietari della case sulla Riva del Giardino).
1826, magg. 7*«G.B. Picotti, possessore della casa — sulla Riva del Giardino al c.n. 1432 —, conoscendo che l’atuale faciata, consistente in un portone colocato in situazione non armonica, merita una qualche riforma, ha pensato chiudere il portone stesso trasportandolo nel mezzo, ed alzando l’arco del portone medesimo —» (A.S.U., C.A. I, 100/1826, 1498 Orn. II C, con dis.).
1852*Appartiene ad Anna Picotti (Competenze, II, f. 1v).
1865, sett. 30*Giuseppe Barbetti desidera «erigere una fabbrichetta ove esiste il muro di cinta che dà ingresso alla sua proprietà verso la riva del pubblico Giardino al c.n. 1432». Dalla relazione della deputazione d’ornato si deduce che è sua intenzione «aprire due grandiosi portoni al piano terra, portoni che sembra vogliano inghiottire l’intero fabbricato». La deputazione respinge il progetto anche per la «cattiva distribuzione di tutte le parti della facciata, che in complesso farebbe una sgradevole impressione» (A.S.U., C.A. I, 780, 7753 Orn. II C).
[1938] È di Iuri.
   
NOTE1Il restauro fu operato sotto la direzione dell’arch. Gianni Avon nel 1966.
1433
1693, febbr. 13*Stima dei pubbl. per. Filippo Capodagli e Michele Codutto della «casa situata — sopra la Riva del Giardino di ragione del sig. Francesco et figlioli Genutii, quali intendono vender sive darla a livello al sig. Canciano Canciani» (A.S.U., N., Francesco Carminati, 7968, fase).
1694, mar. 19*«Li — reverendi — Carlo e Giulio zio e nipote Genutii necnon — Giovanni Gioseffo Gaspero et Antonio fratelli etiam Genutii nipoti e fratelli respective — hanno — nominato in loro — procuratore — Francesco Genutio fratello et padre — a — stipular l’instromento di vendita della casa loro, posta — sopra la riva del Giardino, — alli signori Canciano et fratelli Canciani di Plaino —» (A.S.U., N., Francesco Carminati, 7968).
1755, giu. 2*Richiesta di Appollonia Canciani alle autorità: «La concessione che questo ill.mo magistrato fece li 22 marzo decorso agl’ill.mi — coo. fratelli Percoto di sito attorno le publiche mura dietro le di loro case partorirebbe un inconveniente quando le VV. SS. ill.me non condissendessero ad esaudire il mio — memoriale. Chiuso da muro il sito permesso alla casa Percoto, rimarebbe una calesella dietro l’orto della mia abitazione, la quale darebbe adito a quelle insidie e turpitudini, per oviar le quali concorre quest’ill.mo publico sino li 30 lugl. 1698 a conceder a miei autori quel sito che sino d’allora fu chiuso con l’erezzione d’una porta che dà communicazione alla publica strada. Ricorro pertanto a VV.SS. ill.me supplicandole a permettermi che possa con un muro in seguito a quello ch’erigono li — coo. Plaino chiudere il precipitato sito collocandovi nel muro la porta a comodo di mia famiglia» (A.S.U., C.A., 14/30).
1788, magg. 15 Emilia Bevilacqua, vedova ed erede del q. Canciano Canciani di Plaino, vende a Francesco Asquini «una casa — con corte ed orto unito, il tutto situato sulla Riva del Giardino —, confina a lev. — coo. Percotto, mezz. strada publica di detto Giardino, pon. *** ed a tram. le mura della città —. E questo fanno per il prezzo — di d 2000 —» (A.S.U., N., Camillo Merluzzi, 9692, IV Instr., 560, f. 440r — 441r).
1801 Eredi nob. sig. Francesco Asquini «loro abitazione» (Nomenclatura, f. 53v).
1809*Appartiene ad Augusta Asquini, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 40v).
1825 Carlo e Francesco Asquini (A.S.U., C.A.I, 100/1825 IV, Strade, marciapiedi...).
1842, ag. 20 Il nob. Carlo fu Francesco Asquini vende per L 18000 al nob. Vincenzo di Leonardo Stainero «— la casa — situata — sulla riva del Giardino al c.n. 1433 —, composta di tre piani, terraneo, nobile e superiore, con soffitta morta, con cortivo ed orto cinto da muri e con vasca in cui scorre un roiello d’acqua, che benefica legalmente la casa, la quale confina a lev. e tram. colla ditta Bianchi Pietro, mezz. con la strada — detta Riva del Giardino e pon. parte cogli eredi Picotti Pietro e parte col monastero di S. Chiara —, salva la migliore descrizione di fatto, contenuta nella stima 26 apr. 1841, operata dall’ing. civile — Antonio Lavagnolo —» (A.S.U., N., G.B. Valentinis, I, 89).
1843, dic. 28 Vincenzo Stainero la vende per L 22000 a Valentino q. Bernardino Rubini (A.S.U., N., G.B. Valentinis, I, 338).
1852*È di Francesca del fu Bernardo Rubini (Competenze, II, f. 1v).
1858*Elisabetta Rubini vi gestisce una filanda per seta con dodici fornelli (A.S.U., C.A. I, 648/XIV, Prospetto delle filande da seta riconosciute attive nell’anno 1858 in comune di Udine, n. 41).
1876*Negozio di seta di Francesca Rubini e laboratorio del pittore decoratore Francesco Pizzio (COSMI-AVOGADRO, 110, 114).
1928 È dell’ing. G.B. Cantarutti.
  Negli stipiti del portone si vedono due nicchie rotonde con due busti in rilievo.
1951 Viene innalzata di un piano.
   
BIBLIOGRAFIA Archivum... Catastico, I, 360; CELOTTI, La massoneria in Friuli, 15; A. della FORZA, Diario, 212-213.
1434
  Nella chiave dell’architrave, stemma.
1801 Co. Variente Percoto (Nomenclatura, f. 53v).
 *Affittuale Leopoldo Zuccolo1 (ibid.).
1809*Proprietario ***. Inquilino l’ortolano Antonio Padoano (Registro delli aloggi, f. 40v).
1814, mar. 29*Giuseppe Prisani inoltra richiesta per riformare la casa: «— per comunicazione delle stanze a pian terreno, occorre di formare una porta fra le due finestre, della larghezza di pd 4, altezza b 4» (A.S.U., C.N, 180, 1748 Orn. 19).
1825, sett. 17 È di Pietro Bianchi (A.S.U., C.A. I, 100/1825 IV, Strade, scoli. Elenco dei proprietari delle case sulla Riva del Giardino).
1826, magg. 22*Pietro Bianchi, dovendo «eseguire alcuni lavori interni in una sua casa posta sulla Riva del Giardino», chiede il permesso di modificare di conseguenza la facciata, spostando lateralmente la porta, che avrà la linea ad arco, e aggiungendo una finestra centrale per piano (A.S.U., C.A. I, 100/1826, Case e fabbricati, 1655 Orn. II C).
1832, mar. 27*Pietro Bianchi «desidera di ornare con stipiti gradino e sopraciglio di pietra piacentina la porta che corrisponde alla pubblica strada, riducendola anco a migliori proporzioni. In tale incontro, volendo alzare il piano interno della stanza a cui la porta dà ingresso, per ridurlo al livello del restante della casa, propone di pore un gradino in linea della porta stessa». La deputazione d’ornato in proposito sostiene che «la riduzione della porta — addimanda anche la riduzione delle finestre del pian terreno e l’apertura di una nel mezzo e per ogni piano, affinché sia sufficientemente regolare la facciata —» (A.S.U., C.A. I, 193, 1278 Orn II C, con dis.).
1851 Vi era una filanda di seta (“Il Friuli”, 4, CXIV, 23 magg. 1851).
1852*Eredi di Pietro Bianchi (Competenze, II, f. 1v).
1856, ott. 17*Dalla relazione dell’ingegnere municipale G.B. Locatelli sul sopralluogo: «— Considerevole estensione di fondo ad uso cortile ed orto che vi è annesso; stato di conveniente manutenzione; la disposizione di locali di attrezzi e macchine per l’industria serica, cioè filatura di bozzoli e torcitura della seta —». Proprietà della minorenne Della Martina (A.S.U., C.A. II, 76, 273).
1863, nov. 25*Dalla relazione dell’ingegnere municipale alla congregazione municipale: «Il fabbricato che intende costruire il sig. Giovanni Brunich nel suo orto al c.n. 1434 in confine colle proprietà comunali, strada interna di circonvallazione ed orto annesso al collegio claustrale ad uso delle rev. mm. di S. Chiara, non porta alcun pregiudizio alle suddette proprietà —» (A.S.U., C.A. II, 76, 691 VIII 1863).
   
NOTE1Circa il sodalizio artistico che lega padrone ed affittuale, basta scorrere l’elenco delle incisioni del primo: ROSSITTI, Dizionario, 74-76. Per Leopoldo Zuccolo e la bibliografia aggiornata relativa: G. e A. BERGAMINI, Leopoldo Zuccolo e il suo manoscritto sui pittori friulani, 259-280.
   
STUDI INEDITI L. PALLADIO degli OLIVI-CAIMO DRAGONI, Cronaca, p. 209-210.
   
BIBLIOGRAFIA CELOTTI, La massoneria, 44; KECHLER, Industria serica, 298, 299; PICCO, Ricordi, 132.
1435
  Nella chiave dell’architrave, stemma Rinoldi1.
  L’orto di questa casa era stato il cimitero degli ebrei2 (della PORTA, Toponomastica, 1-2).
1556, genn. 18°Actum Utini in ripa Zardini in domibus nob. d. Thome et Iohannis de Raynoldis (not. Giovanni Pontona).
1571, mar. 2*«— D. Magdalena, dicta Milena, f. q. Sebastiani Picchinutti et uxor rel. q. Thomæ Modotti de burgo S. Luciæ Utini, cum — consensu Ioannis sui fratris, precio — ducatorum duodecim —, ser Ioanni Baptistæ Consino girurgico Utini, pro medella per eum præstata — Ioanni eius fratri vendidit — phisico d. Gaspari Prathensi3 civi Utinensi — unam petiam horti sitam Utini in androna Hebreorum, iuxta a solis ortu hortum — emptoris, a meridie hortum — Raymundi de Raymundis civis Utinensis partim et partim cortem et aream venditricis, ab occasu stratam publicam et a septentrione domos et hortum Francisci de Longis Utinensis —» (A.S.U., N., Mario Albino, 5950, Istr. 1571, f. 9v — 10r).
1639, febbr. 17*«— In casa del nob. — Giovanni Rinoldi, posta sopra la Riva del Giardino — nel mezado da basso —» (A.S.U., Arch. Caimo, 9, not. Sebastiano Fistulario, copia di Riccardo Rasmonio).
1653, genn. 18*«Il nob. Giovanni Rinoldo; gentilhuomo di questa città, essequendo il convenuto fra lui et li sigg. Genutii infrascritti, come nella scrittura dei 25 nov. 1651 —, alienò al sig. G.B. del fu sig. Gioseffo Genutio — certe case di ragione del medesimo — Rinoldo, poste — in capo il Giardino, poco discoste dalle sue dominicali, della qualità e presso i confini descritti nell’aggiunta stima — dello spett. Contrino perito publico fin sotto l’ultimo di dic. 1651 et anco prodotta negli atti di me notaro e finalmente laudata da loro, che d’accordo fanno, detratti — d 53 L 1 s 9 —, ducati seicento —» (A.S.U., N., Andrea Brunalleschi, 7549, 1653 Instr., f. 25r — 25v).
1710, mar. 24*«Pianta d’un pezzo di fondi di ragion publica, posto atomo le publiche muraglie, confina a lev. strada publica, a mezo dν parte le sepolture delli hebrei e parte nobb. — Percoti e per avanti nobb. — Rinoldi, a pon. fondi publico et a tram. strada publica a rimpeto le publiche muraglie, fatta da me infrascritto perito sopra l’instanza del nob. — Guerin Percotto, qual è di quantità superficiale di ps 484 di piedi cinque per passo —» (A.S.U., C.A., 14/22, con dis. firmato dal pubbl. per. Antonio Garbini).
1710, dic. 14*In una casa «sula riva del Giardino» abita il canonico d’Aquileia Costantino Percoto (A.S.U., N., Francesco del fu Andrea Brunalleschi, 8300, V istr., f. 91v).
1743 Vedasi n. 14381.
1744 Vedasi n. 1438.
1744 «La casa dei Rinoldi venne rifabbricata da loro; scorgesi ancora, scolpita sopra il portone, l’insegna dei Rinoldi. Giovanni q. m Nicolò la vendette nel 1635 alli signori Gio. Batta e fratelli Genucci per ducati 600» (FRANGIPANE, Da chi furono possedute, 175).
1747, mar. 24 Disegno in pianta di Alessandro Rota col cimitero degli ebrei (A.S.U., Arch. della Porta, 12).
1755, mar. 3 Pianta del cimitero degli ebrei (A.S.U., Arch. della Porta, 12).
1755, mar. 22*Costantino e fratelli Percoto dell’autorità comunale: «Dalla magnificenza di questo ill.mo publico alla famiglia di noi sottoscritti —, con decreto 31 marzo 1710 fu concesso e permesso di poter ampliare l’orto di nostra casa situata sulla Riva del Giardino publico, con estenderlo in spazio di tv 484 sopra il terren publico vicino le publiche mura tra la Porta del borgo di Gemona e la Porta del borgo di Prachiuso, dove per anco esiste un terrapieno in grande parte derupato; essendoci poi sortito di farne l’acquisto d’altro pezzetto d’orto contiguo al sopraddetto verso pon., svegliò in noi — il desiderio di ampliare in figura quadrata anco in seguito a quello l’unione e con riverente memoriale ci presentassimo al ragionato ill.mo, ove con benigno rescritto nel dν 27 marzo 1747 — ci presentiamo — a richiedere che in aggiunta alla concessione fattaci, — che chiudere possiamo con il muro anco il sito conotato in esso dissegno —» (A.S.U., C.A., 14/29).
1803, apr. 30 Giacomo q. Costantino Percoto e fratello Variente4 vendono per fiorini 7588 L 4 al rev. Bortolo e ad Antonio q. Vincenzo Grattoni di Chiopris5 «la porzione di casa dominicale con cortivo ed orto, posta —su la Riva del Giardino che sta descritta nella seconda parte delle divisioni 18 magg. 1802 delli pubbl. per. — Carlo Iacotti e G.B. Beltrame ed ali suddetti fratelli toccata in sorte a risserva della fabrica ad uso di osteria e della rimmessa col picolo cortivetto a detta rimmessa annesso, che viene separato dall’altro cortivo da un recinto di muro a tal oggetto eretto, qual osteria, rimmessa e cortivetto s’intenderà esclusa dal presente contratto —» (A.S.U., N., Girolamo Cosattini, 10391, V instr., 342, f. 437v — 438v).
1809 È di Antonio Grattoni (Registro delli aloggi, f. 40v).
1830, ag. 6*«— Giacomo del fu Antonio Grattoni — vende — al — sig. Angelo Canciani — la casa di muro coperta di coppi con interni fabbricati, fondi, cortivo, orto e muri di chiusura, il tutto riunito in Udine riva del pubblico Giardino al c.n. 1435 —, confina a lev. Paolo Subera e cimitero delli ebrei, pon. sig. Pietro Bianchi, mezz. via — o sia prospetto del — Giardino e tram. le mura della città mediante strada. Era il detto stabile di comune ragione delli — coo. Giacomo e Variente del fu Costantino — Percotto, che lo vendettero con instr. 30 apr. 1803 a rogiti del sig. Girolamo Cosattino not. — alli sigg. rev. don Bortolo ed Antonio q. Vincenzo Grattoni di Chiopris. Il prezzo dello stabile — resta convenuto — in austr. — L 14000 —» (A.S.U., N., Francesco Nussi, 10556, 3454).
1837, magg. 10*«— Antonio Passamonti — vende ad — Angelo Canciani — il fondo fu ad uso di cimitero israelitico situato — sulla Riva cosi detta del publico giardino, ossia Riva d’isola, in mappa al n. 926, della superficie di pert. 0,90 —, a cui confina a lev. calesella Agricola che mette alle mura della città, mezzodν diversi particolari, pon. e tram. l’acquirente — Canciani; la presente cessione — viene fatta — nello stato e grado in cui pervenne al venditore — Passamonti, che lo acquistò dalla ditta Raffael Vita Treves nob. de Bonfil di Venezia con altri immobili e livelli con istr. 3 gennaro p.p. a rogiti del — not. sig. Paolino comincioli e debitamente registrato in Venezia li 4 detto alla boll. n. 1022. La — vendita viene fatta — per il prezzo — di austr. L — 1200 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10488, 1769).
1852*Proprietà degli eredi di Giacomo Canciani (Competenze, II, f. 1v).
   
NOTE1Per la famiglia Rinoldi: FRANGIPANE, Registro e genealogia della famiglia Rinoldi; MONTICOLI, Cronaca, 35; L. PALLADIO degli OLIVI, Cronaca, B.C.U., ms. 642, f. 209.
 2Il documento di acquisto da parte degli ebrei, datato 22 maggio 1405, non autorizza a dedurre che l’appezzamento fosse l’orto di una casa attigua. Vedasi inoltre, anche per l’estensione, le case contermini, specie la n. 1438.
 3Per Gaspare da Prata: BAJARDI, Il servizio medico, 126.
 4Per Variente Percoto: di MANZANO, Cenni, 158; PERUSINI, Incisori friulani, 117; ROSSITTI, Dizionario, 73-76; de RUBEIS, Catalogo, 6(1938), 16.
 5Per la famiglia Grattoni: MIOTTI, Genealogie nobiliari, 54.
   
BIBLIOGRAFIA BATTISTELLA, Il giardino del patriarca, 8; BERGAMINI-SERENI, Tra case e palazzi, 240; FRANGIPANE, Regesti e genealogia della famiglia Rinoldi; IOLY ZORATTINI, I cimiteri, 45-60; della PORTA, Toponomastica, 1-2, 113-114; de RUBEIS, Catalogo (1938), 16.
1436
1801 Co. Variente Percoto1. «Affittuale Valentin Subero, oste» (Nomenclatura, f. 53v).
1809 Appartiene a Giacomo Percoto. Vi abita l’oste Valentino Zubero (Registro delli aloggi, f. 40v).
1812 Osteria al “Giardino fiorito” (Esercenti).
 *Gestione di Valentino Zubero (ibid.).
1814, sett. 20 Costantino Percoto vende per it. L 2140 a Paola Fabro Subero «una casa — sita in — Riva del Giardino con annessa corticella — n. 1436, che confina a lev. col sig. Antonio Percotto, fratello del venditore, e con Giuseppe Mesaglio, mezz. la Riva del Giardino, pon. col sig. Giacomo Grattone, acquirente del predetto — Antonio Percotto, ed a tram. col — Grattoni —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10443, 277).
1817, nov. 19 Il cursore municipale presenta in questa casa a Paolo Zubero diffida a munirsi di licenza municipale (A.S.U., C.A. I, 10).
1825, sett. 17 È di Paola Zubarte (A.S.U., C.A. I, 100/1825-IV, Strade, marciapiedi...).
1852*Appartiene agli eredi del fu Michele Zubaro (Competenze, II, f. 1v).
1883*Osteria “Alla nazione redenta” (AVOGADRO, 152). Poi “Paulate”.
1929 La casa è demolita e rifabbricata.
   
NOTE1Per il Percoto vedasi n. 1435.
   
BIBLIOGRAFIA CARDUCCI, Lettere di Carducci, 9; PILOSIO, Aspetti dionisiaci, 264.
1437
  Questo numero comprende due attuali case, una alta tre piani, l’altra due soli. Entrambe erano una casa sola in antico. Le finestre del piano terreno e del primo sono eguali.
1747, mar. 24°°Fondo concesso a Variente Percoto (A.S.U., Archivio della Porta, b. 12, firmato da Alessandro Rota).
1801 Co. Variente Percoto1. «N. 5 case interne affittate a povera gente» (Nomenclatura, f. 53v).
1809*Appartiene ad Antonio Percoto. Nell’edificio sono ospitati l’infermiere Domenico Cecini e l’industriante Marianna Zorzi (Registro delli aloggi, f. 40v).
1810, magg. 12*In seguito ad atto oppignorativo del 9 ag., asta senza esito di «una casa su la Riva del Giardino al n. 1437» (A.S.U., C.N., 80, Avviso d’asta).
1825 La casa è di Teresa Percoto, Anna Piva, Angiola Del Negro, che possiedono anche il n. 1438 (A.S.U., C.A. I, 100/1825-IV, Strade, marciapiedi...).
1843, dic. 13*Anna Venuti chiede ed ottiene di «riformare il pian terreno della sua casa posta sulla Riva del Giardino —, tutto il lavoro consistendo nell’aprire una porta ove attualmente trovasi la finestra e viceversa —» (A.S.U., C.A. I, 375/III, 8920 Orn. II C, con dis.).
1844, genn. 14 Il co. Domenico fu Antonio Percoto, vende a Giuseppe Scrosoppi la casa 1437 A per austr. L 1300 (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10507, 16255).
1844, genn. 14 Domenico fu Antonio Percoto vende alla sign. Anna fu Pietro Venuti «due case unite — n. 1437 — C, D, che confina a lev. — G.B. Zamparo e — Gioseffa Mesaglio, moglie di Giovanni Palla, mezz. strada —, pon. Valentino e fratelli Subaro, tram. altre case di questa ragione —. La — vendita viene fatta — pel prezzo — di austr. L 2950 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10507, 16256).
1844, genn. 15*«Domenico Percotto — vende al — sig. Pietro Rigagnini — una casa situata sulla Riva del Giardino internamente al c.n. 1437 segnata colla lett. B, composta — di cucina —, camera sopraposta, indi sopra grannaio —, avente l’ingresso sulla detta Riva — per un portone e per una corticella promiscua che serbe per altre tre case — col n. 1437 ed altre due interne A e C, che confina — a lev. Gioseffa Palla, mezz. — Anna Venuti, fu di questa ragione, pon. la corticella promiscua, tram. iug. Scrosoppi —. La vendita — viene fatta — pel prezzo — di austr. L 950 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10507, 16257).
1847°La parte ad occidente è di Anna Venuti Luzzatto. Si costruiscono le finestre del terzo piano (A.M., Atti Ornato 1843-1850).
1852*I n. 1437 A. B. C. D. appartengono a Leone Luzzatto (Competenze, II, f. 1v).
   
NOTE1Per i Percoto vedasi n. 1435.
1438
  Questa casa in antico forse era tutt’uno con il n. 1437. Ora anch’essa è divisa in due parti.
1511 «Iacopo Cargnello tessaro paga de fitto a s. Canciano sopra una casa, posta sopra li doi molini, confina da un canto appresso Domenico Quarnaro de Bayvars e appresso Iacomo Sef di Godia e appresso Antonio di Monfalcon —» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 24v).
1513, lugl. 20 «— Ser Iacobus de Cavalcantibus, tanquam camerarius fabricę Maioris Utinensis, affictavit Iohanni q. mag. Parti calderarii de Utino — unam domunculam — muratam, soleratam et tegulis coopertam, sitam Utini in contrata divę Marię Gratiarum ad ripam Zardini communis, iuxta domum Danielis Baldane aromatarii; iuxta domum ser Gratiadei de Brixia, a duobus lateribus iuxta stratam publicam et quandam andronam consortivam —» (Acta, VI, f. 187v — 188r).
1519, apr. 12 La casa fu affittata dalla fabbrica del duomo a mons. pre’ Graziadio de Manerbis e prima l’aveva in affitto Bertolo di Zulian di Loza (A.S.U., C.A., 89/20, part. 35).
 *In quel periodo è abitata da Gerolamo Onesti (ibid.).
1586, apr. 15*Da istrumento rogato da Leonardo Agricola: «Utini, in Ripa Zardini, in camino mei notarii» (B.C.U., ms. 1460, not. Leonardo Agricola, Istr. 1584-1588, f. 64v — 65r).
1643, apr. 14*«Alla partita di — Gaspare Agricola sopra la casa della sua habitatione in Riva del Giardino, altre volte affittata — ad un mons. — pre’ Graciadio de Manerbis per mano di mess. Lonardo Agricola adν 12 d’aprile 1519, con patto che dovesse spender in migliorarla d 20, da essergli restituiti ogni volta che sarà dato comeato; hora paga il sig. Pietro Agricola, possessore della casa; dissero i confinatori — che la casa — è di presente possesso per lo sudetto — Pietro Agricola, posta sopra la Riva del Giardino; confina a sol levado con la via consortiva, a mezodν la strada publica, a sol a monte col sig. Giovanni Rinoldi et ai monti col terrapieno della città» (A.S.U., C.A., 87/3, p. 51-52).
1657, sett. 4*«In Udine, sula riva del Giardin, in casa dell’infrascritto sig. venditor, a basso, nel mezzado, dove il nob. — Lugrezio Agricola — ha — venduto — al sig. Valentino q. Angelo Mularo — un — teren — di campi dieciotto —» (A.S.U., N., Orazio Agricola, 7735, I instr., f. 18r).
1658, ag. 17*«Utini, domi mei notarii positae in Rippa Viridari» (A.S.U., N., Gaspare Agricola, I instr., f. 46r).
1707 «Guglielmo Bonecco, erede del q. — Girolamo Agricola fu del sig. Pietro, paga» (A.S.U., C.A., 89/20, part. 35).
1708 Paga Girolamo Mangili [con il fratello].
1735, apr. 10*«— Pagava il sig. Girolamo Agricola possessore et ora paga il sig. Gulielmo Bonecco. Et hora paga il sig. Martino Mangilli» (B.C.U., ms. D. 42, D Città di Udine, f. 3v).
1743 Proprietari e possessori i Mangilli; «confina a levante strada tendente alle pubbliche mura denominata stradella degli Ebrei, mezzodν con la pubblica strada della Riva del Giardino, a sol a monte case furono Rinoldi, presentemente dalli nobb. ser co. Costantino e fratello Percotti et alle monti mediante orto di detta casa con il sito denominato cimitero degli Ebrei che confina con il terrapieno della città (A.S.U., C.A., 89/20, part. 35).
1743, magg. 6*Dalle confinazioni condotte in collaborazione con gli anziani della vicinia del borgo: «Dissero i confinatori che la — casa viene presentemente possessa et abitata dallo sp. ser G. Martino Mangilli q. Gerolamo —» (B.C.U., ms. F XXI, f. 24r — 24v).
1744 «La casa di Gasparo Agricola, morto senza successione mascolina, era quella che si vede a mano sinistra entrando nella via che conduce al cimitero degli ebrei ora posseduta dal signor Gammartino Mangilli» (FRANGIPANE, Da chi furono possedute, 174).
1753*Tommaso Patrielli paga all’ospedale «al nome di Gasparo Agricola» di L 1 s 11 «sopra una casa a livello nell’anno 1484, 19 genn., nod. ser Lorenzo de Papiriis» (A.C.U., A.A.O., Cattastico... 1753, f. 371v).
1801 Antonio Mesaglio (Nomenclatura, f. 53v).
1809*Appartiene agli agricoltori Giuseppe e Paolo Mesaglio. La parte del primo è occupata dall’industriante Valentino Passalent, quella del secondo dal sensale Beltrame Zanuzio e dal falegname Giovanni Schiattone (Registro delli aloggi, f. 40v).
1825, magg. 19 Giuseppe fu Antonio Mesaglio vende a Francesco Mondini per austr. L 1689 porzione di casa al n. 1438 «consistente in due stanze peppiano, due camere in primo appartamento, grannaro sopra, fondi relativo e diritto d’ingresso dal maggior corpo d’essa casa —; confina a mezz. — Riva del Giardino, pon. rappresentanti Percotto» (A.S.U., N., Francesco Nussi, 10550, 2440).
1825 È di Teresa Percoto, Anna Piva, Angiola Del Negro. Vedasi n. 1437 (A.S.U., C.A. I, 100/1825-1V, Strade, marciapiedi...).
1847, dic. 11°Il G.B. fu Giuseppe Zamparo vende a Cristoforo fu Francesco Milanese casa n. 1438 A e B per L 10600. La casa comprende anche filanda di otto fornelli; confina lev. strada tende alle mura, mezz. Riva del Giardino, pon. parte Luzzatti loco Percoto, parte Mesaglio e G.B. Uliana, tram. mappale 923 (Not. Antonio Cosattini).
1852*I n. 1438, 1438 A, B appartengono a Cristoforo Milanese (Competenze, II, f. 1v).
1852, febbr. 17*Cristoforo Milanesi, «— proprietario della casa — n. 1438 A, B desidera fare le opere di ornamento — tracciate nel tipo —». Si tratta del cornicione, il cui progetto viene approvato (A.S.U., C.A. II, 66, 1172 Orn. II C).
1853, lugl. 28*Cristoforo Milanesi «— domiciliato — al n. 1438, desidera riformare una casa di sua proprietà, sita in calle Agricola, formante parte a lev. del numero suddetto —». Il permesso è concesso (A.S.U., C.A. II, 66, 5228 Orn. II C, con dis.).
  Sec. XIX e princ. XX. Nella parte posteriore di questo numero, con ingresso in vicolo Agricola, vi era un postribolo, detto “della Gose”.
   
BIBLIOGRAFIA BERGAMINI-SERENI, Tra case e palazzi, 241.
1439
1744 «Agricola. Abitano vicino ad un molino ed al monastero di S. Agostino, in una fabbrica di nuovo alzata dal S. Feliciano e fratelli» (FRANGIPANE, Da chi furono possedute, 174).
1765, febbr. 17*Pianta del pubbl. per. Alessandro Rota relativa alla richiesta degli Agricola di occupare un appezzamento di terreno pubblico per i lavori previsti per l’aggiunta di nuova fabbrica alla propria dominicale, in confine con la casa Segati (B.C.U., A.C.A., ms. QQQ.XXXVI, c.113r).
1768, magg. 15*«Nella seguita divisione — della comune facoltà fra i nobili — Feliciano, Giulio e Lugrezio fratelli q. — Vincenzo Agricola —, formata dai pubblici periti Francesco Leonarduzzi ed Antonio Bernardinis sottoscritta dai detti — fratelli li 9 maggio corrente, essendo stata separata e assegnata ad ognuno d’essi — sopra l’intero importare dello stabilimento dominicale —, posto sulla Riva del Giardino —, la terza parte — pel valore di d 3333 s 14 p 8, — e concorrendo il nob. — Giulio — a fare la — vendita — agli altri due — fratelli —, aliena ai — nobili Feliciano e Lugrezio — la premessa sua terza parte dell’antedetto stabile — pel prezzo — di d 4300 —» (A.S.U., N., Giovanni Socrate, 9787, I instrom., f. 91v — 93r).
1798, apr. 7*Il comando militare ingiunge che sia evacuata la casa Agricola, destinata al deposito monture (A.S.U., C.A., 150/171).
1801 Eredi del sig. Feliciano Agricola (Nomenclatura, f. 54v).
1807-1810°Vi aveva sede il liceo1 (A.M., Istruzione Pubblica, 1909-1910).
1809*Appartiene a Rizzardo e fratello Agricola, che vi abitano. «Quivi esiste il r. liceo ed intanto resta sospesa la destinazione» (Registro delli aloggi, f. 40v).
1810, sett. 10*Il direttore del demanio al podestà di Udine: «Per far conoscere alla prefettura del Monte Napoleone che non vi è il caso che possa venir retrocessa la casa in cui trovasi ora collocato il liceo in correspetivo del colleggio de’ Barnabiti, per essere la casa stessa di privata ragione della famiglia Agricola, mi è d’uopo d’ispezionare l’affittanza di detta casa, stata accordata per uso di liceo. Prego perciò la compiacenza sua, sig. podestà, di affidarmi l’affittanza originale per pochi istanti, o di rimettermene una copia all’uopo suindicato con tutta sollecitudine, trattandosi che debbo senza ritardo estendere la mia informazione in proposito —» (A.S.U., C.N., 98/1810. XIV. Istruzione pubblica, 4811).
1810, ott. 5*Vedasi n. 112.
1812, lugl. 17*Il podestà di Udine al savio municipale Luigi Pasini: «Desidera il sig. generale di divisione Montrichard che alla facciata della casa Agricola n. 1439, ov’è alloggiato, vi si apponga altro fanale in aggiunta all’esistente. La situazione lo esige —». La richiesta è girata al segretario in capo A. Brunelleschi (A.S.U., C.N., 184).
1812, lugl. 22 Precisazione del podestà sul luogo in cui il generale desidera il fanale: «sotto il portico della medesima casa, per uso delle sue guardie». La procedura è identica (ibid.).
1816, lugl. 18*«Risulta — che il numero d’individui dei quali è composta la famiglia del sig. Angelo Lucich, descritta nell’anagrafe al c.n. 1439, corrisponde a dieci persone, cioè egli, la di lui moglie ed otto figlioli, cinque maschi e tre femmine» (A.S.U., C.N., 187, Pol. 20, 1461).
1838*In occasione della visita dell’imperatore, in questo palazzo è ospitato l’usciere del seguito Renner (Elenco delli alloggi).
1850, magg. 15*In casa Agricola è segnalato come inquilino il falegname Valentino Gaiardo (A.S.U., C.A. I, 485, 491).
1850, lugl. 17*Olivo Mondini «il decorso anno 1849 ottene — il permesso di poter nel cortivo della casa di questo nobil Nicolò Agricola, situata in questo pubblico Giardino, piantare una machina cosν deta “la giostra” per semplice divertimento della gioventϊ. Nel corrente anno quel cortivo si trova occupato dal militare e desiderando il Mondini di attivarla anco nella corrente stagione, ricorre — a questo congresso municipale implorando di essere autorizzato da licenza a poter esporla nel suddetto Giardino sul piazzale in poca distanza dall’esercizio di Anna Arochio, venditrice di bira, situazione altre volte accordata per simili — onesti divertimenti — ». Il permesso è accordato (A.S.U., C.A. I, 487/VI Giardino II C, 4040).
1852*Appartiene a Latina Agricola (Competenze, II, f. 2v).
 °°L’edificio è vincolato dal M.P.I. con D.M. del 15 ott. 1951 ai sensi della L. 1089/1939.
   
NOTE1Le buste riguardanti l’istruzione pubblica nel Comunale antico (n. 134) e nel Comunale Napoleonico (n. 98-104) non riportano documenti relativi all’insediamento del liceo nel palazzo. Nell’A.S.U., C.N., 98 esiste il decreto a stampa di Eugenio Napoleone, del 25 luglio 1807, col quale si istituiscono i licei pubblici nei capoluoghi dei dipartimenti del Bacchiglione, del Piave, del Tagliamento, di Passariano e dell’Istria; ma non vi è compreso alcun atto che indichi la sede in Udine. Nel C.N. si trovano solo documenti del 1809, del quale viene qui riferita notizia.
   
STUDI INEDITI VISENTINI, Architettura civile, 116-120.
   
BIBLIOGRAFIA BALLINI, Udine; BERGAMINI-SERENI, Tra case e palazzi, 241-242; BRAGATO, Guida, 85; COMELLI, Passeggiate, 61; ERMACORA, Guida, 122; FRANGIPANE, Da chi furono possedute, 174; Fratelli Agricola al taglio; RIZZI, Storia... Il Seicento, 19; Liceo Dipartimentale; MICHELUTTI, L’istruzione pubblica, 9; della PORTA, Toponomastica, l; GALLICI, Sul progetto di riformare il sito detto il Giardino, 3; S[ACCOMANI], Il ristauro, 40; C. SOMEDA de MARCO, Il duomo, 216; VALENTINIS, Udine antica, 25.
1440
 *A partire dal 1420 la casa risulta gravata da un livello a favore della fabbrica del duomo, come attestano i rotoli dei secoli XVII e XVIII che ne riportano i fondamenti.
1420 La casa era di Daniele di Beivars, poi di Francesca sua moglie. Confinava con Driusso da Godia, Michele da Beivars, dalla parte davanti la roggia, mediante la strada e dalla parte di dietro certa androna (B.C.U., ms. F. XXV, f. 345r).
1429 Eredi di Francesca, cioè Orsola moglie di Pietro figlio di Lodovico da Tricesimo (ibid.).
1466 Daniele figlio di Orsola (ibid.).
1511 Antonio, detto Bressan, «sta appresso lo ponte drio S. Maria delle Grazie, — paga de livello — oio libra una —» (ibid.).
1534 Eredi di Antonio Bressan (B.C.U., ms. F. XXV, f. 345v).
1550 Nicoletto da Bergamo (ibid.).
1565 Gio. Maria di Lucca «speciaro» (ibid.).
1647 Eredi del q. Ottaviano della Porta «pagan sopra una casa appresso il ponte di pietra dietro il cimitero di S. Maria delle Gracie —» (B.C.U., ms. F. XXV, f. 345v — 346r).
1718, genn. 15*«Casete acquistate da d. Menega e Virgilio madre e figlio Cavalli, poste al ponte delle Gratie» (A.S.U., Arch. Venerio, 3, Asse... Venerio, f. 17v - l 8v , n. X).
1721-1743 Antonio Cavalli: «Casa appresso il ponte di pietra dietro il cemeterio di S. Maria delle Grazie» (B.C.U, ms. F. XXV, f. 346r).
 *Ai Cavalli deve essere passata ancora dal 1700: «ultimamente da d. Menega Cavalli sua moglie» (ibid.).
1743, febbr. 10 «La casa confina a lev. con la strada pubblica presso il ponte della roia, mezz. casa di ragione del rev. p. Francesco Zoruto q. Valentino e parte li nobb. sigg. Vicenzo e fratelli Agricola, a sol a monte col ven. monastero di S. Agostino mediante la corte —, et alli monti con casa degli on. ser Girolamo e nipoti Venerii —». Ed inoltre: «Dissero i confinatori che la casa antecitata, essendo pervenuta nelli rr. pp. de’ Servi, fu venduta al pubblico incanto e pervenuta in ser Virgilio Cavali, viene presentemente possesa da ser Antonio Segati» (A.S.U., C.A., 89/20, partita 25).
1750 Antonio Segati (B.C.U., ms. F. XXV, f. 346r).
1801 Vincenzo Micheli di Campolongo (Nomenclatura, f. 54v).
 *Affittuale Elena Ferruglio (ibid.).
1809*Appartiene a Vincenzo Michieli. Vi alloggia il portinaio Giuseppe Barbetti (Registro delli aloggi, f. 40v).
1812 Osteria “Alla fenice” (Esercenti).
 *Gestione di Giovanni Oruzio (ibid.).
1832, mar. 22*Relazione del capoquartiere Domenico Di Giusto sulla comunicazione di avviso n. 1050, diretto ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità»; al n. 1440 ha recapito il «casolino» Antonio Padoani (A.S.U., C.A. I, 193, Relazione di capoquartiere).
1852*Appartiene a Tommaso e Vincenzo Michielli (Competenze, II, f. 2v).
1876*Caffè “Al ponte” di Caterina Mondini (COSMI-AVOGADRO, 87).
1441
1801 Gottardo Venerio (Nomenclatura, f. 54v).
 *Affittuale Antonio Clain (ibid.).
1809*Appartiene a Girolamo e fratello Venerio. Vi abita il conciapelli Antonio Clain (Registro delli aloggi, f. 40v).
1832, mar. 22*Relazione del capoquartiere Domenico Di Giusto sulla comunicazione dell’avviso n. 1050 diretto «ai venditori che ingombrano le strade con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità»: al 1441 abita il «casolino» Domenico Modesti (A.S.U., C.A. I, 193, Relazione di capoquartiere).
1852*Appartiene ad Antonio Venerio (Competenze, II, f. 2v).
1442
1801 Giovanni Tommasone (Nomenclatura, f. 54v).
1809 Giovanni Zanni, agrimensore (Registro delli aloggi, f. 40v).
 *Vi abita il cursore Pietro Tomasini (ibid.).
1812, magg. 31*In seguito ad atto oppignorativo del 14 febbr., nei confronti di Giuseppe e fratelli Mangilli, debitori per L 19,95, asta di una cucina a pian terreno della casa al n. 1442, con ingresso verso la strada (A.S.U., C.N., 81, Processo verb. d’asta con effetto, n. 23).
1813, apr. 24*Giacomo Visentini vende a G.B. Rizzani e a Giuseppe fu Valentino Prisani una «cucina a pian terreno dal corpo della casa in borgo Pracchiuso al n. 1442, con ingresso verso la strada» (A.S.U., N., Giovanni Bertoldi, 10571, 633).
1852*Appartiene a Giovanni Zani (Competenze, II, f. 2v).
1883 Caffè “Al ponte” (AVOGADRO, 139).
 *Gestione di Catterina Pletti Mondini (ibid.).
   
BIBLIOGRAFIA VATRI, I caffè di Udine, 108.
1443 Chiesa di S. Agostino
1800, apr. 26*« — Il nob. — Giulio q. nob. — Vicenzo Agricola — vende — unà casetta posta — nella parrochia di S. Valentino — la quale esiste presso la — chiesa delle — monache — di S. Agostino, e confina questa casetta a lev. con strada pubblica, a mezz. con — Giuseppe Tommasone, a sol a monte con — Lorenzo Miano ed alle monti con la — chiesa del monastero di S. Agostino —, consistente la casetta — in una stanza a pian terreno che serve di cucina, in altra stanza sopra ad uso di camera da dormire, la quale è sottostante all’angusto tratto del padiglione di coppi con piccola corticella in cui — esiste altro picolo coperto, al nob. — Gabriele q. — Augusto Conti — e ciò pel — prezzo — di d 300 —» (A.S.U., N., Antonio Marchi, 9866, III instrom., 466, f. 458v — 459r).
1801 Chiesa1 delle rr. madri di S. Agostino (Nomenclatura, f. 54v).
 *Affittuale Caterina Fasana.
1806, lugl. 28 Soppressione del monastero di S. Agostino.
1809 Gabriele Conti (Registro delli aloggi, f. 40v).
 *Vi abita lo stampatore G.B. Passalenti (ibid.).
1826, lugl. 28 Francesco Heidersdorf indirizza domanda alla congregazione municipale: «Determinato avendo di servirmi di una parte del fabricato della fu chiesa di S. Agostino ad uso di magazzino di pane, accompagno in duplo il disegno —; sicome poi la stanza, che riferisce sulla strada, ha di servire su la strada, ha di servire per la dispensa del pane, cosa va ad occorermi un foro provisorio per tal uso —» (A.S.U., C.A. I, 100/1826/II, 2669 Orn. II C, con dis.).
1826, ott. 13*Francesco Heidersdorf chiede il permesso «di proseguire una porzione di fabbrica nella fu chiesa di S. Agostino nella contrada che conduce alle mura urbane —» (A.S.U., C.A. I, 100/1826/II, 3627 Orn. II C, con dis.).
1849, nov. 22*Caterina Sburlini chiede il permesso «per intraprendere la riforma della faciata nel locale al c.n. 1443, calle S. Agostino». La deputazione d’ornato constata che l’opera è già costruita e che «spetta quindi alla congregazione di punire l’arbitrio». Ai proprietari viene pertanto applicata una multa, in data 4 dic. Il 17 dello stesso mese la Sburlini, «levatrice in Udine», chiede di esserne esonerata. Il 29 dic. viene convocato il capomastro Salvador che si giustifica (A.S.U., C.A. I, 487/VI, 7899 Orn. II C, con dis. firmato da Giuseppe Salvador).
1852*Appartiene a eredi del fu Pietro Tomadoni (Competenze, II, f. 2v).
   
NOTE1Per la bibliografia, vedasi il convento, n. 1444.
1444 Monastero delle Agostiniane
Secolo XV La beata Elena Valentinis e sua sorella Perfetta donano beni in via di Porta Cassina per la costruzione del monastero delle Mantellate Agostiniane.
1669, sett. 22*«Nel parlatorio del monastero di S. Agostino —; presenti ser Antonio Cavalli q. G.B. da Parma, hoste, habita in questa città, et ser Nicolò Miotto, serve in casa — Agricola —» (A.S.U., N., Bertrando Brunalleschi, 7805, XIX instr., f. 9r — 11r).
1766, magg. 2*Ordine ai mugnai Francesco Fabro e Giuseppe Mesaglio di escavar l’alveo della roggia al disporta del loro molino «— dal luoco in cui entra la roia presso le pubbliche mura fino all’acquedotto per cui sorte l’acqua del monastero di S. Agostino —» (A.S.U., C.A., 1/II, 134).
1801*Convento femminile di S. Agostino e chiesa annessa (Nomenclatura, F. 54v).
1809*«Il fu consiglio maggiore della città con atto 1747, 9 settembre nel t. CXII degli Annali, a c. 48t ha concesso al monastero di S. Agostino in Udine un pezzo di terreno, onde lo unisse, come lo ha unito, con chiusura di muro col recinto dello stesso monastero in confine della mura della città verso l’annuo canone perpetuo di libbre due cera bianca, che ha sempre pagato, come paga attualmente con L 2,05 d’Italia» (A.S.U., C.A. I, 1/Attività e passività 1808, Elenco per le iscrizioni, n. 13).
1810, apr. 25*Decreto di soppressione dei conventi (Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte I, dal primo gennaio al 30 giugno 1810, 264-267).
1810, giu. 12*«Atto di possesso con cui il r. demanio prende possesso del convento e beni del collegio di S. Agostino dì Udine, che viene dichiarato soppresso in esecuzione del decreto imperiale e reale 25 aprile p.p.» (A.S.U., N., Domenico Prodolone, 10075, Rep. I, 156, f. 12r).
1811, magg. 30 Il demanio vende ad Angelo fu Domenico Perissini locale, chiesa, orto e fondi del soppresso monastero di S. Agostino per L 15791. Confina lev. strada, mezz. parte strada, parte Pietro Tomadoni, parte Zanni, Venerio, Micheli di Campolongo, pon. Agricola e chiesa, tram. strada circonvallazione (A.S.U., N., Antonio Lorio, b. 10423, n. 433).
 °°Il disegno è firmato da «Gius.e Clochiati P.to Ing.».
1815, lugl. 14*Vendita: «— Angelo q. Domenico Perissini di Udine, venditore; — Giacomo q. G.B. Del Ben, pur di Udine, acquirente: la mettà al — Perissini spettante del locale del soppresso ed avvocato monastero ossia collegio di S. Agostino di questa città per convenuto prezzo di it. L 7895, 972» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10582, Rep. IV, f. 10v, n. 1674).
1823, lugl. 1*L’asse della facoltà del fu Giacomo Del Bon presenta un quadro del complesso che distingue il corpo del convento, suddiviso in 34 affittanze (p. 1-39), una liscivaia (p. 41); un locale sfitto (p. 42); un locale occupato dai Sapino (p. 43), uno tenuto dai Baldas (p. 44), uno dai Celini (p. 45), uno adibito ad uso dominicale (p. 46) e uno ad osteria (p. 47). La prima parte comprende i seguenti affittuali: Giacomo Grisan, coniugi Giovanni e Rosa Frain che lasciano il granaio ad uso dominicale; Luigi e Giovanni Ceschiutti che ugualmente non possono disporre del granaio; i fratelli Luigi, Giovanni e Zaccaria Ceschiutti; Giovanni Berletti, i coniugi Antonio e Rosa Dario; Anna ved. di G.B. Vienna; i coniugi Giovanni ed Anna Prisani; Angelo Penz; Caterina Leonarduzzi; Antonio Padoano; l’ortolano Mattia Fanna che dispone di «stallotti de’ suini»; i coniugi G.B. e Marianna Bianchinf; i coniugi Andrea e Perina Pontelli; Basilio Del Conte; Domenico Callicaris; i coniugi Pietro e Caterina Borghi; il co. Giuseppe Modena; i coniugi Pietro e Domenica Travan; G.B. Scroppo; Elisabetta Vecciana; Maddalena Mer; Anna ved. di Giacomo Goz; Giacomo del fu Leonardo Colautti; i coniugi Pietro e Marianna Dario; Teresa Zecchina; Valentino Passalenti; Nicolò del fu Candido Picco; Floreano Marzona (A.S.U., N., Francesco Nussi, 10548, 1972).
1823, sett. 15*Perizia trasmessa dalla congregazione municipale al consiglio d’Udine, insieme con analogo documento relativo all’ex convento delle Grazie in vista del reperimento dei locali per una caserma di truppe di passaggio. «Casa con cortili, orto e brollo, situati nel borgo di Prachiuso, componenti il — monastero, vi sono li seguenti fabbricati1. Nel primo a pian terreno alla parte di mezzogiorno evvi un porticato il quale prosiegue verso levante; ed a questa parte vi sono alla sua destra n. 6 stanze parte ordinarie e parte rustiche con due passetti intermedi che servono di cantina, salvarobba, liscivera, magazzino et cantina; sottoportico verso tramontana con a destra due stanze ad uso di cantina; indi altre tre stanze, due rustiche per bassi servigi ed una ordinaria con sottoportico intermedio; prosegue detto sottoportico verso ponente, a destra del quale vi sono n. 6 stanze con passetto intermedio, delle quali tre rustiche e tre ordinarie con attiguo forno e cucina; susseguita poscia a questa un sottoportico e due stanze ordinarie ad uso di parlatorio interno ed esterno con piccolo sottoportico alla parte d’altra corticella. Si sporge verso ponente altro tronco di fabbrica in cui evvi a pian terreno un passetto con un camerone ordinario per refettorio con attigua stanza ad uso di cantina ed altre quattro stanze rustiche per legnera e magazzino. Al primo piano verso mezzogiorno evvi un lungo corridore; continua questo alla parte di levante con a destra camere civili n. 8; segue alla parte di tramontana con 6 camere simili ed alla parte di ponente n. 9 con attigui 2 camerini, alli quali seguono altri tre consimili, un passetto ed altra camera; seguono poscia verso il tronco di ponente altre tre camere, indi un corridore con altre n. 4 camere civili. Sopra tutte le descritte camere evvi parte granaio e due camerini, che servono per le educande». Il complesso, nel quale sono valutati separatamente fabbrica, fondo, cortili, orto e brolo, viene stimato fiorini 4545.69. In calce chiude un’avvertenza: «Il sudescritto monastero avvocato al demanio fu quindi ridotto in n. 31 affittanze avente ciascuna una stanza a pian terreno, una camera civile superiore e granaio rispettivo, eccetto alcune che hanno due camere. Tutte le dette affittanze sommano stanze n. 102». Segue l’accenno alla chiesa: «Chiesa annessa al predescritto convento, con attigua sagrestia e coro a pian terreno ed altre quattro piccole stanze e quattro superiori ad uso di oratorio». Il suo valore è indicato globalmente per fiorini 180. L’avvertenza successiva informa: «Fu demolita la chiesa e le altre stanze annesse furono ridotte ad uso di affitto. Il fondo però, quantunque sia ritenuto per il fondo di casa, però fu ragguagliato il suo valore colla diminuzione del prezzo» (A.S.U., C.A. I, 89/XIII, con pianta del complesso).
1824, mar. 11 «— Teresa figlia del def. Pietro Del Bon, moglie del sig. Giacomo Cimarosti di Maniago —, vende — al — sig. Francesco Heidersdorf — una fabbrica di muro copperta di coppi con corticella, ove fu la chiesa — di S. Agostino di questa città, muri scopperti ed isolati, fabbrica del coro verso pon. copperta di coppi cadente, il tutto unito situato — nel recinto del borgo di Prachiuso —; confina a lev. la strada, che dal ponte di Prachiuso va alle mura della città, a mezz. sigg. Tomadoni, Zanni, Venerio e Micheli, a pon. — fam. Agricola ed a tram. fabbrica e fondi rimasti alla — venditrice —. La qual fabbrica e fondi pervenν in essa — venditrice per i di lei titoli — nell’eredità del fu — di lei zio — Giacomo Del Bon di Udine ed il tutto descritto nell’opperazione primo lugl. 1823 al n. 1 eseguita dal pubbl. per. — Vincenzo Moro e di me notaio —. E questo per lo prezzo — di it. — L 825 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10309, 1847).
1824, ott. 1 «Teresa Del Bon Cimarosti — vende — al — sig. Giuseppe Fedricis — le fabbriche coi respetivi fondi e cortivo situate — nel recinto del borgo di Prachiuso, contenute nell’opperazione periziale primo luglio 1823 — alli n. 2,3,4 e 5 di detta opperazione e la mittà del porticale —; confina a lev. con strada che conduce attorno le mura della città, a mezz. con fabbricatto contenuto al n. 1 di detta opperazione, da essa sign. Teresa venduto al sig. Francesco Heidesdorf, a pon. con fondi — delli — sigg. Vincenzo e fratelli Agricola ed a tram. con i figli del q. — Vincenzo Del Bon ed parte anco con case — del sig. Giovanni Del Bon —; piϊ un pezzo d’orto del corpo di maggior quantità descritto in detta opperazione periziale al n. 37, appartiene la sola quantità di ps 233 a detta sign. Teresa venditrice e confina verso lev. con case del sig. Vincenzo Del Bon, a pon. orto di detti signori q. Vincenzo Del Bon ed a tram. orto — del sig. Giovanni Del Bon e coll’ingresso — per il porton e cortivo a mezz. d’esso orto —. La — vendita — viene — accettata per la somma di it. — L 2250 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10309, 1928).
1824, nov. 6*Nell’elenco dei pozzi, compilati da Francesco Del Zan, capo del primo quartiere, è citato anche quello «scoperto» del convento (A.S.U., C.A. I, 88/IX).
1825, apr. 27 È di Giuseppe Federicis (A.S.U., C.A. I, 100/1825, I, Provvidenze generali).
 *Il proprietario «desiderando di poter eseguire il riattamento della casetta marcata colla lettera D, addiasente ed esteriore al c.n. 1444, nel locale era del soppresso convento S. Agostino in — borgo di Prachiuso —», chiede il permesso di spostare nell’asse centrale la porta e aprire un finestrino simmetrico a quello già esistente al pian terreno (A.S.U., C.A. I, 100, 1413 Orn. II C). Il permesso non viene accordato «per irregolarità cogli altri fori e per difetto di solidità» (A.S.U., C.A. I, 100/1825, I, Provvidenze generali).
1825, ag. 28*«— Elena — Del Bon Biscontini —, erede per una porzione della facoltà — del fu — Giacomo Del Bon, di lei zio paterno —, vende — al — sig. Giuseppe Fedricis — le seguenti fabbriche — situate — nel recinto del borgo di Prachiuso, dal corpo del locale — di S. Agostino: cioè una stanza terranea ad uso di cocina, marcata in asse generale seguita fra tutti li colonelli ereditari del — sig. Giacomo Del Bon con le lettere GG al n. 34, e sua camera in primo appartamento sopra la citata cocina, porzion di pergolo e grannaio sopra, altra fabbrica a lev. ed in seguito all’antedetta, composta in piano da due stanze terranee, due camere sopra e grannaro in secondo appartamento, marcato in asse citato con le lettere HH n. 35, con sua porzione di pergolo, suo fondo e stilicidio a tram. appresso l’orto longo — pd 6 oltre il muro di tram. e in larghezza a pien muro sν di questa fabbricha che dell’altra al — n. 34 con promiscuità di corticella, portichetto, portico e porton fin alla strada pubblica di lev. appresso la pubblica roia — ed esse tre stanze e caratto di corticella confinano a lev. calisella che introduce nell’orto e fondi consortivi —, a mezz. detto acquistante, a pon. case — dell’eredità suddetta, ed a tram. orto dell’eredità stessa —. La — vendita — viene — fatta — per — L 1500 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10310, 2044).
1826, lugl. 28*F. Heidersdorf alla congregazione municipale: «Determinato avendo di servirmi d’una parte di fabbricato della fu chiesa di S. Agostino ad uso di magazzino di pane, accompagno in duplo il disegno dimostrativo che mi occore di ridure. Sicome poi la stanza, che riferisce su la strada, ha di servire per la dispensa del pane, cosν va ad occorermi un foro provisorio per tal uso, il quale è dimostrato con la lettera a». Il progetto è respinto perché «il tipo non presenta che una sola parte del fabbricato» (A.S.U., C.A. I, 100/1826, 2669 Orn. II C).
1826, ott. 13*A. F. Heidersdorf, volendo «proseguire una porzione di fabbrica nella fu chiesa di S. Agostino, nella contrada che conduce alle mura urbane, accompagna in dupplo il disegno dimostrando con le linee nere ill’esistente e le linee a tinta rossa quello da eseguirsi da nuovo. Quindi implora l’autorizzazione per far l’opera indicata». Il progetto viene approvato (A.S.U., C.A. I, 100/1826, 3627 Orn. II C, con dis.).
1830, genn. 13*«— G.B. del fu Giacomo Tomba — vende — la terza parte a lui spettante delle stanze terranee in primo appartamento e superiori e dell’orto, il tutto descritto alli n. 6, 7, 8, 9, 10, 11 e 37 della operazione 1 lugl. 1823 praticata dalli periti in Udine — Vincenzo Moro ed Osvaldo Colomba — dal corpo dello stabile in Udine, borgo Pracchiuso, fu monastero di S. Agostino; confina a lev. strada che dal ponte di Pracchiuso va alle mura della città, mezz. detta strada, fabbriche e fondi di ragione Tomadoni, Venerio, Agricola ed altri, pon. Agricola ed androna che da Giardino va alle mura della città, e tram. strada che gira entro le mura della città —. Questa vendita — viene fatta dal — Tomba al sig. Giacomo Federici — per il — prezzo — di austr. L 1200 — corrispondenti a ven. L 2100 —» (A.S.U., N., Francesco Nussi, 10556, 3374).
1836*«Inventario generale di tutti gli effetti, utensili ed altro che trovansi nel locale di S. Agostino, destinato ad ospitale per cholerosi» (A.S.U., C.A. I, 252/V).
1836, dic. 16 Il consiglio comunale approva l’acquisto del locale di S. Agostino per L 53768,76 perché sia adibito ad uso di caserma transeunte (Arch. del Comune di Udine, Consiglio 1836-1838, Prot. verbali consiglio comunale, n. 6900, I, p. 46).
1841, ag. 19*La delegazione provinciale ordina alla congregazione municipale che le meretrici, le quali durante il colera hanno subito la visita settimanale in ospedale civile, finito il periodo eccezionale, ritornino «nella stanza appartata dello stesso locale di S. Agostino a ciò dapprima destinato» (A.S.U., C.A. I, 329/XII, 5489 Sanità XI).
1842, nov. 10*Comunicazione del podestà Asquini all’intendente di finanza: «Per ogni opportuno provvedimento si accompagna il rapporto del primo capoquartiere, col quale partecipa essere crollata parte della mura urbana vicino al giò convento di S. Agostino, con ingombro della roggia, il quale ingombro è mestieri che sia tolto col massimo della sollecitudine» (A.S.U., C.A. I, 342/IV, 7082 Orn. II C).
1848*Nel capitolo Fitti di case, fondi e spazi, al n. 23: «Fabbricato con il fondo ortivo aderente, fu convento di S. Agostino, affittato a Francesco Marcotti dal 22 genn. 1841, scadenza ad annum» (A.S.U., C.A. I, 422, Preventivo 1848 della r. città di Udine).
1852*«Monastero di S. Agostino» (Competenze, II, f. 2v).
1859, dic. 28*L’ingegnere municipale G.B. Locatelli alla congregazione municipale invia perizia di stima per l’assicurazione «contro i danni d’incendio delle tre nuove fabbriche ad uso di stalla alle caserme di S. Agostino» (A.S.U., C.A. II, 76, 391).
1880, lugl. 17 Il consiglio comunale approva il preliminare della cessione all’autorità militare della caserma di S. Agostino (Parti prese prese dal consiglio comunale di Udine nel periodo da ottobre 1866, 353).
   
NOTE1Nella lettera accompagnatoria si precisa che il locale è proprietà degli eredi del fu Giacomo Bon, separata in 30 azioni.
   
STUDI INEDITI FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 166r.
   
BIBLIOGRAFIA Appendice alla stampa della vita della b. Elena; BALDISSERA, Chiesa cattolica, 94; BATTISTELLA, Il giardino, 22, 25; G. BIASUTTI, Profilo spirituale della beata Elena Valentinis; DELLA STUA, Vita della b. Elena; DE PIERO, Antiche parrocchie, 78-79; Due chiostri come gioielli; L. FABRIS, Vita della b. Elena Valentinis; Formula da praticarsi nel ricevere le secolari dell’abito... nel monastero di S. Agostino; IACOBI PHILIPPI BERGOMENSIS De beata Helena; Parti prese... 1880, 25, 85, 89, 121, 173, 253, 258, 291, 353; Parti prese... 1887, 53, 201; Parti prese... 1893, 5,19; Poetici applausi alla nob. sign. cont. Maria Antonini; della PORTA, Toponomastica, 208-209; de RUBEIS, Catalogo, 3 (1937), 12; 3 (1937), 15; Il sacro chiostro di Cassine; SIMONE DA ROMA, Vita della b. Elena; SOARDO, De b. Helena vidua; TENTORI, Udine, 298; Il Tomadini, 25, 27.
   
ICONOGRAFIA GAZOLDI-COSATINO-RUFFONI, Udine metropoli, n. 22; GIRONCOLI-de BAURAIN, Stemma della città, n. 20; MAJERONI-LEONARDUZZI, Città d’Udine, n. 7; MURERO, Udine metropoli, n. 23; SPINELLI-DALLA VIA, Novissima pianta, n. 14.
Porta Cassina
 °°Apparteneva al V recinto e fu chiusa nel 1412. Vi si accedeva dalla via Cassine, poi Sant’Agostino, «da una Cascina che il Patriarca possedeva presso Planis» (della PORTA, Toponomastica, 208-210).
1349, mar. 4*«Ambrosius et Odobricus fratres — olim Petri olim d. Ambrosi Casine de Utino, precio — undicima marcharum denariorum aquilegensis monete, quod precium fuerunt confessi — se recepisse a Candido —olim d. — Raynaroti de Utino vendiderunt — eidem Candido — unam — domum muratam iure livelli perpetualis, sitam — in contrata que dicitur Porta Rota —» (A.S.U., C.R.S., 586/1, perg. n. 14, not. Marzio da Spilimbergo).
  a ms undicim
1402, nov. 10*Il cameraro del comune sostiene in consiglio la necessità «coperiendi et refficiendi quandam parvam domunculam que est apud Portam dela Chassina in qua habitat portonerius» (Annales, XIV, f. 408r).
1412, magg. 17 «Super propositis per ser Nicolaum Raynoldi, unum ex decem deputatis, esponentem qualiter porta Cassine est male in ordine et est periculosa pro ista terra et non fructuosa, considerato etiam quod dominus Tristanus de Savorgnano per illam suum fecit introitum in terram Utini, quare instetit ut ipsa porta debeat opturari muro ita et taliter quod in perpetuum obturata permaneat: deliberatum fuit quod dicta porta Cassine et murus coniunctus cum ea, ubi de presenti est spaltus, obturetur presto forti et bono muro et ipsa porta obturata permaneat usque ab beneplacitum dicte nostre comunitatis» (Annales, XVIII, f. 376r).
1430, febbr. 10 «Super propositis per ser Nicolinum dela Turre — instantem provideri quod gurgites compleantur et quod fiat turris porte Cassine et quod merletur murus terre nostre ubi deficiunt merli. Item quod providentur et emantur modegloni, ligature et alia laboreria operaia pro dictis laboreriis fiendis» (Annales, XXIV, f. 486v).
   
STUDI INEDITI LIBERALE, Topografia, 81, n. 156; LXX, doc. n. 1.
   
BIBLIOGRAFIA JOPPI, Udine prima del 1425, XI; della PORTA, Toponomastica, 208-210; RIZZI, Udine, 61.
1445
1720, apr. 7*«In borgo di Prachiuso. Li — coo. Antonio e fratelli Freschi, essendo in possesso della casa di questo borgo in vigor d’instrom. 1700, 13 apr., stipulato col q. sig. Gioseffo Morasso di Trivignano, patrone della casa, a conto della quale fu esborsato a quel tempo ducati n. 200, oltre le francationi di due capitali, uno di d 45 dovuto alli eredi q. — Feliciano Agricola et l’altro di d 36 dovuto alla chiesa di S. Maria di Orzano —, desiderando esso — co. Antonio — farsi patrone assoluto della casa — e il sig. Marc’Antonio figlio — del — q. Giuseppe di vender deffinitivamente — la casa stessa —, resta tra le parti stabilita — la vendita e compra — della medesima —» (A.S.U., N., Giuseppe Bertoldi, 8442, III instr., f. 4v — 5r).
1720, apr. 16 Giuseppe Morassi di Trivignano vende ad Antonio e fratelli Freschi «una sua casa con altre casete staline et orticello dentro gl’infrascritti confini, cioè a lev. parte strada — del borgo di Prachiuso, parte caseta delli nobb. Agricola e parte calisella, mezodν anco strada —, a pon. la roia et a tram. detti — Agricola —» (A.S.U., N., Giuseppe Bertoldi, 8442, III instr., f. 5r — 6r).
1801 Co. Antonio e fratelli Freschi (Nomenclatura, f. 54v).
1809*Appartiene a Lodovico Freschi, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 40v).
1827, ag. 17 «Il nob. q. — co. Antonio Freschi per sé e qual procuratore della madre — Catterina n. d’Attimis e del nob. — Gherardo q. — co. Antonio Freschi — vende — alli — sigg. — G.B. e Pietro fratelli Sburlini — una casa con sedime e adiacenze —, situata — nel borgo di Pracchiuso, coscritta col c.n. 1445 — che a lev. confina col n. 1052 Venerio — Girolamo ed Antonio q. Francesco e calletta, mezz. il borgo di Pracchiuso, pon. il canale della roggia ed a tram. col detto n. 1052 — Venerio —, pervenuta in proprietà nella — famiglia Freschi di Cucagna — in vigor di pubblico instrumento 1720, 16 apr. di mano del fu not. — Giuseppe Bertoldi —. La — alienazione — viene fatta — per il prezzo — d’it. L 8500 —» (A.S.U., N., Francesco Nicolettis, 10634, 4349).
1841, magg. 8*Antonio Nardini, proprietario della casa, chiede ed ottiene il permesso di aprire una porta «per l’uso di alcuni locali interni della — casa» nel muro di cinta «dell’orticello annesso» (A.S.U., C.A. I, 328/VI, 3103 Orn. II C, con dis.).
1843, ott. 3*Antonio Nardini chiede di «riformare la facciata della sua casa al n. 1445 in borgo Pracchiuso —». Il permesso è accordato (A.S.U., C.A. I, 359/1843/IX, 7114 Orn. II C, con dis.).
  Il disegno è firmato da «GBraidotti Ing. Civile».
1846, apr. 18*Antonio Nardini inoltra domanda per riformare la facciata. Il progetto è approvato (A.S.U., C.A. I, 406/II, 5803 Orn. II C, con dis.).
1852*Antonio Nardini (Competenze, II, f. 2v).
1852, mar. 1*G. Nardini, «in riferimento alla differenza 29 febbr. scorso n. 706 —, si fa un dovere di prevenire codesta — congregazione che la casa di sua proprietà rimpetto S. Agostino è tuttora in continuazione di fabbrica e che forse potrebbe subire alcune modificazioni anche esterne —» (A.S.U., C.A. I, 527/VIII, 1824 Orn. II C).
 °°L’edificio è vincolato con D.M. del 22 nov. 2006 ai sensi del D.Lgs. 42/2004.
   
BIBLIOGRAFIA PICCO, I nostri giardini.
1446
1801 Gottardo e nipoti Venerio (Nomenclatura, f. 54v).
1809*Appartiene a Girolamo e fratello Venerio. Vi abita il filatoiaio Giacomo Bonani (Registro delli aloggi, f. 40v).
1812 Osteria “Alla pace”1 (Esercenti).
 *Gestione di Carlo Olivo (ibid.).
1812, mar. 24*«Olivo Carlo di Giovanni Maria sino li 19 febraro decorso ottenne la licenza, che rassegna sub A, di poter smerciare vini ordinari al minutto in borgo di Pracchiuso — n. 1446. Egli col presente dichiara che per sbaglio fu posto il suo nome, ma che in realtà dovea essere inscritto il nome di Giovanni Maria, suo riverito padre» (A.S.U., C.A. I, 184, Polizia).
1813, giu. 30*I fratelli Girolamo e Antonio Venerio del fu Francesco affittano a Bernardino di Pietro Rubini la casa n. 1446 per cinque anni per il canone annuo di L 290 (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10582, Rep. 1056, f. 48v).
1827, genn. 11.*L’ingegnere municipale G.B. Cotterli produce relazione sul sopralluogo alla casa 1446: «Ha trovato che il muro promiscuo coll’attigua casa verso mezzodν è crollato dalla parte dello Sturul —» (A.S.U., C.A. I, 135/XV).
1830, apr. 29*Girolamo e fratelli Venerio chiedono il permesso di chiudere «l’accesso al pezzetto di fondi di ragione dei medesimi in borgo di Prachiuso, che mette alle ivi annesse loro case et ortaglie e che, confinando al lato di mezzodν col borgo suddetto, è chiuso a lev. dalla casa — delli scriventi, condotta in affitto dagli eredi del q. sig. Bernardino Rubini, portante il c.n. 1446 ed a pon. dal fondo murato ch’era — delli — coo. Feschi, ora posseduto dalli — rev. G.B. e Pietro q. — Pascolo Sborlini —». La concessione non viene rilasciata (A.S.U., C.A. I, 168/XIV).
1852*Casa di ricovero (Competenze, II, f. 2v).
   
NOTE1Un caffè “Pace” è citato da Vatri (I caffè di Udine, 106); Corgnali, pubblicando e chiosando il lavoro del Vetri, ricorda un caffè omonimo al n. 1121 in via Superiore (ibid., 112).
1447
1801 Gottardo Venerio e nipoti (Nomenclatura, f. 54v).
1809*Appartiene a Girolamo e fratello Venerio. Vi abita l’industriante Marzia Modotti (Registro delli aloggi, f. 40v).
1832, mar. 22*In un elenco di persone, alle quali il capoquartiere Domenico Di Giusto riferisce di aver comunicato l’avviso municipale n. 1050, diretto ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità», al n. 1447 è citato il «casolino» Bortolo Modotto (A.S.U., C.A. I, 193).
1845, apr. 14°°Progetto della facciata della casa di ricovero a firma dell’ing. Antonio Lavagnolo (A.S.U., C.A. I, 422/1847/IV, 3616 Orn. II C, con diss.).
1846, magg. 11*«Convenuti nel giorno 11 maggio 1846 nella cancelleria del commando militare, l’i.r. intendenza delle caserme, facendo per l’erario militare —, e la congregazione municipale — di Udine dall’altra parte, rapporto alla chiusura da farsi della contradella per l’ospitai militare, la caserma S. Valentino piccolo ed il fondo per cui si costruisce la casa di ricovero pei poveri —, la congregazione municipale di Udine cede in assoluta proprietà dell’erario militare la porzione della contradella fra la caserma S. Valentino piccolo e l’ospitai militare S. Valentino grande, segnato nel — tipo in data Udine, li 17 lugl. 1845, dal punto b fino al punto g di — pertiche 0.30, assumendosi il comune la spesa per l’erezione del muro di chiusura in g, colla condizione che la chiusura in b sia assunta dall’erario militare. Onde potere il comune utilizzare il rimanente della contradella a vantaggio della casa di ricovero, demolindo il muro corrispondente da g sino ad f, assume la spesa di chiudere il portone in d e quella di aprire uno simile nel punto e addattandovi le attuale imposte, e l’erezione del muro di chiusura in f —» (A.S.U., C.A. I, 406/XXVI).
1846, magg. 27*G.B. Locatelli, ingegnere municipale interinale, dichiara di prestarsi per la direzione tecnica dei lavori per la casa di ricovero (A.S.U., C.A. I, 422/1847/IV, 3616 Orn. II C, con diss.; A.S.U., C.A. I, 422/1847/IV, 3616 Orn. II C, con diss.).
1846, magg. 30*«La congregazione municipale chiede parere sulla facciata proposta per la casa di ricovero nel fondo Venerio in borgo Pracchiuso». La risposta della deputazione d’ornato, firmata da Vicardo di Colloredo, S. Sabbatini e G.B. Bassi: «In mancanza del prospetto dello stato attuale e della pianta della chiesa, che dovrano essere presentati onde poter dare il voto sulla convenienza della proposta facciata, la scrivente fece un esame locale ed esaminò del pari presso l’ingegnere municipale l’intiero progetto. Una facciata divisa in otto parti fra loro discordanti, non sembra gran fatto corrispondere all’unità ed al carattere dell’edificio. Sarebbe desiderabile che fosse tolta la improvvida divisione, e dato un aspetto semplice ad uno, ed almeno che le parti corrispondessero meglio fra di loro ed all’insieme. Ma l’avvanzamento dei lavori nell’interno toglie la possibilità di raggiungere questo scopo; ed è forza limitarsi a quelle modificazione che vengono segnate in linee rosse, le quali per dichiarazione dell’ingegnere municipale non possono nuocer ai lavori interni già fatti e da farsi. Duole che i disegni non siensi presentati prima dell’incominciamento dei lavori interni, perché la scrivente avrebbe proposta una maggiore semplificazione e forse si sarebbe permessa qualche osservazione tendente a semplificare e migliorare la interna distribuzione, migliorando anche la condizione economica. Che, se non fosse dimostrata la necessità di costruire la chiesa colla facciata sulla pubblica strada, potrebbesi modificare l’intero prospetto, rendendolo più semplice e più adattato al carattere e alla destinazione del pio istituto. Pare veramente che in generale una casa di ricovero, se abbisogna di una chiesa per proprio uso privato, non abbia la necessità che le debba anche appartenere al pubblico culto. Tanto meno ci sembra il bisogno nel caso presente, in quanto che la popolazione circostante all’istituto è quasi a contatto colla chiesa parrocchiale della B.V. delle Grazie, ed ha in vicinanza anche l’oratorio di S. Valentino. Se queste considerazioni saranno giudicate non affatto destituite di ragione, la scrivente propone il prospetto A, in cui vengono conservate le altezze e gl’ingressi del presentato disegno e conservata ogni opera interna già costruita, evitando però le inopportune sporgenze e rientramenti sulla linea fronteggiante la strada. Così sarebbe colta una maggior economia anche sul conto della chiesa, perché se essa non avrà una pubblica facciata e non sarà destinata per pubblico uso, dovrà certamente costruirsi di minore capacità e con più semplice decorazione. D’altronde una cappella interna si presta più comodamente agli usi dei ricoverati» (A.S.U., C.A. I, 406/II, 3616, con dis.).
1846, giu. 16*«Condotta a vicino termine la fabbrica della casa di ricovero e cominciando la commissione a disporre per l’allestimento della stessa al fine di aprirla nel corrente anno, prega il sottoscritto voglia la congregazione municipale invitare il benemerito sig. Antonio Venerio a versare a mani di mons. Pisolini, cassiere della commissione, le L 6000 da esso generosamente offerte al comune e destinati all’ammobigliamento della casa stessa, il che più volte si offri effettuare. Il vicepresidente Antonio Caimo Dragoni» (A.S.U., C.A. I, 407/II 1846. Offerta Antonio Venerio per acquisto mobili per la Casa di ricovero. Alla congregazione municipale n. 38).
1847, febbr. 12 La deputazione d’ornato «gode che siasi giudicato meritevole di approvazione il prospetto A — » (A.S.U., C.A. I, 422, 817 Orn. II C).
1847 Viene inaugurata la Casa di ricovero, che comprende i n. 1447, 1448, 1450, 1451, 1452.
1852*Casa di ricovero (Competenze, II, f. 2v).
1860, magg. 26*Relazione dell’ingegnere municipale G.B. Locatelli alla congregazione municipale: «Ho esaminato sopra luogo i lavori eseguiti nella provvisoria casa di ricovero in calle dello Spagnolo e cosν quelli nell’istituto Casa ricovero in borgo Pracchiuso ceduto provvisoriamente ad uso caserma -» (A.S.U., C.A. II, 76/1860, 161).
   
BIBLIOGRAFIA AVOGADRO, Guida, 134; BRAGATO, Guida, 83; CAPELLANI, Guida della beneficenza, 94-99, 198; Casa d’invalidità; CICONI, Udine, 470; Cose urbane, 328; Deliberazioni della commissione, 7; L’inaugurazione del ricovero in Udine. Lettera al co. Gherardo Freschi; PILOSIO, Il Tomadini, 27-28; PICCO, Casa di ricovero, 132-141;PICCO, Il busto di Girolamo Venerio.
1448
1801 Gottardo Venerio (Nomenclatura, f. 54v).
 *Affittuale Antonio Zampieri (ibid.).
1809*Proprietà di Girolamo e fratello Venerio. Affittuale il calzolaio Antonio Zampieri (Registro delli aloggi, f. 40v).
1828, giu. 7*Girolamo e Antonio Venerio presentano progetto per la riforma della casa n. 1448 di loro proprietà. Si tratta di aprire una porta nella facciata a destra. Il permesso è accordato (A.S.U., C.A. I, 148/X, 2368 Orn. II C, con dis. firmato da Leonardo Piva).
1852*Casa di ricovero (Competenze, II, f. 2v).
1449
1801 Gottardo e nipoti Venerio (Nomenclatura, f. 54v).
 *Affittuale Giuseppe Merigo (ibid.).
1809*Proprietà di Girolamo e fratello Venerio. Inquilino il calzolaio G.B. Merigo (Registro delli aloggi, f. 40v).
1832, mar. 22*In un elenco di persone, alle quali il capoquartiere Domenico Di Giusto dichiara di aver comunicato l’avviso municipale n. 1050, diretto ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità», è citato al n. 1449 il falegname Cristofolo Cosano (A.S.U., C.A. I, 193).
1852*Casa di ricovero (Competenze, II, f. 2v).
1450
1801 Gottardo e nipoti Venerio (Nomenclatura, f. 54v).
 *Affittuale Antonio Gritti (ibid.).
1809*Proprietà di Girolamo e fratello Venerio. Vi abita Sabbata Gritti, «indigente» (Registro delli aloggi, f. 40v).
1832, mar. 22*In un elenco di persone, alle quali il capoquartiere Domenico Di Giusto dichiara di aver comunicato l’avviso municipale n. 1050, diretto ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità,» al n. 1450 è citato il «bechiero» Pietro Scicho ( A.S.U., C.A. I., 193).
1852*Casa di ricovero (Competenze, II, f. 2v).
1451
1801 Gottardo e nipoti Venerio (Nomenclatura, f. 54v).
 *Afittuali Nadalia Gritti e Gasparo Bais (ibid.).
1809*Appartiene a Girolamo e fratello Venerio. Vi abita l’industriante Nadalia Gritti (Registro delli aloggi, f. 40v).
1832, mar. 22*In un elenco di persone, alle quali il capoquartiere Domenico Di Giusto dichiara di aver comunicato l’avviso municipale n. 1050, diretto ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità», è citata al n. 1451 Agata Bertossi, che vende «fruti e pane» (A.S.U., C.A. I , 193).
1852*Casa di ricovero (Competenze, II, f. 2v).
Chiesa della Beata Vergine dei Sette dolori
1801 Chiesa del convento delle Terziarie della B.V. dei Sette dolori, costruita nel 1744, ora unita all’ospedale militare. Vedasi n. 1455.
1852*Compreso nei n. 1451 e 1452 (Competenze, II, f. 2v).
   
STUDI INEDITI FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 169r — 169v.
   
BIBLIOGRAFIA ASCHETTINO-CAMINITI, L’ospedale militare, 359-363; BRAGATO, Guida, 166; DELL’OSTE, S. Valentino. Frammenti storici, 36-43; DE PIERO, Antiche parrocchie, 76, 78; L. PALLADIO degli OLIVI-G. CAIMO DRAGONI, Memorie, 15, 22, 46; della PORTA, Toponomastica, 212.
   
ICONOGRAFIA GIRONCOLI- de BAURAIN, Stemma della città, n. 16; MAJERONI-LEONARDUZZI, Città d’Udine, n. 11; SPINELLI-DALLA VIA, Novissima pianta, n. 12.
1452
1714, genn. 19*Proprietà di Francesco Venerio. Vedasi n. 1453.
1801 Gottardo e nipoti Venerio (Nomenclatura, f. 54v).
 *Affittuale G.B. Braidotti (ibid.).
1809*Proprietà di Girolamo e fratello Venerio. Vi abita il linaiolo G.B. Braidotti (Registro delli aloggi, f. 40v).
1852*Casa di ricovero (Competenze, II, f. 2v).
1453 Il Quartieretto
1608, mar. 31*Al consiglio maggiore della città: «Essendo io Zuanbattista Panizuolo afflittissimo di mala fortuna — ritornato in questa città per rimediare alle miserie mie con honesta riuscita della mia casa di Prachiuso, ho ritrovato che di ordine VV. SS. ill.me — essa casa è ripiena di capelletti e senza mia saputa sono stati da quella fabricati solaro et stalla con molti altri concieri di spesa importantissimo et a me insopportabile. Et considerando che essa cosi riesce comoda ala detta milizia et che in ogni tempo può ritornare ad utilità dela città —, ho preso risolutione di assentire al voler di VV. SS. con lasciarla in libero uso et dispositione loro et supplicarle che degnino pagarmi la detta per quel prego che sarà giudicato ragionevole dalo sp. Stainero, scontro di questa — comunità —» (Annales, LXVIII, f. 82v).
1690, magg. 11*«Gli ill.mi sigg. deputati co. Porta, co. de Simeonibus, co. Caisello e co. Colloredo —, facendo per nome di questa magn. città, hanno locato — a G.B. Giuseppe q. Giovanni Antonio Callegaro —, due stanze del corpo del quartiere di ragione della stessa magn. città in Prachiuso, che si ritrova hora vacuo della solita militia di fanteria, una pie’ piano, et una nel solaro di sopra, che teniva ad affitto Nicolò Paltrovicchio, soldato di cavalleria, in virtù di locatione 2 settembre 1689, le quali sono state da lui renonciate —» (A.S.U., C.A., 3/3).
1691, mar. 3*Lo stesso locale è affittato a Paolo Pidutto (A.S.U., C.A., 3/4).
1714, genn. 19*«— Francesco Venerio — obbliga una casa di sua habitazione posta nel borgo di Prachiuso —; confina a lev. il quartier publico di cavalleria, a mezo dν la strada pubblica, a sol a monte — Francesco Venerio et alli monti Michiel e fratelli Bassi —» (A.S.U., N., Rocco Carminati, 8074, VII instr., f. 6r — 6v bis).
1801 Quartiere di soldati di cavalleria (Nomenclatura, f. 54v).
1809 «Dall’epoca 1797 in poi in via provvisoria il fabbricato servi vicendevolmente ora a caserma ora a beccaria militare. Poscia il corpo del Genio se ne impossessò del medesimo, nonostante il titolo della proprietà assoluta della comune in forza di acquisto da essa verificato nell’epoca 26 agosto 1729, senza corrispondere alla comune su di esso verun affitto. La sua situazione è lontana dal centro ed in ubicazione poco felice —» (A.S.U., C.A. I, 1/Attività e passività 1808, Case e fabbricati, n. 12).
1809, ott. 23 Il pubbl. per. G. Clocchiati ne redige stima definendo il complesso come «caserma di Prachiuso detta della cavalleria veneta» (B.C.U., ms. vacch. pubbl. per. 235, f. 28v — 30r).
1809 Il Registro delli aloggi tace il nome del proprietario (Registro delli aloggi, f. 40v).
1838 Deposito delle monture militari (Piante delle città capoluoghi, tav. XIX, n. 3).
1845 «Cancelleria e magazzini militari» (LAVAGNOLO-GARLATO, Pianta). Il locale adibito, di nuovo, dopo il 1866, a caserma di cavalleria, fu distrutto da un incendio; quindi fu incorporato nell’attiguo ospedale militare.
1852 Caserma (Competenze, II, f. 2v).
   
STUDI INEDITI FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 170r — 170v.
   
BIBLIOGRAFIA DELL’OSTE, S. Valentino, 42; della PORTA, Toponomastica, 212;
   
ICONOGRAFIA GIRONCOLI-de BAURAIN, Stemma della città, n. 14; MAJERONI-LEONARDUZZI, Città d’Udine, n. 10.
1454
1801 Gottardo e nipoti Venerio (Nomenclatura, f. 54v).
 *Affittuale Giovanni Zanor. «Scorzaria» (ibid.).
1809*Proprietà di Girolamo e fratello Venerio. Vi abita il negoziante G.B. Di Lena. «Scorzaria». Allo stesso numero è censito un locale del demanio, dove abita il macellaio Giuseppe Padoano (Registro delli aloggi, f. 40v).
1852*Censito insieme con i n. 1451 e 1452 (Competenze, II, f. 2v).
1455
1689, nov. 20*«Stato e grado della casa che il nob. — Francesco Brugno — cede — alle — Tertiarie della Beatissima Vergine dei Sette Dolori —, posta nel borgo di Prachiuso della città di Udine, al tempiaro della qual casa, sopra il borgo a lev. appoggia la — parochial chiesa di S. Valentino, et all’altro a pon. appoggia la nuova fabrica del — monasterio — delle sudette — Tertiarie, tolto e ricevuto li giorni passati da me Simon Rizzo, publico perito et agrimensore di questa città e patria d’ordine di detto sig. Brugno —» (A.S.U., C.R.S., 818/3, Libro d’instromenti delle reverende signore Terciarie de l’ordine de’ Servi B.V.M. Septem Dolorum, f. 32v — 38v , con schizzo in pianta al f. 38v).
1690, mar. 10 «— Essendo il nob. — Francesco Brugno q. — G.B. di questa città, in ordine alle — istanze — del — monasterio — delle — Tertiarie della Beata Vergine dei Sette Dolori di questa città, condescesso a secondare le loro brame — e beneficarle con la cessione — di sua casa, con due ordini di fabrica, due corti, horto et sito o campo incolto, situata fra il — loro monasterio e la — chiesa di S. Valentino nel borgo di Prachiuso —, esso nob. — Francesco — vende — alle sudette rr. madri la predetta casa — descritta coi suoi confini — nell’operatione Rizza, 20 nov. p.p. —. E ciò — fa — perché — esse madri — accettanti — la casa stessa —, mediante la quale conseguiranno l’uso — della — chiesa di San Valentino, per udir, dentro dei loro muri, la santa messa e supplir alle altre parti delli loro santi officii, divotioni et orationi s’obbligano — di far — celebrar giornalmente e in perpetuo — una messa in detta chiesa —» (A.S.U., C.R.S., 818/3, Libro d’instromenti delle reverende signore Terciarie de l’ordine de’ Servi B.V.M. Septem Dolorum, f. 20r — 32r).
1704 Monastero delle Terziarie della B. Vergine dei Sette Dolori o di San Valentino (SPINELLI-DALLA VIA, Novissima pianta, n. 12).
1733, dic. 3 «Essendosi compiaciute le rr. mm. del rev. monastero delli Sette Dolori —, con forma arbitraria e auttorevole, in occasione della erezione della loro divisata nova chiesa, occupare sito e siti publici, tanto verso la contrada, quale divide le case vechie bora demolite dal publico Quartiere, quanto verso il borgo di Pracchiuso — ingombrando la strada —, quali siti devono restare liberi non meno per l’uso e transito che per togliere qualunque deformità di prospetto —, ciò stante ricercati di opportuno e necessario provvedimento, ad instanza dell’ill.mi sigg. deputati — alle — suddette rr. mm. nec non alli loro operarli, — in pena di duc. 100 e di proceder criminalmente debbano desistere da qualsiasi novità e inoltre alla vista — del presente — ordine — haver fatte demolire — le suddette fabriche divisate —» (B.C.U., ms. M. III, f. 34r).
1734, febbr. 8 Circa la fabbrica della nuova chiesa del monastero dei Sette Dolori, si delibera che «lo sporto della faciata di detta chiesa lungo la principal strada di detto borgo, il quale — in larghezza è di circa piedi quattro, sia demolito e ridotto a sole onze dieciotto a misura di questa città; che — il cantone di detta fabbrica sulla pubblica calisella osia androna che separa il Quartiere dal monastero, — sia demolito e ridotto in figura ottusa osia semicircolare vulgo “a valanghino” giusta la pianta approvata, sicché sia demolito il muro lungo la pubblica strada del — borgo — piedi otto e lungo la detta pubblica androna piedi cinque» (B.C.U., ms. M. III, f. 52r — 52v).
1742, apr. 7 Si concede al monastero dei Sette Dolori di piantare paracarri avanti la loro casa (Acta, LXXX, p. 207v — 208r, con dis. di Filippo Capodagli).
1749, ag. 28*«— Fu — letto il — memoriale delle rr. mm. terziarie dei Sette Dolori, indi proposta la seguente parte, la quale fu accompagnata con eloquente discorso dell’ill.mo di Montegnacco, uno dell’ill.mi — deputati e poi ballottata restò presa con tutti i voti eccettuati sette. Appertosi al monastero delle Terziarie Serve di Maria Addolorata il caso di ottenere dalla parochial chiesa di S. Valentino piccola porzion di fondi, col di cui mezo dilatare verso le — mura il piano d’esso monastero, ristretto alle altre parti da pubbliche strade e dalla chiesa suddetta, — implorano quelle religiose qualche porzione del terreno di pubblica ragione contermine al fondi acquistato. Visitata dal magistrato nostro quella situazione e fatti li convenienti riflessi al numero delle religiose, alla ristrettezza del monistero e agli esempi di generosa beneficenza da questo conseglio diffusa a favore degl’altri monisteri, unanimi e concordi poniamo parte che, admessa dall’autorità di questo conseglio la supplica di dette rr.mm. Terziarie, le sia concesso il sito contiguo al fondi — nella sola quantità però di passa trecento e vintidue, onde possano chiuderlo con muri per la divisata estensione del loro orto, a condizione però che la muraglia, da errigersi verso le — mura, lasciar debba in continuazione la strada della larghezza di cui è in presente dietro l’orto del monistero e con obbligazione alle antedette rr. mm. di contribuire annualmente alla chiesa di S. Giovanni Battista in piazza Contarena un candellotto di cera bianca di libbra una» (Annales, CXII, f. 151r — 151v).
1753, mar. 29*Si concede al convento dei Sette Dolori «un tratto di terra verso le — mura per ampliare il loro monastero, il quale giace al ponente dell’orto» di Vincenzo Del Zan (A.S.U., C.A., 14/27).
[s.d.]°°Convento dei Sette Dolori (B.C.U., A.C.A., ms. D.XXII, c.19r).
1758, mar. 30*Vedasi pianta di Alessandro Rota, dove sono visibili le proprietà confinanti verso oriente (A.S.U., C.A., 14/36).
1765, giu. 21 G.B. q. Giacomo Cicogna retrovende a Tomaso e fratelli Zorutti il pezzo di terra detto “drio casa” e pezzo d’orto anesso stato escorporato dal v. monastero de’ Sette Dolori — pervenuto in detto — Cicogna — (A.S.U., N., G.B. Stella, 9142, II istr., 208, f. 173r — 173v).
1801*Convento delle Servite (Nomenclatura, f. 54v).
1806, lugl. 28 Decreto di soppressione del convento di S. Valentino: le monache passano al convento di S. Maria di S. Daniele (Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte II dal 1 maggio al 31 agosto 1806, 817).
1807, nov. 21*Asta senza esito di «casa in borgo di Prachiuso — senza numero civico di provenienza del monastero di S. Valentino, condotta da Giuseppe Coluzzi —» (A.S.U., N., Antonio Lorio, 10431, Asta, n. XX della serie).
1807, nov. 21*Asta senza esito di «casa inborgo di Prachiuso — senza numero civico di provenienza del monastero di S. Valentino, condotta da Giuseppe Coluzzi —» (A.S.U., N., Antonio Lorio, 10431, Asta, n. XX della serie).
1809 Appartiene al demanio. Vi abitano il calzolaio Giuseppe Colussi e il muratore Leonardo Bisutti (Registro delli aloggi, f. 40v).
1809, ott. 23*Stima dei locali della caserma di S. Valentino ad opera del pubbl. per. G. Clocchiati, il quale fa riferimento al grado rilevato con Iognoli il 22 marzo 1809 (B.C.U., ms. vacch. 235, pubbl. per. G. Clocchiati, f. 24v — 28v).
1809*«Il fu consiglio maggiore della città con atto 1749, 28 ag., nel t. CXII degli Annali a c. 151 ha concesso alle monache, denominate serve di S. Maria Addolorata, ed anche di S. Valentino nel borgo di Pracchiuso, una porzione di terreno, onde lo chiudessero, come lo hanno chiuso, nel recinto del loro monastero, verso l’annuo canone perpetuo di un candelotto di cera bianca, considerato — del valore di L 1,02 d’Italia. Questo canone si pagò dalle monache fino all’anno 1805 inclusive. Per la loro concentrazione, restò avocato quel monastero con tutti i suoi fondi aderenti, compreso quello di cui trattasi, al r. demanio, verso il quale per conseguire il canone — di L 1,02 — dall’epoca 1806 in avanti, non si fece ancora dalla comune alcun passo» (A.S.U., C.A. I, 1/Attività e passività 1808, n. 26).
1810, febbr. 7*«Stato e grado delli orti di provenienza del monastero di S. Valentino sito in borgo di Prachiuso — erano tenuti a semplice affitto da Francesco e fratello Del Zan con locazione 12 marzo 1809». Gli orti sono due dei quali uno dotato anche di pozzo. Sono cinti da muro (B.C.U., ms. vacch. pubbl. per G. Clocchiati, f. 24v — 27v)
1810, apr. 25*Soppressione del convento ai sensi del decreto napoleonico n. 77 (Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte prima dal primo gennaio al 30 giugno 1810, Milano 1810, 264-267).
1811 Caserma di S. Valentino (PERUSINI, Pianta).
1811, mar. 11 Il direttore del demanio e diritti uniti del dipartimento di Passariano al podestà di Udine: «Devoluta a questa municipalità la sorveglianza dei locali demaniali ceduti ad uso di caserma e nella circostanza di poter alienare, mediante il suo atterramento, a profitto della cassa d’ammortizzazione la torre aderente alla chiesa e locale di S. Valentino in questa comune, mi formo il dovere di prevenirLa, sig. podestà, di tale apertura e prima di dar corso agli atti relativi di vendita prego la di lei compiacenza a riferirmi se per avventura ella avesse qualche appoggiata eccezione contro la vendita medesima —» (A.S.U., C.N., 79/ XXV. Demanio, 1085).
1811, mar. 28 «Sono pervenute in assoluto possesso del r. demanio numero tre — case: la prima senza numero civico, situata nel borgo di Prachiuso, parochia di S. Valentino di provenienza di quell’avocato monastero della B. Vergine Addolorata, affittata a Leonardo Besutti per una locazione di anni tre —, già ultimata col — 18 — genn. 1803 — e poscia protratta ad anno per l’annua corrisposta d’it. lire sessantatré, milesimi quattrocento sessanta; la seconda situata nel sudetto borgo numerata col — n. 1715 — di provenienza della soppressa fraterna de’ calzolai di detta comune affittata ad Anna ed Ellena Drettigh per l’annua corresponsione d’it. L — 76,752; e la terza situata nel — borgo di S. Valentino, senza marca, di proprietà del predetto avocato monastero, affittata con scrittura 17 — sett. 1804 — a Giuseppe Coluzzi per un triennio ultimato col giorno — 15 nov. 1807 — verso l’annua corrisponsione d’it. L — 124,207 —. Il direttor demaniale — vende — al sig. Pietro del fu Giuseppe Tomadoni — due case senza numero situate nel — borgo di Prachiuso ossia di S. Valentino di provenienza di quel soppresso monastero —; l’altra casa — n. 1715 — il — direttor dipartimentale — vende — al — sig. Giuseppe di Antonio Zanetti —» (A.S.U., C.N., 79/XXV. Demanio).
1811, magg. 2*Il direttore del demanio e diritti uniti del dipartimento di Passariano al podestà di Udine: «Viene a questa demanial direzione richiesto in vendita il pezzo di terreno di campi 2 1/2 circa che serviva già ad uso d’ortaglie dell’aderente monastero di S. Valentino in questo comune, ridotto ad uso militare caserma. Comunque questo terreno, benché attiguo al detto locale, non formi però attualmente parte del medesimo e sia stato anzi dallo stesso separato con opportuni serramenti, essendo anco affittato per interesse del demanio, nientemeno trattandosi di caserma, che si ritiene coi fondi aderente in consegna di questa municipalità, prima di dar corso alle pratiche di metodo per la proposta alienazione, io trovo conferente e regolare di prevenirla, sig. podestà, di un tale progetto, ond’Ella, presolo in esame, si compiaccia poi il piϊ presto possibile di dichiararmi se, come ritengo, nulla osti per sua parte alla libera disposizione in vendita del fondo suindicato —». Risposta del podestà al direttore demaniale l’ 11 maggio successivo: «Qualora non venghi portato pregiudizio di sorte alla caserma di S. Valentino ed al relativo suo uso, nulla osta —» (A.S.U., C.N., 79/XXV. Demanio, 1964).
1824, nov. 6*Nell’elenco dei pozzi del primo quartiere viene segnalato quello scoperto esistente «nella caserma detta di S. Valentino» (A.S.U., C.A. I, 88/IX).
1827, dic. 1*Francesco Del Zan, capo del primo quartiere, denuncia: «Ieri sera per vetustà crolò un trato di muro di circa passi 12 di chiusura de l’orto — et monastero di S. Valentino, verso le mura urbane, nonché minaccia altro crolo del medesimo muro —» (A.S.U., C.A. I, 135/XV).
1838 Ospedale militare (Mappa censuaria).
1848, apr. 6*«— Il — cittadino1 Francesco d’Altan, faciente per la commissione d’alienazione de’ beni erariali —, vende — al — Giovanni Marpillero — il fondo ortale dell’estensione di campi 1/4.86, ossiano pertiche censuarie tre, centesimi 867 —, denominato orto piccolo, attiguo alla caserma militare di S. Valentino — borgo Pracchiuso, appartenente alla r. cassa d’ammortizzazione e proveniente dal soppresso monastero di S. Valentino. — Il prezzo di tal compra — vendita consiste in austr. — L 1600 —» (A.S.U., N., G.B. Valentinis, III, 1350).
1852*Caserma militare (Competenze, II, f. 2v).
1883*Nella parte censita 1455 B, caffè di M. Del Moro Urbancis (AVOGADRO, 139).
1938 Ospedale militare.
1943 Ospedale militare tedesco.
1945, magg. 1 Ospedale militare angloamericano.
   
NOTE1Si tratta del primo rogito del notaio dopo l’insurrezione.
   
STUDI INEDITI FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 166v — 169v.
   
BIBLIOGRAFIA BONORIS, Santa Maria delle Grazie, 84;DELL’OSTE, S. Valentino, 23-24; DE PIERO, Antiche parrocchie, 78; DE RUBEIS, Catalogo, 2 (1937), 19; della PORTA, Toponomastica, 153-154, 212.
   
ICONOGRAFIA GIRONCOLI-de BAURAIN, Stemma della dita, n. 16; MAJERONI-LEONARDUZZI, Città d’Udine, n. 11; MURERO, Udine metropoli, n. 21; SPINELLI-DALLA VIA, Novissima pianta, n. 12.
Chiesa di S. Valentino
  Costruita nel 1574. Eretta in parrocchia 1581 sino al 1808.
   
STUDI INEDITI FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 166v; RAIMONDI, Gioia preziosa, p. 61-62.
   
BIBLIOGRAFIA ASCHETTINO-CAMINITI, L’ospedale militare, 359-363; BERGAMINI-TAVANO, Storia, 469; CARRARA, Panegirico della Traslazione; CAVALCASELLE, La pittura, 236; DELL’OSTE, S. Valentino; DE PIERO, Antiche parrocchie, 75-77; C. ERMACORA, Un costruttore: Tiziano Tonino, 243; ERMACORA, Guida, 118; di MANIAGO, Guida, 55; NEGRONI, Vita di S. Valentino; L. PALLADIO degli OLIVI-CAIMO DRAGONI, Memorie udinesi, 13, 15, 22, 46; PARONI-BARBINA, Arte organaria, 95; della PORTA, Toponomastica, 212; de RENALDIS, Della pittura, 85; de RUBEIS, Catalogo 2 (1937), 19; 3 (1937), 11-12; VALENTE, In borgo di Pracchiuso, 10-11; VALENTINIS, Udine antica, 17.
   
ICONOGRAFIA GAZOLDI-COSATINO-RUFFONI, Udine metropoli, n. 28; GIRONCOLI-de BAURAIN, Stemma della città, n. 15; MAIERONI-LEONARDUZZI, Città d’Udine, n. 12; MURERO, Udine metropoli, 28; SPINELLI-DALLA VIA, Novissima pianta, n. 11.
1456
1801 Canonica di S. Valentino (Nomenclatura, f. 54v).
1809*Appartiene alla chiesa di S. Valentino. Vi abita il parroco di S. Valentino e delle Grazie (Registro delli aloggi, f. 40v).
1832, mar. 22*Il capoquartiere riferisce di aver recapitato a questo numero a Sebastiano Lovaria, ingombrante con «leame» la via, l’avviso municipale n. 1050, diretto ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità» (A.S.U., C.A. I, 193).
1852*Proprietà della chiesa della Beata Vergine delle Grazie (Competenze, II, f. 2v).
1883 «Osteria milanese» (AVOGADRO, 151).
 *Gestione di Baldassare Cairatti (ibid.). Nella chiave dell’architrave si legge: «L.D.S./MDCCLVI/R.A. DNI/MCMI».
1457
1801 Sac. Sebastiano Del Zan1 (Nomenclatura, f. 54v).
 *Affittuale Maria Sostera (ibid.).
1809 Francesco Zanin, agricoltore (Registro delli aloggi, f. 40v).
 *Vi abitano il pistore Antonio Marcuzzo e l’industriante Sebastiano Lovaria (ibid.).
1852*Pietro Agosto (Competenze, II, f. 2v).
1876*Fucina del fabbro ferraio G.B. Zorattini (COSMI-AVOGADRO, 92).
[1937] Fra le finestre del primo piano vi è una grande nicchia con una Madonna dipinta ed un bracciale in ferro per sostenere una lampada.
   
NOTE1Si registrano due acquisti a nome del sacerdote Del Zan in via Pracchiuso alla fine del secolo XVIII:
  1783, marzo 9. «— Valentino q. Francesco Scrosoppo — ha venduto — al rev. — Sebastiano q. Francesco Del Zan — la casa di muro, coperta di coppi, situata in — borgo di Prachiuso, il pezzo d’area, staletta, cortivo con impianti, orto pur con impianti —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9973, IV instr., 250, f. 307v — 308v).
  1795, apr. 11. «— Angela f. ed erede del q. Giuseppe Pividore — ha — venduto — al rev. — Sebastiano q. Francesco Del Zan di — borgo di Prachiuso — una casa con staletta, cortivo ed orto posta in — borgo di Prachiuso —, era dalla medesima — Angela cessa a godere a — Valentino figlio di — Andrea Riga di Basagliapenta, abitante in questa città, con contratto 2 marzo 1791, not. — Osvaldo Colomba —; item la porzione alla medesima Angela spettante d’una stanza terranea posta sopra il borgo —. E questa — vendita — fa — pel — prezzo di — L 2124 —» (A.S.U., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9977, XXIX d’instr., 2137, f. 2898v — 2900v).
1458
1801 Sac. Sebastiano Del Zan (Nomenclatura, f. 54v).
 *Affittuale Sebastiano Zanetti (ibid.).
1809*Appartiene all’agricoltore Giacomo Zanini. Vi abita il calzolaio Sebastiano Zanetti (Registro delli aloggi, f. 40v).
1809, febbr. 25*Stime effettuate per i fratelli Francesco e Sebastiano q. Vincenzo Del Zan: «— casa a lev. — tenuta ad afito da Sebastiano Zanet, marcata col c.n. 1458 —» (B.C.U., pubbl. per. G. Clocchiati, vacch. 240, f. 8r — 12v , con pianta della casa al f. 12r).
1842, apr. 22*Francesco Fontana «— domanda che li venghi conseso di ricostruire la faciatta, in Udine, borgo di Prachiuso —, n. 1458 A». Il permesso è rilasciato (A.S.U., C.A. I, 342/1842/IV, 2545 Orn. II C, con dis., firmato dal muratore Valentino Driussi).
1852*Compreso il 1458 A, appartiene a Francesco Fontanna (Competenze, II, f. 2v).
1459
1801 Sac. Sebastiano Del Zan (Nomenclatura, f. 54v).
 *Abitazione del sagrestano di S. Valentino (ibid.).
1809*Appartiene a Francesco Zanini. Vi abita il sagrestano Giacomo Pasqualino (Registro delli aloggi, f. 40v).
1809, febbr. 25*Dalle stime redatte per i fratelli Francesco e Sebastiano Del Zan: «casa di propria abitazione, con area, stalla e fabbriche ad uso di affittanze, a mezz. e pon. con fondi, cortivi ed orto marcato col c.n. 1459, che il tutto unito confina a lev. Domenico Lodolo, a mezz. il borgo di Prachiuso, a pon. casa ed orto del paroco pro tempore di S. Valentino e parte il locale, ossia orto dal fu concentrato monastero di S. Valentino, a tram. parte orto e parte strada attorno le pubbliche mura —». Segue la stima (B.C.U., pubbl. per. G. Clocchiati, vacch. 240, f. 1r — 14v).
1852*Appartiene a Marianna Del Fabro Fadini (Competenze, II, f. 2v).
1460
1801 Sac. Sebastiano Del Zan (Nomenclatura, f. 54v).
1809*Appartiene all’agricoltore Francesco Zanin, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 40v).
1830°°«Tipo dimostrante a nero il muro di cinta del cortivo della casa di ragione di Antonio Lodolo q. Domenico situata in questa regia città di Udine sopra il borgo di Prachiuso con ingresso del portone coscritta col c. n. 1461; a rosso il fabbricato d’errigersi in continuazione dell’interno da diversi anni incominciato» (A.S.U., C.A. I, 168/1830/XIV Orn. II C, con dis.).
1852*Proprietà degli eredi di Sebastiano Del Zan (Competenze, II, f. 2v).
1461 Oratorio di S. Valentino
  Antica chiesetta detta di S. Valentino vecchio fondata nel 1355.
1738°°Fondi esistenti alle spalle della vecchia chiesa di S. Valentino (A.S.U., C.A., 14/I, n. 36 , con dis.).
1758, mar. 21*Disegno di Alessandro Rota, rappresentante la zona retrostante la chiesa, di proprietà di Vincenzo Zanini e Giuseppe Pividore, che pagheranno un canone perpetuo consistente in tre paia di pernici, a causa della concessione di una zona di terreno pubblico (B.C.U., A.C.A., ms. D.XXII, c.27r; pratica relativa A.S.U., C.A., 14/13).
1801 Era di Domenico Lodolo (Nomenclatura, f. 54v).
1809*Appartiene all’agricoltore Domenico Lodolo, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 40v).
1809*Il canone «esiste nelle famiglie originariamente investite»: è intestato a Sebastiano Del Zan e a Giuseppe Pividore (A.S.U., C.A. I, 1/Attività e passività 1808, Livelli, canoni, n. 15).
1812 Osteria “Alla Fenice” (Esercenti).
 *Gestione di Antonio Sedco (ibid.). Al principio del secolo XIX vi ebbe sede un’osteria intitolata “Al boia” (“Pagine friulane”, 14, X, 1901, copertina).
1830°°Vedasi n. 1460.
1852*Antonio Lodolo1 (Competenze, II, f. 2v).
   
NOTE1Un disegno della casa, di proprietà dello stesso Lodolo, è inserito senza la pratica relativa, in una busta che contiene progetti del 1830 (A.S.U., C.A. I, 168/XIV).
   
STUDI INEDITI FACCIOLI-JOPPI, Chiese, f. 168; RAIMONDI, Gioia preziosa, p. 60.
   
BIBLIOGRAFIA BRAGATO, Guida, 82; DELL’OSTE, La prima chiesa di San Valentino; DELL’OSTE, S. Valentino. Frammenti storici; DE PIERO, Antiche parrocchie, 75; della PORTA, La pena di morte, 218; della PORTA, Toponomastica, 26; TENTORI, Udine, 291-292; VALENTINIS, Udine antica, 18.
   
ICONOGRAFIA GIRONCOLI-de BAURAIN, Stemma della città, n. 17; MAJERONI-LEONARDUZZI, Città di Udine, n. 13; SPINELLI-DALLA VIA, Novissima pianta, n. 13.
Porta Pracchiuso
1374, dic. 19*Vedasi Porta Grazzano esterna, tra le casa n. 340 e la casa n. 341.
1397, genn. 29 «Item ellectus fuit Bellonus de Orbittis qui suprastare debeat ad videndum laborare portam extrinsecam Cividati et solicitare magistros et manoales qui bene laborent ed diligenter et ipsum laborerium expediant et hoc pro uno mense proximo venturo» (Annales, XII, f. 141v).
1402, magg. 16*Vedasi Porta S. Antonio, n. 1807.
1407, ott. 3*Il consiglio di Udine concede a Valentino Valentinis di rifare a sue spese la porta esterna di Cividale che minaccia rovina, «iuxta broylum suum», col patto che i Valentinis abbiano in essa una camera ed un poggiolo per comodità del giardino contiguo di loro proprietà (Annales, XVI, f. 318r).
1782, mar. 11*«Disegno visuale del sito e fondi che questo ill.mo pubblico è per concedere al contestabile della porta di Pracchiuso di questa magn. città nelle pubbliche fosse in continuazione dell’altro che già gode nella fossa medesima —». La pianta, di Alessandro Rota, comprende anche la porta di Pracchiuso (A.S.U., Archivio della Porta, b. 12).
[s.d.]°°Disegno firmato da Giovanni Fusconi (B.C.U., A.C.A., ms. D.XXII, c.30r).
1796, lugl. 30*«— Leonardo e — Maria iug. Colussi — s’obbligano ed impegnano di rendere del tutto libera ed evacuata quella parte della torre del borgo di Prachiuso che fu loro subaffittata da quel conestabile, entro il termine di giorni 20 —» (Acta, XCII, f. 162r).
1809*Custode ne è Paola Lovaria (Registro delli aloggi, f. 40v).
1819, magg. 20°°Francesco Bernardinis presenta la Topografia delle muraglie urbane della r. città di Udine tra le porte Aquileia, Ronchi e Pracchiuso, rilevata inesivamente ad ord. della r. congregazione municipale di Udine n. 964, 18 marzo 1819, scala 1.2000. Vedasi Porta Ronchi, tra la casa n. 1892 e la casa n. 1893.
1838*Il comune affitta la torre di Porta Pracchiuso ad Antonia Lovaria, per l’annuo canone di L 47. La scadenza è fissata all’11 nov. 1845 (A.S.U., C.A. I, 282, Attività...1838, n. 34).
1838*Il comune provvede alla riparazione di pavimenti e coperti della torre (A.S.U., C.A. I, 282, Passività...1838, n. 120).
1843, febbr. 5*Capitolato d’appalto per la demolizione della torre di Porta Pracchiuso (A.S.U., C.A. I, 406/XXVIII).
1846, genn. 6*Perizia del sostituto ingegnere municipale sul pericolo di crollo della torre (ibid.).
1846, sett. 23 Il consiglio dona alla Casa di ricovero i materiali ottenuti colla demolizione della torre di Pracchiuso (A.S.U., C.A. I, 406/XXVIII, 23036/6007).
1868, mar. 10*Pratica firmata dall’ingegnere municipale G.B. Locatelli, per la liquidazione dei lavori «di costruzione d’un cancello in legname larice al vano esterno d’una porta urbana di Pracchiuso eseguito dal falegname Missoni Pietro per contratto 15 gennaio 1868» (A.S.U., C.A. II, 65, con dis.).
1899 Vengono demoliti gli archi superstiti della Porta di Pracchiuso.
   
STUDI INEDITI di MONTEGNACCO, Note storiche, B.C.U., ms. 638 fondo Joppi, f. 16r.
   
BIBLIOGRAFIA BATTISTELLA, Quisquilie, 155; BRAGATO, Guida, 82; CICONI, Udine, 225; DELL’OSTE, La prima chiesa, 6; DELL’OSTE, S. Valentino, 4; JOPPI, Udine prima del 1425, XI; di MANZANO, Annali, 29; Mostra fotografica Udine cento anni, ill. n. 36, 37; L. PALLADIO degli OLIVI-CAIMO DRAGONI, Memorie udinesi, 14; Parti prese... 1880, 36; Parti prese...1898, 143; Parti prese...1903, 184; PILOSIO, Itinerari udinesi, 113; RIZZI, Udine, 61, 186, 192; TENTORI, Architettura e architetti, 347.
   
ICONOGRAFIA [F. BERTELLI], Pianta prospettica; [P. BERTELLI], Città d’Udine; CADORIN, Pianta prospettica; [CORONELLI], Udine; GAZOLDI-COSATINO-RUFFONI, Udine metropoli; [LASOR A VAREA], Pianta prospettica; MAJERONI-LEONARDUZZI, Città d’Udine; RASICOTTI, Veduta prospettica; [SCOTO], Udine metropoli; SPINELLI-DALLA VIA, Novissima pianta.
1462
1801 Gottardo e nipoti Venerio (Nomenclatura, f. 54v).
1809*Appartiene a Girolamo e fratello Venerio. Vi abita il cappellaio Giovanni De Colle (Registro delli aloggi, f. 41v).
1814, genn. 11*Nell’Elenco dei pistori, quali tengono depositi di farine presso di loro, al n. 1462 è segnalato Pietro Colle (A.S.U., C.N., 185, 72 Pol.).
1825, magg. 20 Girolamo e Antonio fratelli Venerio (A.S.U., C.A, 100/1825, I, Provvidenze generali).
 *I proprietari chiedono ed ottengono il permesso di riattare una porta (ibid.).
1852*Proprietà dei fratelli Venerio (compreso il 1462 A) (Competenze, II, f. 2v).
1853, nov. 2*Il muratore Valentino Dreussi firma un progetto di riforma del pian terreno che coinvolge i n. 1462, 1462 A, 1463 e 1742 (A.S.U., C.A. II, 66, 8144 Orn. II C).
1876*Laboratorio del pittore decoratore Luigi Zamparo (COSMI-AVOGADRO, 110).
1463
1801 Gottardo e nipoti Venerio (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Menega Missio (ibid.).
1809*Appartiene a Girolamo e fratello Venerio. Vi abita Domenica Alessia, «indigente» (Registro delli aloggi, f. 40v).
1835*Nell’Elenco del personale sanitario del comune, a questo numero ha recapito la levatrice Giulia Cocolo (A.S.U., C.A. I, 237/XII).
1852*Proprietà dei fratelli Venerio (Competenze, II, f. 2v).
1853, nov. 2*Vedasi n. 1462.
1464
1801 «Del duomo rev. capitolo. Casa con due affittuali» (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Appartiene al capitolo metropolitano di Udine. Vi abitano il sarto Giovanni Feruglio e l’agricoltore Francesco Ronco (Registro delli aloggi, f. 41v).
1832, mar. 22*Il capoquartiere Domenico Di Giusto riferisce di aver recapitato in questa casa l’avviso municipale n. 1050, diretto ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità», per Teresa Bidischina, ingombrante con «leame» (A.S.U., C.A. I, 193).
1852*Il n. 1464 comprende le parti A e B, proprietà del capitolo di Udine (Competenze, II, f. 2v).
1465
1801 Pietro Biasutti (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Appartiene al bottaio Pietro Biasuti, che vi abita. In una parte è ospitato anche il sarto G.B. Pianta (Registro delli aloggi, f. 41v).
1809, apr. 6*Pietro Biasutti, abitante al n. 1465, chiede al podestà di essere esentato dall’obbligo di ospitare soldati, «avendo solo che due camere, una per il matrimonio e l’altra per la prole, essendo una ragazza giovane —» (A.S.U., C.N., 116, 1419).
1852*Proprietà di Angelo e fratello Biasutti (Competenze, II, f. 2v).
1465 A
1840, sett. 17 Angelo e Giuseppe fu Pietro Biasutti vendono a Girolamo ed Antonio fratelli Venerio la casa n. 1465 «con pochi fondi di corticella» per austr. L 1500; «alla quale casetta — fa coerenza a lev. restante casa delli venditori Biasutti, mezz. — casa di questo — capitolo metropolitano, pon. — casa in primo piano della comune di Beivars ed in piano terra — sottoportico promiscuo, ed a tram. — strada del borgo di Pracchiuso -» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10497, 13323).
1841, apr. 20*I fratelli Girolamo e Antonio Venerio chiedono il permesso «di modificare la facciata della casa — al n. 1465 A, levando la finestrella attuale al pian terreno e chiudendo la porta ora esistente, per sostituirvi le nuove aperture ed allargamenti». Il permesso è concesso (A.S.U., C.A. I, 328/1841/VIII, 2615 Orn. II C, con dis.).
1841, nov. 29*I fratelli Girolamo e Antonio Venerio chiedono la dichiarazione di abitabilità della casa 1465 A restaurata (A.S.U., C.A. I, 328/VIII, 7459 Orn. II C).
1852*Proprietà di Angelo e fratelli Biasutti (Competenze, II, f. 2v).
1466
1801 «Del duomo rev. capitolo. Case tre interne di sua ragione ed altra di Viola Giacomo » (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Appartiene al capitolo metropolitano di Udine. Inquilini l’agricoltore Giuseppe Cocolo, il falegname Bernardo Quaino e il sensale G.B. Magrino (Registro delli aloggi, f. 41v).
1840, sett. 17*Vedasi n. 1465.
1852*Compresi il 1466 A, B, C, del rev. capitolo di Udine; 1466 D, F della chiesa di Codroipo (Competenze, II, f. 2v).
1876*Nella casa 1466 D è ospitato il laboratorio del bottaio Giuseppe Spizzamiglio (COSMI-AVOGADRO, 101).
1467
1801 Giacomo Vicario (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Appartiene ad Antonio Vicario. Vi abita l’oste Antonio Bazzoni (Registro delli aloggi, f. 41v).
1852*Proprietà di Giuseppe fu Domenico Balussi (Competenze, II, f. 2v).
1468
1801 G.B. della Torre (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Giuseppe Lodolo (ibid.).
1809*Proprietà Del Torre. Vi abita l’agricoltore Antonio Fabro (Registro delli aloggi, f. 41v).
1842, dic. 1 Vincenzo q. Paolo Della Torre di Pradamano vende a G.B. Ciriani le case n. 1738, 1739, 1740, 1741, 1468, 1470, 1471, 1472. «Tutto unito confina a lev. Olivo Chiarandini ed altri particolari e contrada Bersaglio, mezz. — borgo di Treppo, pon. Casa di Carità — e Fasani Francesco e consorti, tram. parte Prachiuso e parte altri —. La vendita — viene — fatta — pel prezzo in austr. L 13600» (A.S.U., N., G.B. Valentinis, I, 132).
1852*Appartiene agli eredi Ciriani (Competenze, II, f. 2v).
1876*Nella parte di casa censita col solo n. 1468, Giovanni Adami fabbrica pettini per tessitori; nella parte marcata 1468 A tiene studio il professore di oboe Luigi Adami (COSMI-AVOGADRO, 103, 109).
1469
1801 Giacomo Olivo (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Appartiene al falegname Giacomo Olivo, che ci abita (Registro delli aloggi, f. 41v).
1852*Proprietà di Paolo Olivo e consorti (Competenze, II, f. 2v).
1470
1801 G.B. della Torre (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Giuseppe Lodolo (ibid.).
1809*Appartiene a Girolamo Del Torre. Vi abita l’agricoltore Domenico Lodolo (Registro delli aloggi, f. 41v).
1812 Osteria “Al campo” (Esercenti).
 *Gestione di Giuseppe Gervasutti (ibid.).
1835*Vi abita il capoquartiere Domenico Di Giusto (A.S.U., C.A. I, 237/XII).
1842, dic. 1*Vedasi n. 1468.
1852*Proprietà degli eredi del fu G.B. Ciriani (Competenze, II, f. 2v).
1854, lugl. 21*Francesco Antonini inoltra domanda all’autorità competente: «— ha intenzione di incominciare la riforma alla casa colonica di borgo Prachiuso n. 1470 addetta alla ortaglia da lui comessa al pio luogo delle Rosarie. Questa fabbrica verrà mano a mano ultimata secondo il progetto segnato nell’annesso tipo —». L’autorizzazione gli viene concessa (A.S.U., C.A. II, 66/1856, 4969 Orn. II C, con dis., firmato dal muratore Valentino Dreussi).
1874 Nella numerazione per vie gli edifici 1470 e 1471 appaiono uniti (Prospetti di confronto, 121).
1876*Stabilimento agro-orticolo, diretto da Giusepe Rho (COSMI-AVOGADRO, 96), ancora segnalato dalla guida del 1883 anche come sede della Società agro-orticola (AVOGADRO, 128, 146).
   
BIBLIOGRAFIA CLODIG, Dei soci onorari, 143; NALLINO-VIGLIETTO, Agricoltura nel comune, 287, 289; PICCO, I nostri giardini.
1471
1801 G.B. della Torre (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Proprietà di Girolamo Del Torre. Vi abita l’agricoltore Giovanni Foi (Registro delli aloggi, f. 41v).
1840, dic. 31*Vincenzo del fu Paolo della Torre, proprietario della casa in contrada Bersaglio ai n. 1471, 1472, chiede ed ottiene «— di aprire due finestre lateralmente alla porta d’ingresso — e di chiudere l’altra —» (A.S.U., C.A. I, 328/VIII, 8264 Orn. II C, con dis.).
1841 ott. 30 Vincenzo del q. Paolo della Torre vende a Francesco Fasani due case n. 1471, 1472 per L 1900. Confinano lev. venditore, mezz. co. Caiselli, pon. e tram. strada pubblica (A.S.U., N., Antonio Cosattini 8/I, 196).
1842, nov. 1 Francesco Fasani vende la casa 1471 B a M. Teresa Seiaz e Lucia Mattiassi per L 950 (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/I, 197).
1842, dic. 1*Vedasi n. 1468.
1845, genn. 12*«— Lucia q. Giacomo Mattiassi — vende — al sig. G.B. dott. Ciriani — metà della casa con cortile sita in — borgo Pracchiuso, coscritta al c.n. 1471 — B —, quale confina a lev. e mezz. il compratore, pon. Fasani Francesco e tram. strada pubblica —. Il prezzo — è di austr. L 750 -» (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/II, 782).
1852*Proprietà degli eredi di G.B. Ciriani (Competenze, II, f. 2v).
1854, lugl. 21*Vedasi n. 1470.
1472
1801 G.B. della Torre (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Antonio Morasuti (ibid.).
1809*Proprietà di Girolamo del Torre. Vi abita l’agricoltore Antonio Morassuti (Registro delli aloggi, f. 41v).
1841, ott. 30 Vedasi n. 1471.
1842, dic. 1 Vedasi n. 1468.
1849, febbr. 11*Nell’elenco dei pistrinai, venditori di pane e farina, compilato dal capo del primo quartiere, al n. 1472 è segnalato Francesco Fasano (A.S.U., C.A. I, 465, 135).
1852*Proprietà di Francesco Fasano (Competenze, II, f. 2v).
1876*Pizzicheria e rivendita di liquori e commestibili diversi di Francesco Fasani (COSMI-AVOGADRO, 99, 110).
1473
1801 Co. Carlo Caiselli1 (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Giacomo Cosmari (ibid.).
1809*Proprietà di Girolamo e fratello Caiselli. Vi abita l’oste Giovanni Setco (Registro delli alloggi, f. 41v).
1812*Osteria “Al bue” gestita da Giovanni Sedeco (Esercenti).
1850, apr. 30 Maria Qualizza ved. Tomadini gestisce l’osteria Caiselli al n. 1473. L’osteria appartiene al co. Girolamo. All’ostessa viene applicata una multa di L 24 per «aver tenuto attivo con giuoco di carte il proprio esercizio nelle ore delle funzioni ecclesiastiche pomeridiane» (A.S.U., C.A. I, 490/XIII, 2334).
1852*Proprietà dei fratelli Caiselli (Competenze, II, f. 2v).
1876*Teodora Mondini Meduno vi gestisce, insieme con l’osteria, uno stallaggio (COSMI-AVOGADRO, 114, 152).
   
NOTE1Caiselli almeno dal 1672 possedevano in Pracchiuso una casa con osteria dove facevano vendere il loro vino. Esistono contratti dal 1672 al 1712 con i termini precisi:
  1) 1672, ag. 28. «Con la presente scrittura privata di locatione si dichiara come io co. G.B. Caisello, a nome del sig. mio padre, si à concesso a ser Lorenzo Camora e Catterina sua moglie le stalle della casa di sua abitazione, col pagare ogni anno d’affitto — ducati dieci —; et piϊ si ha concesso di poter spazzare una botte di mosto di conzi dieci a s 10 il conzo, il resto del vino che tiorà di altri a pagar L 1 — il ronzo, come ha sempre praticato et del vino che noi li daremo a spazzare si obbliga, come sempre à fatto, a spazzare per L 2 il conzo —» (Arch. Caiselli, Istrumenti di locazione per Udine e pertinenze).
  2) 1674, febbr. 17. «Con la presente scrittura privata di locatione si dichiara come io co. G.B. Caisello a nome del sig. mio padre, si concede la casa in Prachiuso fu del Sottorivier, ad affitto per anni tre a Mattio Lessi, che per avanti era tenuta ad affitto da Catarina Camora sua madre —». Le condizioni sono le stesse (Arch. Caiselli, Istrumenti di locazione per Udine e pertinenze).
  3) 1682, nov. 20. Rinnovo del contratto di affitto a Caterina Camora, alla quale viene concessa «la casa con corte, stalla et horto, in Prachiuso, chiamata la casa Sottoriviera, per fare ostaria» (Arch. Caiselli, Istrumenti di locazione per Udine e pertinenze).
  4) 1698, dic. 4. Rinnovo del contratto per tre anni ad Antonio Lessi, Lucia sua moglie e «Sabbida Chisba sua socera» (Arch. Caiselli, Istrumenti di locazione per Udine e pertinenze).
  5) 1712, magg. 20. «Instrumento d’aquisto d’una casa vicino la nostra ostaria in Prachiuso delli sigg. Sottoriviera. Il sig. G.B. q. Martino Sottoriviera e — Girolama di lui sorella necnon — Antonia e Catterina q. Carlo di lui nezze ex fratre — hanno venduto — alli — coo. G.B. e nipoti Caiselli — uno — pezzo di casa posta nel borgo di Prachiuso con stanze due sopra, granari due ed un mezado d’ingresso a basso, confina a lev. heredi del Torre di Predemano, mezodν detti — coo. compratori, pon. parimente et alle monti strada publica Et ciò per il prezzo — di d 239 L 4 s 8 giusto la stima del q. — Valentin Rizzo pubbl. per., fatta nell’allibramento seguito dalla facoltà del q. — Martino Sottoriviera —» (A.S.U., Arch. Caiselli, Istrumenti acquisti e vendite Udine e pertinenze). L’osteria di Pietro Sottoriva è segnalata anche nel 1590 (BATTISTELLA, Udine, 129).
  Di un’altra casa Caiselli «solerata, con doi appartamenti, corte et horto, con stalletta di paglia et aria similmente — la qual — confina da lev. la strada, a mezo dl Iacomo Bulgatto officiale, a sol a monte l’horto di questa ragione et alli monti li nn. hh. Susana —», della quale esistono notizie almeno dal 29 sett. 1666 fino al 15 nov. 1698, sembra piϊ difficile trovare una collocazione (Arch. Caiselli, Istrumenti di locazione per Udine e pertinenze).
   
BIBLIOGRAFIA ERMACORA, Vino, 93; VALENTE, Il borgo Pracchiuso, 11.
1474
1801 Giacomo Gabai (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Proprietà di Giacomo Gabai, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 41v).
1832, mar. 22*Il capoquartiere dichiara di aver recapitato in questa casa l’avviso n. 1050, indirizzato a coloro che ingombrano «le strade con merci di fruti ed oggetti riguardanti di salubrità», a Carlo Modina, «ingombrante con baracha per vendita di fruti e aguavita» (A.S.U., C.A. I, 193).
1852*Con il 1474 I appartiene a Valentino Gabaglio; il 1474 II è di Antonio Gabaglio (Competenze, II, f. 2r).
[1937] Sulla facciata di questa casa è murata una pietra, forse una chiave di portone, con la data 1754.
1475
1801 Francesco Scrosoppi (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Giorgio Pravisano (ibid.).
1809*Proprietà di G.B. Moscovio. Vi abita il sarto Giorgio Trevisani (Registro delli aloggi, f. 41v).
1816, ag. 13 Sebastiano Buri vende a Girolamo ed Antonio Venerio la casa n. 1475, «qual casa è pervenuta in esso — Buri per forma di testamento olografo 30 apr. 1814 del q. G.B. q. Francesco Moscovio —. Questa vendita si fa per prezzo di it. — L 1903 —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10597, 1948).
1832, lugl. 31*Antonio e fratello Venerio chiedono ed ottengono di spostare la porta a sinistra, in asse con le finestre superiori (A.S.U., C.A. I, 193, 3269 Orn. II C, con dis. firmato da Leonardo Piva).
1852*Antonio Venerio (Competenze, II, f. 2v).
1876*Nella casa è ospitato il professore di strumenti d’ottone Vincenzo Medugno e tiene stallaggio Sebastiano Fattori (COSMI-AVOGADRO, 103, 114).
1476
1801 Giacomo Toso (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Appartiene a G.B. Moscovio. Vi abitano il portinaio Domenico Novello e l’agricoltore Giacomo Toso (Registro delli aloggi, f. 41v).
1815, lugl. 24*«Pasquale, detto — Pascolo, q. Pietro e Giacoma — iug. Fantino di Palma venditori; — Girolamo ed Antonio fratelli Venerio del fu — Francesco di Udine, compratori; — G.B. q. Francesco Filaferro di Palma domiciliato in Udine parte interessata; fondi di case, cortivo ed orto posti — nel borgo di Prachiuso al c.n. 1476 pel prezzo di it. L 600 —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10582, Rep. IV, 1692, f. 12v).
1815, ag. 19*«Angela q. Gioseffo e Maddalena e Catterina q. Francesco zia e nipote, dette Puttulo, di Udine, venditrici; — Girolamo ed Antonio fratelli Venerio di Udine acquirenti —; casa posta in — borgo di Prachiuso coscritta n. 1476 e pezzo di terra sito fuori la Porta di Prachiuso detto in via d’Acqua —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10582, Rep. IV, 1711, f. 14v).
1816, ott. 2*«Con pubbl. instrom. 19 ag. 1815, per atti di me Niccolò Cassacco —, Girolamo ed Antonio fratelli q. Francesco Venerio acquistarono dalle dd. Angela q. Gioseffo e Maddalena e Catterina q. Francesco zia e nipoti Toso dette Puttulo, una casa con corte ed orto — n. 1476. Questa — fu poi lasciata dalli — Venerio — in semplice affitto — alle dette — nonché a d. Teresa n. Angeli ved. del — q. Francesco Toso, madre della — Catterina —. Non amando le dette Toso di continuare nella detta affittanza, hanno pregato li — Venerio di accettare la rinuncia verso l’impegno —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10597, 1987).
1842, apr. 7*I Venerio chiedono ed ottengono il permesso di modificare il prospetto della casa (A.S.U., C.A. I, 342/IV, 2082 Orn. II C, con dis.).
1852*I n. 1476 A, B, C appartengono ad Antonio Venerio (Competenze, II, f. 2v).
1477
1801 Lugrezia Iacobita (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Proprietà di Giacomo Gobac. Vi abita il pizzamiglio Antonio Gabai (Registro delli aloggi, f. 41v).
1852*Il n. 1477 appartiene agli eredi di Giovanni M. Gabaglio; il 1477 A agli eredi di Giacomo Gabaglio (Competenze, II, f. 2v).
1876*Bottega del calzolaio Paolo Buttazzoni (COSMI-AVOGADRO, 88).
1478
1791, magg. 28*«— Antonio Conti e — Domenico Someda — governatori della — Casa delle Convertite — hanno — venduto — a — Antonio q. Francesco e Francesco padre e figlio Scrosoppi — le fabbriche tutte poste in — borgo di Prachiuso state assegnate alla — Casa delle Convertite coll’allibramenti seguito sopra la facoltà subordinata di — Antonio Mauro e descritta nella stima 23 magg. corrente dalli pubbl. per. — G. B. Massarini e Francesco Moretti —. E questa — vendita hanno fatto — pel — prezzo di d 600» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9975, XVIII istr., 1366, f. 1736v — 1738r).
1801 Francesco Scrosoppi (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Proprietà del falegname Francesco Toso. Vi abita anche l’agricoltore Santo Scialino (Registro delli aloggi, f. 41v).
1812, magg. 26*In seguito ad atto oppignorativo del 9 marzo 1812, asta di «una stanza a pian terreno al n. 1478: a pon. Francesco Biasone, a lev. questa ragione» (A.S.U., C.N., 81, Bollettino asta).
1820, febbr. 1*«— Fu intestato al nome del — sig. Francesco Scrosoppi per intiero la casa, fondi, cortivo ed orto — n. 1478 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10307, 1415).
1831, sett. 30*La deputazione d’ornato propone di aprire, tra le altre, la cisterna «presso la caserma di S. Valentino e rimpetto alla casa — 1478» (A.S.U., C.A. I, 182/V, 3879).
1852*I numeri 1478 A, B, C, D, E appartengono a Giuseppe Scrosoppi (Competenze, II, f. 2v).
1876*Nella parte censita 1478 E, bottega del tessitore Leonardo Sgobaro (COSMI-AVOGADRO, 115).
1479
1784, nov. 18*«— Andrea q. Martino Colimprain — ha — venduto — al rev. — Pietro q. Giuseppe Trombetta — una casa — con pocca corte situata in — borgo di Prachiuso fu — del convento de’ — Serviti —, stata acquistata nel pubblico incanto dal — rev. Trombetta, come da instrom. 30 genn. 1771 e dichiarato poi tal acquisto dallo stesso rev. Trombetta per conto — del — sig. Colimprain con costituto 19 ott. 1773 in atti del q. — Sebastiano Signorelli — not. —. E questa vendita — fa — pel prezzo — di d 128 — fanno L 793 s 12 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9973, V instr., 379, f. 465r — 465v).
1798, giu. 11 «— Li — governatori attuali di questo — ospitale magiore — a livello francabile concedono al sig. Giovanni Domenico Lucano — il residuo della casa grande e la casetta a quello contigua, poste nel borgo di Prachiuso —, pervenute ultimamente nel pio luoco come erede testamentario del — q. — don Pietr’Antonio Trombetta —. All’incontro esso — Lucano si — obliga di annualmente corrispondere ad esso — ospitale il prò di L 214 s 16 —». Vi è allegata la stima del pubbl. per. G.B. Cappello, che specifica: «— Una porcion di casa di muro, coperta di coppi, con due solari, con porcion di cortivo, situata — nel borgo di Prachiuso dirimpetto alla — chiesa di S. Valentino, che confina a lev. con la restante porcion di detta casa, stata separata con operazione di man mia del dν 13 sett. 1797 per conto di reintegrazione di dote — accordata dal pio loco — alla — q. Giulia, sorella del — rev. Trombetta e maritata in terzi voti nel sig. Giuseppe Macoratti, ora rappresentato dal sig. Lucano —». La casa è dotata di una pensilina con «due fornelli — per uso di trazer setta». Il Cappello cita un’altra «casa di muro, coperta di coppi, di due solari, con corticella annessa —, contigua all’antedescritta —, che confina a lev. con detta casa —, e parte con casa di ragione delli eredi — Mangilli, a pon. con detti — Mangilli ed a tram. strada — del — borgo —» (A.S.U., N., Daniele Micheloni, 103020, II instr., 140, f. 193r — 200r).
1801 Domenico Lugano (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Domenico Prodolone (ibid.).
1809*Appartiene a Caterina Leonarduzzi. Nella casa abita lo «scapinante» Pasquale Varutti (Registro delli aloggi, f. 41v).
1809, dic. 7*Dall’elenco dei beni venduti da Caterina Morandini ved. Leonarduzzi dell’eredità di figli minori: «1. — Una casetta al n. 1479 con fondo e cortivo posta in — borgo — di Pracchiuso; confina a lev. gli eredi del def. Giacomo Del Forno, mezz. gli eredi Mangilli, pon. li — Scalla, rappresentanti delli eredi Mangilli, a tram. il borgo di Pracchiuso — stimata — L 5237,25 —» (A.S.U., N., Giovanni Bertoldi, 10568, 116).
1812, magg. 31*In seguito ad atto oppignorativo del 14 febbr., contro gli eredi del q. Domenico Luccani, debitori per L 97,81, processo verbale d’asta con effetto di «due piccoli tinelli a pian terreno dal corpo della casa in borgo di Pracchiuso al n. 1479 con ingresso di sottoportico sulla strada» (A.S.U., C.N., 81, Processo verb. d’asta con effetto, n. 22).
1813, apr. 24 Giacomo di Antonio Visentini vende ad Antono q. G.B. Rizzani e Giuseppe del fu Valentino Prisani — «due piccoli tinelli a pian terreno dal corpo della casa — al n. 1479 con ingresso di sottoportico della strada —» (A.S.U., N., Giovanni Bertoldi, 10571, 633).
1813, giu. 14*«Stima della ressidua facoltà delli pupilli Leonarduzzi eredi Lugano —»: vi è compresa la casa n. 1479 (A.S.U., N., Luigi Bertoldi, 10362, 1494, p. 39).
1814, apr. 2*In seguito ad atto oppignorativo del 26 giugno, avviso d’asta, contro Anna Luccana, debitrice per L 26,62; «una stanza a pian terreno dal corpo della casa situata — al n. 1479». Nella stessa casa in seguito ad atto oppignorativo dell’8 giugno 1813, contro Antonio Lanzutti, debitore per L 14,16, asta di «una stanza serviente ad uso di bottega — al n. 1479 a pian terreno, tenuta in affitto da Giarvasutti Giuseppe» (A.S.U., C.N., 81, Avviso d’asta per mora di pagamento imposta prediale, IV rata 1813).
1827, mar. 9 «Giuseppe del fu — Vincenzo Broili — vende — al sig. Francesco (del fu Rosano) Bassaldella —, le case e fondi — situate — nel borgo di Prachiuso, coscritte con li c.n. 1479 e 1480 e cortivo portante il n. 1073 di mappa —; confina a lev. la famiglia Scala ed a tram. il pubblico borgo di Prachiuso La vendita viene dal — Broili fatta — per la somma di ex ven. d 2650 —, fanno a valuta veneta in corso L 15900, eguali a — austr. L 9085,75, a cui aggiunte altre austr. L 17,60 — per l’uso dell’acqua, che passa contigua alle citate case e che servesi d’un piccolo vacuo della medesima nelle — case suddette, solito a contribuirsi annualmente a questa r. città di Udine, unito fa austr. L 9103,32 —. Il — Broili poi, a lume dell’acquistante Basaldella, dichiara d’aver esso lui in unione al — Giacomo Morandini acquistato le accennate case e fondi — alla pubblica asta tenuta l’anno 1814 sopra la facoltà lasciata dalle fu — Anna Maria ved. del — sig. Giovanni Domenico Lucano —, ed una particella per anco di esse fabbriche e fondi le acquistarono dalle mani delli sigg. Antonio del fu G.B. Rizzani e Giuseppe del fu Valentino Prisani di Udine con altro instrom. 15 luglio 1813, stipulato dal — not. — Luigi Bertoldi —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10311, 2220).
1832, mar. 22*Il capoquartiere dichiara di aver comunicato in questa casa l’avviso municipale, diretto ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità» a Francesco Barbieri «casolino» (A.S.U., C.A. I, 193).
1849, nov. 15 Francesco q. Rosario Basaldella vende a Giovanni Maria q. Francesco Cattarossi case n. 1479 e 1480 per L 9500; confina lev. Scrosoppi, mezz. e pon. rappresentanti Scala, tram. borgo (A.S.U., N., Antonio Cosattini, 8/V, 1919).
1852*G.B. ed Antonio del Zotto (Competenze, II, f. 3v).
1876*Rivendita di liquori e commestibili diversi (COSMI-AVOGADRO, 99).
[1937] Al primo piano vi è una bifora.
   
BIBLIOGRAFIA “Notizie del mondo”, 33 (19 febbr. 1810), 4; 49 (19 marzo 1810), 4.
1480
1801 Domenico Lugano (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Francesco Pascolino (ibid.).
1809*Proprietà di Caterina Lenarduzzi. Vi abita il «fenestraio» Carlo Stella (Registro delli aloggi, f. 41v).
1809, dic. 7*Dall’elenco dei beni venduti da Caterina Morandini ved. Leonarduzzi dell’eredità di figli minori: «2. — Casetta — coscrita al n. 1480 — stimata — L 915,25 —» (A.S.U., N., Giovanni Bertoldi, 10568, 116).
1812, ag. 28*In seguito ad atto oppignorativo del 1 magg. 1812, asta di «una stanza a pian terreno a n. 1480; a pon. Scala Antonio, a lev. questa ragione» (A.S.U., C.A. I, 81, Bollettino asta, n. 166, p. 13).
1813, giu. 14*Dalla «stima della ressidua facoltà delli pupilli Leonarduzzi eredi Lugano»: casa n. 1480 (A.S.U., N., Luigi Bertoldi, 10362, 1494, p. 39).
1827, mar. 9*Vedasi n. 1479.
1852*G.B. ed Antonio Del Zotto (Competenze, II, f. 2v).
1868, mar. 25*Avviso d’asta su istanza di Valentino Basaldella in pregiudizio di Luigi fu Giovanni Catterossi: «casa posta nel borgo di Pracchiuso, marcata col c.n. 1480 —». L’asta è indetta per il 22 e 29 aprile e per il 6 maggio (“Giornale di Udine”, 3, LXXII, 25 marzo 1868, 4).
   
BIBLIOGRAFIA “Notizie del mondo”, 33 (19 febbr. 1810), 4; 49 (19 marzo 1810), 4.
1481
1798, apr. 25 «— Li — march. Francesco, G.B. e Lorenzo zio e nipote Mangilli, presente il nob. — Lorenzo — per conto proprio, come — del march. Francesco zio, march. G.B. fratello» vendono ai fratelli «Antonio e G.B. Scalla, mercanti — una casa — posta nel borgo di Prachiuso — con orto a quella unito, ora tenuta a semplice affitto dal sig. Giovanni Biasutti per l’annuo affitto di L 434. Confina a lev. parte casa — del convento delle Grazie, parte l’orto di questa ragione e parte una casa — del p. ospitale, erede Trombetta, tenuta ad affitto da Francesco Pasculino, mezz. eredi di Giovanni Missio, pon. parte — Venerio e parte eredi Missio — ed a tram. col borgo di Prachiuso, avvertendo che l’orto — confina dalla parte di lev. con il roiuzzo indi con Francesco di — Antonio Scrosoppo dalla parte di mezz. con casa — del convento delle Grazie ed a tram. parte col p. ospitale maggiore ex Trombetta e parte con Paolo Fiorito. E questo per il prezzo — di d 1900 —» (A.S.U., N., Ignazio Brunelleschi, 10162, III instr., 321, f. 428r — 429r).
1801 Fratelli Scala (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Francesco Blasone (ibid.).
1809*Appartiene ad Antonio e Francesco Scala. Vi abita il filatoiaio Francesco Blasone (Registro delli aloggi, f. 41v).
1812, ag. 28*Proprietà di Antonio Scala. Vedasi n. 1480.
1841, ott. 31 «— Francesco Scala — vende — ai sigg. Carlo ed Antonia iug. Gobessi — una casa con cortivo ed orto attualmente abitata dagli — acquirenti — n. 1481 —, confinata a lev. parte dal sig. Francesco Presani e parte dal pubblico rivolo, a mezz. dal rev. Antonio Tonutti, a pon. parte dalla sign. Giovanna Molinari Sbainero, parte dal nob. Bartolomeo Susana e parte dai medesimi Gobessi ed a tram. dal borgo di Prachiuso. Questa casa con cortivo ed orto, che pervenne in — proprietà del — venditore in forza delle divisioni 4 genn. 1838 seguite tra esso ed il — fratello — Giacomo Scala — si vende — nello stato o grado in cui — trovavasi il — 15 apr. 1822 —. Il prezzo — viene stabilito in austr. L — 8000 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10501, 14444).
1852*Proprietà di Carlo del fu Francesco Gobessi (Competenze, II, f. 3v).
1876*Vi tiene stallaggio Luigi Gobessi (COSMI-AVOGADRO, 114).
1883 Osteria “Agli schiavi” (AVOGADRO, 152).
 *Gestione di Anna Scrosoppi Gobessi (ibid.).
1482
1801 Gottardo e nipoti Venerio (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Giuseppe Braida (ibid.).
1809*Appartiene a Girolamo e fratello Venerio. Vi abita il sac. Giuseppe Braida (Registro delli aloggi, f. 41v).
1826, giu. 5 «Girolamo ed Antonio fratelli Venerio — vendono — al — march. Benedetto — Mangilli — due case, una — n. 1482 a cui confina a lev. eredi del fu Antonio Scala, mezz. gli eredi della q. Catterina Missio, a pon. la casa seguente ed a tram. la strada del borgo di Prachiuso, l’altra — n. 1483 attualmente abitata da Leonardo e Gioseffa iug. Della Mora, a cui confina a lev. la casa sudescritta a mezz. li — eredi Missio, a pon. — Susanna, ed a tram. — strada —. Questa — vendita si fa pel prezzo — di austr. L 4400 —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10606, 3556).
1826, giu. 6*«Il march. — Benedetto Mangilli — cede — alli — Carlo ed Antonia ing. Gobessi — due case site nel borgo di Prachiuso —, una marcata col c.n. 1482 —, l’altra — portante il c.n. 1483, attualmente abitata da Leonardo e Gioseffa iug. Della Mora —. Carlo ed Antonia — Gobessi — cedono in permuta — una casa — con adiacenze di cortivo ed orto posta — nel borgo di Bersaglio senza numero —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10606, 3557).
1852*Proprietà di Carlo Gobessi del fu Francesco (Competenze, II, f. 2v).
1858*Valentino Gabaglio vi gestisce una filanda per seta con due fornelli (A.S.U., C.A. I, 648/XIV, Prospetto delle filande da seta riconosciute attive nell’anno 1858 in comune di Udine, n. 42).
1876 Caffè “Al Gran Sasso d’Italia” (COSMI-AVOGADRO, 87).
 *Gestione di Amalia Scotti (ibid.).
   
BIBLIOGRAFIA BATTISTELLA, Il giardino, 14.
1483
1801 Gottardo e nipoti Venerio (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Leonardo Della Mora (ibid.).
1809*Appartiene a Girolamo e fratello Venerio. Vi abita il falegname Leonardo Della Mora (Registro delli aloggi, f. 41v).
1840, lugl. 16 È una casa ad un piano di due finestre corniciate. Viene alzata a tre piani (A.S.U., C.A. I, 315/1840/VI, 4050 Orn. II C, con dis.).
 *La domanda è presentata da Francesco Gobessi (ibid.).
1842, apr. 6*Vedasi n. 1484.
1849, febbr. 11*Nell’elenco dei pistrinai e venditori di pane e farina, compilato dal capo del primo quartiere, al n. 1483 è segnalato Valentino Gabaglio (A.S.U., C.A. I, 465, 135).
1849, mar. 19*«— Carlo padre, Francesco, Luigi, Luigia ed Antonio figli Gobessi — vendono al — sig. Valentino q. Giacomo Gabaglio — una — casa costruitta di muri, coperta di coppi, di quasi recente costruzione — sita in — borgo Pracchiuso coscritta col c.n. 1483 col relativo suo fondo e cortile in rettilineo, composta a pian terreno di bottega, stanzino addietro, andito e sito delle scale e di tre camere, camerini e cucina, nei successivi tre piani superiori e sito di scale coi muri e promiscuità dei muri stessi ad essa casa spettanti, nonché una porzione di fabbricato posto oltre il detto cortile da estrarsi dalla scalla ad uso attuale di venditori colla relativa area di fondo e coperto —; qual casa e cortile e fabbricato interno tutto assieme unito confina a lev. con altra casa e cortile delli venditori al c.n. 1482 e restante porzione del — fabbricato ad uso di stalla, mezz. con cortile ed altra fabbrichetta delli venditori medesimi ad uso di magazzini —, pon. parte — Giuseppe Zuliani, detto Lessani, e parte — Nicollò e fratelli Braida, ed a tram. strada pubbl. sul — borgo Pracchiuso Il — prezzo — viene — stabilito in austr. — L 4900 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10516, 18940).
1852*Proprietà di Valentino Gabaglio (Competenze, II, f. 3v).
1484
1801 Giovanni Clain (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Proprietà dell’«acconciatore» Giovanni Clain. Vi abita l’oste Giovanni Circo (Registro delli aloggi, f. 41v).
1812 Osteria “Alla sirena” (Esercenti).
 *Gestione di Basilio Del Conte (ibid.).
1817, nov. 19*Il cursore municipale riferisce di aver recapitato in questa casa a Giovanni Clain diffida a munirsi di licenza di polizia (A.S.U., C.A. I, 10/13).
1818, genn. 6 Santa Angeli, moglie di Giovanni Clain, vende la casa n. 1484 a Leonardo q. Valentino Tommasini. L’edificio confina «— a lev. con — Girolamo ed Antonio fratelli Venerio, a mezz. con la casa di ragione della famiglia co. G.B. Pascoli, a pon. il borgo di Treppo ed a tram. il — borgo di Prachiuso —. La — vendita viene — fatta — per la somma — di it. L 1937,50 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10306, 1132).
1818, magg. 27 Leonardo Tomasini la vende a Giuseppe q. Zuanne Celotti «per la somma — di it. L 2000 —» (A.S.U., N., Osvaldo Colomba, 10306, 1190).
1828, nov. 28*Giuseppe Celotti, nella sua casa n. 1484 in contrada di «Trepo», chiede di sostituire un legno della «linda» che è marcito. Gli viene accordato il permesso solo perché la stagione è avanzata, in quanto secondo le leggi in vigore dovrebbe costruire la cornice (A.S.U., C.A. I, 148/X, 4931 Orn. II C).
1842, apr. 6*Amichevole composizione fra vicini: «Avendo — Carlo Gobessi fatto un alzamento alla sua casa — in — borgo di Pracchiuso al — n. 1483, il di cui tempiaro di pon. era divvisorio e di ragione comune colla contigua casa del sig. Giuseppe Giulliani detto Lessani al — n. 1484, e volendo ora anch’esso Giuliani portare piϊ in alto la casa propria, che è rimasta piϊ bassa, si sono esse parti intese tra loro su tale oggetto ed hanno convenuto quanto segue: 1° Acconsente il — Gobessi che possa il Giuliani eseguire il divisato alzamento della sua casa e che per tal fine abbia da otturarsi tutta la finestra da — Gobessi aperta — sopra il — tempiaro comune, che va ad essere occupato dal rialzo della casa Giulliani. 2° Si obbliga — Giulliani di pagare al Gobessi la metà di questa porzione del — muro —» (A.S.U., C.A. I, 402/II).
1842, giu. 24*Giuseppe Giuliani presenta progetto di riforma delle case n. 1484 e 1716 (A.S.U., C.A. I, 406/1846/II, 3966 Orn. II C, con dis.).
1842, ag. 8*Giuseppe Giuliani Lessani presenta nuova domanda per la riforma del pian terreno e del primo piano (A.S.U., C.A. I, 402/II).
1846, genn. 30*Giuseppe di Giulio Lessani chiede copia del compromesso col Gobessi (A.S.U., C.A. I, 402/II, 765 Orn. II C).
1852*Proprietà di Giuseppe Giuliani Lessani (Competenze, II, f. 3v).
1485
 *Dal 1588 fino alla soppressione napoleonica la casa appartiene alla fraterna dei Calzolai. Nel Catastico Gallafà del 1764 sono riportati i fondamenti del diritto di proprietà: «L’anno 1588, 12 apr., Giorgio di Loch caligaro con suo testamento istituν erede la v. fraterna, lasciando usufruttuaria Lucia sua moglie vita natura durante —. L’anno 1601 morν Lucia moglie del predetto testatore». Sono quindi indicati gli inquilini: il cappellaio G.B. Tavano fino al 1614; da questo momento in poi la locazione appare sdoppiata; a Domenico Rizzo e al cappellaio Gioseffo Del Von; nel 1696 le due case sono concesse a livello francabile a Nicolò Di Vit, previa stima del pubbl. per. Giovanni Francesco Dell’Oglio; nel 1735, scomparso il Di Vit, la fraterna riprende possesso delle case, che vengono di nuovo affittate (A.S.U., Arch. Confraternita dei Calzolai, 459, Catastico Gallafà, f. 116v — 118r).
1782, nov. 24*Registrazione delle reconfinazioni operate per la fraterna dei Calzolai il 15 nov. 1781: «Una casa posta in borgo di Prachiuso, come nel libro Galafà c. 116t, paga d’affitto semplice il sig. Antonio Tutigi di contadi L 80; confina a sol levado strada publica va in Treppo, a mezodν li sigg. Veneri, a sol a monte questo pio loco ed alle monti strada pubblica» (A.S.U., Arch. Confraternita dei Calzolai, 434, f. 92v).
1794*Inquilino risulta Antonio del fu Mattia Dutigh (A.S.U., Arch. Confraternita dei Calzolai, 459, Catastico Gallafà, f. 118r).
1801 Fraterna «de’ Calzolari» (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale G.B. Fagini (ibid.).
1809 È del demanio (Registro delli aloggi, f. 41v).
 *Vi abita l’oste G.B. Fagini (ibid.).
1810, febbr. 1*Descrizione della casa fatta per conto di Antonio Basina che la vuole affittare ai coniugi Italo e Caterina Deganis: «una fabrica ad uso di osteria — situata nel borgo Prachiuso col c.n. 1485 — con fondi e corte, consistente in una fabrica sopra il borgo, con stanza appresso, camera sopra e granaro sotto i coppi; altra fabbrica piϊ bassa, consistente in camere n. 3, cucina e stanza a pian terreno, sottoportico d’ingresso e stalla con fenile sopra —» (B.C.U., pubbl. per. G. Clocchiati, vacch. 239, f. 20v — 25r).
1811, dic. 16°Il demanio vende ad Antonio di Michele Basina la casa ad uso osteria al n. 1485 già della fraterna dei Calzolai (not. Antonio Lorio).
1812 Osteria “Al bue d’oro” (Esercenti).
 *Gestione di Antonio Del Zotto (ibid.).
1832, mar. 22*Il capoquartiere riferisce di aver recapitato in questa casa al «casolino» Antonio Gabaglio l’avviso n. 1050, relativo ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità» (A.S.U., C.A. I, 193).
1849, febbr. 11*Nell’elenco dei pistrinai e venditori di pane e farina, compilato dal capo del primo quartiere, al n. 1485 è segnalato Antonio Gabaglio (A.S.U., C.A. I, 465, 135).
1876*Nella parte marcata 1485 A sono ospitate la rivendita di privative di Angela Della Vecchia e la bottega del calzolaio Pietro Visentini; nella parte numerata 1485 B ha recapito la levatrice Caterina Sburlini Passamonti (COSMI-AVOGADRO, 89, 98, 111).
1486
1781, giu. 14 G.B. q. Vincenzo Planis vende a Nicola q. Bernardino Tosolino «— una casa, ossia la massima parte della medesima — posta in — borgo di Prachiuso, che confina a lev. — fraterna de’ Caligari —, a mezz. — Gioseffo Del Forno, a pon. parte — Giuseppe Gorgasino e parte Francesca — del Forno — ed a tram. strada di detto borgo —; qual porzione di casa fu escorporata per conto di detto — Planis agli eredi del q. Giacomo Bressano, con due operazioni del pubbl. per. — Francesco Leonarduzzi, una 25 magg. 1772 — e altra 16 genn. 1776 —. Questa vendita — fa — pel prezzo — di d 480 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9973, II instr., 134, f. 163v — 164v).
1781, lugl. 26*«— Francesco ed Elena fratello e sorella q. Giacomo Prisano — hanno venduto — a — Niccola q. Bernardino Tosolino — una porzione di casa — descritta nell’unita stima del pubbl. per. — Niccolò Comuzzi, la maggior parte della qual casa fu escorporata per conto del sig. G.B. Planis con due operazioni prodotte li 25 magg. 1772 e l’altra li 18 genn. 1776 negli atti — Socrate — e dallo stesso — Planis venduta — al Tosolino con instrom. 14 giugno p.p. —. E questa — vendita fanno — pel prezzo — di d 108 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Andrea Paderni, 9973, II istr., 138, f. 169r — 170r).
1801 Rr. mm. di S. Bernardino (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Giuseppe Tosolini (ibid.).
1809 Giuseppe Tosolini, pizzicagnolo (Registro delli aloggi, f. 41v).
1825, ag. 19 È di Giuseppe Tosolini (A.S.U., C.A. I, 100, 3191 Orn. II C).
 *Il proprietario chiede di spostare una finestra per rendere simmetrica la facciata rispetto alla porta e di sostituirvi la pietra ai mattoni nelle «erte» (ibid.).
1834, mar. 3 Teresa Tosolini, moglie di Antonio Fior, vende la casa n. 1486, per L 4971,43, a Valentino e fratelli Scrosoppi; «qual casa confina a lev. Gabaglio Antonio, mezz. fratelli Venerio, pon. Ellena Lessi rel. q. Antonio Scrosoppi e Pilosio — Antonio, ed a tram. borgo di Prachiuso —, pervenuta in essa venditrice — parte per eredità paterna e parte per li suoi titoli —» (A.S.U., N., Giovanni Giuseppe Clochiatti, 4818, 1492).
1845, ag. 7*Valentino Scrosoppi, poiché «si trova nella necessità di dover trasportare la porta nel sito delle finestre e viceversa nella casa di sua proprietà in borgo Pracchiuso al c.n. 1486», chiede l’autorizzazione per i lavori. Il progetto è approvato con una modifica (A.S.U., C.A. I, 390/VI, 4805 Orn. II C, con dis.).
1849, magg. 7*Il capo del primo quartiere comunica alla congregazione municipale di aver elevato contravvenzioni a Valentino Scrosoppi oste al n. 1486 multato perché durante le funzioni pomeridiane del 6 maggio vendeva vino con la porta aperta e all’interno si giocava a carte (A.S.U., C.A. I, 465, 2618 Culto VIII, IV).
1852*Proprietà dei fratelli q. Antonio Scrosoppi (Competenze, II, f. 3v).
1876*Vi abita Valentino Marcotti, professore di strumenti d’ottone (COSMI-AVOGADRO, 103).
1487
1801 Francesca Alessio (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Appartiene al rivendugliolo Francesco Alessio, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 41v).
1826, apr. 26 È di Giuseppe e Valentino Scrosoppi (A.S.U., C.A. I, 100/1826, 1339, Orn. II C, con dis.).
 *I proprietari inoltrano una richiesta per alzare l’edificio di un piano (ibid.).
1832, mar. 23*Il capoquartiere riferisce di aver recapitato in questa casa al «casolino Valentino Scrosoppo» l’avviso municipale n. 1050, relativo ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità» (A.S.U., C.A. I, 193).
1852*Appartiene ai fratelli Scrosoppi q. Antonio (Competenze, II, f. 3v).
1876*Luigi Perosa vi gestisce una rivendita di liquori e commestibili diversi (COSMI-AVOGADRO, 99).
   
BIBLIOGRAFIA BIASUTTI, Padre Luigi, 17.
1488
1801 Pietro Pilosio (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Meneghina Urbana (ibid.).
1809 È di Luigi Bertoldi (Registro delli aloggi, f. 41v).
  Vi abitano il «servente» Giuseppe Urbani e l’«indigente» Francesco Cristano (ibid.).
1826, apr. 26 È di Vincenzo Bertoldi. Vedasi n. 1487, dis.
1852*Proprietà di Elena Feruglio (Competenze, II, f. 3v).
1876*Sante Modonutti vi gestisce una pizzicheria con rivendita di liquori e commestibili diversi (COSMI-AVOGADRO, 99, 110).
1489
1801 Pietro Pilosio (Nomenclatura, f. 55v).
 *Alcuni affittuali, tra cui certo Zepellotti (ibid.).
1809 Angela e sorella Gobetti (Registro delli aloggi, f. 41v).
1823, dic. 1*Vedasi n. 1713.
1827, ott. 5 Antonio fu Pietro Pilosio (A.S.U., Arch. Pilosio, t. XVIII, f. 10r).
 *Il proprietario «— concede a semplice pigione alla sign. Felicita ved. del fu — Antonio — Iuri — una casetta posta nel borgo di Pracchiuso — sotto il c.n. 1489, attualmente condotta in affitto dalle sign. Angela ed Elena Gobetti —» (ibid.).
1841, nov. 17*«— Angela, Luigi, Giovanni, Carlo e Lucia madre e figli Marigo — vendono — al — sig. Angelo Marigo — la loro porzione di casa — situata — alli c.n. 1489 e 1490 —, che confina a lev. sottoportico d’ingresso con carato di fondi — mette alla casa Sacchi, mezz. lo stesso — Sacchi G.B., pon. li eredi Scrosoppi ed a tram. — borgo di Pracchiuso —. La — vendita viene fatta — per —austr. L 1188,30 —» (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10502, 14643).
1852*I n. 1489 A, B, C appartengono a G.B. Sacchi (Competenze, II, f. 3v).
1858*Agostino Agosto1 gestisce una filanda per seta con quattordici fornelli (A.S.U., C.A. I, 648/XIV, Prospetto delle filande da seta riconosciute attive nell’anno 1858 in comune di Udine, n. 43).
   
NOTE1Per A. Agosto: KECHLER, Industria serica, 299.
1490
1801 Valentino Merigo1 (Nomenclatura, f. 55v).
1809*Proprietà del pistore Antonio Merigo e del calzolaio Giovanni Merigo che vi abitano (Registro delli aloggi, f. 41v).
1814, genn. 11*Nell’Elenco dei pistori, quali tengono depositi di farine presso di loro, al n. 1490 è segnalato Antonio Merigo (A.S.U., C.N., 185, 72 Pol.).
1825, febbr. 22 Antonio Marigo (A.S.U., C.A. I, 100, 714 Orn. II C, con dis.).
  Chiede ed ottiene di aprire una finestra (ibid).
1841, nov. 17*Vedasi n. 1489.
1852*Proprietà dei consorti Marigo (Competenze, II, f. 3v).
   
NOTE1Una Meriga «fornara» è segnalata nella parrocchia di S. Valentino nell’ottobre 1756 (A.S.U., C.A., 1/97). Il 27 ag. 1806, tra gli uomini validi per il servizio militare, il parroco di S. Valentino segnala il falegname Angelo Meriga e G.B. Meriga, calzolaio, figli di Valentino (A.S.U., C.A., 305).
1491
1801 G.B. Zorattino (Nomenclatura, f. 55v).
 *Affittuale Francesco Cugini (ibid.).
1809*Proprietà degli agricoltori G.B. e Francesco nonché del «militare» Giacomo Zorattini. La parte di Giacomo è occupata dall’industriante Giuseppe Del Bianco (Registro delli aloggi, f. 41v).
1830, nov. 25*Nicolò Zorattini «— proprietario — della casa — al c.n. 1491, — bramando di fare due sfori di muro per costruirvi una finestra e una porta, per cosν illuminare la stanza esistente al pian terreno, che servir dovrà a comodo di potervi esercitare il proprio arte di bottaio falegname», presenta il progetto e ottiene l’autorizzazione ai lavori (A.S.U., C.A. I, 168/XIV, 5018 Orn. II C, con dis.).
1832, mar. 23*Il capoquartiere dichiara di aver recapitato in questa casa al falegname Francesco Zoratino l’avviso municipale n. 1050 diretto ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità» (A.S.U., C.N., 193).
1835*Recapito della levatrice Elena Wisnovich, «passata in Cividale li 9 ott. 1839 — col proprio marito» (A.S.U., C.A. I, 237/XII, Elenco del personale sanitario).
1838, apr. 4*«— Valentino, Luigi, Antonio, G.B. e Giuseppe fratelli Zorattini — vendono — al — fratello Nicolò — la loro porzione di fabbrica costrutta di muri, coperta di coppi, situata — nel borgo Prachiuso, consistente in un’area in piano e tre camerini supperiori, con fondi di cortivo ed orto, del corpo del c.n. 1491 —. Tutto il corpo intero, compresa la porzione dell’acquirente, confina a lev. Giovanni e Giuseppe fratelli Zorattini, mezz. Leonardo Zoi, pon. mons. Francesco Alessio ed a tram. corte promiscua con ingresso — fino alla via pubblica —. La — vendita viene fatta — pel prezzo — di — ven. L 1871,15 pari ad austr. L 1069,56 —» (Riccardo del fu Antonio Paderni, 10490, 11339).
1840, sett. 30 Nicolò fu Francesco Zorattini vende a Valentina fu Tomaso Lorenzini «una casetta — situata in — borgo Pracchiuso interna nel cortivo dominicale dal corpo della casa di esso venditore —» per austr. L 1237 (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10497, 13358).
1842, giu. 5 Nicolò Zorattini vende una casetta a Giovanni q Marino Iuretigh per L 657 (A.S.U., N., Riccardo del fu Antonio Paderni, 10503, 15006).
1852*Il n. 1491 A appartiene a Teresa Scrosoppi, il n. 1491 B a Giovanni e Giuseppe del fu Giacomo Zorattini, il n. 1491 C a Nicola Zorattini (Competenze, II, f. 3v).
1867, dic. 17 Il demanio pone all’asta una casa in borgo Pracchiuso all’anagrafico n. 2005 e civico 1491 B, di pert. 0.11 (“Giornale di Udine”, 2, CCLXXXIV, 17 dic. 1867).
1876 Osteria “Al bersagliere” (COSMI-AVOGADRO, 107).
 *Gestione di Elisabetta Piani Feruglio (ibid.).
1492
1801 Francesco Gobbetti (Nomenclatura, f. 56v).
1809*Proprietà del sarto Giuseppe Gobetti. Vi abita il «casolino» Francesco Cisotti (Registro delli aloggi, f. 41v).
1812, ag. 28*In seguito ad atto oppignorativo dell’8 maggio, nei confronti di Giuseppe Gobetti, debitore per L 6,21, asta di «una stanza a pian terreno al n. 1492; a lev. G.B. Zorattino, pon. Girolamo Borghi» (A.S.U., C.N., 81, Bollettino asta, n. 163).
1832, mar. 23*Il capoquartiere riferisce di aver recapitato in questa casa al «casolino» Francesco Pitaro l’avviso municipale n. 1050 diretto ai venditori che ingombrano le strade «con merci di fruti ed oggetti riguardanti la salubrità —» (A.S.U., C.A. I, 193).
1852*Marianna Gobessi (Competenze, II, f. 3v).
1876*Bottega del calzolaio Pietro Spivach (COSMI-AVOGADRO, 88).
1493
1801 Girolamo Borga (Nomenclatura, f. 56v).
1809 Luigi Leonarduzzi, negoziante (Registro delli aloggi, f. 41v).
 *Inquilino il pizzicagnolo Giovanni Clain (ibid.).
1815, lugl. 15*«Vendita. — Girolamo q. Giacomo Borga venditore; Girolamo ed Antonio fratelli Venerio del fu Francesco acquirenti, — Catterina q. Carlo Morandini, ved. del fu — Giuseppe Leonarduzzi —, curatrice della propria prole e procuratrice della sign. Anna Leonarduzzi sua cognata. Il — Borga vende alli — Venerio una casa posta in — borgo di Prachiuso al n. 1493 per il prezzo di it. L 3331,27 —» (A.S.U., N., Nicolò Cassacco, 10582, Rep. IV, 1676, f. 10v).
1817, sett. 19*Il cursore presenta in questa casa a Basilio Conte diffida a munirsi di licenza di polizia (A.S.U., C.A. I, 10).
1852*Proprietà di Antonio Venerio (Competenze, II, f. 3v).
1883 Osteria “Al trombone”1 (AVOGADRO, 150).
 *Gestione di Giovanni Anderloni (ibid.).
   
NOTE1Per l’osteria: VALENTE, Il borgo Pracchiuso, 11.
1494
1801 Bortolo Rossi di Venezia (Nomenclatura, f. 56v).
 *Affittuale Giovanni Sedco (ibid.).
1809 Elena Feruglio (Registro delli aloggi, f. 41v).
 *Inquilino il domestico Pietro Bianco (ibid.).
1852*Catterina Feruglio (Competenze, II, f. 3v).
1852, apr. 27*Antonio Venerio «nella sua casa al c.n. 1494 — si è — determinato di uniformare le due finestre»; pertanto chiede ed ottiene il permesso di avviare i lavori (A.S.U., C.A. II, 66, 2967, Orn. II C, con dis.).
1876 Osteria “Al cappello” (AVOGADRO, 107).
 *Gestione di Giuditta Monaco (ibid.).
1495
1771, ott. 5*« — Tomasina, moglie del sig. Marco Bernardi — ed Orsola sorella Pichissine — hanno — venduto a — Giovanni Simonetti — la porzione di casa — posta nel borgo di Pracchiuso in capo alla corte, sito ed orto il tutto unito — per il prezzo — in L 2435 s 5». Nella stima allegata, si precisa che si tratta di «una casa di muri in due facciate di un piano, coperte di coppi, con altre fabriche in capo la corte, sito ed orto; tutto unito confina a lev. parte le case possesse ad affitto dagli eredi Trabaldi, servono per uso di fillatoio, e parte il sig. Giacomo Borghi, e pon. casa ed orti — del — convento della B.V. delle Grazie — ed alle monti pubblica strada del — borgo di Pracchiuso —» (A.S.U., N., Antonio Marchi, 9866, I instr., 20, f. 49r — 54r).
1785, ott. 3*«Desiderando — Nicolò e Pietro zii e G.B. q. Alberto nipote Pichissini di passare alla vendita della porzione di casa abbracciata dall’escorporazione 30 sett. 1772 praticata dalli — Venerio a pagamento d’un loro credito di L 1713 s 7, — Ermenegildo Pichissini, per nome — del sig. Nicolò di lui padre —, e Pietro zio e G.B. nipote Pichissini hanno — venduto — la porzione di casa situata nel borgo di Prachiuso — al sig. Antonio Feruglio — e ciò per il prezzo — di L 3661’ s 15 —» (A.S.U., N., Camillo Merluzzi, 9692, III instr., 438, f. 327v — 328r).
1801 Antonio Feruglio (Nomenclatura, f. 56v).
 *Affittuale Giulio del Torso (ibid.).
1809*Proprietà di Elena Feruglio, che vi abita (Registro delli aloggi, f. 41v).
1852*Caterina Feruglio (Competenze, II, f. 3v).
1852, sett. 14*Antonio Venerio chiede di riformare il pian terreno della casa, di sua proprietà. La deputazione d’ornato accetta, raccomandando anche la sistemazione della porta superiore (A.S.U., C.A. II, 66, 6624 Orn. II C, con dis. firmato da Valentino Dreussi).
1852, ott. 12*Antonio Venerio, proprietario della casa chiede ed ottiene di «far costruire una semplice cornice alla linda e biancheggiare la facciata» (A.S.U., C.A. II, 66, 7340 Orn. II C).
1883 Osteria “Al dragone” (AVOGADRO, 150).
 *Gestione di Maria Blasuttig Tonini (ibid.).
1496
1801 Rr. padri Serviti (Nomenclatura, f. 56r).
 *Affittuale Pietro Bisutti (ibid).
1809 È del demanio (Registro delli aloggi, f. 42v).
 *Vi abita il muratore Pietro Bisutti (ibid.).
1811, giu. 29 Il demanio vende a Pietro di Giovanni Piani le case in Pracchiuso marcate coi n. 1496, 1497, 1498, 1499, 1500, 1501, 1502, 1503, 1504, 1505 per L 16200, già del convento delle Grazie (A.S.U., N., Antonio Lorio, 10423, 444).
1850*Inquilina Giovanna Duchici. Il marito al momento si trova a Lubiana (A.S.U., C.A. I, 485, 14640, Pol. IX, 4330).
1851°È del legato Piani amministrato dall’ospedale di Udine (A.O.U., Censimento stabile catastrino).
1852*Pio ospitale di Udine (Competenze, II, f. 3v).
1876 Osteria “Alla verduriera” (COSMI-AVOGADRO, 99, 107).
 *Gestione di Maria Tonini (ibid.).
1497
1801 Padri Serviti (Nomenclatura, f. 56v).
 *Affittuale il sac. G.B. Bassi (ibid.).
1809 Demanio (Registro delli aloggi, f. 42v).
 *Inquilino il sac. G.B. Bassi (ibid.).
1811, giu. 29 Vedasi n. 1496.
1852*Appartiene all’ospedale di Udine (Competenze, II, f. 3v).
1876 Osteria “Ai cacciatori” (COSMI-AVOGADRO, 106).
 *Gestione di Antonio Del Fiol (ibid.).
1498
1801 Padri Serviti (Nomenclatura, f. 56v).
 *Affittuale Nardino D’Agosto (ibid.).
1809*Proprietà del demanio. Vi abita il muratore Leonardo Agosto (Registro delli aloggi, f. 42v).
1811, giu. 29*Vedasi n. 1496.
1852*Appartiene all’ospedale di Udine (Competenze, II, f. 3v).
1499
1801 Padri Serviti (Nomenclatura, f. 56v).
 *Affittuale Andrea Vicario (ibid.).
1809*Proprietà del demanio. Vi abita il falegname Andrea Vicario (Registro delli aloggi, f. 42v).
1811, giu. 29*Vedasi n. 1496.
1852*Appartiene all’ospedale di Udine (Competenze, II, f. 3v).
1500
1801*Padri Serviti della B.V. delle Grazie.
  Affittuale Marco Battelli (Nomenclatura, f. 56v).
1801-1851°Come il n. 1496 (A.O.U., Censimento stabile catastrino).
1809*Appartiene al r. demanio. Vi abita l’incannatore Marco Batelli (Registro delli aloggi, f. 42v).
1852*Proprietà dell’ospedale di Udine (Competenze, II, f. 3v).